lunedì 20 febbraio 2012

Sapete perché, nonostante tutto quello che è successo, sono ancora comunista?




Sapete perché, nonostante tutto quello che è successo, sono ancora comunista? Perchè il comunismo non si è mai realizzato veramente da nessuna parte, ed esso resta ancora l’ipotesi storicamente antagonistica del sistema capitalistico.Condivido pienamente le teorie di filosofi contemporanei che i politici di sinistra ignorano perché a loro fa comodo così, penso a Slavoy Zizeck e ad Alain Badiou per esempio. “ Senza l’orizzonte del comunismo, senza questa idea, niente del divenire storico e politico è di natura tale da interessare il filosofo[…] ma tener ferma questa idea oggi, non significa dover conservare tale e quale la sua prima forma di presentazione tutta incentrata sulla proprietà e sullo stato[1]. Oggi nuovi antagonismi si collocano nell’orizzonte di una proposta comunista, parlo chiaramente innanzitutto del profilarsi della catastrofe ecologica, senza gli aggiustamenti dell’ideologia dominante che passano sotto i termini di:ecosostenibilità e green economy, nei quali rientra dalla porta ciò che si fa finta di buttare dalla finestra: ovvero lo spirito dello sfruttamento economico mascherato da difesa ambientale.Seguono immediatamente la messa in crisi di proprietà privata in relazione non ai beni materiali, come nella vecchia presentazione comunista, ma rispetto alla “proprietà intellettuale”, la messa in discussione di concetti come il diritto d’autore e la diffusione democratica del sapere in rete. Le implicazioni etico-sociali dei nuovi sviluppi in campo di biogenetica e l’emergere di nuove forme di apartheid, l’innalzamento di nuove barriere, nuovi ghetti, nuovi slum nelle nostre città, causate da una crescita della povertà anche nelle società come le nostre che consideriamo ancora erroneamente opulente. Sono questi i termini di attenzione di una moderna battaglia comunista. Purtroppo la scarsa attenzione teorica al problema e la vulgata capitalistica della morte delle ideologie, finalizzata alla sua sola sopravvivenza, hanno generato e consolidato una serie di luoghi comuni difficili ormai da estirpare. Tra i tanti,questi: se si parla di comunismo oggi si rischia di apparire come un ferro vecchio della storia. Una roba superata che appartiene ad un’altra epoca. Se si parla di comunismo si è immediatamente accomunati all’esperienza di una degenerazione statalistica ed economicistica come lo stalinismo e prima ancora, il leninismo, come se l’esperienza passata dei vari partiti comunisti europei e del partito comunista italiano in particolare, non avessero elaborato strumenti critici contro quelle degenerazioni statolatriche. Come se non fosse mai esistito un pensatore come Antonio Gramsci, oggi riletto e studiato dai giovani di Occupy Wall Street e nelle Università statunintensi e francesi e dimenticato da noi. Naturalmente, un po’ perché nessuno studia più queste problematiche, un po’ perché i media hanno operato una autentica lobotomia, asportando dalle memorie, la possibilità di pensare a qualcosa di diverso dal sistema attuale. Così è sempre più comune ascoltare persone anche di discreta cultura affermare frasi come questa: “Oggi mi sento libero di pensarla come voglio, in base alle mie esperienze, di poter leggere la realtà senza condizionamenti” o “ io penso con la mia testa”, come se un comunista pensasse con la testa di un altro, o i cosiddetti progressisti/ democratici fare propria l’etica liberale/liberista, come se questa fosse l’unica forma possibile di organizzazione sociale ed economica. Un pensier banal televisivo che ormai accomuna tutti. Io credo che in Europa, come altrove oggi si stia pagando il debito di questo abbandono critico, di questa resa incondizionata a questo pensiero unico, di questa incapacità di pensare fuori dallo schema imposto a tutti come unico. Quello che non appare ai più è che questa egemonia incontrastata del capitalismo è sorretta dal nucleo propriamente utopico della stessa ideologia capitalista. Le utopie dei mondi utopici, l’idea di un mondo diverso da quello che abbiamo sotto gli occhi e che sta impoverendo e distruggendo il pianeta, sono state esorcizzate ed annichilite da ciò che si definisce l’utopia al potere per antonomasia, l’unica veramente possibile e che si maschera da realismo pragmatico[2]. Quel realismo che impone governi tecnici per ristrutturare una realtà capitalistica in crisi come modello, quel realismo che ha contribuito a far morire la speranza di cambiamento anche in menti che una volta sembravano vivide e brillanti e oggi sono invece appiattite su una real politik che non va al di là della semplice amministrazione dell’ordinario. La fascinazione del liberalismo continua a fagocitare vittime inconsapevoli attraverso la sublimazione della libertà, ma nessuno si prende la briga  di denunciare  che la stessa libertà è tradita perché è basata su una rete di valori in comune con l’economia che esso mina nel corso del proprio sviluppo. Ciò che sta succedendo in Grecia è l’esempio di come la libertà e la dignità politica  di un popolo vengono soffocate e sacrificate di fronte all’interesse economico nello spirito del liberalismo e della democrazia. Vorrei concludere questo post, con una citazione che è divertente e tragica allo stesso tempo e vorrei rivolgerla a tutti quelli che un tempo si definivano comunisti e oggi fanno i liberali/liberisti con atteggiamenti cauti e accomodanti, in TV, in Parlameanto, nelle sedi di partiti ormai senza nerbo, eccola:
Il fatto che Deleuze, poco prima di morire si trovasse nel bel mezzo della  stesura di un libro su Marx, è indicativo di una tendenza più ampia.Nel passato cristiano era uso comune per le persone che avevano condotto una vita dissoluta ritornare al porto sicuro della chiesa in età avanzata, in modo da potersi riconciliare con Dio.Qualcosa di simile sta accadendo oggi ( l’autore è ottimista, io no n.d.r.) con molti esponenti della sinistra anticomunista. Nei loro anni finali fanno ritorno al comunismo, come se dopo la loro vita di tradimento depravato, volessero morire riconciliati con l’Idea Comunista.Come con i vecchi cristiani, queste conversioni tardive sono portatrici dello stesso messaggio di base: abbiamo spesso tutta la nostra vita a ribellarci invano contro ciò che, nel profondo di noi,sapevamo sempre essere la verità. Quindi,se anche un grande anticomunista come Kravchenko (Viktor Andrijovyč Kravčenko, oppositore del regime sovietico n.d.r.) può in un certo senso tornare alla sua fede, il nostro messaggio oggi dovrebbe essere: non avere paura, unisciti a noi, torna indietro! Hai avuto il tuo divertimento anticomunista, e sei stato perdonato per esso: è tempo di tornare di nuovo serio!”[3]



[1] A. Badiou, Sarkozy: di che cos’è il nome?, Cronopio, Napoli, 2008, p.127.
[2] S. Zizeck, Dalla tragedia alla farsa, Ponte alle Grazie, Milano, 2010, p.101.
[3] Op.Cit. p. 196.

1 commento: