giovedì 31 gennaio 2013

Pressapochismo e lassismo dell'amministrazione Cinque a Vico Equense: scuole aperte senza il certificato di prevenzione incendi



Nel più totale lassismo e nel più endemico pressapochismo amministrativo che sono ormai il tratto saliente dell’amministrazione Cinque a Vico Equense i V.A.S vogliono sottoporre all’attenzione dei mezzi di informazione, ma anche delle competenti autorità preposte ai controlli ( Presidi o Direttori scolastici), affinché si assumano le loro responsabilità, una questione che puntualmente si ripete nell’indifferenza di tutti ogni anno scolastico. Così segnaleremo alla stampa puntualmente e al web, quello che Gennaro Cinque, autoinsignitosi dell’appellativo di Sindaco del fare, puntualmente invece non fa.
Oggi affrontiamo una prima questione che riteniamo di rilevante importanza, per la sicurezza dei nostri bambini e ragazzi negli edifici scolastici: i certificati prevenzione incendi di ogni tipo e grado esistenti nel nostro comune.
C’è veramente da indignarsi per quanto accade e invece intorno alla faccenda nessuno parla. Dunque il fatto riprovevole è questo: ogni anno, a settembre, pochi giorni prima di iniziare l’anno scolastico, il sindaco Gennaro Cinque emana una ordinanza per ogni scuola,  con la quale autorizza il funzionamento didattico della medesima senza che la stessa sia fornita del dovuto certificato di prevenzione incendi, che di solito è firmata da un Tecnico Abilitato e successivamente dal visto del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco. Il sindaco in questa ordinanza, dichiara altresì, che nel frattempo, saranno avviate le procedure amministrative per il rilascio di detto certificato, rilascio che puntualmente non si verifica mai prima dell’inizio dell’anno scolastico.
Ora, il comportamento omissivo, a nostro parere, dell’amministrazione comunale che non si preoccupa di predisporre in tempo utile questi certificati – e che quindi, sempre a nostro parere, non si preoccupa di verificare la sussistenza di tutte le norme di legge in materia di sicurezza per le varie scuole- trova un riscontro a dir poco sconcertante, se non proprio indegno di una amministrazione pubblica la quale dovrebbe garantire sicurezza e controlli così come previsto che accada  in ogni società civile. Rattrista e altresì sconcerta che non esista una reazione né dei genitori e delle famiglie in genere degli alunni, né del Consiglio di Istituto, e soprattutto dei Presidi o Direttori Didattici, quali maggiori responsabili, né dei sindacati dei professori e del personale scolastico! Tutti sembrano adeguarsi al pressapochismo del Sindaco e per reazione non intendiamo una semplice ed inutile letterina allo stesso, ma, ad esempio, una dichiarazione alla stampa, un articolo giornalistico, una denuncia agli enti competenti! E’ una situazione certamente assurda e incresciosa, ma soprattutto, a nostro avviso, preoccupante per la pubblica incolumità!
Ed allora, oggi, a metà dell’anno scolastico, noi V.A.S. alziamo forte la voce perché ci ascoltino questo Sindaco, i Consigli di Istituto  o di Circolo, il Preside o i Direttori Didattici, i sindacati e il soprattutto, le famiglie degli alunni ( quelle che maggiormente dovrebbero protestare a tutela per la sicurezza dei propri figli) e chiediamo: a che punto siamo in materia di redazione ed approvazione dei certificati di protezione incendi? Dobbiamo aspettare che arrivi di nuovo settembre senza che questa importante verifica sulla sicurezza a tutela degli alunni e del personale scolastico venga fatta? Ci dovremo ancora una volta accontentare delle solite ordinanze del Sindaco?
I V.A.S.  chiedono una risposta immediata! In mancanza, ed anche senza il contributo di quanti dovrebbero essere più interessati di noi, porteremo all’esame delle competenti autorità scolastiche e di quelle giudiziarie, questa sconcertante vicenda sulla latitanza dei certificati di protezione incendi per le scuole di Vico Equense.

Franco Cuomo -V.A.S.

mercoledì 30 gennaio 2013

Daphne Guinnes -Videos







Un esempio estremo di arte-vita-fashon : The Honourable Daphne Diana Joan Suzannah Guinness (Hampstead , Londra 9 novembre 1967) è una artista di discendenze irlandesi, inglesi e francesi e una erede della Famiglia Guinness. È stata nominata nella International Best Dressed List Hall of Fame nel 1994. A metà del decennio del 1980, visse a New York City con sua sorella Catherine Guinness, una compagna di Andy Warhol. Sposò Spyros Niarchos, figlio dell'armatore milliardario greco, Stavros Niarchos, nel 1987 all'età di 19 anni, ma divorziò nel 1999 con un accordo riportato di circa 20 milioni di sterline.La Guinness vive tra Londra e Manhattan, ed ha tre figli, natai dal suo matrimonio con Spyros Niarchos. Alle spalle della Guinnes, nel video si può notare l'opera " Butterflies" di Damien Hirst, un'immagine caleidoscopica realizzata con farfalle tropicali vere. Daphne Guinnes rappresenta la quintessenza del radicalismo estetico del capitalismo multinazionale, ciò che un tempo era incarnato dall'aristocrazia, oggi viene esternato nel modus vivendi di questa eccentrica e colta icona del glamour.La Guinness ha progettato una gamma di capi di abbigliamento con Dover Street Market e rilasciato un profumo omonimo nel 2009 con Comme des Garçons. La Guinness ha collezionato moda, in particolare haute couture, per un certo numero di anni, e nel 2010 acquistò l'intero guardaroba della scomparsa Isabella Blow, per sua propria ammissione, per “prevenire che i possedimenti di Issie diventino meri cimeli morbosi… per preservarli”.

martedì 29 gennaio 2013

Andy Violet - I Teneri Odianti - SONETTO



Andy Violet - I Teneri Odianti - Sonetto

SUL FONDO DELL’ABISSO





Sul fondo dell'abisso si manifesta l'essenza della poesia (e non solo di questa) e su questo avvicinarsi al fondo dell'abisso si misura il grado di forza, di capacità rischiaratrice della verità, dei poeti (non tutti,  sono rari soltanto quelli che toccano il fondo: nel verso, nella scelta di guardare in faccia alla morte , penso ad Allan Poe al racconto Il Mallstrom oppure a Giorgio Colli). Certo, nelle antologie letterarie non troverete  a questo, nessun accenno, perché i loro compilatori hanno difetto di tragico, di male radicale, di luce e di tenebra; non sanno, non percepiscono nulla...
Si  può essere rivelatori e testimoni  di un tempo che non giustifica nulla – se non solo il suo stesso  scorrere- arrivando così a un momento di fortissima illuminazione,  e che trascrivo in maiuscole: chi più partecipa di questo arcano, più s'iscrive tra pensatori e i poeti:

NELLA NOTTE DEL MONDO, L'ABISSO DEL MONDO DEVE ESSERE SPERIMENTATO E PATITO, E PER QUESTO BISOGNA CHE TALUNI ESSERI AFFACCIANDOSI SULL’ENIGMA  PERCEPISCANO IL  FONDO DELL'ABISSO.

C’è al mondo qualcuno che non abbia avuto, di Altrove e di Assoluto, fame?." (G. Ceronetti, Siamo fragili, spariamo poesia, ed. Qiqajon, Magnano, BI)

L'umanità è ardimentosa e curiosa, ma è specialmente presuntuosa e ignorante. Questo alla fin fine non è del tutto un male - sapere tutto non è saggezza, e certe verità sarebbe più saggio ignorarle. Siamo circondati dai nostri limiti - siamo circondati dal mistero e dall'ignoto pauroso. La scienza, e i suoi derivati, è solo uno degli strumenti per allontanare  dall'uomo la paura dell'ignoto ma la menzogna alla base di questa illusione evidente, come la stessa menzogna è presente nell’inganno della salvezza tramite la  fede, perché la verità è che siamo già tutti salvi.
Si può sfuggirne con la poesia, con la parola che accetta e giustifica l'ignoto e la paura dell'ignoto - e su di essa incide le mappe per una coraggiosa esplorazione di ogni faccia del cosmo.
Un amico mi raccontò che, ateo dalla nascita, a una certa età aveva iniziato a credere in Dio. Gli chiesi perché, se ci fosse una ragione. Lui mi disse che non voleva spiegarlo. Allora capii la sincerità della sua strana conversione, e la sua fondatezza, e la verità che conteneva.
Perché credo che anche nel non dire, nel tacere, ci sia verità, e sapienza. Nel non sapere, paradossalmente, può esserci altrettanto sapere, ma questa è la verità antica ma già moderna di Socrate.

Il nostro linguaggio è limitato solamente ad un metodo di lettura del mondo; ma quali parole possiamo usare per dire ciò che che non è il mondo che vediamo? Quale realtà definibile può spiegare una realtà indefinibile? Quale comunicazione può esserci riguardo a un qualcosa di incomunicabile?

Leggiamo il mondo con la scienza, sulla base di un metodo logico e dalla pretesa oggettività: ma siamo sicuri di voler ignorare ciò che che non possiamo esperire? L'insufficienza che avvertiamo di fronte alle spiegazioni razionali ne è la conferma. Ah! Filosofi, filosofi!!!!! Le  Brihadaranyaka Upanishad erano arrivate a questo prima di voi  senza gli inganni  ai quali ci avete ammansiti. Nessuna determinazione verbale riuscirebbe a renderne la natura: "non così, non così" (neti neti): è l'unica espressione applicabile all'energia cosmica. Chi riflette su tutto questo, scoprirà che Dio abita già nel suo stesso cuore, e capirà di essere già salvo.

Ci affrettiamo dietro alla conoscenza, ma i mezzi che abbiamo non sono adeguati, e dobbiamo attrezzarci con strumenti diversi: il linguaggio, il principale e più naturale che abbiamo, non basta una volta entrati in territori al di là della logica. Per questo a volte è più saggio tacere che dire l'ombra incompiuta di una verità, o rivelare un segreto che può non essere capito.

Per questo ci si dedica all'arte, scrivendo frasi oblique e allusive: per fuggire le strade della comunicazione diretta, sapendo che il suo obiettivo fallirebbe. Con i versi, misteriosi e imprendibili ma capaci di nascondere un bagliore di verità, allora si può istituire una conoscenza.
Una poesia può apparire incomprensibile o insensata: ma dietro alla sua oscurità c'è un'altra e più nuova visione del mondo. Saperla cogliere, al di là della bizzarria questo è ciò che occorre. Perché scrivere in "prosa", scrivere "chiaro", non è altro che scienza.
Chi fa arte, chi fa poesia - sono le api dell'invisibile. Pensate a cosa si attinge  quando si chiudono  gli occhi, quale vivanda si distilla, quele intenso nettare si assapora.
Chi legge come chi scrive non cerca idee nuove, ma pensieri già da altri  pensati, che acquistino nella memoria o sulla pagina un suggello di conferma.


 Credo che almeno una parte di ciò che ho appena detto sia vero. Ma chi potrà mai darmene certezza?

E' più frequente, anziché abbandonarsi a sponde ignote e quasi barbare, vedere riconfermate nella lingua d'un altro le proprie prove, i propri pensieri; e uscire dalla lettura come fortificati.
O cercare, se non pensieri già pensati, almeno chiavi per porte che portavamo dentro, da tanto tempo, senza riuscire ad aprirle.

Un giorno stavo guardando i libri della mia stanza.  Ripensavo alle occasioni che mi avevano portato all'acquisto di uno o dell'altro; pensavo alle volte che li avevo letti, a quello che ci avevo trovato dentro, o a quello che non vi avevo trovato. Li osservavo ordinati sugli scaffali secondo un preciso criterio; se avessi chiuso gli occhi avrei saputo ricostruire perfettamente la loro successione. Ogni settimana, da molti anni, la mia libreria cresce, con lentezza e pazienza, come un albero. Guardando i miei libri e pensando alla storia di ciascuno di loro, al modo in cui li avevo incontrati, mi è venuto in mente che una biblioteca uguale alla mia, con gli stessi libri ordinati allo stesso modo, non ce l'ha nessun altro. Molti avranno letto alcune cose che ho letto io, così come io posseggo molti classici che probabilmente mancano a pochi. Molti libri mi sono stati prestati; altri, che io ho prestato a qualcuno, non mi sono più tornati. Ma i libri che sono lì, su quegli scaffali della mia stanza, sono lì per una scelta precisa, la conseguenza di un gesto o di un pensiero che ogni volta è stato significativo, e che ogni volta ha portato a un altro gesto, o ad altri pensieri. Ma quello stesso numero di volumi, quell'elenco preciso di titoli ce l'ho solo io. Ognuno di noi possiede, grande o piccola, una raccolta di libri, che sia disposta su scaffali, mobili, accatastata per terra o abbandonata in giro per casa, conservata in un salone, in una cameretta, in uno studio, in un solaio. Ma nessuna è uguale a quella di un altro, dovesse differire anche soltanto per un titolo, o per la data di un'edizione, o per l'ordine in cui è conservata. La biblioteca di ognuno di noi è diversa, è speciale, ha un'individualità definita e precisa, cresciuta insieme a quella del suo raccoglitore”.

Da F.Cuomo, " Quell'estate psichedelica del '66". lampi di Stampa, Milano 2006




LETTERA APERTA AL PROCURATORE AGGIUNTO DI TORRE ANNUNZIATA DR. RAFFAELE MARINO



                                                                                                       
Egregio Procuratore,
                    il circolo V.A.S. di Vico Equense, negli ultimi giorni, segue con preoccupazione gli appelli al Presidente della Repubblica fatti dal W.W.F della Penisola Sorrentina in merito ad una interpretazione, che noi ci auguriamo non essere vera, circa la legge regionale sui parcheggi interrati. In pratica, i costruttori privati potrebbero continuare a distruggere il poco verde ancora rimasto in costiera sorrentina e a stravisarne ulteriormente l’ambiente attraverso sventramenti e scavi profondi per realizzare box auto e ancora box, come se tutti quelli già fatti – molti dei quali ancora invenduti- non bastassero già, da vendere – a nostro parere – non più ai cittadini della costiera sorrentina, ma ad altri soggetti esterni ad essa e, tutto questo, a puro titolo speculativo.
                     Nell’estate scorsa, il Suo intervento in merito, evidenziato con l’imposizione ai Comuni interessati dal P.U.T., del termine 16 settembre per l’inoltro alla Procura dei fascicoli riguardanti le autorizzazioni urbanistiche dello stato dei lavori per quasi tutti i parcheggi interrati eseguiti o in corso di esecuzione, aveva destato molte speranze in tutti quei cittadini, tra i quali i V.A.S., che hanno a cuore le sorti dell’ambiente costiero e che sono sempre in attesa di conoscere le decisioni della Procura sulla legittimità di tutti gli atti che hanno reso possibile una tale devastazione del territorio.
                      Noi oggi, dopo alcuni mesi, consapevoli delle difficoltà investigative e del gran numero di problematiche che assillano la Procura di Torre Annunziata, vogliamo ancora continuare a credere di ottenere a breve una Sua autorevole risposta alle nostre preoccupate domande: tutte le autorizzazioni rilasciate per costruire parcheggi erano legittime? Ed oggi, i costruttori privati possono veramente fare quello che vogliono in dispregio al P.U.T e alle altre norme protettive dell’ambiente?
                       Nel ringraziarLa, restiamo in attesa di un cortese cenno di riscontro.

                                                                                                Il Coordinatore del Circolo
                                                                                                  ( prof. Franco Cuomo )




sabato 26 gennaio 2013

Monte Paschi




Monte Paschi  1
Tutti stanno tentando di salvare il capitalismo finanziario con le stesse procedure che lo tengono in vita. E’ una storia che stiamo verificando già da un po’ di tempo. Evidentemente è una contraddizione, ma essa non viene evidenziata da nessun organo di informazione e soprattutto da nessuna parte politica, soprattutto a sinistra. La sinistra, che non esiste più, avrebbe dovuto sviluppare con maggior forza una sua interpretazione e una posizione critica nei confronti di investimenti sui mercati internazionali per comprare e vendere prodotti finanziari tossici, alcuni ex leader di questa hanno addirittura “giocato a Monopoli” e attraverso l’amministrazione di Fondazioni hanno determinato un pericolosissimo e  insolito connubio tra politica e finanza. Questa “sinistra” ( si fa fatica a chiamarla così ) si è innamorata della liberalizzazione assoluta dei mercati finanziari senza avvertirne i rischi e i pericoli per i poveri risparmiatori. E’ accaduto già con la Parmalat, sta accadendo in maniere più vasta e virulenta con Monte dei paschi di Siena. Gente come D’Alema, Veltroni, Prodi, Fassino, hanno pensato che le banche potessero staccarsi dall’economia reale e lanciarsi in avventure finanziarie : Questo è successo ed è successo il crack a cui si tenta di porre rimedi con gli stessi sistemi che lo hanno determinato. Monte dei paschi di Siena è stato vittima dei suoi spericolati ed incauti “esercizi di finanza creativa” mettendo a rischio i risparmi di milioni di correntisti che su questa banca avevano depositato i risparmi di una vita. La bomba riposta nel salvadanaio è di 18,3 miliardi di derivati tossici, il doppio di tre anni fa. Come è potuto accadere tutto questo? La risposta che io do è: assenza di controlli da parte dello Stato e l’ideologia della liberalizzazione selvaggia dei mercati finanziari. Oggi servirebbero al più presto norme sovranazionali per questo settore, un controllo fiscale nelle operazioni bancarie da parte degli Stati. In pratica un capitalismo finanziario controllato e non più libero o “creativo” come in troppi, anche a “sinistra” lo hanno chiamato. Credo che dopo queste elezioni truffa, scoppierà una bomba ancora più grande di quella già esplosa e allora saranno molti milioni di italiani a piangere. Ma non faranno assolutamente niente se non continuare a farsi passare addosso queste iniquità
Monte Paschi 2
Alla Satya Community School a Lincoln nel Massachussets, da ragazzo, il professore di Letterature Comparate ci aveva fatto studiare i caratteri dei popoli prima di leggere le loro più importanti opere di letteratura. Quando leggemmo Giacomo Leopardi  mi ricordo che ci spiegava che  era  nata nel '700 la “maschera” e il mito dell'italiano “primitivo”, immobile e sempre uguale a se stesso. Dell’italiano che si ama e non si stima, “corrotto e felice”, in cui le spinte razionalizzatrici  e gli oneri e i divieti del processo coattivo di civilizzazione s'infrangevano davanti alla resistenza di quest’uomo “naturale” par excellence, refrattario ad ogni norma, anarchico più che libero, vitale oltre che sanguigno e sanguinario, in preda ad un permanente laissez-faire morale, giuridico, comportamentale. L'italiano e l'Italia insomma visti come contrappunto del Nord e della Civiltà (da dove tutti i viaggiatori partivano o fuggivano?), un luogo anche mentale  dove non si può soffrire il  freudiano “disagio della civiltà” proprio perché privo allo stato di civiltà, e  dove dunque si può trovare agevolmente  riparo alle sue spinte repressive. L'homo naturalis del Sud Europa,  libero e gioioso che persegue solo il piacere e il dolce far niente, contrapposto all'homo fictus del Nord Europa, irreggimentato e triste, che elegge nel senso del dovere il proprio boia,  e in perenne fuga perciò da tutti i rigori: del clima, del centralismo colbertiano, delle fedi pietiste e gianseniste, delle caserme prussiane, dei formalismi di classe. Quando con i miei ospiti accennai a questo ricordo, facendo notare loro che era stato proprio un poeta romantico italiano a descrivere questo carattere, benché duecento anni prima, sorrisero con sussiego e mi risposero che solo noi americani vedevamo ancora gli italiani in quel modo, ma che loro non si percepivano così. Questa impressione mi ha accompagnato durante tutto il mio soggiorno. Due anni di permanenza, la lettura di qualche quotidiano e pochissima televisione mi bastarono per capire che mi trovavo in un paese dove lo Stato era occupato da una oligarchia e peggio ancora era aperto alle scorrerie di fameliche clientele e non vedevo una coesione civica possibile e tutto si impantanava nelle insocievoli spinte al particolare, nelle difficoltà di azioni cooperative, in una diffusa cultura del pressappoco, lontano dalla modernità della precisione e della previsione: insomma non era cambiato molto il quadro fatto dal poeta romantico, ma gli italiani non se ne accorgevano.

Franco Cuomo

lunedì 21 gennaio 2013

Ospedale De Luca e Rossano Vico Equense: Maschi coi maschi, femmine con le femmine


1) 
" Maschi coi maschi, femmine con le femmine", non è la dichiarazione di un collettivo gay lesbico ma l'affermazione che sancisce un principio per  il quale io non posso assistere una paziente di sesso diverso dal mio, nel caso specifico, mia madre. Una suora nell'ospedale di Vico Equense stasera ha preteso che io andassi via, nonostante mia madre manifestasse evidenti sintomi di irrequietezza. Strana pretesa, soprattutto perché fatta dopo sedici giorni di ricovero ospedaliero, nei quali, le notti sono stat e suddivise tra me mio fratello e mia sorella , che, evidentemente non potrebbe reggere da sola il peso di una fatica simile. Moralismo ? Discrezione o pudicizia di genere? Allora le suore o la direzione che mantiene questa regola mi devono spiegare perché infermieri maschi possono lavare mia madre e altre femmine e infermiere femmine lavano maschi.Ho mantenuto la denotazione di genere, molto animalesca data dalla suora, invece di un ben più corretto uomini e donne.

2)
Ospedale pubblico. Nel giorno del ricovero, ovvero sedici giorni fa, mi fu tassativamente detto:" Signor Cuomo, noi accettiamo sua madre solo se lei ci garantisce un'assistenza fissa di un parente o di una badante 24 ore su 24. 

3)
Notte. Veglio mia madre con attenzione scrupolosa. Lei si agita, si muove, si tocca gli aghi delle flebo . Bisogna stare attenti a che non li strappi o li faccia andare fuori vena. Intorno, nel buio altri lamenti, altri parenti che si muovono accanto ai letti dei loro cari. Nei corridoi silenzio assoluto luci spente. Al mattino la farfalla che tiene l'ago in vena di mia madre, nonostante io non abbia dormito tutta la notte per non farle muovere il braccio, si è otturata. Bisogna ribucare di nuovo, infliggere una nuova sofferenza. Un'infermiera che svolge l'operazione, senza nessun cartellino di riconoscimento alza lo sguardo verso di me e dice sprezzante : " Avete visto che è successo? Se se invece di dormire facevate  più attenzione tutto questo non sarebbe successo". 
Ho deciso di denunciarla appena mia madre sarà dimessa.

4)
Il dolore di scoprire che medici e infermieri non si accorgano che mia madre, per una cattiva ossigenazione cardiovascolare del cervello dice cose a piè sospinto - tutte giuste per la verità - che alle loro orecchie sono sembrate offensive, e a quelle delle suore, blasfeme. Mi chiedo: ma un medico o un paramedico non dovrebbe saperle certe cose? Non dovrebbe forse capire che si tratta di una persona gravemente ammalataa? Le suore no. Le suore le ho escluse perché sono ottuse e cattive per loro stessa natura e mi chiedo perchè negli ospedali i religiosi possono avere ruoli così rilevanti. È un intero sistema che è saltato. Se sei ricco ti curi in cliniche private super accessoriate se sei povero ti fai assistere dai parenti in ospedali lazzaretto.

Naturalmente non ho lasciato mia madre da sola, non sono andato via come mi avevano detto di fare. In un posto rassicurante e civile lo avrei fatto: Non qui, non in questo stato di cose dove anche io faccio parte della barbarie e sono qui tra lamenti, tosse e spifferi gelidi nel buio rischiarato solo dalla fessura semiaperta di una porta del bagno a scrivere queste note di dolore.

venerdì 18 gennaio 2013

Il dolore



Sono le 23 e 10, sono al buio in una camera di ospedale accanto al letto di mia madre. Una rettoragia a 88 anni è una cosa seria. Lei si è appena addormentata piena di aghi e tubicini. Io sono lei, lei è me. Non ho mai percepito mia madre diversamente. Da quando ero estremamente piccolo, ancora oggi il mio corpo è un'estensione del suo. Così oggi, mentre quasi collassava i medici la pungevano da più parti per trovare altre vene per altri buchi e lei che chiamava :" Franco, Franco! Mi fanno male" e  io impotente le tenevo una  mano e dicevo continuamente " Mamma, mamma, ti voglio bene " e piangevo per il suo dolore fisico che avvertivo come fosse il mio. Qualcuno si è meravigliato di questa forma di amore: ho risposto semplicemente :" è mia madre". Meravigliarsi di una gratitudine protratta nel tempo è una ben strana povertà in un tempo fatto di badanti, case di riposo, ospizi. La gente si meraviglia che un figlio possa amare la propria madre. Ora riposa. Nel buio controllo il suo respiro , ogni minimo movimento . Cerco di entrare nel suo sonno, le accarezzo delicatamente la testa. Stava così bene qualche giorno fa, almeno così sembrava. Poi è accaduto tutto troppo in fretta. Nel silenzio la osservo. Ho paura di addormentarmi. Ritorno alle sue filastrocche, ai suoi raccontini ai suoi ricordi al suo dare del lei con gentilezza a infermieri maleducati e a medici scostanti, ma anche a sfuriate e mandate a fare in c ... ai medesimi infermieri maleducati e agli stessi medici scostanti. Io sono mia madre, lei è me. L'accarezzo furtivamente per non svegliarla e veglio sul suo sonno e sulla sua fragilità . Una notte in ospedale non passa mai : un fruscio, un lamento, un lampo accecante di luce improvviso . Mamma si gira , mi chiama, la rassicuro sprofonda di nuovo nel sonno. È l' una meno un quarto.
 

sabato 5 gennaio 2013

Qualche nota in margine alla lettura di notizie stampa su Antenne e ad abusi edilizi a Vico Equense



2006

marina di aequa qualche anno fa



anni '50

Bisogna veramente abituarsi a reagire, se non si vuole soccombere alla cattiva informazione che giornali e giornaluncoli rilasciano ogni giorno, circa i fatti che accadono nella vita del nostro paese, e ci si potrebbe veramente deprimere circa gli atteggiamenti di lassismo e giustificazionismo, rilasciati dai cosiddetti politici, intorno a questioni rilevanti quali l’elettrosmog e l’abusivismo edilizio. Prevale quella che mi piace chiamare: l’estetica della “pezza a colori”, ovvero del rattoppo alla meno peggio, usata come soluzione per riparare danni abbastanza seri inferti all’ambiente e di conseguenza anche alle gente di questo posto e questa estetica che poi si traduce in comportamenti, viene usata da tutti, indistintamente della loro collocazione politica. Proprio per questo scrivo qualche nota a margine di articoli letti stamani su Metropolis  e giornaletti vari.

Prima nota. 
Rischio elettrosmog. A Vico Equense la parola agli esperti!
I V.A.S. è gia da tempo che continuano a ribadire che fino a questo momento non ci sono né esperti e né Commissione! Fino ad ora, nessuno ha avuto modo o possibilità di conoscere una delibera di Giunta comunale o una determina a firma del responsabile unico del procedimento l’ing. Paolo Guagagno di nomina ufficiale della Commissione con i nomi degli esperti e con i tempi, i costi  e i compiti a loro affidati. Ché forse le regole formali di una buona pratica amministrativa sono state superate dal passa parola, come se si trattasse di una confidenziale conventicola di amici? Non mi sembra che questo sia il modo di agire. I V.A.S. e chi scrive, sostengono da tempo che questo è l’ennesimo bluff  del Sindaco Gennaro Cinque, l’ennesimo inganno a danno dei cittadini! Il giornalista di Metropolis, dovrebbe, a nostro avviso, chiedere formalmente al Comune circa l’esistenza della delibera o della determina e se, come crediamo, non riceve risposta alcuna, la smettesse di far riferimento a “qualcuno” che definisce “fantasma” questa Commissione e scriva esattamente e professionalmente, tutto quanto ha saputo leggendo i relativi atti. Tutto il resto sono chiacchiere! Un mega bluff targato Gennaro Cinque!

Seconda nota.
Rivolta dei Comuni ( Sorrento e Massalubrense) contro la proliferazione selvaggia delle antenne di telefonia mobile.
Sorrento e Massalubrense , dimostrando costanza e impegno civico in materia di rischi e pericoli per la salute derivanti dalle antenne, stanno insegnando ai cittadini di Vico Equense,  come si conduce una battaglia e quali danni questi stanno subendo grazie alle posizioni in materia assunte dal Sindaco Gennaro Cinque. Questi due Comuni infatti non si sono lasciati intimidire dalla minaccia dei ricorsi brandita come un'arma pericolosa dalle società di telefonia mobile contro di loro, e continuano a negare le autorizzazioni, perché in contrasto con le norme urbanistiche e perché le installazioni sono nocive per la salute. Il Sindaco di Vico con lo spauracchio dei ricorsi degli enti gestori invece, autorizza a tutto spiano. L’aspetto che poi ha suscitato positiva sorpresa, ma anche un po’ di amarezza nei V.A.S. è stato quello di constatare che il Sindaco di Massalubrense ha potuto usufruire dell’atteggiamento collaborativo della Soprintendenza ai BB.AA. di Napoli, che ha negato i pareri per le installazioni, mentre a Vico Equense, a nostro parere, non sempre la medesima Soprintendenza si è fatta carico di far rispettare la normativa urbanistica e tutelare anche il diritto alla salute.

Terza e ultima nota.
A Marina d’Aequa è stata discussa in una conferenza la problematica per la demolizione di manufatti abusivi costruiti sulla costa.  Anche questo argomento è stato trattato da Metropolis e da altri giornaluncoli locali. Il circolo V.A.S, anche su questo argomento vuole ribadire la sua posizione, in merito, senza mezzi termini o “pezze a colore”, come ho scritto all’inizio. Devono essere demolite tutte, e si sottolinea tutte, le strutture abusive presenti sul tratto di costa o nei tratti immediatamente limitrofi  della piana di Seiano, che orientativamente , va dal costone del Vescovado alla punta di Scutolo, , al fine di recuperate uno dei più bei profili della  nostra spiaggia denominata “Pezzolo”.  Non sono pensabili tentennamenti e giustificazioni e aggiustamenti di sorta e occorre un impegno serio al fine di restituire a quel tratto di costa e al suo terreno retrostante il suo aspetto originario.

Franco Cuomo -V.A.S. Verdi Ambiente e Società

Una notizia triste

Rogliano (CS)


Oggi ho appreso una notizia che mi ha dato molta tristezza. Maria Francesca se ne è andata per sempre dopo aver patito una lunga malattia e una lunga sofferenza . Non era una mia amica, nel senso che non ci frequentavamo, ma ci conoscevamo da sempre e quando ci incontravamo per strada aveva sempre un sorriso o una parola gentile . Mia sorella ha pianto alla notizia, era una sua compagna di banco alle scuole elementari. Io sono stato al sul matrimonio a Rogliano e, questa notizia, mi ha riportato alla mente quelle due giornate trascorse in compagnia di una allegra e giovane brigata: Rosaria, Aldo , Ciccio,  io , Mimmo , Mario, Marica, tutti giovani, tutti legati dalle stesse passioni politiche e sociali, tutti profondamente amici, non ancora separati dalla vita e dalle vicissitudini a volte, anche sciocche della vita. Dormimmo tutti insieme in un casolare - non ricordo dove- e al matrimonio ridemmo come matti - e - come spesso succedeva, facendoci lo sfottò l'un l'altro, come quando a Rosaria scivolò la spallina del vestito mentre firmava come testimone di nozze, fino al pranzo in un ristorante sulla Sila. Sembra ieri ed è trascorsa una vita. Sembra ieri e se ne è andata una vita. Francesca sensibile, delicata, disponibile non c'è più .

venerdì 4 gennaio 2013

Valentina's tale. 8




Veniva dalla Grecia con una gran sete di conoscenza. 
Studiava scultura al Saint Martin's College ed e' li' che incrociai il suo sguardo.
Mi disse che sua padre era straricco, al che le dissi "Allora prendo un rum & cola".
Lei disse "Sicuro" e nel giro di trenta secondi aggiunse "Voglio vivere come la gente comune, voglio fare quello che la gente comune fa, voglio fare l'amore con gente comune, si voglio fare l'amore con gente comune, proprio come te".
Beh, cos'altro avrei potuto fare, per cui le dissi "Vedò come posso aiutarti".
La portai in un supermarket, non so perchè, ma dovevo cominciare da qualche parte, per cui cominciai da li'.
Le dissi di far finta di non avere soldi e lei rise e disse "Oh, sei cosi' divertente"!
Le dissi "Credi? Beh, non vedo nessun altro che sorride qui intorno. Sei proprio sicura che vuoi vivere come la gente comune, vedere quello che la gente comune vede, fare l'amore con gente comune come me"?
Ma lei non capi' e continuo' a sorridere tenendomi la mano.
Affitta una stanza su un negozio, tagliati I capelli da sola e trovati un lavoro.
Fuma sigarette rollate e gioca un po' a biliardo, fingendo di non essere mai stata a scuola.
Ma nonostante tutto ancora non capirai mai, perchè quando sarai a letto la notte, guardando scarafaggi che si arrampicano sulla parete, se chiami tuo padre lui farà scomparire tutto.
Non vivrai mai come gente comune, non farai mai quello che la gente comune fa, non fallirai mai come la gente comune, non guarderai mai la vita sfuggirti via a ballare a bere a scopare, perche' non c'e' altro da fare.
Canta a squarciagola con la gente comune, canta con loro e forse qualcosa ti arriverà. 
Ridi sguaiata con la gente comune, ridi con loro anche se stanno ridendo di te e le stupide cose che fai.
Perchè pensi che essere povero e' cool.

Common people / Pulp / 1995
Traduzione in italiano di Valentina

giovedì 3 gennaio 2013

Valentina's tales. 7




DEAD WALK MAN
La storia dell'ascesa, apoteosi, decaduta e morte dell'impero dell'audio cassetta.

CASSANDRA CROSS-DRESSER
La storia di un uomo comune che, pur avendo ricevuto il dono della voce di Dio, è ignorato a causa del suo abbigliamento fuori dal comune.

LO SCRITTORE PIGRO
La storia di uno scrittore eccezionale a trovare idee per romanzi, ma troppo pigro per svilupparle nel formato che ci si aspetta da un libro.


Valentina

mercoledì 2 gennaio 2013

Considerazioni di un impolitico


Thomas Mann
       
  


Ho recentemente avuto modo di rileggere un libriccino di Thomas Mann, Considerazioni di un impolitico. E’ un saggio del 1918, scritto perciò in uno dei periodi di crisi più acuta del Novecento. In esso lo scrittore tedesco rivendica la libertà interiore da ogni faticoso impegno ideologico, difendendo la fantasia da ogni mortificante imposizione morale, l’indipendenza dell’intimità da ogni intrusione delle parole d’ordine e delle opinioni manipolate. Thomas Mann, però, in questo libro interpreta anche l’estetismo in una chiave assai più seria di quanto non si faccia abitualmente, l’estetismo come antidoto al politico e questa interpretazione la sento oggi più che mai necessaria, nel clangore stultifero delle dichiarazioni di programmi tutti uguali presentati con malcelata indifferenza formale e con sciatta predisposizione al claim pubblicitario. C’è uno spazio dove sempre di più mi rifugio per garantire al mio spirito una sopravvivenza: è lo spazio della letteratura e dell’arte, ma, tenendo bene in mente la lezione di Mann, anche queste due isole non sono isole felici. La vita nell’epoca del nichilismo è malata, continua a dirci lo scrittore, ma ad essere malata è anche l’arte. Ciò che ha avuto inizio come antinomia tra trascendenza estetica e grossolano empirismo politico, tra lo stato malaticcio dello spirito e la prorompente buona salute della vita, si ritrova e si unisce in una armonia infernale. Ciò che si legge oggi sui giornali è diventato per me fastidioso background noise, rumore di fondo, che oltre ad inquinare lo spazio della mia individualità fa rovinare anche la mia estetica, le forme del mio vivere, il mio buon gusto, elementi che costituiscono, a mio avviso, il nerbo di una morale alta o di una più consistente etica dell’impegno. Ritorno ad un mio libro introvabile del 1996, e scusatemi se mi autocito, I simulacri della malinconia, nel quale sostenevo la tesi che l’estetica è la madre dell’etica. Credo che anche l’estetismo manniano  andasse in quella direzione. La realtà ha finito col perpetrare l’oltraggio che lo spirito nella sua pretesa forza creatrice pensava di potersi sentire come sciolto da lei, e invece non è così, anzi avviene esattamente l’opposto. Dunque, se la vita si impone allo spirito, la politica si è imposta umiliando l’arte e la letteratura che si credevano autonome e così purtroppo non è. Allora io coltivo il mio io nell’oscurità del mio spirito, my life in the bush of the ghost, come cantava David Byrne nel 1980, e come lui spingo al massimo la mia richiesta di estetismo come ultimo baluardo alla triviale generalizzazione e volgarizzazione dei fatti della vita, che è stata declassata a cronaca che non è neanche più storia.



da F. Cuomo, Saggio sulla vita offesa, Boopen, 2009































svezzamento

James Joyce

«Puah! disse Buck Mulligan. Ci siamo svezzati da Wilde e dai paradossi. E' semplicissimo. Dimostra con l'algebra che il nipote di Amleto è nonno di Shakespeare e che lui stesso è il fantasma di suo padre.»

(J.Joyce Ulysses)

Il doppio sogno




Lo spazio intorno a me si dilatava lentamente. Mamma seduta sul mio lettino con occhi chiusi portava il tempo dondolando leggermente il capo e tamburellando con i suoi bastoni, le altre due gambe di sostegno, che, siccome era seduta, batteva a tempo di valzer sulla musica di Straus. Sembrava una bambina felice nei suoi quasi ottantotto anni . Nella stanza filtrava un luminoso sole di giovane gennaio. La guardavo mentre gli occhi mi si riempivano di lacrime. Osservavo quella serena allegria interiore di una donna che, nonostante la semi immobilità, godeva della musica a modo suo. Strauss le è sempre piaciuto la riportava al suo matrimonio, al ballo che papà le aveva proposto davanti a tutti, nel cortile antico della sua casa a Calvizzano, mentre tutti la guardavano e lei impacciata che seguiva le movenze sicure di lui. La guardavo, era assorta e felice, mentre spariva dalla stanza e sulle note del Bel Danubbio blu, se ne andava, dimentica di me e di tutto, in quel cortile antico. Ho cominciato a piangere e più piangevo e più avevo come la sensazione di diluirmi nelle cose che a loro volta si diluivano in una nebbia opalescente nella quale si perdevano i contorni del tutto. Io e lei ad ascoltare il concerto di capodanno, io e lei che avevamo la stessa visione trasportati nello stesso sogno. Dove ci trovavamo? Improvvisamente la stanza non esisteva più o se c’era o se noi eravamo ancora lì, non era più possibile dirlo: di certo ora vedevo un cortile con gente semplice e una felicità immensa. Una giovane donna in abito bianco e un giovane uomo in abito scuro. Un gruppo di invitati – dei vecchi, delle  giovani  e tanti bambini- il radio grammofono di zio Francesco che faceva andare la musica. Andavano le sue gambe eccome se andavano. I lembi del vestito ruotavano strusciando sul terriccio e Maria volteggiava felice sulle note di quel valzer, leggera e trasognata. Ero insieme a lei ero anche lei.Ero nel sogno di mia madre in un tempo in cui io non ero ancora. Quando ho riaperto gli occhi, per un istante ho visto mamma in piedi che accennava a danzare, lei si è girata ed ha sorriso dicendomi:” hai visto quanta gente?” . Lei non si è accorta delle mie lacrime, come ormai sempre più spesso accade, ma mi è rimasto il dubbio che la domanda non fosse riferita alle immagini che passavano in televisione, ma agli invitati presenti in quel cortile antico di sessantuno anni prima, poi dondolandosi un poco ha detto : “ mangiamoci due struffoli e facimmoce ‘o cafè”, col suo sorrisino ironico e un po' beffardo.
franco cuomo

Valentina's tale. 6





Aveva passato tutta la notte a ballare con i lupi, osservati a distanza da un gruppo di diffidenti e indifferenti ruminanti. Si era divertita così tanto al ritmo dei tamburi che aveva completamente dimenticato di indossare il vestito rosso acceso che aveva portato con se, quel vestito che le aveva dato sicurezza tante volte in passato. Aveva dormito al tepore del fianco di un lupo in particolare che l'aveva presa sotto la sua protezione. Alle prime luci dell'alba invernale strusciò cauta fuori dalla calda tana per ritornare lì dove era attesa, come tutti i giorni dell'anno.
Sulla via del ritorno la spia del serbatoio della sua auto le ricordó che era oltre la riserva già dall'andata verso il bosco. Col piede leggero sull'acceleratore continuò ad andare avanti sperando di farcela comunque fino a casa. Ed ecco che inaspettato un distributore di benzina dimenticato dalla sua memoria le si parò davanti, sulla sua sinistra. Tutti i gesti necessari si susseguirono automaticamente e solo al momento di pagare si attardò a prendere un paio di brioscine confezionate e via di nuovo sulla strada di casa. Il calore di chi l'aspettava superava di gran lunga quello della casa stessa, fredda anche d'estate come più visitatori le avevano fatto notare con suo sincero stupore. Il bollitore dell'acqua le servì come gia aveva fatto più volte in passato sia a prepararsi un te al limone sia a riscaldarle le mani, tese nell'aria, sopra il bollitore, sopra il fuoco. Fu solo al momento di scartare le brioscine che si accorse della data di scadenza sul loro involucro, data ormai di alcuni giorni indietro. Guardò la prima brioscina che la guardó di ritorno dritto negli occhi: era assolutamente bella e invitante come la riproduzione sull'involucro, l'odore giusto che ci si sarebbe aspettato. 
Ne assaggió un pezzo e questo la convinse della bontà del suo resto. Stesso rituale per la seconda brioscina. Il te al limone scorse giù caldo, forse ancora un pó troppo caldo, a raggiungere con entusiasmo le brioscine, ora masticate e ridotte in poltiglia, ma felici di essere servite al loro scopo ed ancora più felici per aver scampato la spazzatura. Dal frigo le patate da stufare, ancora sigillate nella loro confezione riportante purtroppo una data di scadenza ormai superata, videro la loro speranza riaccendersi e aspettarono con pazienza che lei sentisse il bisogno di cenare, con calma, più tardi.

martedì 1 gennaio 2013

1 gennaio 2013




1 GENNAIO 2013 .Bah! ogni anno è sempre uguale e se avessimo più sensibilità , capiremmo che apparteniamo ad un tempo ciclico e non lineare e che i greci e prima di loro gli indiani, stavano molto più avanti di noi che ci crediamo onnipotenti, solo perché abbiamo una tecnologia diversa dalla loro. I botti, i balli e la nostra disperata paura di essere inghiottiti dal niente. Mi assale sempre una voglia di silenzio, silenzio assoluto e, invece, eccomi a correre come tutti gli altri, a comprare piatti rossi e candele dorate a dire auguri a tutti a  scambiarci baci veloci e senza intensità emotiva, a intossicarmi di carboidrati e  zuccheri in eccesso e, alla fine urlare come un ossesso davanti ad una eiaculazione di spumante con tanto di botto. Il fatto è, che la maggior parte degli uomini ogni mattina aspetta una lettera: Il fatto che non arrivi o contenga notizie non belle vale per la maggior parte della gente comune come me e come tanti altri: Di solito più il destinatario è ricco più le notizie sono buone, così va il mondo. E allora tutti a sperare che arrivino lettere cariche di speranze e cariche di belle notizie. Sarebbe molto più semplice se riuscissimo a dare il giusto peso alle cose e godere dell’essenziale, come fanno i vecchi o, come appunto facevano i greci: il tepore di una bella giornata, la contemplazione del mare, una passeggiata o un caffè con un amico, un tranquillo pomeriggio di silenzio con mia madre,  io che leggo e lei che legge. Insomma piccole cose quotidiane senza grandi e ingannevoli attese. Invece domani di nuovo di corsa, in corsa verso gli autoinganni del fare. Ah! Contemplazione ci vorrebbe e, appunto, tanto silenzio, invece urliamo, dichiariamo, ci affanniamo. Propongo per questo anno uguale agli altri tutto quello che puntualmente non riesco a fare ad essere o a praticare : distacco, quiete, meditazione, dieta, esercizio fisico, amabilità, ascoltare musica, come sto facendo ora, col sole che entra nella stanza grande e lo fa solo in questo periodo dell’anno. Insomma, solo se comprendessimo che tutto è sempre identico a se stesso, ma mai uguale, forse potremmo risparmiarci  inutili affanni e soprattutto inutili illusioni e, nello stesso tempo potremmo far sparire dalle nostre vite tutti i venditori di fumo, tutti gli imbonitori. I tanti ciarlatani che promettono salvezza o cambiamenti e la smetteremmo finalmente di essere logorati da troppa tecnica e affamati di vita vera, vivremo con emozione purissima di adolescenti il ritorno della carne e del vino al posto di liofilizzati e gazzosa. Insommma ancora una volta tradisco il mio inizio, mi ero ripromesso il silenzio e invece scrivo. Come i greci insegnavano, la conoscenza è reminiscenza, così la filosofia moderna ci insegnerà che tutta la vita è una ripresa. Ripresa e reminiscenza rappresentano lo stesso movimento ma in direzione opposta,  perché ciò che si ricorda è stato, ossia si riprende retrocedendo, mentre la falsa ripresa è un ricordare procedendo.  Perciò la ripresa, ammesso che sia possibile, rende l'uomo infelice, mentre la reminiscenza lo rende felice, a condizione però che l'uomo  si dia tempo per vivere e non cominci appena nato a trovare un pretesto per riandarsene, magari con la scusa  di aver dimenticato qualcosa, rincorrendo le illusioni. Il solo amore felice è l'amore-ricordo. Scusate sto divagando. Il concerto di capodanno è finito, mamma è andata a riposare. C’è silenzio in casa, il sole sta scendendo, la televisione a volume quasi zero trasmette un cartone animato, sta finendo il primo giorno del 2013 o il milionesimo giorno dell’eternità?
Franco Cuomo