venerdì 28 marzo 2014

E' andata come è andata. Comunque è finita.




Oggi finisce la mia ultima settimana di lavoro e lunedì sarà l'ultimo giorno. Il primo aprile ho finito di lavorare a maggio compio 63 anni. Ho scelto di riscattare 4 anni della mia laurea e andarmene e li sto pagando, nessuno mi ha regalato niente. Si fa molta retorica su questo momento. Quelli che dicono: sei ancora giovane avresti potuto e dovuto ancora dare molto a questo paese fino a 67 anni ( se non muori prima dico io). Sono i forneriani, molti di essi sono donne, come la Fornero appunto, quelli che credono di salvare loro stessi e il mondo e di redimerlo dal welfare state che per loro non serve più: mi fanno pena ma anche molta rabbia. Sono quelli e quelle che dicono: ora ti dobbiamo mantenere noi e io chiedo a loro: e per 40 anni chi ho mantenuto io? Con governi esosi che continuano a dissanguare chi ha un reddito fisso e una pensione? Ora qualcuno parla di far marcia indietro per occupare i giovani ( sic!) e dunque smettere a 57 per le donne e 62 per gli uomini con 35 anni di contributo. Anche in questo caso rientrerei nel range: ho fatto il mio dovere, quello che dovevo fare l’ho fatto nella pubblica amministrazione e anche con gli anni di docenza all’università, nel bene e nel male. Non mi pento della scelta . Avrò voglia finalmente di fare quello che mi pare anche di annoiarmi o di angosciarmi, mi succedeva anche durante il lavoro e dunque qual è il problema? Ma avrò anche voglia di provare a pensare un poco a me stesso, sono ancora tante le cose che ho da fare e magari guadagnarci anche su pèrché no, quindi da martedì mi rimbocco le maniche e parto per un nuovo inizio se il caso e la necessità vorranno.


mercoledì 26 marzo 2014

Esiste un paesaggio italiano ?





Le abitudini cresciute per epoche intere sono sedimentate nelle nostre vite e le costrizioni per una violenta rottura dei rapporti complessi non si dissolvono in una notte. Ciò che subiamo è la forma del nostro destino. Le culture politiche che praticano il sospetto e il risentimento, ma anche la stupida convenzionalità dei linguaggi televisivi, prosperano regionalmente in modo intensivo. Ci ritroviamo sempre su un treno miserevole che ci conduce a un destino. Destino e destinazione oltre ad avere la stessa radice in italiano, in spagnolo hanno lo stesso significato. I costruttori identitari egoistici contribuiscono per parte loro a bloccare i potenziali di generosità e umanità che potrebbero essere liberati e che ognuno di noi potrebbe usare contro di loro, ma non succede mai. Siamo costretti in ruoli rigidi e soprattutto siamo disarmati. Le mie letture mi hanno permesso sempre di fare il confronto tra ciò che mi circonda e ciò che mi attrae, sono il filtro della mia vita, così come la musica e l’arte: filtri attraverso i quali l’attrazione che provo per qualcosa o per qualcuno si modula su timbri precisi del mio gusto. Nel mio viaggio giornaliero verso Napoli, mi soffermo spesso su particolari interni o esterni al treno su cui viaggio. Se guardo il paesaggio attraverso i vetri sporchi e opachi posso ben comprendere come sia stata stravolta questa terra. Oggi per esempio osservavo che un tempo nel tratto che da Leopardi arriva fino ad Ercolano era possibile incantarsi in primavera per l’esplosione della fioritura di alberi da frutta: stamattina cercavo quegli alberi  ma non ci sono più. Ci sono invece rifiuti su rifiuti, piante infestanti, costruzioni abusive che s’ inerpicano fino a quasi il cratere, raccordi autostradali che rimangono sospesi nel vuoto. Questo paesaggio è simile al treno sul quale corro ed è simile alle pianificazioni che qualcuno ancora oggi si ostina a presentare. Una volta esisteva un paesaggio. Esiste un paesaggio italiano, campano? L'Italia è forse il paese dove la storia ha più profondamente modellato il paesaggio: l'alta densità di popolazione per secoli ha costretto l'uomo a colonizzare ogni più piccola parte di spazio. Il territorio, è stato modificato con strade, canali, borghi, città, coltivandolo, fino a creare, nell'ultimo secolo, insediamenti industriali. Cosa abbiamo mai fatto? Quale delitto abbiamo mai perpetrato? Cosa hanno in comune la pianura padana con la costa calabrese ricca di piante - olivi, fichi e viti - tipicamente mediterranee? E il golfo di Napoli con la laguna veneta, le valli alpine con il Tavoliere delle Puglie? E questa piana vesuviana? Penso  che ben poco unisce il "paesaggio" in Italia, che non esista un minimo comune denominatore, che forse era il paesaggio più vario del mondo e che forse l’idea stessa di paesaggio si è fatto spazio nella pittura rinascimentale, nelle sfumature tenui di Leonardo o nelle aspre rocciosità di Mantegna, ma soprattutto che queste differenze non esistono più perché abbiamo ucciso il paesaggio. Quel cadavere ce l’ho tutte le mattine sotto gli occhi e ognuno di noi sembra non darsene pensiero. In fondo spariscono alberi inutili che non danno soldi, sparisce il ritmo dei colori, del movimento di un paesaggio che comunque una volta era coltivato, perché neanche quello da soldi. Il bello è sparito da questo posto e con esso la grazia, la gentilezza, il gusto. C’è un legame strettissimo tra un gruppo di giovanissimi inguainati in pantaloni a giro culo, tatuati e connessi, che in un dialetto sgangherato sgomitano per sedersi e ciò che scorre fuori dal finestrino? Certo che c’è: è la violenta indifferenza verso la bellezza. Sono brutti perché sono indifferenti, sono brutti perché ignorano e sembrano belli solo perché giovani solo perché ben nutriti, forse troppo nutriti. Nutriti di tutto tranne che di grazia, di bei modi, di linguaggio. Si spingono si insultano, danno fastidio a tutto il vagone armeggiano con i loro smartphone con auricolari che sparano decibel nelle povere orecchie sorde già dalla nascita. I libri,così ha detto una volta il poeta Jean Paul, sono delle lettere un po’ più consistenti inviate ad amici. Con questa frase, ha definito con grazia e in modo essenziale, la natura e la funzione dell’umanesimo: una telecomunicazione che istituisce amicizie attraverso il medium della scrittura. E allora lo ripeto: le mie letture mi hanno permesso sempre di fare il confronto tra ciò che mi circonda e ciò che mi attrae, sono il filtro della mia vita, così come la musica e l’arte. E’ solo queste mi fanno accorgere che le brutte case sono arrivate fin sopra il vulcano, mentre gli altri non se ne accorgono. E’ una concezione elitaria? Forse, ma chi se ne importa! E’ anche una scelta di sopravvivenza che comincia già quando ti siedi in un vagone come quello nel quale sto seduto io. Quel paesaggio già nel passato non era più naturale, ma conservava una sua equilibrata esistenza e oggi invece è diventato un bubbone di cemento e macerie e rifiuti. Da noi non è mai esistito il paesaggio "naturale" e la sua particolare bellezza era di ritrovarsi proprio nella sua estrema varietà.
Così è nato il paesaggio ideale che ha nutrito pagine intere di libri, di spiriti colti, di arte .Che hanno lasciato a testimonianza dipinti, disegni e fotografie intrise di romanticismo, diari di viaggio ricchi di note di colore e anche di rimproveri verso le nostre orribili cattive abitudini. Ora tra Leopardi e Ercolano non c’è soltanto la nostra corresponsabilità di fronte al mostruoso, c’è il corpo senza vita di un delitto ma molto più di un delitto, c’è l’inizio del nostro rapporto di routine con il mostruoso e la sua metabolizzazione.


martedì 25 marzo 2014

Un party in ufficio per la mia pensione. Il primo aprile sarò un uomo affrancato

Ieri , per la mia messa a riposo, come in burocratichese si dice, ovvero per il mio pensionamento che avverrà lunedì prossimo, ho offerto un piccolo party ai miei amici in ufficio, più amici che colleghi appunto.E' stata una bella festa che ricorderò sempre per il calore e l'affetto dimostratomi da chi per anni ( molti) ha condiviso la mia quotidianità.C'è sempre un poco di malinconia quando si cambia uno stile di vita o ci si accinge a farlo.Loro resteranno sempre e comunque anche se ci si vedrà meno, ma c'è anche la consapevolezza della libertà dal lavoro e dalla costrizione degli orari, anche se onerose appaiono altre responsabilità e altri compiti che mi aspettano. Di certo ho ancora progetti nella testa e voglia di fare cose: un altro libro, la difesa della natura della mia terra e il teatro e un'altra mostra, insomma non me ne starò con le mani in mano.

martedì 18 marzo 2014

“grazie per l’acqua”

A Barra ci siamo fermati. Un odore acre ti brucia le narici, qualcuno dice: “è ferodo”, ovvero esalazioni di gas da materiale d’attrito usato per i freni dei treni. Le porte sono chiuse, i finestrini bloccati a feritoie di venti centimetri. Si aspetta non si sa cosa. La gente ammassata rumoreggia, c’è chi impreca e bestemmia. La puzza aumenta, qualcuno si sente male. Le porte sono sempre chiuse. Rimango seduto a occhi chiusi , controllo il respiro e il battito, si sente una voce strozzata, in lontananza che urla: “il treno si sta incendiando!”. E’ il panico! Finalmente le porte si aprono, la gente si scaraventa fuori sulle banchine di cemento, non c’è ombra del personale viaggiante, non c’è neanche ombra fuori. Ci sono 36 gradi e il sole picchia rovente. Ci potrà mai essere una svolta per tutto questo? E chi la potrà mai fare? Siamo in troppi, e il genericismo delle nostre conoscenze è tale che ci siamo ridotti agli stessi livelli semantici delle plebi medioevali: impotenti e travolti dal degrado. Eravamo tutti su quella banchina assolata e rovente abbandonati a un destino di fallimento tecnico ed organizzativo, ma avevamo tutti i nostri smartphone connessi e tutti nello stesso momento con le dita anchilosate inviavamo sms o postavamo notizie sui social. Il corso del mondo avrebbe bisogno di correzioni in profondità, ma da dove potrebbero prendere avvio? Da quale umanità? Non certo da quella che avevo intorno a me. Dove si sarebbe mai potuto manifestare, nel modo più urgente possibile ciò che salva? E’ in questi momenti, quando l’indifferenza incontra la molteplicità dei significati delle vite di ognuno che ogni differenza tra movimento vero e movimento falso sembra sparire. Ti porti sotto l’unica pensilina, ma il caldo e soffocante, mentre il terzo vagone di un treno ormai vuoto brucia aumentando la sensazione di aria arroventata. Noi pratichiamo sport di massa ma non abbiamo idea di un qualche movimento che potrebbe aiutare il mondo in quanto tale. Su quella banchina a Barra siamo tutti atleti estremi – lo sono consapevolmente o inconsapevolmente – tutti i viaggiatori della Circumvesuviana. Siamo atleti estremi, ma tra di noi non c’è più nessun rivoluzionario che abbia una qualche fede! Nessuno che organizza più nessuno, monadi isolate ognuna chiusa nella sua bolla di comunicazione virtuale e magari il tuo vicino sta morendo e tu non te ne accorgi nemmeno, al massimo, lo fotografi e lo posti.  Mi porto lo zainetto ai piedi e il saggio su Heidegger sulla testa per proteggermi dal sole, il saggio mi conforta, averlo in mano mi da una speranza ma è anche una disillusione. Offro dell’acqua dalla mia bottiglina a una signora molto anziana visibilmente affaticata. Trascorrono due ore, nelle quali viene dato un solo annuncio per il prossimo treno per Sorrento. Siamo tutti lì come inebetiti. La lista delle disillusioni è così lunga eppure stiamo sbagliando. Stiamo sbagliando se crediamo di poter soddisfare la nostra vita in questo modo. Potremmo andare benissimo tutti a puttane e il risultato non cambierebbe. Non serve guardare a ciò che accade e indignarsi. Non basta più, perché anche nella più pura sincerità, questa indignazione ci lascerà comunque in balia della nostra esistenza, insignificante per chi detiene il controllo del mondo, per questi siamo come le plebi medioevali. Niente più indignazione allora, la mia sensibilità si indurisce ogni giorno sempre di più. Ma non basta, non serve addestrare la sensibilità, perché il mondo accade con questi fatti e ti colpisce. Il treno va in fiamme nell’indifferenza nostra e di quelli che quel treno dovrebbero farlo muovere. A nessuno importa sapere il perché o il per come, la causa prima e non parlo di quella Aristotelica. Così arriverà l’abitudine a prenderci in giro, facendoci credere di indignarci ancora: tutti lì ad indignarci, tutti lì, senza alcun potere, tutti lì con i nostri smartphone. Poi, una volta arrivato un altro treno,arriverà l’orgoglio, la volontà di farci credere di essere soddisfatti della nostra vita e di quello che questa ti offre e che in fondo visto che viviamo nel napoletano, poteva andar peggio. Ma non è mai così e siamo solo una massa in balia dell’indifferenza diffusa. La disillusione sembrerebbe essere l’unico modo per limitare i danni, il filtro per questa nicotina, questo catrame che colpisce la nostra mente, e che uccide ogni sensibilità. Allora possiamo solo incassare, fino a quando la disillusione ci prenderà per mano e ci porterà in un limbo, in quell’interruzione temporale che potrebbe aiutarci  e riempirci ancora di finte certezze. La disillusione come una droga. E allora? Qual’è il vero movimento verso una possibile salvezza? Ce ne sarà mai una? Come si può giustificare la mia idea di pretendere un sovvertimento quando poi siamo tutti lì ad aspettare un altro treno, sotto il sole cocente di una brutta stazione di Barra, dopo aver patito le pene dell’inferno senza protestare o senza sfasciare tutto quello che c’è lì intorno per dare sfogo per lo meno alla rabbia? Forse sarebbe tempo di mettere a riposo questi singolari fatali e ripercorrere da solo i sentieri interrotti dall’ essere. Capire finalmente che nell’ora del crepuscolo di ogni speranza si manifesta nel modo più urgente la secca realtà: che tutto ciò che alla fine ha la pretesa di trarre in salvo è portatore di altri pericoli e dovremmo essere cauti verso ogni espertocrazia del salvare o del salvifico. Nel frattempo arriva un altro treno (dopo due ore) e tutti, come una mandria di buoi impazziti spingendo e sgomitando ci ammassiamo per poter avere l’illusione di fare un viaggio comodamente seduti. Chiedo alla vecchia signora sulla ottantina:” cosa fa, non sale?” e lei, tranquilla, “aspetto quello dopo…non c’è la potrei fare a reggere tutto questo, ho bisogno di andare verso una stella, soltanto questo”, poi mi sorride, socchiude gli occhi e mi dice: “grazie per l’acqua”.         


giovedì 13 marzo 2014

ALIMURI: Fumo negli occhi della stampa già cieca



Alimuri: fumo negli occhi della stampa, già notoriamente cieca, che codinamente e pedissequamente riporta le informazioni roboanti ma – a parere di chi scrive - con molte discrepanze e buchi neri, dell’ Amministrazione comunale di Vico Equense  e dei suoi assessori. Ieri alla conferenza stampa nessuno che abbia contestato all’Assessore  Elefante che l'illegittimità di quella licenza era già nota! Ovvero, l’ingegnere Elefante- novello Indiana Jones- avrebbe scoperto “spulciando tra le carte”, l’uovo di Colombo! Nessuno che abbia chiesto come mai alla conferenza non erano presenti i proprietari della struttura, ma soprattutto nessuno che abbia sbugiardato il sindaco Cinque circa l’operato svolto dallo stesso ai tempi dell’accordo Rutelli! Nessuno che abbia detto che quella è una zona A1 e dunque che non si può neanche sfiorare. Nessuno che abbia contestato il senso di uno stabilimento balneare in una zona ad opinione di chi scrive - a  altissimo rischio di caduta massi anche se l'assessore Elefante, non si capisce suffragato da quali studi geologici, affermi il contrario dicendo solo che qualche caduta è solo frutto della vegetazione di superficie e che le fratture sono "sub verticali" e dunque non pericolose. La stampa ha riportato, a paginoni interi, i desiderata fumosi dell’Amministrazione Comunale preparandosi  a tutta una serie di operazioni, mentre permangono tutti i dubbi da parte dei VAS sia sulla demolizione tra sei mesi sia soprattutto su chi pagherà i costi della stessa. Potrebbe succedere tutto e il contrario di tutto. Mica è così certo che la SAAN – non presente in Conferenza Stampa – accetterà supinamente la decisione! Chi ci assicura che una volta che l’inottemperanza sarà comunicata alla SAAN per la demolizione in danno questa non risponda picche dicendo che non ha i soldi. Oppure, visto che come ha detto l'assessore, l'eccedenza strutturale del progetto è un minus rispetto af dato tecnico, la SAAN potrebbe presentare un ricorso e vincerlo e rifarsi tre volte tanto sulla cifra stabilita per la demolizione. Cifra che pagherebbero sempre i cittadini per un danno commeso da un privato. 
Oppure potrebbe dichiarare fallimento insomma alla fine i soldi si dovrebbero trovare con un altro mutuo alla cassa depositi e prestiti e così la demolizione la pagherebbero i cittadini, lasciando libero uno spazio per un complesso balneare – illegittimo e abusivo sul nascere perché in zona A1- realizzato in project financing. Sono perplessità che si potevano forse chiarire in quella sede, i giornalisti a questo dovrebbero servire, invece niente di tutto questo.Insomma, un altro papocchio, così pure come molta poca chiarezza permane circa l’annullamento dell’accordo di programma sottoscritto dal Sindaco il 19.07.2007. La stampa presente ieri avrebbe potuto scrivere queste cose invece di giubilare la notizia, avrebbe potuto rendere un servigio ai cittadini spiegando loro le incongruenze di un’operazione fumosissima, invece ha sbattuto il mostro in prima pagina esultando per una demolizione voluta da un assessore noto in Costiera Sorrentina per interventi costruttivi non sempre rispettosi dell’ambiente, boxlandia docet, e da un Sindaco che in quella stessa conferenza annuncia addirittura l’utilizzo di un altro ecomostro totalmente abusivo e recente, ovvero l’ampliamento dello stradone del Rivo D’Arco. Si potevano scrivere queste cose che non ho letto invece da nessuna parte.C’è di che rimanere perplessi, ma  come sempre l’informazione  è la principale complice del degrado di questo paese.


Franco Cuomo – VAS – Verdi Ambiente e Società

mercoledì 12 marzo 2014

L’essere e il tempo... del pendolare metropolitano


Alzo lo sguardo dal libro che sto leggendo, ma di fatto mi sto svegliando da un torpore sonnolento. Leggere filosofia in treno. Leggere un saggio su Heidegger in treno. Terapia catartica? Sadomasochismo? Sulla destra mi appare il gigante addormentato. Chi guarda il Vesuvio dalla Circumvesuviana o da un qualsiasi punto del Golfo, nota – all’altezza di Santa Maria la Bruna – una collina, alta circa 185 metri, che addolcisce con il suo declino verde l’arida, imponente mole del vulcano. In cima, una chiesa barocca bianca e un’austera costruzione color terra bruciata. Sono i Camaldoli di Torre del Greco, ma il posto è conosciuto anche come Colle S. Alfonso. Ogni volta che guardo quel colle dal treno mi viene in mente il re ostrogoto Teia. La storia dice che quando il cadavere di Teia venne riconosciuto fu decapitato e la sua testa innalzata su un'asta affinché i due eserciti la vedessero. In questo modo i Bizantini sarebbero stati incitati a combattere, mentre gli Ostrogoti, alla vista del proprio sovrano morto, si sarebbero convinti ad arrendersi. Tuttavia ciò non accadde e la battaglia continuò a protrarsi fino al tramonto del giorno dopo quando i pochi superstiti decisero di negoziare. Firmarono un trattato di pace con il quale accettavano di abbandonare l'Italia e si impegnavano a non fare mai più guerra all'Impero. La disperata battaglia sotto il Vesuvio segnò la loro sconfitta definitiva. Ecco, quando i libri di storia descrivevano quest’avvenimento, io ho sempre immaginato che la battaglia si fosse svolta ai piedi di questa collinetta; non chiedetemi il perché. Immaginavo i due eserciti confrontarsi nella pianura sottostante, il clangore degli scudi e delle lance spezzate, il nitrire dei cavalli. La signora che mi opprimeva con la borsa nel frattempo è scesa ora si è seduto un operaio barbuto e corpulento che puzza di fumo, guarda il libro che ho in mano si aggiusta la patta si toglie il cappello di lana calato sulla testa, risponde subito al telefono e mi alita sulla faccia, io mi giro dalla parte della collinetta e penso alla battaglia tra goti e bizantini. Associo pensieri senza un senso preciso, si chiama astrazione da movimento: cambiare facile dire meno facile fare quante volte ho promesso e quasi sempre ho mentito a me stesso domani domani ..e i desideri diventano vani questo succede se non credi in te stesso alza la testa ma alzala adesso. Riapro il libro nel frattempo il paesaggio ha perso identità: la memoria e il paesaggio, la memoria del paesaggio, il paesaggio urbano, la memoria del passaggio. Ci sono giornate nelle quali non so proprio come farò ad andare avanti così. Immagino i prossimi due anni. Mi sento a pezzi e sfogo la mia amarezza,ansia e angoscia trattengo le lacrime. Quanti anni ho trascorso su questi treni? Nessuno può aiutarmi a parte me stesso, ma è ancora troppo presto,non riesco a non pensare a quello che questa gente seduta intorno a me mi sta facendo. Loro sono lì inconsapevoli della pressione che esercitano su di me. E’ sempre così. I livelli di tolleranza finiscono con l’esaurirsi e io con loro. Per un periodo ho preso la ferrovia dello stato, mi tranquillizzava l’idea che a bordo c’era il bagno, sulla circum non c’è, se ti capita di doverci andare devi scendere dal treno e prendere quello successivo oppure te la fai addosso, sono sempre sceso naturalmente anche se ci sono stati dei momenti che c’è mancato poco soprattutto quando dovevi attraversare una muraglia umana tutti schiacciati l’uno contro l’altro…lasciamo perdere. A Ercolano una volta sono sceso e fatto i miei bisogni in una latrina che nessuna descrizione potrà mai rendere per quello che era veramente con un tossico che si schizzava eroina in vena mentre gli colava il sangue sull’avambraccio perché stava fuori vena. Treni dell’esperienza sinestetica. So che per il mio bene dovrei cominciare ad accettare,ma accettare le menzogne e le ingiustizie non è mai stata una mia prerogativa e accettare tutto questo mi sembra troppo per qualsiasi uomo. In questi treni diventiamo tutti esseri del trasferimento che non possiamo sottrarci a ciò che di volta in volta ci porta altrove ma senza nessun inganno filosofico. In fondo cosa siamo? Falliti come animali, o animali mancati, sin dall’inizio siamo condizionati dalla cultura o dalla tecnica. Viviamo venendo al mondo e costruendocelo questo mondo. La macchina mi costerebbe troppo: gasolio, autostrada andata e ritorno, parcheggio e il rischio di non trovarla più. Ecco, noi siamo la storia, anzi noi siamo nella storia. Quando entriamo nell’ambito della storia o quando ci illudiamo di essere i padroni di una tecnica più evoluta, facciamo la scoperta di essere creature che oltre alle cure domestiche e concrete, e ci sentiamo coinvolti anche in faccende grandi e nobili. Guardo l’operaio seduto, lui guarda me: ha gli occhi arrossati e l’alito pesante di vino. Tutto il vagone è un miscuglio di aliti pesanti tutto il vagone è la democrazia realizzata. Siamo in un copione perché siamo animali mancati e non siamo stati salvati da nessuno. E dal momento in cui tutto questo ci riguarda:l’alzarsi al mattino, prendere il treno, marcare il cartellino in entrata, marcarlo in uscita, riprendere il treno, tornare a casa, dormire e ricominciare tutto daccapo, siamo stati condannati a diventare i padroni del mondo e a subirne l’ebbrezza del potere. E’ successo agli Egiziani e poi ai Babilonesi e poi a Persiani sui quali agiva l’azione di logoramento e l’intelligenza critica degli Ebrei e dei Greci e poi è successo a Romani e poi agli Europei e poi a Russi e agli Americani, fino a creare la realizzazione dello Spirito della storia concentrata tutta in quell’alitosi generale di un vagone ferroviario ogni mattina o ogni sera. La nemesi della storia che ci fa venire al mondo e ci getta in esso, un venire al mondo che si può verificare solo col trasferimento e con l’esodo giornaliero: l’essere e il tempo del pendolare metropolitano.


martedì 11 marzo 2014

Un ritorno d’immagine nazionale e una grande risonanza per l’abbattimento dell’ecomostro come accadde per il FUENTI e poi?



Stamattina a caratteri cubitali su Metropolis si leggeva.” Ecomostro DEMOLIZIONE IMMINENTE: il Comune di Vico Equense annuncia<<Trovato il modo per abbatterlo subito>>. Domani conferenza stampa nella quale il neo assessore di Piano di Sorrento, ing. Antonio Elefante, svelerà, come un disvelamento heideggeriano, il suo dossier di circa quaranta pagine e allora sapremo la verità. Credo di aver già dichiarato come VAS, che la demolizione ci sta bene a patto che, essa non sia un affare ai danni dell’ambiente, ovvero non riproponga mutatis mutandis   le condizioni che ormai sanno tutti ovvero: una ricostruzione dei volumi dislocati in altra zona e la riproposta sul sito di un qualsiasi altro complesso, e questo non perché i VAS siano contro gli affari e le economie, ma perché i VAS, insieme ad altri prima di loro ( Autorità di Bacino del Sarno) ritengono essere quella zona una delle più pericolose per gli sfaldamenti delle falesie calcaree con conseguenti crolli, quindi zona estremamente pericolosa per l’incolumità di chiunque. Questa premessa al fine che non si dica che gli ambientalisti sono sempre contro. Su tutta la faccenda ho anche espresso la mia opinione e aspetto la fine della conferenza stampa anche se, su tutta l’operazione e su tutte le dicerie che si sono sentite ho molti dubbi, molte perplessità ma soprattutto – e lo dico fuori da ogni riserva – mi appare poco credibile l’edificante ambientalismo di un costruttore molto attivo in boxlandia, chiamato ad hoc da un sindaco che ha contribuito e ancora contribuisce a devastare ciò che ancora rimane di territorio incontaminato a Vico Equense. Staremo a vedere anche se già intuisco ciò che succederà. Posso provare ad immaginare e allora ci provo. Si è scoperto – guarda caso- che l’immobile è abusivo e quindi con una delibera da farsi o già fatta lo si acquisirà al patrimonio comunale, poi, successivamente, se ne chiederà la demolizione in danno, alla famiglia Normale (imparentata Cozzolino, già assessore regionale ora deputato europeo PD). Le mie domande sono: ma non si sapeva già che l’immobile era abusivo? La licenza rilasciata a metà anni ’60 non fu contestata dal parere della Soprintendenza di allora? La famiglia impugnò quel parere ma sapeva bene di acquistare un bene sul quale erano venute fuori pesanti illegittimità dovute al luogo sul quale era stato edificato? Ora la famiglia ne eseguirebbe la demolizione in danno? E cosa riceverebbe in cambio? Potrebbe fare un ricorso e andare avanti per chissà quanti anni ancora? O forse essere più duttili e gestire diversamente la cosa?Poi magari si deciderà di fare un progetto di finanza per realizzare su quello stesso posto ( ovvero una zona ad alto rischio)  una <<maxi opera>> di pubblica utilità chi gestirebbe il Project financing? O meglio: chi avrebbe interesse a gestirlo? O meglio ancora a chi verrebbe affidato?
Ripeto: l’interesse dei VAS  è quello di vigilare affinché da un abuso non ne vengano altri , mentre tutto questo rumore potrebbe servire all’amministrazione Cinque a distogliere l’opinione pubblica da altre possibili operazioni. Un ritorno d’immagine nazionale e una grande risonanza per l’abbattimento dell’ecomostro come accadde per il FUENTI e poi?


Franco Cuomo -VAS- Verdi Ambiente e Società

giovedì 6 marzo 2014

AMIANTO SCARICATO A MOIANO IN LOCALITA' PASSETIELLO E CAVA E A TICCIANO







Come avevo già scritto, avrei pubblicato altre foto di sversamenti abusivi e tossici sul territorio. Siamo sempre in località MOIANO di Vico Equense, questa volta la fa da padrone l'amianto che, se disperso nell'ambiente, è molto più pericoloso dei rifiuti organici. Sconcerta l'assenza totale di controllo da parte delle autorità preposte ed è scandaloso che i rivi siano ormai ricettacolo di ogni genere di rifiuti che puntualmente finiranno a mare . I VAS ufficialmente chiederanno al Sindaco Gennaro Cinque spiegazioni di questi sversamenti e le soluzioni che si intendono prendere.


mercoledì 5 marzo 2014

LA RECENSIONE PIU' ESILARANTE E ESSENZIALE SUL FILM DI SORRENTINO, DI ANNA DILENGITE

La Grande Bellezza al festival della retorica



“Un irresistibile gagá intellettuale napoletano, che nei suoi momenti migliori ricorda il barone Zazà di „Signori si nasce“, grazie ai proventi di un favoloso libro scritto in gioventù che pare abbia letto l'Italia intera, ma che fino alla fine non si capisce di che diamine parli, gode il tramonto della sua esistenza in un megattico con vista sul Colosseo e nel tempo libero , tra un vernissage ed un festino, scrive recensioni degli avventimenti artistici della capitale per un non meglio precisato giornale diretto da una nana.
Jep Gambardella é un intellettuale che conosce la letteratura e non la cita a cazzo ma stranamente frequenta orde di tamarri tra cui un imprenditore che dice volentieri „te chiavasse“.

I tamarri vengono sempre a casa sua a bere Campari, sniffare cocaina e ballare Raffaella Carrá, toccando punte di abiezione durante l'esecuzione di trenini e coreografie da villaggio vacanza..
Ha pure una paio di amici raffinati, tra cui uno scrittore sfigato che é destinato a fallire perché viene dalla provincia, una nobilastra che ha un figlio pazzo e una giornalista di sinistra che pare abbia in gioventú spompinato l'intera Sapienza occupata.
Molti di loro sono ricchi e possiedono una piscina.
Durante la festa dei suoi 65 anni Jep capisce improvvisamente che non ha più 35 anni.
Per sentirsi piú giovane passeggia spesso per Roma, che come si sa, é ancora più antica.
Botox come se piovesse.
Tutti sono disperati ma non si capisce perché visto che molti di loro sono ricchi e possiedono una piscina.
Odiano Roma che é una cittá decadente e morta, ma questo lo diceva giá JW Goethe.
Jep é un misogino che si scopa la qualunque, sogna del primo ammmore e incontra la sua Maddalena nelle corporali sembianze di Sabrina Ferilli, la quale, ammantata di verace umanitá gli fará pronunciare le parole di ammore piú belle che si siano mai sentite pronunciare dalla nascita del sonoro.

„é stato bello non fare l'amore con te“ ….o qualcosa del genere

Il figlio pazzo muore, Maddalena muore, Jep invece pur fumando moltissimo sta bene.

Una giraffa scompare.
Ci sono molti prelati e molte suore, alcuni dicono anche qualcosa.
Il mondo si tormenta,Jep perché non scrivi un secondo libro?
Jep risponde …..ahhhhhh......e di cosa dovrei scrivere?
Dei balordi che frequento, delle piste di coca, della decadenza pepetua?
NO a cantare tutto ció ci penserá Paolo Sorrentino.
Ma ecco il colpo di scena.
Una mistica centenaria sdentata che in gioventù, ovvero a settanta anni suonati, aveva letto l'opera "omnia" del nostro si materializza a Roma e si autoinvita a cena a casa del Gambardella.
La mistica gli rivelerá che:

la povertá non si racconta ma si vive
le radici sono importanti
i fenicotteri rosa hanno ognuno un nome proprio

Eccola la bellezza finalmente, Jep , profondamente cambiato,puó iniziare a scrivere il suo secondo libro, la costa Concordia verrá recuperata e l'Italia forse con lei.”


Anna Dilengite

martedì 4 marzo 2014

ALIMURI: Quando la verità si nasconde dietro la tronfia retorica!


Per l’assessore Migliaccio le preoccupazione circa le sorti dell’ esoscheletro di ALIMURI, sarebbero solo il frutto di una campagna denigratoria ordita da La Repubblica che non gradirebbe l’operato dell’amministrazione comunale di Vico Equense, o da agenti provocatori  che diffonderebbero notizie false e tendenziose; “calunnie” dice l’assessore . I VAS allora, continuano una battaglia iniziata molti anni fa, proprio per vederci chiaro tra queste presunte “calunnie” e false notizie, una battaglia per la chiarezza e chiedono con forza un’ ASSISE CHIARIFICATRICE proprio per fare luce su quanto sta avvenendo ora tra i due Comuni di meta di Sorrento e Vico Equense. I VAS chiedono chiarezza sulle azioni e sui “contatti” che sarebbero stati presi dai due assessori delle due cittadine: Antonio Elefante e Giuseppe Tito per eventuali interventi da farsi. I VAS si chiedono intanto:
Cosa dovrebbe significare  bonificare un costone a falesie calcaree come Scutolo? I VAS ricordano il parere dell’Autorità di Bacino del Sarno che dichiarò che in quell’area si sarebbe soltanto dovuto piantare flora di macchia mediterranea e niente altro perché tutta la zona è sottoposta a lenta disgregazione ed erosione. Dunque perché mai un intervento di bonifica? Quali sarebbero i costi per “ingessare “ tutta la montagna di Scutolo? E poi, perché farlo? Quella zona è stata dichiarata pericolosissima e soggetta a frequenti scivolamenti delle falesie come dimostrano gli scogli sottostanti. In cosa consisterebbe la bonifica e, ripetiamo perché farla se lì sotto non c'è niente tranne una lingua di terra e il mare? Le responsabilità di quello scempio sono note a tutti e sono certamente trasversali, ma il punto è un altro e basterebbe rispondere in modo chiaro e semplice sul  che cosa vuole fare l'attuale amministrazione di Vico Equense  di quella struttura? E’ vero che vuole favorire la delocalizzazione?  E se è vero in che senso? Oppure, non è vero perché l’accordo Rutelli è saltato, bene! Allora spiegateci che cosa sta facendo l’ingegnere Elefante oppure, ce lo spieghi lui visto che è il nuovo assessore! Indica una conferenza stampa, un incontro con la cittadinanza per chiarire la posizione dell’amministrazione in merito e poi consenta, a chi ha una opinione diversa dalla sua, di manifestare tutto il proprio dissenso.
Infine, si coinvolgano e si consultino geologi seri e dotati di buon senso, che spieghino – come già si espresse a suo tempo il professore Giuliano Cannata-  l’impossibilità di mettere in sicurezza il costone di Punta Scutolo. Al momento nessun ci dirà mai cosa si vuol fare dell'Alimuri  e si preferisce nicchiare, lasciar fraintesi, dire e non dire :E' appena di oggi – 4 marzo 2014- la notizia su stampa ( Metropolis), che l'assessore Giuseppe Tito di Meta di Sorrento e l'assessore Antonio Elefante  starebbero discutendo sul da farsi per demolire al più presto l' ecomostro di Alimuri e Tito non ha mai nascosto la volontà di accellerare, per realizzare una << maxi opera di pubblico interesse>>
Noi VAS ci chiediamo dove?, La sotto? E quando? Dopo che i due assessori avranno trovato i soldi  per espropriare l'area e avviare una “appropriata serie di interventi di bonifica del costone”? Ma vi rendete conto di che follia sarebbe! Si distrugge quell'esoscheletro in una zona pericolossissima, si spenderebbero soldi inutili per –  far finta di bonificare, perché quel costone non può esser bonificato- e poi si pensa di riproporre una <<nuova maxi opera>> ! Ma di cosa stiamo parlando ? I VAS sostengono che l’unica soluzione possibile SE SI DOVESSE DEMOLIRE L’ESOSCHELETRO e prevedere in quella zona un PARCO NATURALE interdetto alle persone e niente altro: un’area naturale con flora e fauna protetta. Ma riesce così difficile pensare a qualcosa che non sia un’altra costruzione o semplicemente investire soldi per riqualificare in senso naturalistico il nosto ambiente già così seriamente compromesso?


Franco Cuomo VAS –Verdi Ambiente e Società

lunedì 3 marzo 2014

UN'ASSISE PERMANENTE DA CONVOCARE SUBITO CONTRO IL NUOVO ECOMOSTRO ALIMURI


Ho letto qualche mese fa l’articolo di Gian Antonio Stella apparso sul Corriere della Sera sulla cronistoria dell’ECOMOSTRO di Alimuri e su un suo possibile abbattimento. Ho letto qualche giorno fa pure l’articolo di Giuseppe Guida apparso su La Repubblica Napoli, nel quale si scrive esplicitamente che oggi esisterebbe addirittura “ un accordo, la cui bozza dovrebbe essere già pronta (e che discende dal famigerato Protocollo d’Intesa proposto dall’allora governo Rutelli), prevede: approvazione di una variante urbanistica (con l’oramai ovvio beneplacito della Sovrintendenza e con il Tar pronto a dare man forte), demolizione del manufatto attuale, “riqualificazione” dell’area e concessione al medesimo proprietario attuale per realizzare uno stabilimento balneare a cinque stelle (in zona 1A del Piano Urbanistico Territoriale, di inedificabilità assoluta, quindi); delocalizzazione della volumetria demolita (una finta volumetria, visto che trattasi di un mero scheletro in cemento armato) per costruire un nuovo albergo vista Vesuvio sulla Marina di Seiano, proprio nei pressi dell’inutile viadotto a dieci campate, cancellando definitivamente l’intero vallone, compresi gli scorci panoramici pubblici, le visuali, ettari di uliveti e la sentieristica che attraversa il Rivo d’Arco.
Vorrei sottolineare che quel protocollo d’intesa, che  da quanto si legge nell’articolo, si tenderebbe di riproporre nella sua integrità, oltre ad essere stato già allora oggetto di attenzione da parte della Procura della Repubblica ebbe anche un diniego dalla allora Autorità di Bacino del Sarno e dalla Soprintendenza. Allora furono i VAS, anche con un ricorso al Presidente della Repubblica e il sottoscritto, nella qualità di coordinatore del circolo di Vico Equense a denunciare alla stampa l’accordo scellerato che si stringeva tra la Sa.An, la Regione Campania, il Comune di Vico Equense  ( con l'attuale sindaco Gennaro Cinque) e il Ministero dei beni Ambientali e culturali.  Oggi l’ECOMOSTRO dell’Alimuri torna a far parlare di sé: Fabrizio Geremicca mi chiamò qualche tempo fa perché voleva sapere da me cosa ne pensassi di tutta la faccenda e se ero d’accordo per l’abbattimento. Oggi, dopo quello che sta accadendo da qualche mese, dopo la nomina nella Giunta di Gennaro Cinque di un assessore non di Vico, Antonio Elefante, ingegnere e imprenditore, già capo dell’Ufficio tecnico a Piano di Sorrento, noto per aver molto edificato e costruito, che sembra che tra i suoi obiettivi primari abbia l’abbattimento di ALIMURI e la sua “ridefinizione”,  tutta la faccenda richiederebbe IMMEDIATAMENTE, soprattutto tutti quelli che hanno a cuore le sorti del territorio di Vico Equense, di aprire gli occhi, perché è chiaro che si sta tentando di far entrare dalla finestra ciò che allora fu cacciato dalla porta.  E’ opinione di chi scrive, che l’accordo – che si voleva ormai decaduto – potrebbe ripresentarsi in altre forme, mentre certamente sembrerebbe già pronta l’approvazione di una variante urbanistica. Ci sarebbero altre domande inevase da fare, Di fatto, il Comune di Vico Equense  non ha mai predisposto un’ordinanza di demolizione, e se anche la facesse chi pagherebbe e con quali soldi costi per l’abbattimento e per la bonifica del costone? Né risulta sia mai stata fatta un’ingiunzione in danno alla famiglia Normale per abbattere l’ECOMOSTRO e in ogni caso se accadesse una cosa del genere la famiglia Normale sicuramente farebbe ricorso per essere risarcita in qualche modo.  Ecco che torniamo al punto di partenza: oggi si riparla dell’abbattimento di quel rudere che sta lì da cinquant'anni perché ? E' mia opinione che su quello scheletro c’è chi vuole fare ancora l’affare! Lega ambiente ne richiede l’abbattimento e le “anime belle” impegnate in "denunce floreali", nel senso che se le appuntano sul bavero, dovrebbero essere più serie nell’affrontare la problematica. Il sottoscritto non ha agganci tali da invitare giornalisti e poi ospitarli a Vico Equense come ce li hanno altri, e se ne sbatte del politically correct e dunque per quanto mi riguarda, da ambientalista di frontiera e senza referenze, dico che per conto mio quello che ho sempre sostenuto: quello scheletro potrebbe rimanere lì per altri cinquant’anni esposto alla consunzione naturale degli agenti atmosferici e che ben altri mostri oggi deturpano Vico Equense e molto più recenti come il viadotto di Seiano . Se quella struttura deve essere abbattuta lo deve essere solo per liberare un tratto di costa da un rudere ingombrante e impattante e chiunque ne decida l’abbattimento non deve farlo diventare un affare! Ovvero non deve richiederne la realizzazione di una pari volumetria nella piana di Seiano I proprietari parlano di volumi e non di suoli, come se questi fossero fatti di aria. Oggi questo non mi sembra venga detto da nessuno dei solerti demolitori. L’abbattimento se fosse realizzato, certamente attiverebbe un ricorso dei proprietari che, anche qui nessuno lo dice mai, quando acquistarono il complesso sapevano di acquistare un abuso edilizio e sapevano di poter lucrare sull’acquisto. Allora? Allora se lo si vuole demolire lo si demolisca, ma questo non dovrà consentire nuove operazioni pericolose e al dire altrui scadute, ma che di fatto sono ancora lì con tutto il loro carico di ambiguità . La richiesta della famiglia Normale di una struttura di pari volumetria in una zona del Comune di Vico Equense ecco, questo pericolo per il sottoscritto incombe ancora in tutta la sua integrità e potrebbe ripresentarsi sotto altre forme a seguito dell’abbattimento. Propongo immediatamente un’Assise permanente di tutte le associazioni presenti sul territorio insieme ai quei cittadini sensibili agli intellettuali agli operatori culturali al fine di contrastare questo progetto che sarebbe un ulteriore sfregio ad un territorio già seriamente compromesso.

Franco Cuomo VAS –Vico Equense


 

sabato 1 marzo 2014

VERGOGNA E INCIVILTA': Lo scarico abusivo nei rivi della zona alta di VICO EQUENSE!





C’è di che rimanere impressionati! Queste foto mi sono state lasciate anonime nella cassetta delle lettere . Sono raccapriccianti se si pensa che Vico Equense passa come comune virtuoso per la raccolta dei rifiuti e che noi cittadini paghiamo una TARES salatissima anche se – in virtù di quanto sostenuto – dovrebbe essere il contrario. Il sindaco Gennaro Cinque ultimamente si è fregiato addirittura di un’azione eroica a suo dire: quella cioè di controllare, verificare e scoprire che molti cittadini di Vico scaricavano in pieno centro le fogne nere in quelle bianche e che lui “eroicamente” avrebbe risolto il problema , naturalmente senza dire o denunciare quali cittadini scaricavano i liquami nelle fogne bianche che poi finiscono a mare. Già, il mare! Tra qualche giorno assisteremo a grandi dichiarazioni sulla limpida bellezza delle acque del nostro mare e sulla balneabilità delle nostre coste, la solita cantilena delle solite mosche cocchiere e dei vigili e solerti amministratori nostrani. Queste foto che vedete sono materiali organici, pelli, ossa, frattaglie e carcasse di animali gettate nel Rivo Anaro a Moiano subito dopo lo svincolo per Santa Maria del Castello. Con le piogge di questi giorni questa roba arriverà a mare. Cosa dice il sindaco Gennaro Cinque di queste foto? Perché come ha controllato personalmente le fogne nere di cittadini di Vico Equense – che poi però non ha denunciato- non controlla o mette ronde di volontari dell’AVF a sorvegliare i rivi della zona alta? Questi rivi sono autentiche discariche a cielo aperto! Pubblicherò altre foto questa volta di rifiuti di amianto negli scarichi sempre di Moiano ma anche della Sperlonga. Che non si dica poi che nessuno sapeva niente! Il nostro si dice essere un paese turistico come ci si pone di fronte a questi fenomeni di inciviltà? Come li si debella. Chi si comporta in questo modo  commette degli autentici reati. Chi ammazza il maiale o uno struzzo o un tacchino non può pensare di gettare ossa e pelli e tutto il resto fuori casa sua e lasciarlo lì , così pure chi sversa tettoie di eternit e materiali tossici che avvelenano i terreni e le falde, questa gente deve essere perseguita penalmente . E allora sindaco come la mettiamo? Forse ritiene che noi VAS dobbiamo andare a ripulire questi luoghi o i cittadini stessi? Non è lei che dice di essere  un instancabile controllore del territorio? Oltre che un grande amministratore? Non è lei il principale responsabile se queste cose accadono proprio sotto casa sua?


Franco Cuomo VAS- Verdi Ambiente e Società