sabato 28 dicembre 2013

L'AMICIZIA


Stasera mi sento più buono e posto un brano sul valore dell'amicizia: n elle foto i miei amici più cari, non ne potevo postare altri, ma ne ho anche altri 




L'AMICIZIA

di Gibran Kahlil, (Il Profeta).
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E un giovane disse: «Parlaci dell'amicizia». Ed egli rispose dicendo:

«Il vostro amico è il vostro bisogno soddisfatto.
È il vostro campo che voi seminate con amore e mietete con riconoscenza.
È la vostra mensa e il vostro cantuccio del focolare.
A lui infatti vi presentate con la vostra fame e lo cercate per trovare la pace.

Quando il vostro amico vi dice quello che realmente pensa, anche voi non avete paura di dire quello che pensate: sia esso un "no" o un "sì".
E quando egli tace, il vostro cuore non smette di ascoltare il suo cuore; poiché nell'amicizia tutti i pensieri, tutti i desideri, tutte le attese nascono senza parole e sono condivisi con inesprimibile gioia.

Quando vi separate dal vostro amico, non rattristatevi; poiché ciò che più amate in lui può essere più chiaro in sua assenza, così come lo scalatore vede meglio la montagna guardandola dalla pianura.

E non vi sia altro scopo nell'amicizia che l'approfondimento dello spirito. Perché l'amore che cerca qualcos'altro oltre la rivelazione del proprio mistero non è amore ma una rete gettata in mare: e solo ciò che è inutile viene preso.

E il meglio di voi sia per il vostro amico. Se egli deve conoscere il riflusso della vostra marea, fate in modo che ne conosca anche il flusso. Perché, cos'è il vostro amico se lo cercate solo per ammazzare il tempo? Cercatelo invece sempre per vivere il tempo!
Spetta a lui, infatti, colmare il vostro bisogno, ma non il vostro vuoto.

E nella dolcezza dell'amicizia ci siano l'allegria e la condivisione della gioia.
Perché nella rugiada delle piccole cose il cuore trova il suo mattino

e ne è rinfrescato».

venerdì 20 dicembre 2013

TARES ( Tassa sulla spazzatura) se di VERITA’ si parla che VERITA’ sia!




Un manifesto apparso sui muri della città a firma di IN MOVIMENTO PER VICO, su ciò che è vero e su ciò che è falso sulla ultima iniqua tassazione sulla spazzatura ovvero la TARES. Un manifesto da condividere tutto, specialmente dove parla di spese inutili di questo comune, di incarichi, di convegni inutili di acquisto di una moto Beverly ( quella che userebbe il Sindaco) per pseudo finalità istituzionali ecc. ecc. ma anche quando si parla di affidamento della gestione dei rifiuti ad una società privata o che il comune è sull’orlo della bancarotta.

Un  manifesto da condividere tutto  se non fosse che  viene dopo alcune manifestazioni spontanee di cittadini, dopo alcune denunce dei VAS, dopo alcune denunce sul web fatte da Pasquale Cardone.
I Consiglieri comunali che oggi hanno affisso questo veemente manifesto sui muri della città sono stati in silenzio e si sono astenuti quando in Consiglio Comunale si approvava il regolamento della TARES e soprattutto tacevano quando sono stati  predisposti i criteri per le tariffe. I VAS si chiedono il perché di questo comportamento “schizofrenico”? Come mai i Consiglieri di IN MOVIMENTO PER VICO si svegliano dalla letargia che solitamente li contraddistingue solo quando vengono “sollecitati” a farlo da iniziative che si originano altrove?
 I VAS se e lo chiedono non perché interessi il loro comportamento, ma perché se si fosse condotta una opposizione più energica in Consiglio Comunale forse non si sarebbe arrivato a questa tassazione che è un vero e proprio salasso per i cittadini già vessati da tasse esorbitanti e dagli effetti della crisi. 
 In questi ultimi  giorni si sono succeduti articoli e comunicati che riguardano la TARES  dai quali si è appreso che maggioranza e minoranza stanno facendo a gara per rivendicare meriti ed impegni sulla questione ed in particolare chi ha meglio difeso gli interessi dei cittadini in difficoltà ed impossibilitati a pagare la tassa per la spazzatura. Pure questo manifesto vorrebbe andare in questa direzione, sarà pure vero ma, i fatti sembrerebbero dimostrare cose diverse. I fatti si sono svolti in questo modo. Intanto incominciamo a dire che:
- il Consiglio Comunale nella seduta del 3 ott. 2013 con delibera n.24 approvava "il regolamento TARES". Dalla lettura della delibera si evince che nessuno dei Consiglieri presenti ha ritenuto opportuno spendere una parola. Infatti non ci sono stati interventi e dopo la lettura della proposta di delibera, da parte del Presidente, si è passato subito alla votazione. Alla votazione hanno partecipato tutti e 16 Consiglieri. Hanno votato 9 a favore,5 astenuti e 2 contro .
- nella stessa seduta del 3 ott. il Consiglio Comunale con delibera n.26 "ha approvato le tariffe TARES". Alla discussione partecipano alcuni Consiglieri Comunali. La maggioranza difende il provvedimento mentre la minoranza lo critica. A discussione ultimata il provvedimento viene approvato. Dei 16 Consiglieri presenti 9 votano a favore e 7 si astengono.
- il 29 novembre scorso come si legge dalla delibera n.51 il Consiglio Comunale è chiamato ad approvare la "modifica della delibera n.26/2013-tariffe tares-rideterminazione piano finanziario del servizio di gestione rifiuti anno 2013-variazione al bilancio". Sull'argomento ci sono vari interventi. La maggioranza lo difende e la minoranza lo critica. Dopo la discussione il provvedimento viene approvato. Dei 15 Consiglieri presenti 8 votano a favore e 7 si astengono.
Mentre la delibera 24 ha avuto 2 voti contrari per le altre due delibere nessuno dei Consiglieri presenti ha ritenuto di esprimere un voto contrario.
A questo punto ed alla luce di quanto riportato vengono consequenziali  alcune domande:
1- prima e durante il Consiglio Comunale è stata fatta una attenta, accurata ed analitica disamina del costo effettivo del servizio? Anche alla luce del fatto che Vico Equense è un comune virtuoso per la raccolta differenziata?
2- perché, considerata il momento di crisi economica non si è pensato di adottare formule a tutela dei contribuenti in difficoltà? Pare che solo gli operatori del Faito sono stati agevolati.
3- come e perché paghiamo sempre di più nonostante il nostro Comune raggiunge percentuali altissime nella raccolta differenziata?
4- sappiamo tutti che allo stato attuale con i provvedimenti amministrativi esecutivi e con le relative procedure avviate tutto è difficile, ma si può tentare qualche correzione magari riportando l'argomento in Consiglio Comunale?
Come coordinatore dei VAS insieme a Pasquale Cardone e ad altri cittadini indignati ci mettiamo a disposizione per la costituzione di un comitato spontaneo per informare i nostri concittadini sui motivi che hanno portato all'aumento della tariffa TARES per l'anno 2013 e dire, a chi non ha possibilità di pagare quanto richiesto con l'avviso di pagamento, che possono aspettare fino alla "notifica" dello stesso e pagare quanto dovuto con l'aggiunta delle spese (circa 6 euro).

Franco Cuomo VAS-  ( Verdi Ambiente e Società )Circolo di Vico Equense



venerdì 13 dicembre 2013

Stanno arrivando a pioggia le notifiche di pagamento della TARES





Uffici postali e banche prese d’assedio, sono tariffe altissime, esose, ingiuste soprattutto per come sono state calcolate, mia madre pensionata, paga 300 euro per lo smaltimento della spazzatura:molta gente non pagherà perché non potrà pagare. Vorrei che qualcuno che sicuramente sarà più competente di me o questo Sindaco del fare che in Consiglio Comunale ha deliberato e sostenuto questa operazione, mi spiegasse in che modo sono state fatte queste tassazioni:un’analisi di quanto costa tutta questa operazione e quanto se ne ricava e chi ne ricava un utile esorbitante pagato lacrime e sangue dai cittadini! Vorrei che qualcuno mi dicesse il costo reale di questo servizio. Non eravamo un comune virtuoso nella raccolta differenziata? E se lo siamo veramente come mai i costi invece di diminuire aumentano? 

mercoledì 11 dicembre 2013

PD oggi. Se il linguaggio diventa espressione del niente: nichilismo televisivo e povertà concettuale

Alessia Morani deputata PD e Massimo Cacciari filosofo




La vittoria di Matteo Renzi, mi sollecita tutta una serie di riflessioni che sono state per altro già oggetto di un mio studio, con relativa pubblicazione nel 2006: all’epoca insegnavo Sociologia dei processi comunicativi e culturali  per il corso di Laurea Magistrale in Disegno Industriale alla SUN ( Seconda Università di Napoli). Le riflessioni odierne, che mi rimandano a quel mio libro, nascono dall’ascolto attento del linguaggio utilizzato da due rappresentanti della nuova segreteria del PD, due donne, che hanno preso parte a due trasmissioni televisive: una Otto e Mezzo di Lilli Gruber, su La7 e l’altra Ballarò di Floris su RAI3. Le due esponenti erano: le deputate Alessia Morani che aveva come interlocutore Massimo Cacciari  e Pina Picerno. Non entro nel merito delle discussioni ma non ho potuto fare a meno di ascoltare una sequela di luoghi comuni esposti con un linguaggio televisivo che ormai ha irrimediabilmente compromesso un esercizio critico del pensiero. Convenzionali e banalissime affermazioni delle due esponenti di partito, esternate con la convinzione di chi stia dicendo chissà quali cose innovative ed importanti. Chi volesse verificarle può rivedere le due puntate. Colpiscono soprattutto i toni, stil confidenziale: “ Matteo mi ha chiamato […] e mi ha chiesto se volevo entrare in squadra e io ovviamente ho detto di si” , poi un susseguirsi di frasi fatte.La  retorica del “rimbocchiamoci tutte le maniche”, un fraseggio da slogan pubblicitari, del tipo: i can, i dream, , il bene comune ecc. che all’orecchio di un ascoltatore attento sarebbero stati subito riconosciuti come un cicaleggio senza fondamenti. La rispolverata della solita storia dell’importanza delle donne negli apparati, che è diventata un refrain insopportabile, o che “ il paese è stanco di una politica che non da più risposte” che è necessario un timing serrato delle cose da fare nei prossimi mesi”, della necessità di “un piano straordinario per il lavoro” del “taglio ai costi della politica" e poi, aggiungere chicca tra le chicche ( rimbeccata da Cacciari- guardato come un alieno dalla deputata il quale gli ricordava che affermando quelle cose non stava dicendo delle grandi novità) un: “io sono giovane, sono arrivata adesso e la politica a me hanno insegnato che è mediazione” : Insomma un rimanere vaghi sui problemi reali, sulle alleanze o sulla messa in discussione di questa maggioranza, un parlare sul nulla con grande convincimento, nel senso che, la stessa Morani era molto convinta di quello che diceva. Stessa storia con la Picerno, stesse dichiarazioni su donne e sull’esser giovani, insomma un copione linguistico ripetuto che – è mia opinione – rappresenta la débacle di qualsiasi pensiero critico, di qualsiasi riflessione seria sui concetti. Ecco, questo è il punto: questa vittoria di Matteo Renzi, oltre ad aver decretato la sparizione definitiva della sinistra, decreta la completa affermazione dei linguaggi televisivi ovvero delle pratiche di rappresentazione dei discorsi che prima di esser pronunciati si sottopongono ad un montaggio ovvero un’operazione che di solito va fatta dopo che le immagini sono state registrate. Si  taglia, si seleziona, si riformula, si dà ordine, si escludono i passaggi noiosi, si manipolano i contenuti. Tutti i linguaggi, penso anche ai linguaggi quotidiani parlati dai quarantenni in giù, sono omologati ai format televisivi, ovvero obbediscono a precise regole iconiche e formali che decretano la nascita di un  linguaggio povero di concetti, ma ricco di pause studiate, ammiccamenti e gestualità rassicuranti e soprattutto sorrisi, un po’ come se parlando ognuno aggiungesse degli emoticon rafforzativi, volti però a smussare il complesso e a rendere sempre più diretto, semplice e meno pensato, ciò che si afferma: in ultima analisi, un uso pubblicitario del linguaggio . Il tragico e il pericoloso,per me, perché portatore di derive autoritarie, è che questo linguaggio ormai è quello parlato dai TG. Chi se ne discosta in un’esposizione rischia di sembrare immediatamente un alieno, una persona completamente astrusa ed incomprensibile. Mi viene in mente anche un altro confronto tra un super televisivo Beppe Servegnini – che pure blatera sull’ovvio- e un grande linguista come Tullio De Mauro, che in quell’occasione, proprio perché estraneo a quelle logiche di domande alle quali si deve rispondere rapidamente senza dire quasi nulla, resto quasi silenzioso. Oggi Matteo Renzi, già personaggio televisivo di Mike Buongiorno in “La ruota della fortuna” e la sua “ innovativa” segreteria del PD sono il coronamento di un trentennio nel quale la televisione ha assoggettato tutti. Io credo che ormai non sarà semplice smantellare un sistema così ben strutturato nel quale: comunicazione, informazione, economia  hanno minato in maniera letale le stesse capacità del pensiero. 

lunedì 9 dicembre 2013

Matteo Renzi segretario del Pd con il 68%: «la fine della sinistra e la resurrezione della Democrazia Cristiana»


Matteo Renzi ha stravinto nel PD con un voto plebiscitario. Che cosa significa questo, per chi avesse avuto ancora una vaga idea che il PD potesse essere un partito di sinistra?  Significa che al suo interno è definitivamente finita l'era del controllo di una classe politica fallimentare che, dopo aver fatto a pezzi l’eredità storico culturale del Pci, inaugurò il lento declino Pds-Ds, fino ad arrivare alla vittoria di Matteo Renzi: un autentico democristiano risorto. Oggi quella classe politica è stata fatta fuori, ovvero: i Fassina, i Fassino, le Finocchiaro, i D’Alema, spazzati via dalla loro stessa cinica volontà di sbarazzarsi di un patrimonio storico che difficilmente potrà essere ricostruito. Sono stati fatti fuori dal loro stesso cinismo.  Io credo che il Partito Democratico oggi attesti solamente una incredibile resurrezione della Balena Bianca, ovvero la reincarnazione della vecchia Democrazia Cristiana un partito di centro con tendenze conservatrici che, ha estromesso la destra che pure ne esce malconcia tra PdL, Forza Italia e Lega, mentre a sinistra non rimane più niente: il deserto e l’onda populista dei 5 Stelle. Gli italiani sono un popolo di conservatori, questo voto, benché gonfiatissimo dai media tutti schierati ( nessuno escluso), rappresenta la volontà degli italiani a voler morire democristiani non c’è nessuna speranza. Pensavo questo mentre ieri ascoltavo il comizio scenografico da attore consumato di Matteo Renzi: la banalità dell’ovvio esibita con pause studiate, con scatti del volto, con luoghi comuni disarmanti ma tanto tanto convincenti e rassicuranti. Sembrava di vedere la parodia di Crozza e invece era veramente lui anzi, lui è persino più banale delle caricature che ne fanno. Eppure quest’uomo – appoggiato dai poteri forti, Vaticano in primis – è quello che gli italiani o una parte di loro pensano sia “il nuovo che avanza”: una ben triste considerazione se riescono a oscillare noiosamente tra Renzi e Berlusconi. Per tutto questo che è successo io imputo principalmente le responsabilità a quella classe dirigente che ora è stata estromessa, mentre, verso tutti quelli che continuano a definirsi democratici nutro diffidenze, soprattutto verso quelli che – con la vittoria di Matteo Renzi- rimarranno ancora nel PD.  

giovedì 5 dicembre 2013

PARCHEGGIO PIAZZA MERCATO-ANNO DI NASCITA 2003




Perché non ricordiamo ai cittadini di Vico Equense e al Sindaco “tutto fare” che preferisce tacere, e all’opposizione silenziosa o anche detta “diversamente maggioranza”, tutto quello che andrebbe detto sul Parcheggio di Piazza mercato: ovvero, la madre di tutti i parcheggi e la megafregatura  ai danni di tutti i cittadini con la consapevole partecipazione proprio di questo Sindaco? E allora ecco che i VAS, con il valido aiuto di Pasquale Cardone, vi raccontano come sono andate e come stanno le cose.  L'iter del Progetto di finanza relativo alla realizzazione del parcheggio di Piazza Mercato è stato lungo e travagliato e ancora oggi, dopo 10 anni,non si è concluso. Con  una delibera di consiglio comunale precisamente la  n.47del 2007, si decide di "demandare ad avvenuta realizzazione dell'opera e prima del collaudo definitivo della stessa,ad apposito Collegio Arbitrale la verifica circa il costo definitivo dell'opera anche ai fini del riequilibrio economico-finanziario finale".I lavori del parcheggio si sono conclusi nel 2008 e nello stesso anno il parcheggio è stato messo in funzione. Successivamente, nel 2012 ( cioè circa 4 anni dopo) viene nominato un Collegio Arbitrale, ovvero un  "Organismo Tecnico di Verifica" dei lavori e dei costi,  composto da tre  docenti della Università di Salerno, così come era stato previsto nella delibera 47 del 2007. I tre docenti, dopo aver esaminato una mole impressionante  di documenti, in qualità di Organismo Tecnico di Verifica redigono  e depositano  al protocollo del Comune una  relazione finale. Cosa emerge da questa relazione?  I tre valutatori, da questa relazione sembrerebbero fare emergere la opportunità di indicare nuove condizioni di equilibrio in senso più favorevole al Comune in che modo? Esclusa l'efficacia del trasferimento al Comune dei box o depositi, l'obiettivo del riequilibrio potrebbe  essere perseguito con la riduzione fino ad azzeramento del periodo di gestione del parcheggio da parte del Concessionario la società concessionaria G.P.V, ovvero la ditta Passarelli. Ma poiché detta misura risulterebbe essere insufficiente per il ristabilimento del pieno riequilibrio delle condizioni economiche-finanziarie e permanendo un surplus di profitto per l'imprenditore si potrebbe porre rimedio – secondo l’Organismo Tecnico di Verifica – a questa situazione facendo restituire all'Amministrazione Comunale entro il 2013 il  possesso del manufatto con tutti i derivanti utili ed il mantenimento in capo alla societa G.P.V ovvero la ditta Passarelli fino a tutto il 2018, degli oneri di manutenzione ordinaria, straordinaria e dei servizi così come  previsto nella misura dalla Determina n.48del 2008. Tre mesi dopo il deposito della relazione dell' Organismo Tecnico di Valutazione il Responsabile Gestionale e del Procedimento con Determina prende atto della relazione per adempimenti ed attività conseguenziali. Il 2013 sta per finire e chissà come si concluderà questa storia. Stupisce che non ne stia parlando nessuno, che stia passando sotto silenzio una cosa come questa, importantissima per il nostro Comune, tace l’opposizione, ma sembrano tacere in molti sull’argomento ed ha ragione a stupirsi Pasquale Cardone, che ha fornito tutte queste notizie dettagliate in un post su Facebook, notizie che altrimenti non conoscerebbe nessuno.


Franco Cuomo- VAS – Verdi Ambiente e Società


mercoledì 4 dicembre 2013

Incomprensibilità di una sensazione




Non so perché questo tema musicale mi riporta come ad una memoria ancestrale: è come se ricordassi gli anni della gioventù di mia madre anche se io non ero ancora nato, gli anni cupi e poveri del fascismo. Il brano si chiama Son tanto triste, ed è la versione strumentale, resa celebre da Pier Paolo Pasolini, che nel 1975 la inserì nella colonna sonora del suo film "Salò o le centoventi giornate di Sodoma", di un brano dei primi anni Quaranta (testo di Alfredo Bracchi e musica di Franco Ansaldo). Quando l'ho fatto ascoltare a mia mamma, che non ricorda quasi più nulla, prima a mosso un po' la testa al ritmo swing poi ha perfino accennato a cantarne qualche strofa: mi è venuto da piangere, perché, quanto ascoltai per la prima volta questo brano, a cinema, mentre guardavo il film di Pier Paolo Pasolini io ebbi come l'impressione di conoscerlo già, di averlo già sentito, questo brano e, mentre nel film, orrendo nella sua rappresentazione, andava più volte come commento musicale, io pensavo ad un'epoca non mia che non era strettamente connessa alle immagini che andavano sulla pellicola . Il film è il film più terribile della storia del cinema, io non sono riuscito più a vederlo, e anche il più discusso e forse discutibile del regista poeta e scrittore:si pone, nella produzione pasoliniana, come una sorta di metafora dell’impotenza al potere, come una ritualizzazione mondana della violenza senza limiti, come un macabro apologo. Masturbazione, travestimento, voyerismo, coprofagia, occupano tempo e pensieri dei quattro signori della morte protagonisti del racconto tratto da De Sade. ma , ogni volta che ascolto questo brano però, oltre a quella cupezza, non so perchè, non me lo so spiegare, va al di là della mia comprensione, mi ritornano in mente figure remote di un altro tempo un tempo che io non ho mai vissuto o il vissuto della vita di un altro, in questo caso, credo, il vissuto di mia madre, come se io fossi già inscritto nelle molecole del suo corpo.

martedì 3 dicembre 2013

Guru o ciarlatano? Né l'uno, né l'altro , solo super star mediatica al pari di lady GaGa o Michael Jackson




Ho visto Slavoij Zizeck ( per un poco ) domenica sera a che tempo che fa. Ho letto tutto un articolo che lo distrugge, però è stato scirtto da un giornalista de Il Foglio (1), quindi preso con la debita diffidenza. Cosa dire? Alcune cose scritte sono verissime: la maniacale cura del personaggio, le boutades sparate ad effetto, l'estetica della trasandatezza super studiata. vezzi tra le altre cose, tipici di altri filosofi (penso a Gilles Deleuze negli anni '70). Questo filosofo,come anche Alain Badiou è diventato talmente personaggio che il suo pensiero non produce nessun effetto, anche quello di Badiou. E' certamente affascinate l'affabulazione linguistica al limite dell'incomprensibilità e dell'oscurità mutuata da Jacques Lacan, non riesco però ancora a valutarne il peso reale sui sistemi filosofici precedenti. Io per esempio resto un faucoltiano convinto invece lui pensa che Michel Foucault era una creatura prodotta dal sistema di pensiero liberale. Non lo so, alcuni suoi libri mi sono piaciuti, Il Grande Altro. Nazionalismo, godimento, cultura di massa, Milano, Feltrinelli, 1999 o anche L'isterico sublime. Psicanalisi e filosofia, Milano, Mimesis Edizioni, 2003 o ancora Dalla Tragedia alla Farsa. Ideologia della crisi e superamento del capitalismo, Milano, Ponte alle Grazie, 2010. Altri invece decisamente no: Dello sguardo e altri oggetti. Saggi su cinema e psicoanalisi, Pasian di Prato, Campanotto, 2004; credo che  Gilles Deleuze abbia scriito cose molto superiori sull'argomento e Considerazioni politicamente scorrette sulla violenza metropolitana, Udine, Forum, 2007. un libro inutile, anche se infine trovo ininfluenti tutti i suoi scritti sul piano della prassi, nel senso che non produrranno o innescheranno alcuna rivoluzione e soprattutto ben metabolizzati dal super star system: voglio dire, non è  Antonio Gramsci o Herbert Marcuse, specialmente per gli studi sul marxismo. .Allora cosa? E' un personaggio ad alta compatibilità massmediologica è pura spettacolarità anche se argomenta partendo da  interpretazioni di Martin Heidegger, il quale rimane uno dei suoi riferimenti, assieme alla Scuola di Francoforte (in particolar modo Theodor Adorno e Walter Benjamin). Certamente si può dire che leggerlo, oltre che faticoso un po' fa pensare e questo di per sé non è un male.

(1) 

ALIMURI: Alla follia non c'è mai fine!


I miei timori, su una ripresa di interesse da parte della stampa su l’ECOmostro di Alimuri, alla fine erano fondati. Leggo da qualche giorno interventi e articoli di stampa su di un ritorno di “idee “ e “progetti” per l’ECOmostro di ALIMURI e sconcerta apprendere che il Comune di Vico Equense e quello di Meta starebbero pensando di raccogliere fondi (europei?) per espropriare l’area, al fine di demolire la struttura e – questa è certamente la notizia che inquieta di più – “ realizzare una maxi - opera di “pubblico interesse”. I VAS, sette anni fa, furono i primi a denunciare l’operazione avallata dall’allora ministro Rutelli, insieme alla Regione Campania e al Comune di Vico Equense e alla famiglia Normale proprietaria dell’immobile, ovvero demolire lo scheletro di cemento e realizzare un complesso di pari volumetria in un’area di Vico Equense e un complesso balneare sul sito dove sorgeva l’ECOmostro dopo aver messo in sicurezza la montagna. Ora, si apprende con sconcerto, che qualcuno, mutatis mutandis, ripropone un disegno che sembrava accantonato definitivamente, ovvero:  che si vuole demolire e realizzare -in un luogo che l’Autorità di Bacino del Sarno -  dichiarò estremamente pericolosa- , una maxi opera di pubblico interesse e che:” La proposta di trovare a breve una soluzione sul gigante di cemento porta la firma di Giuseppe Tito, assessore al bilancio del Comune di Meta che, secondo le indiscrezioni emerse nell’ultimo fine settimana, avrebbe già avviato delle vere e proprie consultazioni con Gennaro Cinque, sindaco di Vico Equense, trovando una sponda politica importante per iniziare a lavorare sul caso”. I VAS si chiedono a chi sarà mai venuta un’idea del genere? Mettere in sicurezza un costone a falesie calcaree è quasi impossibile: il costone è perennemente a rischio crolli. Per i VAS l’unica cosa da fare è demolire quello scheletro e vietare l’accesso a tutta la zona prevedendo al massimo una ripiantumazione a macchia mediterrane là dove  essa è possibile e niente  altro! Colpiscono, in questa notizia, la sicumera con la quale si  presenta questa operazione e la baldanza nella dichiarazione di utilizzare fondi europei per la realizzazione di questa “maxi-opera di pubblica utilità” che non si capisce ancora bene cosa potrebbe essere. Per i VAS quella zona è e resta una zona ad altissimo rischio idrogeologico! Prevedere interventi in quell’area è assolutamente da folli! I VAS avverseranno con tutte le forze possibili un disegno del genere così come già fecero per il progetto precedente!


Franco Cuomo – VAS- Vico Equense


lunedì 2 dicembre 2013

Lavori in corso: Sindaco! perchè dovremmo fidarci di LEI ?




Il Sindaco Gennaro Cinque attacca in Consiglio Comunale le amministrazioni precedenti sulla condotta pluviale e sugli sprechi che sarebbero stati fatti – a suo dire – per la costruzione della stessa. A questo Sindaco che disinvoltamente parla di “ merda “, di privati che scaricano le fogne nere nelle fogne bianche, di lavori fatti male e di sprechi precedenti alla sua amministrazione vorrei chiedere: con quale faccia si permette di dichiarare quello che dichiara – senza essere nemmeno contrastato da una inesistente opposizione?  Come può dire quello che dice se, su questi lavori attuali, su tutti i lavori stradali fatti da lui, su allacci e condotte nella zona alta, al momento sembrerebbe non possibile vedere uno straccio di relazione tecnica che sia uno, o leggere di gare d’appalto bandite e pubblicate sull'Albo Pretorio o i nomi delle ditte o i progettisti idraulici che starebbero a suo dire migliorando la rete fognaria. Perché dovremmo credere a quello che dice? Solo perché lo dice lui? Solo perché impartisce ordini ai manovali? Si, l’ho visto anche io tutte le mattine a dirigere un manipolo di operai, ma che significa questo? Che tutto quello che dichiarerebbe di fare sarebbe di per se stesso ben fatto? Ma questo è populismo di basso profilo! Perché poi qualcuno mi dovrebbe spiegare chi sta gestendo i progetti di allacciamento “ in economia”, chi sono i tecnici preposti ai controlli , chi sono i direttori dei lavori e gli ingegneri idraulici che seguono i cantieri aperti, e che cosa stanno relazionando questi e quelli su tutto ciò che è stato trovato e stanno trovando nel sottosuolo? Perché ci dovremmo fidare di un Sindaco che – per sua stessa ammissione – “ vende mobili” -  e che poi si improvvisa capo mastro: chi ci dice cosa stanno facendo questi operai “ in economia” sotto il tessuto stradale? Solo perché lo vediamo all’opera con la camicia sbracciata quello che fa lo starebbe facendo bene?  No Sindaco! Non è così che vanno le cose in un paese normale! Il manto stradale è stato più volte divelto per l’allaccio del gas, per interrare cavi a fibra ottica per una inesistente città cablata e ora per  la condotta pluviale, ma lo chiedo per l’ennesima volta:  voglio sapere, oggi, chi sono i direttori dei lavori, i tecnici e le ditte appaltate con regolare gara d’appalto e soprattutto, per la sicurezza di tutti i cittadini, dove sono le relazioni  su tutto quello che è stato trovato e su tutto ciò che è stato eseguito e dove si possono leggere! Se ci sono tutte queste cose, le esibisca, ce le mostri: di questo si deve parlare in Consiglio Comunale non di dichiarazioni populiste e di bassissimo profilo amministrativo e politico. Se lei attacca le amministrazioni passate su quello che hanno fatto - a suo dire male-  a quelle si può dare un nome, mentre, se domani i VAS vorranno criticare ciò che Lei sta facendo adesso è mia opinione che  sarebbe più complicato rintracciare eventuali responsabili. Glielo ripeto ancora una volta: chi ci dice che non stia danneggiando pure Lei, come, secondo Lei, avrebbero già fatto gli altri?  Perché invece non ci spiega in Consiglio Comunale come sono stati fatti tecnicamente i lavori di allacciamanento da Faito e per la zona alta per esempio o perché i cittadini dovrebbero fidarsi di questi lavori? Solo perché a sovrainterdervi è stato Lei? Ci dica Sindaco: da quanto in qua Lei ha competenze idrauliche o ingegneresche o semplicemente edilizie?  E allora Sindaco, smettiamola con queste sceneggiate teatrali in Consiglio Comunale e restituiamo al Consiglio la dignità che merita usando anche linguaggi consoni al luogo e alla figura che Lei riveste. Smetta i panni del capo mastro e faccia veramente il Sindaco come si conviene, poi, può anche andarci sui cantieri visto che Le piace così tanto, ma prima è giusto e amministrativamente corretto quando si eseguono lavori così delicati, presentare i progetti e le competenze che si mettono in campo e lo si deve fare soprattutto per il bene di tutta la città.


Franco Cuomo –VAS – Verdi Ambiente e Società 


lunedì 25 novembre 2013

Se fossimo tutti meno stupidi e superficiali


Dal profondo del dolore, sulla necessità di accettare la fine della vita: “ non moriamo perché ci ammaliamo, ma ci ammaliamo perché dobbiamo morire”, così ci ricorda Michel Foucault [1], affrontando i tre più insormontabili tabù delle nostre società: la vecchiaia, la malattia, la morte . Sembra tutto razionalmente accettabile, tutto così “naturale”, tutto “nelle cose”, specialmente quando una persona si fa molto vecchia, ma non è così, per lo meno non è così specialmente quando si attivano le dinamiche degli affetti, quando sei coinvolto in prima persona, eppure bisogna cominciare proprio da qui e, ripercorrere il significato dell’esistenza e il senso stesso della vita . L’altra sera mi capitò di vedere in TV Anna Marchesini, mitica interprete teatrale di grande forza espressiva, consumata da una devastante artrite reumatoide. Ero solo, in poltrona, oppresso da un pesante senso di angoscia, come mi capita da un po’ di tempo in qua. Di là, mamma, la mia mamma, che si lamentava nel sonno dei quasi suoi ottantanove anni, come fa ormai tutte le sere, tutte le notti. Anna  Marchesini parlava dal di dentro della sua malattia, non nascosta, né esibita: semplicemente vissuta come un momento della sua vita e ha raccontato della sua scrittura, del suo teatro e della morte come di un altro momento della nostra vita, perché, sempre di vita si tratta. La ascoltavo e pensavo che ci sono argomenti tabù che si cerca di rimuovere. Pensavo che se le strade si riempissero di gente malata, o vecchia, che se la TV invece di mostrare sempre corpi levigati, giovani e belli, mostrasse le donne e gli uomini come realmente sono,forse cambieremmo la nostra testa, ma soprattutto il nostro atteggiamento verso la vita e verso la morte e anche verso noi stessi. Invece nella nostra società, la malattia è una vergogna e la vecchiaia pure lo è e si nasconde la prima e la seconda. Le  si isola entrambe -per la vergogna- in luoghi di sofferenza e di segregazione: gli ospizi, le case di cura, le cliniche, gli ospedali. Espelliamo dalle nostre vite i segni tangibili di ciò che invece fa parte della vita e sono essi stessi la vita. Anna Marchesini parlava e io mi sono sentito piano piano una serenità interiore, anche se ero consapevole di che tipo di notte mi aspettava. Continuiamo a vergognarci della malattia, nascondiamo asetticamente la morte e  vediamo solo gente sana e giovane e bella, che è pure giusto, ma non è la verità, o meglio: la verità della vita non è solo questa: quando incontriamo qualcuno che sta male siamo presi da un turbamento fuori misura, come se non sapessimo che quello è il nostro specchio. Così il dolore per la vecchiaia di mia mamma sempre più stanca mi riporta a una sua accettazione, benché non sia facile, a meno di non inserirsi in un processo incessante che è la vita stessa, così miei due infarti. Cerco di adeguarmi ai cambiamenti del mio corpo che, paradossalmente sono più facili da accettare che non i cambiamenti del corpo di mia madre o di una persona che si ama profondamente, perché il tuo corpo ha reazioni, mentre non puoi fare nulla per il corpo di un altro, se non assistere impotente . Ecco, mi sembra che il tabù della nostra epoca sia la mancanza di consapevolezza delle cose importanti e tragiche e essenziali della vita: cioè queste cose, contro la banalità di un mondo o di comportamenti fatti da smile stupidi come faccine perennemente sorridenti.
Forse bisognerebbe parlare di queste cose non in modo macabro o funebre ma come un fatto vitale, perché la morte e la vita infine sono esattamente la stessa cosa. Ed eccoci ritornati al punto di partenza: nella visione greca dell’uomo la vita si concede finché non sopraggiunge la malattia e la morte e la filosofia- che mi ha sempre soccorso - serve anche a ricordarci che, necessariamente,  noi non moriamo perché ci ammaliamo ma ci ammaliamo perché siamo mortali e che questo incessante movimento non è altro che la vita stessa.



[1] Michel Foucault,  Nascita della clinica: il ruolo della medicina nella costituzione delle scienze umane oppure con sottotitolo Una archeologia dello sguardo medico (1963), trad. Alessandro Fontana, Einaudi, Torino 1969.

giovedì 21 novembre 2013

un ricordo incredibile e tanta nostalgia






Quattro foto storiche. Franco Autiero portò Annibale Ruccello  a Vico Equense a Piazzetta Croce, le foto sono di proprietà
 del maestro Lello Bavenni che per quell'occasione , insieme a Manganaro, tenne una mostra di suoi lavori. Mamma veniva rappresentato per la prima volta sul territorio nazionale.Le storie delle quattro figure sembrano ritagliare persone della vita quotidiana. Ruccello stesso, infatti, scrive: "Tendo molto a costruire per linguaggi anche i personaggi. Spesso individuo prima un modo di parlare e poi intorno a quello costruisco il personaggio vero e proprio. Alla fine mi accorgo di aver riprodotto delle stereotipie verbali che sono del mio ambiente, di mio padre, di mia cugina, pur cercando di evitare, come massimo dei mali, di far autobiografia a teatro. Finisco comunque per raccontare il mio ambiente".

Tai Chi, Buddhismo, orientalismo: le pratiche occidentali dell'indifferenza etica e sociale



La boxe della suprema polarità è anche abbreviato in Taiji o Tai Chi.. Soka Gakkai (è il nome di un movimento religioso giapponese di matrice buddhista costituitosi nel XX secolo, in origine come una delle associazioni laiche della scuola buddhista giapponese Nichiren Shōshū . Il Buddhismo tibetano è una delle correnti della dottrina buddhista (ed in particolare del Buddhismo Vajrayana), diffusasi in Tibet. Molte di queste “pratiche” o discipline, sono diventate l’habitus di molti uomini che una volta si dissero socialmente impegnati: militanti, intellettuali, artisti. Meraviglie dietetiche del Tai Chi associate ad esercizi respiratori e tanta indifferenza ( strafottenza?) verso il mondo, questa è la buona pratica del benessere individuale ( individualismo super egotico celebrato) . Stessa storia per chi recita mantra e sorride sempre bendisposto agli altri facendo però attenzione a starsene alla larga: compassione sì, ma facendo attenzione a rafforzare il proprio io e dunque, anche in questo caso, predominio del distacco e della distanza. Fu il motivo per il quale mi allontanai del buddhismo. Per tutte queste pratiche e per chi le pratica mi viene in mente un’interpretazione acuta e originale fattane da un filosofo nostrano poco noto ma sicuramente profondo conoscitore dei tic e delle mode dell’occidente decadente e dei suoi intellettuali dolenti: Gian Giorgio Pasqualotto. Per il nostro, il buddhismo e le pratiche monastiche associate a esso in qualche modo sono una sorta di illuminismo orientale, ovvero il consolidarsi e il rafforzarsi della coscienza individuale che tanta importanza ha avuto da noi per la società liberale e per il consolidamento del capitalismo. A tal proposito è utile riflettere su come quest’ultimo abbia spostato e si sia adattato con estrema facilità nelle società dell’estremo oriente. Ci sono tempi in cui la palude del senso comune tende a consolidarsi in isole. Allora la navigazione dell'intelligenza si fa pericolosa, perché si illude di poter viaggiare spedita tra queste terre, mentre ben presto vi si incaglia. Anche gli insegnamenti del Buddha hanno subito le conseguenze di periodiche basse maree del pensiero. L'ampiezza con cui essi sono dilagati, per esempio, lungo le coste della cultura occidentale contemporanea è stata spesso accompagnata da una riduzione della loro profondità.
Bisognerebbe ritornare ai luoghi originari, dove sono minimi i fremiti delle mode e i brusii della chiacchiera. E in tal senso non è illegittima l'inconsueta associazione tra «illuminismo» e «illuminazione» andando alla radice linguistica e concettuale dei due termini. E allora, a proposito di intellettuali e artisti che oscillano tra arti marziali orientali, Tai Chi e buddhismo, mi viene da citare di nuovo parafrasandolo, l’incipit di un noto poema: “  "Ho visto le menti migliori della mia generazione inebetite dall’individualismo e dalla strafottenza attente solo al loro benessere interiore, nude e isteriche”, mentre, per tutto il resto c’è mastercard: evviva il capitalismo globale!


giovedì 14 novembre 2013

Sarà mai possibile una rinascita fosse anche soltanto letteraria o filosofica? NO, io sostengo, no per il momento.

Jilles Deleuze


 "Ho visto le menti migliori della mia generazione distrutte dalla pazzia, affamate nude isteriche... ". Così si apriva il poema beat di Allen Ginsberg Houl  ( Urlo ) che fu letto per la prima volta nel 1955 nella Six Gallery di San Francisco. Una generazione distrutta dal maccartismo, che si annichilì nel consumo di droghe di ogni genere, un periodo che segnò la fine dell’esistenza del comunismo negli Stati Uniti d’America e del sogno di sperare in una società diversa da quella capitalista. Oggi in Italia ci vorrebbe qualcuno che riscrivesse un’opera analoga, ma non ci sono né figure intellettuali di quello stampo e quelli che si presumono esser tali sono assuefatti e annichiliti alle e dalle frequentazioni col potere. Quelli che avrebbero potuto scrivere qualcosa del genere sono già morti da un ventennio e invece del maccartismo noi abbiamo avuto il berlusconismo, una parodia isterico consumistica di anticomunismo e quel sogno è sparito definitivamente anche da noi. La storia si sa si ripete sempre due volte, una volta come tragedia e un’altra volta come farsa e oggi l’Italia e gli italiani sono spariti nel gorgo di un pensiero mediocre, truffaldino e bugiardo. Non si riesce più ad immaginare niente altro che ciò che si vede e si sente sui media, e : "Una confortevole, levigata, ragionevole, democratica non libertà prevale nella civiltà industriale avanzata, segno di progresso tecnico", altra profezia proveniente dagli States e annunciata più di quarant’anni fa. Volevamo diventare tutti americani. Anche io l’ho volevo, ma il mio personale american dream inseguiva il sogno dell’arte e della letteratura appunto.  Oggi, siamo diventati la loro parodia, obbligati in uno spazio mentale  dove ogni possibilità di immaginare un mondo diverso da quello che ci presentano essere come l’unico possibile è naufragata.  La rincorsa di bisogni politici indotti e veicolati dai media si è trasformata in bisogni ed aspirazioni individuali, la soddisfazione dei quali  viene fatta passare come lo sviluppo degli affari e del bene comune, ed entrambi appaiono essere la personificazione stessa della ragione.  Così mentre le menti americane si annichilirono e si autodistrussero nelle droghe è anche vero che quegli “hipsters dal viso d’angelo” ci consegnarono un momento alto di letteratura mentre a noi non è toccato neanche questo. Ma la crisi economica iniziata nel 2008 decreterà l'insuccesso e il definitivo tramonto di questo pensiero unico liberista, come sostengono da più parti sparpagliate comunità no global? Questa crisi potrà davvero rappresentare un punto di svolta rispetto alle politiche di privatizzazione, liberalizzazione finanziaria e smantellamento dei diritti sociali e del lavoro che hanno imperversato a livello mondiale nell'ultimo trentennio? Secondo me no, così come neanche le tesi troppo generiche – a mio avviso – di Alain Badiou fondate su un volontaristico anelito alle ribellioni sociali, tesi per altro già smantellata da uno studioso serissimo e molto più attento di Badiou quale era Eric Hobsbawm in suo storico ed importante saggio I ribelli. Forme primitive di rivolta sociale, edito in Italia da Einaudi, in un ormai preistorico 1965. La messa in crisi del pensiero unico secondo il mio punto di vista dovrebbe coinvolgere più elementi e più piani discorsivi e concettuali diversi: politico, economico, sociologico ma soprattutto filosofico. Sul piano politico, bisognerebbe rintracciare (rifondare?) un’entità politica antagonistica a questo sistema di rappresentanze che organizzasse tutte quelle volontà di rivolta sparse, delle quali parla Badiou. Su quello economico bisognerebbe seriamente considerare l’ipotesi di una messa al bando del sistema bancario, ovvero parlare senza più mezzi termini di banditismo bancario e finanziario e, senza rispolverare il collettivismo economico, imporre a questi centri di strozzinaggio legalizzato un controllo da parte dei governi: Su quello sociologico attivare strategie di dissuasione attraverso lo smantellamento dei messaggi dei media, ovvero smascherare con una educazione alla critica fatta nella scuola e nell’università il sistema di bugie ordito dai media e che è funzionale ai primi due livelli discorsivi il politico e l’economico. Resta per ultimo, ma non ultimo il piano filosofico. Il modo di pensare la filosofia oggi, dovrebbe essere quello antico ovvero: avvalersi del dubbio, del criticismo e della verosimiglianza ermeneutica per l'uomo in rapporto con le cose reali e fallibili e soprattutto con la natura: “se tocchi una cosa in quella cosa ci sei tu”. Dovrebbe essere quella filosofia che indaga il modo di pensare e analizza la logica e il senso delle parole. Dovrebbe essere antiaccademica, teoretica e dialogare con altre discipline. Insegnare a praticare la vita, come un tempo si faceva nelle scuole greche. Senza indicare scopi e colpe da espiare, se non la pienezza di senso nel proprio dasein –  del proprio esserci - per un degno percorso quotidiano. Purtroppo l'attuale società è controfilosofica e allineata alle temperie dei tempi: illusi di sapere e di essere felici, non si vuole capire, pensare, chiedersi cosa implicano certi comportamenti. La cultura laica postmoderna e tutti i più grandi pensatori di ieri e di oggi sono stroncati a priori come “cattivi maestri”, ma soprattutto come inutili. La dialettica costruttiva, ovvero il modo di far filosofia, dovrebbe poter incrociarsi con riferimenti a fatti di cronaca e verificare il ruolo e i doveri della filosofia. Cominciare di nuovo a chiedersi  cosa significa conoscere, e discutere della verità e della menzogna, dell’attendibilità o inattendibilità dei media, di radio, di politica, di scuola, di pregiudizi, di certi equivoci di alcune teorie e movimenti, del confronto con le altre culture e con la spiritualità orientale, di preferenze sessuali, d’amore, del conformismo ipocrita che ci impedisce di voler costruire nuovi scenari privati e pubblici ispirati alla consapevolezza e all’onestà. Insomma un gran lavoro. Non una filosofia della vita quotidiana,  per parafrasare Agnes Heller, ma filosofia per la vita quotidiana, benché non solo. Una filosofia autenticamente democratica. Non chiacchiere sparse, ma conversazioni profonde. Pensare filosoficamente oggi significherebbe poter praticare questo pensiero e il farlo sarebbe già un buon inizio.

Franco Cuomo

martedì 12 novembre 2013

CAMPANIA INFELIX. PROVINCIA DI NAPOLI: LA TERRA DOVE SI MUORE PRIMA E CON PIU’ FACILTA’.




Avrò scritto centinaia di lettere come questa e ancora mi rimane la forza di scriverne un’altra, come ultima reazione a una violenza intollerabile che ormai è diffusa dappertutto a Napoli e provincia. Ti senti oppresso da un’immane e brutale gestione camorristica dell’esistenza, nella totale indifferenza di una popolazione succube e connivente: Si, perché tutti siamo coinvolti chi più e chi meno in questa gestione della vita e omertosamente ne facciamo parte. A Napoli e provincia non si muore maggiormente più delle altre parti solo di cancro, per i rifiuti tossici sversati ovunque, per i fumi venefici esalati dalla terra dei fuochi, a Napoli e provincia si muore maggiormente anche di stress emotivo e cardiaco causato dalle vessazioni continue esercitate da abusi e disservizi vissuti sulla propria pelle tutti i giorni per il cattivo funzionamento dei trasporti pubblici, per lo sfascio dei servizi sanitari, per gli abusi di potere e per le ingiustizie economiche perpetrate nella pubblica amministrazione a danno di chi non vede il proprio contratto rinnovato da un decennio e deve invece assistere a emolumenti milionari e incarichi inutili, elargiti a dirigenti altrettanto inutili che trastolano col potere politico: il vero grande tumore di questa città, di questa provincia, di questa regione. Ho 63 anni, ho avuto due infarti, subisco violenza ogni qual volta che salgo su un treno della Circumvesuviana ( due volte al giorno) e i mie infarti sono anche una malattia causata da tutto questo al pari del cancro nella terra dei fuochi, ma non ne parla nessuno. Da qualche parte ho letto a proposito di un discorso sulla morte che tutti nascondono, che solo chi si ammala di cancro sembrerebbe dover morire per forza: non è vero! Io convivo con l’idea della mia morte in ogni più piccolo istante della mia giornata. Ieri sera ho temuto di morire quando in una calca impazzita, pigiati come bestie gli uni sugli altri aspettavamo il direttissimo per Sorrento delle 17.41: I display che segnalavano le direzioni erano spenti, vari treni erano stati soppressi: ho avvertito un senso di asfissia e di soffocamento: poi alle 18.10 ci hanno fatto salire su un convoglio, la ressa per il posto a sedere, spinte  e urla, dopo pochi minuti che c’eravamo tutti seduti un altoparlante annuncia che il Sorrento – dal binario 9 dove eravamo stati inviati tutti qualche minuto prima, sarebbe partito dal binario 8: altre spinte, altre corse: siamo partiti finalmente alle 18,15, il direttissimo è stato convertito in un lentissimo diretto e sono arrivato a casa un’ora dopo. Questo succede tutte le sere. La Circumvesuviana sopprime treni e corse perché non avrebbe più materiale ferroviario in condizioni tecniche adatte a viaggiare, questo è il motivo ufficiale, ma continua a erogare gli stipendi a un personale gonfiato a dismisura con assunzioni politiche e clientelari, quello stesso personale spessissimo insultante e maleducato.   Ci sono pomeriggi, quando attraverso Piazza Garibaldi, venendo da Corso Meridionale dal lato della Stazione Centrale, tra il clangore dei clacson assordanti e il puzzo di piscio che esala dalla gomma nera dei marciapiedi, che penso che questa città possa sprofondare da un momento all’altro, travolta da un’umanità degradata e complice: un’umanità incattivita, indifferente, torva, che non ha voglia di umanità, che spinge, urla, cammina rapida verso mete altrettanto sporche, altrettanto polverose. Allora scrivo questa centesima lettera inutile per darmi uno schiaffo, per reagire all’indifferenza e al senso di impotenza di questa gestione camorristica dell’esistenza che ha ucciso la vita e la gioia di vivere. La scrivo per espellere la rabbia che altrimenti indirizzerei contro il mio corpo con i rischi che conosco, ma mi aiuta solo fino ad un certo punto: Poi torni a casa e ci sono i problemi di sempre, poi vai in ufficio e anche lì realizzi la torva presenza delle modalità camorristiche della gestione delle vite: a chi tanto e a chi ( i molti ) niente e anche qui bugie dei politici e finti riassetti organizzativi che mascherano le politiche clientelari di sempre. Allora ti chiedi veramente cosa è diventata la vita in generale in questa città, in questa provincia, in questa regione. La vita in questo posto non vive- per parafrasare Adorno-, anzi qui si muore con più facilità che altrove, ma deprime avere la consapevolezza che tutti lo sanno e nessuno fa niente per invertire questa tendenza innaturale e perversa e così, tutti siamo complici di un processo irreversibile di omertà diffusa e di silenzi complici e pesanti come macigni.

Franco Cuomo




giovedì 7 novembre 2013

L'ornitorinco che non è geloso di Kant


RILETTURA ( a sprazzi, per una cosa alla quale sto lavorando). Pubblicato nel 1997. Sconsigliato ai molti. Consigliato a chi crede che la filosofia possa essere raccontata senza la storia e a chi ama i rebus. 
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" L'ornitorinco, che ama questo genere di cambiamento nel ritmo della scrittura, è rimasto molto colpito dal breve trattato di teologia "La storia dell'arcangelo Gabriele" e dal paragrafo di taglio francofortese dedicato alla critica dell'autoritarismo e del sadismo degli adulti nei confronti dei bambini ("Storia di Pinco"). Ma a strappare l'applauso teoretico dell'ornitorinco è soprattutto il brano ermeneutico "La vera storia del sarchiapone" (dedicato all'interpreta-zione del grande classico di Chiari e Campanini. Dal punto di vista dell'ornitorinco, il sarchiapone è il suo gemello, il suo doppio negativo, l'alter ego che cade oltre lo specchio. Là dove l'ornitorinco ha troppe qualità, il sarchiapone non ne ha nessuna. Tuttavia entrambi sono rompicapi per gli uomini e per le loro strategie cognitive. Questo piace molto all'ornitorinco, che va in sollucchero al pensiero che gli si sia dedicato un libro così (ha il sospetto che il punto di vista dell'autore sul mondo non sia poi così lontano dal proprio). È talmente soddisfatto da non provare nemmeno troppa gelosia per Kant."