sabato 30 marzo 2013

“Inciucio” pericoloso che se attuato stravolgerebbe la Marina di Aequa e di Seiano




Con un mio precedente articolo e volantino i V.A.S., conservando ancora la correttezza politica, allertavano circa una proposta complessiva di sistemazione di tutta la fascia costiera e per l’affidamento delle spiagge libere attrezzate”, fatta dai tre consiglieri di minoranza Scaramellino, Maresca, Starace. Oggi, dopo averne appreso ulteriori conferme dal quotidiano Metropolis, con titolo cubitale “ Più ristoranti sull’arenile:SOS a Cinque”, senza mezzi termini dico che si tratta di vero e proprio “inciucio” tra minoranza e maggioranza. “Inciucio” pericoloso che se attuato stravolgerebbe il PRG ( Piano Regolatore Genereale) e il PUT ( Piano Urbanistico Territoriale). In pratica, si sta tentando di far passare in Consiglio Comunale come una qualsiasi delibera una variante vera e propria al PRG.
Ma con chi si sono confrontati i tre attivissimi Consiglieri di In Movimento per Vico? Forse solo con gli operatori economici della Marina di Aequa, a chi è venuta questa “brillante” idea?
Noi vogliamo pensare che il passaggio per il Consiglio Comunale voglia dire variante al Piano Regolatore e variante al Piano Urbanistico Territoriale, perché certamente quello che propone In Movimento per Vico è in vistosissimo contrasto con questi strumenti urbanistici. Con il solito ricorso alla scusa dei posti di lavoro si vogliono forse favorire imprenditori già abbastanza favoriti fino ad ora? Se In Movimento per Vico vuole resuscitare il devastante piano portuale regionale che avrebbe dovuto interessare tutta la Marina di Seiano fino a Scutolo lo dica chiaramente senza infingimenti, perché è ormai chiaro che vuole andare in questa direzione con questa proposta che sarebbe forse l’ultimo irreparabile insulto ad una costa già martoriata e imbruttita da interventi anarcoidi e improvvisati. Così pure per la strada GORI: che si intenderebbe fare di una strada che è ormai asservita all’impianto di depurazione? Per i V.A.S potrebbe voler significare soltanto l’accesso a parcheggi e ancora parcheggi in un’area che invece si sarebbe dovuta preservare e proteggere dall’accesso di auto private. Ma il segno si supera quando si legge di un referendum che i tre moschettieri vorrebbero sostenere per sottoporre ai cittadini di Vico se demolire o meno la strada del Rivo D'Arco, quell'obbrobrio mostruoso che spacca in due la piana di Seiano e che sarebbe dovuta servire allo smaltimento dei fanghi del depuratore . Qui l'inciucio o, se mi permette, visti i molteplici interessi che gravitano su quella strada, gli inciuci sono davvero troppi. I V.A.S. sostengono che quella strada deve essere demolita perché doveva essere una strada provvisoria di cantiere . L'escamotage che invece i tre moschettieri propongono è il referendum in modo che, i cittadini si accolleranno eventuali utilizzi di un viadotto inutile, loro faranno la figura dei democratici che più democratici non si può e chi farà i lavori e ne seguirà le vicende amministrative, per "aggiustare il mostro", ci farà l'affare. Sono proprio bravi questi tre moschettieri, tanto da essere addirittura più realisti del re.    Non stupiscono più operazioni del genere, volte a trovare consensi facili e facile notorietà, soprattutto quando non si hanno né numeri, né idee serie per la tutela del territorio e allora si rispolvera sempre l’abusato ed ormai inutile – vista la crisi- concetto di sviluppo economico del territorio, manifesta espressione di povertà culturale e di vecchie soluzioni che di fatto,ci hanno portato dove ci troviamo, cioè nel disastro completo.Per conto mio, per conto del circolo V.A.S. i tre si dovrebbero dimettere subito perchè se queste sono le soluzioni proposte per il bene del paese allora è meglio il nulla. 
Mi chiedo cosa fa il Partito Democratico che, pur non avendo rappresentanza in Consiglio Comunale, dovrebbe denunciare questo “inciucio” evidente e pericoloso per il territorio, spero che faccia sentire la sua voce, come pure, quei 2000 e passa grillini che hanno votato a Vico Equense il M5S: uscite allo scoperto e dite la vostra su operazioni così discutibili e così vecchie spacciate per nuove.
Franco Cuomo V.A.S.




giovedì 28 marzo 2013

Cacciari, tra un’opinione su Bersani e Grillo, ci spiega il potere catecontico, il potere che frena con il linguaggio oscuro della gnosi.






Ho appena finito di leggere, Il potere che frena di Massimo Cacciari, un libro che ho comprato sull’onda di una pubblicità pervasiva, un libro che credevo parlasse della crisi che attraversa la Chiesa e tutte le istituzioni una volta ritenute forti. Ieri sera Lilli Gruber, lo mostrava al pubblico televisivo dopo una conversazione con lo stesso Cacciari sulla crisi di sistema- come la chiama lui- che sta squassando il nostro paese. Lui si è schermito, dicendo che è un libro che chiosa S. Paolo, e ha detto la verità. Poi, però, ha continuato riferendosi nuovamente alla crisi di sistema tirando in ballo le figure del Cristo e dell’Anticristo. Il libro si rifà anche ad alcune teorizzazioni di Carl Schmitt, il cui pensiero affonda nella religione cattolica, ruotando attorno alle questioni del potere, della violenza, del sacro e dell'attuazione del diritto che starebbero dietro a molte figure della teologia politica contemporanea. Mi ero riproposto di non leggere più libri di Massimo Cacciari da Dallo Steinhof, (1980 ) e da Le icone della Legge ( 1985) , ma ci sono ricaduto: la pubblicità è uno strumento diabolico per restare in tema. Le mie riserve e/o  le mie critiche verso Cacciari sono le stesse di quelle che avevo negli anni ’80 solo che – a differenza di allora- ho accumulato credo, un po’ più esperienza  conoscitiva verso una scrittura che si dice “filosofica”. Così, ci si trova nelle mani un testo con un linguaggio oscuro e involuto, criptico, un linguaggio per iniziati che catapulta il lettore nei primi secoli dell’era cristiana con citazioni greche, non tradotte e pure quelle latine, soprattutto con periodi di totale incomprensibilità sintattica e lessicale, una mancanza di rispetto totale nei confronti di chi vuole entrare nel testo e capirlo e che sposa moltissimi temi della dottrina gnostica. Capisco che lui aborri la trasparenza, sempre e comunque, e posso anche condividerne relativamente e per casi diversi le ragioni, ma questo non significa parteggiare per l’oscurità e per il settarismo intellettuale. Il libro procede quasi tutto con periodi di questo tipo: “ Le direzioni della prima si dispongono integralmente sull’orizzontale, e il suo ‘progetto’ consiste nell’annullare nell’ hic et nunc dello spazio globale il senso stesso del tempo escatologico- messianico; quelle della croce, all’opposto segnano l’irrompere imprevedibile dell’eterno sul piano della distensio temporis- eterno che sempre rappresenta, ma sempre anche, insieme si ri-vela” ( pag.85). Ora, da tempo Cacciari ci ha abituato a questa lettura ‘ispirata’ che lui ha della storia e della secolarizzazione, ma mi chiedo a questo punto in che modo la filosofia possa interagire con il mondo e con i suoi lettori prossimi, la sua in particolare o meglio: chi è che legge Cacciari insieme a me? Lo so che la domanda lo inorridirà ma si pone necessaria: se la filosofia non ha più una necessità di essere e sembrerebbe che anche essa, come tutto, annaspi nello sprofondamento del ‘fondamento’, come si evince  dalla lettura dell’ultimo numero di Micromega, quella di Cacciari  annaspa di più delle altre.Una scelta? Non lo so: il libro è noiosissimo e la nostalgia dell’ autorictas perduta non è convincente, come non è convincente la tesi del “potere catecontico”, il potere che frena, il potere che permette l’avvento “della bestia” e l’illusione del ritorno del Kristos  sulla terra ovvero la Parusia. Se poi si legge più attentamente si capisce che il nuovo messia non è neanche il Kristos ma il figlio della perdizione, appunto “la bestia” l'Anticristo: insomma una ridda di rimandi e di citazioni a testi già di per sé oscuri ed esoterici, di cui non si avverte l'immediato ritorno nei termini di una comprensione del contemporaneo. Ad una lettura più accorta si scopre che l’esoterismo cacciariano è quello della gnosi, che il suo elitarismo obbedisca a canoni ideologici ad una forma di nichilismo che apparentemente sembra vicino al cristianesimo, ma in realtà nega la verità della Rivelazione e sembra sposare le tesi di scientology. Allora mi chiedo: se filosofare oggi significa scrivere un libro come questo, allora la filosofia è veramente morta: meglio scrivere romanzi o meglio leggere Dostoevskij, che pure lui cita nel libro. Ho letto molti libri di filosofia contemporanea ardui e complessi. Libri nei quali il linguaggio era un contenuto in fieri, uno srotolarsi di matrice di senso, ovvero, nella sua lessicalità, il linguaggio rappresentava il contenuto e lo stile stesso dell’opera che leggevo. In questo, la filosofia contemporanea mi ha abituato a molteplici varianti stilistiche, a registri linguistici differentissimi tra loro a seconda dell’autore al quale mi avvicinavo. Opere che hanno richiesto fatica per la lettura ma che alla fine sono riuscito ad attraversare a penetrare e in parte, a farne mio il contenuto a “disvelarne il senso”, per usare una terminologia heideggeriana. I più difficili e ardui, sono quelli che per me hanno rappresentato vere e proprie scalate, dopo le quali ero soddisfatto di aver affrontato quella fatica: essi avevano lasciato in me un solco nel quale far germogliare altre idee e altri contenuti. Penso a Sentieri Interrotti, di Martin Heidegger, nel quale il curatore avverte che il significato dei termini e il lessico in generale richiede molta attenzione  così pure la riscoperta delle parole, per non perderle nella banalità, in modo che  i termini usati denotino un senso diverso da quello comune. Penso a Dialettica Negativa di Theodor W.Adorno, che poi era una critica al pensiero di Heidegger, e nella quale il filosofo stesso annunciava che “chi sceglie oggi il lavoro filosofico come professione, deve rinunciare all’illusione con la quale prendevano precedentemente l’avvio i progetti filosofici: che sia possibile afferrare, in forza del pensiero, la totalità del reale”; ma anche altri lavori non meno complessi come: L’Anti Edipo di Deleuze e Guattari, nel quale le dinamiche stesse del linguaggio sviluppano una critica antiautoritaria in chiave anticapitalistica utilizzando una terminologia mutuata dalla psicanalisi e dalla critica dell’economia politica marxista, e molti altri, la cui lettura si è dimostrata essere una vera e propria impresa La scrittura e la differenza di Jacques Derrida,  o Totalità e Infinito di Emanuel Levinas,  o Le parole e le cose di Michel Foucault, nel quale il filosofo utilizza il lessico come  uno strumento di scavo che si sforza di studiare la struttura dei discorsi delle varie discipline che hanno preteso di avanzare teorie sulla società, sugli individui e sul linguaggio. Insomma testi fondamentali della filosofia contemporanea che hanno in buona parte condizionato il mio modo di essere ai quali devo moltissimo ancora oggi, e che per buona parte dei comuni mortali potrebbero benissimo far a meno di esistere, per far fronte al generale dissolvimento del fondamento, del grund, del senso, difficili, ma pur sempre accessibili. Forse bisognerebbe partire da questi e tener bene in conto le finalità di qualsiasi filosofia: aiutare a comprendere il mondo se ciò è ancora possibile tramite la filosofia. Quando da Lilli Gruber ieri sera, l’esperta di comunicazione parlava dei processi comunicativi che sottendono le strategie di Grillo e del M5S Cacciari oscillava il capo con malcelata sufficienza, quasi a voler sottolineare una superiorità della logica della fisica, che a suo dire, sono parti integranti della politica non forse della sua filosofia . Se è così per lui e per la sua filosofia che trabocca di messianesimo gnostico mi viene da chiedergli: ma se i cattolici ai quali si è rivolto aspettano il ritorno del Cristo sulla terra alla fine dei tempi, e quelli più gnostici come lui, il ritorno del figlio dello spirito , un secondo liberatore, il ‘paracleto’ che rovescerà ogni valore in cui i cristiani hanno creduto, tutti gli altri, tutti i poveri i poveri non credenti materialisti cosa devono aspettarsi?

Franco Cuomo      

martedì 26 marzo 2013

Gli Architetti per la penisola sorrentina. Confronto su Piano casa, vincoli ambientali e opportunità di sviluppo: tra Fuffas e "architetturese"


Ci sarebbe da ridere, anzi da sorridere, se non ci fosse invece da piangere, a proposito dell’incontro promosso dall’Ordine degli Architetti di Napoli e provincia tenutosi venerdì 22 marzo alle ore 17 ( iniziato con un’ora di ritardo alle 18) nella sala della SS. Trinità e Paradiso di Vico Equense, da sorridere, perché quando si sentono parlare tanti architetti tutti insieme, non può non venire in mente l’ acuta e brillante parodia che ne fa Crozza/Massimiliano Fuffas. Tra i temi trattati:  Piano casa e vincoli ambientali in penisola sorrentina ma anche gestione delle emergenze territoriali, nuove opportunità di sviluppo dei territori e delle aree urbane, potenzialità naturalistiche, ambientali e storico-artistiche di una delle aree di maggiore impatto sull'economia turistica della regione, ma anche di comunicazione e di cambio di immagine dell’Ordine. Sembra che la comunicazione non sia mai stata così importante come in questo periodo e giù a trovare o incaricare responsabili o conoscenze di fama, buone per tutte le occasioni, come il mass mediologo professore Derrick de Kerckhove spesso in costiera. Molto forte la presenza femminile molto attiva nell’architettura. Tra gli intervenuti si notavano: la responsabile di zona della Sovrintendenza arch. Ricciardelli, il professor arch. Vincenzo Meo, urbanista, il Presidente dell’ordine professionale architetto Gennaro Polichetti.

Grande Crozza! Grande perché con quella parodia di Massimiliano Fuksas ha riassunto la quintessenza dell’aria fritta dell’”architetturese”, ovvero quel linguaggio usato spessissimo dagli architetti che, riesce a mescolare con grande disinvoltura e molta leggerezza: semiologia, sociologia, filosofia, arte, comunicazione appunto, rimanendo sempre sul molto vago e sul molto generico, mentre tutt’ intorno, l’ambiente degrada sotto il pesante e massiccio peso di deprecabili operazioni, firmate con buona pace dell’anima, dell’estetica e dei vincoli, sempre da solerti professionisti locali e non con operazioni al soldo di privati o di amministrazioni comunali.

Mi sto ancora chiedendo a chi può servire un incontro del genere ma soprattutto a cosa, soprattutto quando, il  cosa, è il territorio della costiera, orrendamente devastato da interventi che molto poco hanno a che fare con l’architettura che questi professionisti,continuano a considerare una disciplina autonoma, nella quale essi stessi continuano a considerarsi autonomi.

Interventi che sono stati fatti in dispregio di qualsiasi vincolo e di qualsiasi rispetto ambientale. Da Vico Equense a Massalubrense è un continuum di scempi ambientali senza pari che hanno ormai reso irriconoscibile moltissime zone collinare e costiere della Penisola sorrentina. La zona alta di Vico Equense per esempio è disseminata di pessime costruzioni, tutte abusive, fatte malissimo, con pessimi materiali costruite su strade anch’esse improvvisate, magari su sentieri o mulattiere preesistenti che sicuramente sostenevano altri carichi, senza allacci fognari, alla faccia di qualsiasi programmazione urbanistica: un “architettura” ed un’”urbanistica” “fai da te” che ormai è diffusissima. Allora mi chiedo: ma di che cosa stanno parlando questi professionisti? Di quale universo onirico si nutre il loro mondo?  Stupisce che questi professionisti, come se abitassero su un altro pianeta si riuniscono, anche con l’imprimatur dell’amministrazione di Vico Equense a discutere di: a) Legge per l’ architettura: Governo del territorio che deve coinvolgere gli urbanisti, gli architetti e i costruttori; b) Introduzione dei concorsi di architettura in due fasi per tutti i progetti di trasformazione urbana; c) Azione tendente ad uniformare e semplificare tutte le procedure di carattere amministrativo che riguardano l’attività professionale: chiarezza, trasparenza e solidarietà; d) Il ruolo dell’ architetto nelle istituzioni; e) Rilettura e sensibilizzazione delle norme di deontologia professionale; f) Formazione continua e azioni concrete per iniziare i giovani architetti all’ attività professionale; g) Azioni volte a coinvolgere capitali privati nel processo di trasformazione e conservazione del costruito.

Le traduzioni dall’”architetturese” che vorrei fossero fatte sono:Governo del territorio! Da parte di chi? Chiarezza, trasparenza e solidarietà tra chi, con chi? Il ruolo dell’architetto nelle istituzioni per fare cosa? Azioni volte  a coinvolgere capitali privati  nel processo di trasformazione del costruito, cosa significa? Se non me lo traduce nessuno allora interpreterò secondo la vulgata di Maurizio Crozza, che al momento mi sembra la più attendibile.

Capisco che i professionisti giovani e meno giovani debbano lavorare, ma forse bisognerebbe mettere bene in chiaro una volta e per tutte la valenza politica di interventi e scelte, soprattutto quando l’ambiente e il territorio, in Costiera Sorrentina, sono diventati un’emergenza. L’Ordine degli Architetti, come pure la Soprintendenza, non può sedersi a tavoli concertati con le amministrazioni, tra inchini e piroette e ignorare tutto quello che queste ignorano in materia di Piano Regolatore o Piano Urbanistico Territoriale! Occorrerebbero scelte politiche forti o una critica serrata, che non si è notata in questo incontro, come non si notano in altri incontri simili. L’Ordine vuole rinnovare la comunicazione e l’immagine e forse sarebbe il caso di farlo al più presto, ma allora rinnovo la domanda alla quale vorrei una risposta non in “architetturese”: quale è stato il senso ultimo di questo incontro e quale quello di incontri precedenti simili a questo sponsorizzati in pompa magna dall’amministrazione del sindaco Gennaro Cinque?

Franco Cuomo – Coordinatore V.A.S.
Circolo di Vico Equense





lunedì 25 marzo 2013

Il grande successo del M5S e la sconfitta della Sinistra: è l’Antipolitica che ha vinto o è la nuova Politica che avanza? di Antonio D’Acunto Presidente Onorario dei V.A.S. Campania

Pubblico per intero l'editoriale di Antonio D'Acunto, Presidente onorario dei V.A.S. Campania. Condivido molti punti di vista sula difesa dei valori ambientali, ma sono alquanto scettico su molti altri e soprattutto su certi equilibrismi tra sigle partitiche e piccoli raggruppamenti. Più di ogni altra cosa, la mia riflessione su tutto lo scritto è che essa non tiene conto di un dato incontrovertibile; la sparizione radicale di un soggetto sul quale fondare tutto ciò, ovvero, l'individuo interessato, il cittadino partecipe, l'uomo che abbia una qualche sensibilità. Io vedo intorno solo povertà culturale, mediocrità e materialismo becero.





Nella passata  campagna elettorale, ciò che più  ha sconcertato tanti di noi  “ideologizzati”,  come culmine di un processo crescente ormai da  lungo tempo,   è stata, -  se si escludono  per alcuni  (invero non tanti e soprattutto significativi)  aspetti  il Movimento 5 Stelle, SEL  e in maniera ancora  più  debole, sciattamente e senza alcuna incisività e convinzione,  Rivoluzione Civile -   certamente l’assenza   di un confronto su ideali e valori  della prospettiva  del  Paese e del Mondo,  inteso  nella  sua globalità di Natura e  Società.

 Sono state così  totalmente ignorate questioni che possono portare alla catastrofe del Pianeta come la esponenziale perdita della Biodiversità,  gli armamenti ed il pericolo nucleare,  l’effetto serra e i mutamenti  climatici, la natura della energia e della materia utilizzate e più in generale  l’aggressione  delle risorse e l’avvicinarsi sempre più rapido al loro esaurirsi, le alleanze internazionali, le crescenti miseria ed  ingiustizia economica e sociale  all’interno dei singoli Paesi - compresa la nostra Italia -  e tra i diversi  Paesi, la crescita a dismisura dei rifiuti e l’avvelenamento di suoli, dei mari, delle acque e della stessa aria che respiriamo;  per citare alcune emblematiche questioni. 

 Il fatto che tali questioni non siano state al centro o comunque dentro alla discussione elettorale sta chiaramente a significare che dalle principali, almeno quelle che si ritenevano tali, forze politiche in competizione  non sono state  considerate presenti  nella sensibilità  e negli interessi dei Cittadini Elettori,  sì che le scelte rispetto ad esse potessero incidere, sia pure in una qualche maniera, sul voto.

Se si confronta  ciò con quanto è avvenuto  per molti decenni, dal dopoguerra in poi, non può non constatarsi  un  radicale cambiamento: le elezioni politiche erano elezioni di scelte e di indirizzo generali del Paese;  nei   “comizi”  nelle piazze  veniva rappresentato lo stato del Mondo,  sì proprio così!,  naturalmente del tempo e secondo le diverse aspirazioni e finalità dei Partiti, e indicata  la diversità delle prospettive economiche, sociali, del lavoro,  dei diritti. Il confronto avveniva così sulla politica internazionale e su i grandi temi  delle alleanze e della pace, sulla Nato e gli armamenti  nucleari, sul ruolo del pubblico,  dalle nazionalizzazioni a servizio del Paese, alla sua qualità e alla sua  crescita nei settori fondamentali della  Sanità,della Solidarietà Sociale,  della Scuola, della  Università,della Cultura, della stessa tutela del Paesaggio e dei Beni Culturali, che cominciava ad affacciarsi come grande questione nazionale, dei diritti dei lavoratori e dei senza lavoro con la prospettiva e poi la realizzazione dello Statuto dei Lavoratori e lo stesso nuovo ruolo del collocamento,   della difesa del valore del salario con  “la scala mobile”, della politica della casa,  della questione Meridionale con la introduzione di strumenti come la cassa del Mezzogiorno.

Il confronto era cioè un  confronto vero, spesso di profonda diversità, per la diversità dei valori e degli interessi  di cui le diverse forze politiche erano portatrici; naturalmente la sintesi , la governabilità necessaria  e che andava nella direzione delle forze vincenti  avveniva, e lo è stato  per decenni ,  senza problemi,  poi nel Parlamento. 

Il sistema elettorale democratico della proporzionale pura - e non dell’attuale  legge truffa, uguale alla  legge Acerbo del 1923, che sancì la dittatura fascista e che Togliatti come Nenni  combatterono  strenuamente, vincendo,  alla sua riproposizione nel 1948 -  garantiva un Parlamento reale espressione della volontà popolare e delle minoranze e  delle nascenti nuove idealità ed aspirazioni.

Nessuno lo dice: è vero (e ci ritornerò ancora)  che la lista di Rivoluzione Civile  ha avuto una gravissima sconfitta politica, per innumerevoli ragioni ed errori,  ma è giusto e  democratico  che 760.000 cittadini, ovvero un numero pari  al totale degli aventi diritto al voto 771600 (non i votanti, ulteriormente molto più basso), di una Città come Napoli  non abbiano una loro rappresentanza in Parlamento in nome di una governabilità che mai come oggi appare del tutto inesistente, impossibile?  E laddove con  610.000 mila elettori, ovvero 150.000 elettori in meno, la lista  del Centro Democratico  ha ben 8 eletti?  Il dato diventa ancora  più strabiliante quando esso viene rapportato a 1.750.000 cittadini,(una popolazione superiore a intere regioni come Sardegna, Puglia, Basilicata…)  che hanno deciso di votare e non astenersi e che non hanno  alcun loro rappresentante. Vi sarà battaglia del M5S, di SEL e di altre forze politiche presenti in Parlamento, a partire dal PD  e che dichiarano di essere democratiche,   perché venga ripristinata la democrazia istituzionale nel nostro Paese? Approvando lo sbarramento,  lo fecero per propri calcoli ed interessi, finalizzati a cancellare tutto quello che elettoralmente le  disturbassero,   forze allora ascendenti  come i Verdi- Sole Che Ride, e Rifondazione Comunista   in seguito, fino alle ultime elezioni  ne hanno subito tragica conseguenza, fino alla loro scomparsa!
Ma torniamo all’elemento di partenza di questa mia riflessione:  l’inesistenza  di un confronto vero tra le tre aggregazioni elettorali,  date come predominanti  nella fase preelettorale: il Centro Destra, il Centro (Scelta  Civica, ), il Centro Sinistra; la realtà vera è che rispetto ad esse  Monti  era  riuscito ad imporre la centralità del  suo  economicismo,  del mercato, dello svuotamento del ruolo del Pubblico e del Welfare State,  non solo come categorie di confronto ma anche come identità  di scelta. La netta sconfitta ancor più  che numerica, politica, di tutte e tre le aggregazioni, perché è così,  in misura superiore ad ogni previsione proprio di Scelta  civica,  è perciò  la sconfitta proprio dell’Agenda Monti, della politica fatta dal governo tecnico sostenuto dalle tre aggregazioni, dei profondamente  ingiusti  sacrifici imposti, del violento attacco all’ambiente ed ai diritti

La estrema preoccupazione  che si volesse continuare così - vincesse lo stesso Monti  o il Centro Destra o il Centro Sinistra -  è la chiave di lettura principale della sconfitta del “blocco”    politico – economico..,   centro destra, centro, centro sinistra  , viste in competizione, se non per la diversità di lievi sfumature soprattutto di facciata, non sulla prospettiva di orizzonti diversi ma unicamente sulla presa e sulla gestione del  potere.  Sicuramente è schematica  e  ingiusta tale semplificazione e richiederebbe  un molto più vasto approfondimento, ma è funzionale ad interpretare i processi avvenuti ed ancora in atto. 
La sconfitta di tale “blocco” costituisce perciò  l’espressione parametrica fondamentale della   crisi della Politica, ma naturalmente non solo,  che ormai da lungo tempo vive il Paese.

La crisi della politica sta difatti  proprio nella crisi delle idealità,  dei valori, della democrazia; le  categorie  della moralità e  della onestà  dovrebbero  appartenere alla  prepolitica, perché dovrebbe  essere insito nella  identità stessa di forza politica e di  candidato a governare la cosa pubblica.  Invece è divenuta la questione centrale che travolge tutte le altre questioni, le fa scomparire e contribuisce certo alla omologazione delle diverse identità  politiche.

 Il significato vero, comune  del “sono tutti eguali” (inteso  purtroppo spesso nella direzione ulteriormente degenerativa  di ladri del bene comune)  sta proprio qui: nel sentimento comune la degenerazione  morale  di  larga parte delle forze politiche si è trasformata  in condanna globale, in umiliazione  della Politica; la Regola Universale Democratica  dello Stare insieme dei Soggetti di ogni Comunità è entrata in crisi ed è  significativamente divenuta, nel Paese, la  Categoria fondamentale da combattere e cancellare

Penso che dobbiamo partire da ciò sia per leggere le ragioni della grande vittoria del M5S e della  pesante, per certi aspetti tragica, sconfitta di Rivoluzione Civile e sia per riflettere sul futuro nelle finalità della costruzione di un percorso ecologista, solidale, pacifista, del Paese.

Il M5S è stato radicalmente dall’altra parte rispetto al Blocco che unitariamente ha sostenuto Monti nel governo tecnico,  immergendosi compiutamente nel  sentimento di rabbia, di protesta e di condanna che da decenni ormai  anima  il Paese ma che  era stato  contenuto, anche politicamente,  fino a quando il Paese viveva  una sua  sostenibilità economica, produttiva, occupazionale, sociale,   crollata, appunto  con le politiche del  Governo Monti ed il blocco politico che l’ha sostenuto. Non in un Orizzonte nuovo per il Paese ed il Mondo, non in  un  Programma Politico di grandi opzioni, non in una organizzazione con nuove regole di democrazia e partecipazione,  ma in un sintonismo strutturato - nelle liste,  negli specifici contenuti del Programma elettorale, nella comunicazione – nella non appartenenza alla “casta”, ed alla sua politica ed  ai suoi  interessi  sta, dunque  la ragione  del successo di M5S.

 E’ l’Antipolitica che ha vinto o è la nuova Politica che avanza? Io penso che sia l’una e l’altra cosa. I movimenti, l’associazionismo, i comitati,  il fare politica dal basso hanno avuto ed hanno tuttora un ruolo fondamentale per dare profondi impulsi di cambiamento (fino a strepitose vittorie generali  come quelle sui referendum sul nucleare e sull’acqua pubblica), in una ormai totale autonomia rispetto al controllo da parte delle forze politiche che per  lungo tempo, quale vera strategia,  con  essi  hanno cercato il consenso,  coprendo  spazi sociali  di iniziativa e di lotta. 

Oggi siamo davanti a un fatto totalmente nuovo,   almeno per l’Italia:  per la prima volta  un “movimento”  costituisce la lista elettorale che ha il maggiore numero di voti nelle elezioni nazionali: al di là di quello che sarà  il destino futuro del Movimento,  quanto è successo è un fatto che comunque fa  Storia, esprime  compiutamente la realtà del Paese al possibile cambiamento,  porta nel Parlamento, donne ed uomini, contenuti,  metodi ed esperienze di genesi  decisamente nuova e diversa rispetto al passato, sconvolge schemi  consolidati  di alleanze politiche e di intese istituzionali “nell’interesse superiore del Paese” e,  speriamo che sia così, del sottobanco degli accordi nelle commissioni, e del sottobosco dei vari ministeri nelle nomine, nei finanziamenti, negli appalti, nella ragnatela dei tanti diffusi interessi. E’ evidente che tutto ciò è parte significativa della nuova Politica di cui il Paese ha bisogno e a cui  costringe di misurarsi, ad un livello molto più alto di quello che è stato nel passato,   anche le altre forze politiche, a partire proprio dal PD. Ma proprio come conseguenza del grandissimo risultato ottenuto appaiono chiari  i limiti della mancanza di un Programma Generale, delle Scelte di fondo, delle possibili alleanze che costituiscono le  necessità del chiarire l’Essere Soggetto Politico Nazionale del M5S.  Ciò riguarda la Politica Estera - con le grandi questioni connesse della  riforma dell’ONU, delle Conferenze sul Clima e sulla Biodiversità,  del Diritto di Veto, del TNP, delle basi e delle missioni militari, della proliferazione nucleare civile e militare - la Politica Europea- con il ruolo in essa dell’Italia,  della BCE e del Sistema Bancario e Finanziario in generale,  del ruolo del Mercato rispetto agli interessi pubblici e collettivi,  dell’Euro…- la Politica Nazionale sul piano della Ecologia e della Biodiversità, della energia e dei rifiuti (qui penso che già ci siamo) della  Economia e della possibilità - lotta per annullare il Patto di Stabilità, della Spesa Pubblica e dell’immenso lavoro ad essa connesso, e perciò, della Scuola Pubblica,  della Università Pubblica,  della Sanità  Pubblica, della Solidarietà Sociale,  dei Diritti e della cancellazione della controriforma Fornero…, della riforma istituzionale degli enti locali,  Province,  Comuni, Comunità montane, che non si può ridurre alla semplificatoria, discutibile dichiarazione sulla soppressione delle province e non può essere  funzionale a recuperare danaro, ma all’ottimizzazione della qualità del servizio e della tutela del territorio.

Combattuti fino in fondo  sprechi e  ruberie varie, ed è una cosa non certo piccola, M5S fa la scelta della tutela,  della valorizzazione e della crescita del Pubblico o come avvenuto in questi anni sceglie di accelerarne lo svilimento se non la cancellazione? Il non dare risposta a tali questioni e chiudersi nel confronto su slogan come quello per cui non vogliamo aver alcun rapporto con i partiti (tutti) che hanno generato l’attuale sfascio, sarebbe l’Antipolitica ed in tal caso l’esplosione elettorale di M5S sarebbe il trionfo dell’Antipolitica. Ma siamo certi che non sarà così!

Ribaltare la crisi della Politica, il sentimento popolare di condanna e di  denuncia  della sua degenerazione e negatività,  con il rilancio della Politica antitesi della Antipolitica e densa di immensi   suoi nuovi, profondamente alternativi contenuti,   era -  e naturalmente tuttora lo è - un terreno estremamente necessario per il Paese e per il contesto internazionale  e  di immensa potenziale fertilità per le forze ecologiste  e di sinistra e per un  eventuale soggetto unitario che le rappresentasse. 

Il cammino debole ed insignificante -  nella creazione di sogni, di idealità e valori, nella denuncia, nell’analisi  e nelle proposte, nelle lotte, nella  partecipazione attiva e convinta alla costruzione di   una democrazia diffusa e partecipata che da anni accompagna tali forze, ha avuto nella ultima partecipazione elettorale il culmine del suo processo involutivo. La scelta della immagine di  una discesa in campo e di una lotta elettorale “della Società Civile”, mutuando Monti od anche viceversa, è significativa sul messaggio agli elettori della incapacità – impossibilità della Politica a realizzare il cambiamento; a differenza di Grillo e dello stesso Monti con Rivoluzione Civile non è la Società Civile che si propone in alternativa ai Partiti, ma forze politiche che richiamano la centralità della Società Civile e cercano di identificarsi con essa senza esserlo;  come se la Società Civile  non fosse poi parte della Politica. La sfida Politica per il cambiamento è così mancata sin dalla denominazione della Lista, che avrebbe avuto tutt’altra immagine se si fosse chiamata ad esempio Rivoluzione Politica, che è quella di cui il Paese oggi  ha fortemente  bisogno e che ha espresso nel voto al M5S.

Ma la sfida per la  Rivoluzione Politica  è nella credibilità dei soggetti politici che la propongono,  la sostengono e che sono coinvolti, nella forza della denuncia che l’accompagna, nel programma politico che si intende attuare;  tutto questo non si improvvisa alle elezioni ma è il compimento del  lavoro politico, culturale, sociale svolto negli anni. La stessa  scelta,   di  stare presente  nella competizione elettorale come un  unico soggetto politico ecologista e di sinistra, - naturalmente molto giusta e di fondamentale importanza sul piano della prospettiva politica - espressione di diverse, importanti,  esperienze politiche, da Rifondazione e Comunisti Italiani ai Verdi  a  IdV, andava costruita con un precedente lungo percorso politico; altrimenti non si fa la somma dei consensi  precedentemente avuti delle singole liste perché la identità ed i valori di ciascuna di essa scompaiano ed il nuovo soggetto unitario  è inesistente se non per la militanza attiva delle sue componenti, che è il risultato numerico ottenuto alle elezioni.

In tal senso la sconfitta di Rivoluzione Civile  non rappresenta affatto il  “nuovo politico che avanza” e che    cancellerebbe, in nome di un deteriore economicismo,   le grandi istanze e speranze -  riposte per anni  da decine di milioni di cittadini nelle  forze  politiche  elettorali costituenti Rivoluzione Civile - ,   sulla Ecologia e sulla Biodiversità, su una nuova Economia e su  un nuovo  modello di Società e di Sviluppo, sulla Pace, sui Diritti e sul Lavoro; ciò per il semplice fatto che Rivoluzione Civile non è stato il soggetto politico nuovo che esprimesse tali valori e speranze.

Perché tali valori  e attese non siano ricadute nel voto, garantito ma condizionato, di SEL od anche nello stesso PD è questione politica rilevante rispetto al futuro, giacché  significa che tali forze politiche non possono essere ritenute estranee o esse stesse estraniarsi  alla necessaria urgente riflessione che occorre attivare: il PD non può continuare a chiedere il voto “utile”  di elettori, ecologisti, di sinistra, pacifisti, sfruttando i meccanismi di una fascista legge elettorale,  ma solo sulla base di un leale confronto politico, di  merito.

E’ possibile una conclusione su quanto ho detto?  Io penso che sicuramente è  molto difficile per tutti indicare o anche forse  contribuire ad indicare una “soluzione”  nuova,  univocamente determinata.  Sicuramente possiamo dire  che tuttora, anche dopo la catastrofe elettorale,  è  impensabile,– sarebbe un danno incalcolabile  per il Paese -  che scompaia il grande patrimonio  politico dell’insieme delle forze raccoltesi  sotto il simbolo di Rivoluzione Civile, e di quanto ad esso ha fatto e fa tuttora riferimento;   così come è impensabile  che nel Paese  non vi sia un grande   Soggetto Politico Autonomo che si ispiri ai grandi valori della Ecologia e della Sinistra, nei termini tante volte ripetute in questo mio contributo.

Se ciò è giusto il cammino da costruire è proprio la realizzazione di un nuovo,  grande,  unitario  soggetto politico,che raccolga storia, cultura, lotte sia delle forze di Rivoluzione Civile,  superando ed annullando  le specificità di ciascuna di esse, sia di SEL e  dello stesso M5S,  se disponibile ad un confronto, e di altre realtà politiche anche se numericamente piccole, che lanci su un  grande programma alternativo ecologista e di sinistra  la sfida politica per un cambiamento radicale del Paese, ma anche dell’Europa e del Mondo collegandosi a tutte le forze ed i movimenti che agiscono in tale direzione.
La scelta, la proposizione e l’attivazione di un  Percorso di  Scioglimento per la Rinascita, - articolato in ogni realtà territoriale e non solo,   per riempirlo di sogni, di valori, di idee, di partecipazione, di democrazia, di contenuti, di lotte   dovrebbe essere la risposta vera  di tutte le forze ecologiste e di sinistra oggi sconfitte alle elezioni.

Napoli, 21 Marzo 2013




mercoledì 20 marzo 2013

La Commissione per le antenne: dubbi e perplessità




Preso da altre incombenze personali, ma anche da altre riflessioni che mi venivano da spunti più complessi proficui e interessanti, non ho avuto modo di fare alcun commento alla Delibera n.24 dell’8 marzo 2013, avente ad oggetto .”  Piano verifica e di ottimizzazione dei campi elettromagnetici sul territorio comunale” Formalizzazione e nomina commissione esperti a attività consequenziali. Approfitto ora per una valutazione della stessa.
Finalmente, dopo quasi tre anni dalla richiesta di una commissione di esperti, dei quali, due dovevano essere espressione dei cittadini per il tramite Art.32 e delle forze politiche operanti sul territorio, in questo caso il Partito Democratico e un altro rappresentante dell’Amministrazione comunale, si è finalmente dato incarico a tre professionisti: il Prof. Dott. Luciano di Fraia, proposto dal PD, la Dott.ssa Ester Di Palma , oncologa, proposta dal Comitato Art. 32 e il Prof .Dott. Luigi Verolino, proposto dall’Amministrazione comunale. In premessa figura anche il nome di un altro professionista, Prof. Dott. Carmine Lubritto, anche questo proposto dall’Amministrazione, che, in Delibera manifesta la sua disponibilità a far parte della Commissione di esperti, benché i membri nominati formalmente siano i tre sopra citati. La delibera prevede per le misurazioni € 5.000,00 complessivi, mentre il compenso agli esperti “ è fissato in € 1.000,00, oltre, se dovuti, IVA al 21% e Cassa di Previdenza al 4%” il tutto per un importo complessivo di € 8.775,20, dei quali, ripetiamo, cinquemila solo per le misurazioni. All’interno della delibera però, a mio avviso ci sono dei vuoti: non si fa per esempio riferimento né a quando dovrebbero iniziare queste misurazioni, né a quando dovrebbero essere ultimati ovvero i tempi programmati di inizio e fine lavoro, le fasi, come pure sarebbe giusto che vi figurassero i tempi di consegna ultima del lavoro degli esperti e quindi mi chiedo: per quanto tempo rimarrà insediata  questa commissione? Poi, e qui ravviso l’elemento più disturbante, che contribuisce a dare spessore alle mie perplessità, mi lasciano dubbi grossi come case alcuni passaggi della delibera quali: “ se risultasse necessario eventuale elaborazione di una proposta migliorativa e/o alternativa […] di stabilire che qualunque eventuale proposta di modifica e/ o integrazione del Piano delle Antenne approvato con D.G.C. n.227 del 09.12.2010 dovrà essere valutata dall’Amministrazione Comunale e, qualora comporti modifiche alle obbligazioni già assunte nei confronti di terzi, dovrà essere oggetto di rinegoziazione dei contratti in essere”. Mi sembra che in questo modo, la Commissione opererebbe sub condicione dell’Amministrazione Comunale e non in sua autonomia. Mi chiedo allora qual è tutto il senso della Commissione se la parola ultima poi finisce col dirla l’Amministrazione? Insomma un atto che certamente ha la sua importanza come scelta, ma che nel contempo, come è purtroppo “buona pratica”, si fa per dire, di questa Amministrazione, è lacunoso, fumoso e poco definito e dunque poco chiaro. Mi auguro di sbagliarmi, ma mi piacerebbe avere anche delle risposte precise e certe. I V.A.S. ribadiscono  che la Commissione deve operare in completa autonomia e che le sue scelte devono essere vincolanti per l’Amministrazione e non viceversa. La Commissione deve opera per garantire il diritto alla salute di tutti i cittadini, non per confrontarsi o, ancora più grave, adattarsi ai desiderata dell’ Amministrazione, in tal caso, questa delibera risulterebbe essere un’ennesima beffa a danno della collettività.

Franco Cuomo –V.A.S.




martedì 19 marzo 2013

Riflessione su pontefici e crisi del potere






Cosa fa si che un nome, un uomo, un cardinale, totalmente sconosciuti fino a qualche giorno fa  possa improvvisamente mandare in visibilio folle immense ad ogni sua apparizione? C’è un che di non immediatamente percepibile dietro questo successo, c’è una meccanica non immediatamente visibile nella natura del potere. Ci sono relazioni di scambio attivate dai processi comunicativi, ma soprattutto, appare a molti, ai credenti, ma anche i non credenti, un’autorevolezza che non è solo il retaggio o la memoria del sacro nel potere, soprattutto dopo che questo è diventato tecnica politica, o come nel caso della Chiesa quando questa è percepita più come uno Stato che non come potenza escatologica.
                Si, questo è un Papa latino, ha grande carisma e grande capacità comunicativa, come nell’indole di tutti i latinos, ma basta solo questo? La lingua, la cultura sono fatti concreti, la gente lo sente, lo avverte a pelle. La musicalità dell’italiano parlato da un ispanico si avverte subito: altro che ch dure, o kvesto e kvello. Sono riflessioni che ho fatto in questi giorni mentre guardavo i ritualismi vaticani. Pensavo a questa differenza tra questi due pontefici e questa mi portava a pensare alla differenza di modo di essere di due polarità culturali diversissime nelle loro sfaccettature simboliche e strutturali.
                Questa è una riflessione che molti dovrebbero fare estrapolando dalla sfera di questo confronto tra le due figure religiose, soprattutto per quello che economicamente sta succedendo in Europa. Sto parlando del dominio autoritario tedesco nell’economico e al suo malcelato senso di superiorità. Non si possono costringere in Europa, con una dittatura economica: spagnoli, italiani, francesi, ad essere culturalmente tedeschi.
                 Le strutture culturali della rappresentazione estendono il loro ragionamento politico a domini comportamentali e immediatamente pratici, i quali fanno a pugni e sembrano trascendere l’idea economica di diktat amministrativo e di potere che tutti noi stiamo conoscendo. Tra l’altro, poi, per tornare ai due pontefici, io non ho mai creduto nel gesto esemplare che avrebbe fatto Benedetto XVI e che ci hanno voluto raccontare i filosofi nostrani insieme alle televisioni . A mio avviso, quella di Joseph Ratzinger è stata una vera e propria  adorniana “paralisi del contatto”: una chiusura altezzosa e meditata a lungo, verso qualcosa che non si confaceva o conformava più alla sua “superiorità teologica” e culturale. Il suo alzare le mani repentinamente quando appariva in pubblico che cos’era se non un anteporre una distanza tra sé e il mondo? Una paralisi del contatto culturale e anche, una presunzione di superiorità tedesca mai nascosta del tutto da quel pontefice e che, purtroppo per tutti, è una caratteristica culturale di questo popolo.
                  Il Pangermanesimo è qualcosa che ha prodotto effetti devastanti nella cultura tedesca a partire da Fichte. Oggi si assiste ad un pangermanesimo monetario, mentre l'aspirazione ad essere i primi d'Europa i tedeschi non l'hanno mai  persa e anzi ne stanno riscoprendo l'orgoglio: credo che le dimissioni di Ratzinger, abbiano dunque a che fare di più con questa presunzione, un gesto di orgoglio, altro che umiltà
                    Così, dunque, questi episodi apparentemente così distanti ma così vistosamente mediatici dovrebbero indurci a riflettere che, nel momento in cui si affermano le condizioni del capitalismo globalizzato le capacità politiche atte a proteggere l’integrazione sociale si restringono pericolosamente e la gente riconosce solo la sua identità culturale ovvero: i gesti, i segni, la lingua parlata familiare, che la fanno sentire comunità.
                    Sono questi i periodi nei quali, accompagnati dalle grandi crisi economiche, si fanno avanti tentazioni autoritarie, mentre gli individui intimiditi si ritirano tra le bolle dei loro interessi privati E' nella cultura e noi non possiamo farci niente. Cacciari parla, con linguaggio da iniziati,di  potere catecontico, ovvero di un potere che frena, che trattiene o “che contiene le spinte disgreganti dell’empietà”, una deprimente e un poco scontata nostalgia del sacro che secondo lui sarebbe alla base della crisi di legittimità che attraversa le istituzioni e la legge e la società.
                     La verità purtroppo è che il nomos, ovvero, la legge oltre ad essere stata destituita dal suo fondamento metafisico, come dice Cacciari, è naufragata nella pessima amministrazione: forse l'unico che ha avuto ragione, sul destino degli umanesimi e sull’avvento del nichilismo è stato Martin Heidegger. La tecnica ( tecnologia ) e il suo dominio è l’unica che ha spazzato via l’idea di umanità e con essa ha azzerato la Chiesa, la politica, la legge. In questa débâcle del fondamento, che sperimenta la catastrofe di senso è la politica e, per il suo tramite, il concetto di democrazia, che sprofondano. Quest’ultima poi non diventa altro che una procedura modulare obsoleta per far funzionare un meccanismo statale anch’esso destituito di qualsiasi autorità. Cosa potrebbe fermare questa apocalisse? Non credo di avere al momento soluzioni se non quelle di riflettere sulle cose o sui fatti, un po’ com’è venuta fuori questa riflessione guardando due figure di pontefici  così diverse l’una dall’altra.
                       Sono convinto che solo la comprensione dinamica di questi processi e una consapevole riflessione sul “politico” inteso o concepito o vissuto come categoria rigenerativa, diverso e antagonistico della politica tout court, e a quello che questa è diventata, forse può tirarci fuori dalla tecnica amministrativa dell’economico ( soprattutto di quello tedesco) e restituire senso alla comunicazione simbolica e culturale per una ridefinizione del reale.
          Forse qualcosa del genere sta succedendo a livello mondiale, benché io sia molto scettico. Penso ai movimenti antiglobalizzazione con tutte le loro molteplici sfaccettature, penso alla coscienza ambientale e anche qui in Italia, benché nessun abbia capacità di accorgersi del nuovo che spesso non è mai come noi lo vorremmo.
                      Leggevo on line che David THORNE, Ambasciatore USA, parlando agli studenti del Liceo Visconti di ROMA ha detto: "Voi giovani siete il futuro dell’Italia. Voi potete prendere in mano il vostro Paese e agire, come il Movimento 5 Stelle, per le riforme e il cambiamento".
 Così pure Jim O'NEIL, Presidente della Unità dei fondi della GOLDMAN SACHS: “Risultato elettorale entusiasmante. Il Paese ha bisogno di cambiare qualcosa di importante, e forse i voti a Grillo sono il segnale dell'inizio di qualcosa di nuovo”.
                  Ho colto nelle parole di queste due persone un atteggiamento completamente diverso da quello che si vive in Italia o in Germania verso questo fenomeno e che io stesso ancora non ho chiaro, ma verso il quale mi sento di avere aperture. Sono punti di vista i quali, ancora una volta fanno i conti con un apparato simbolico e culturale col quale ognuno dovrebbe fare i conti. E’ questa la comprensione dinamica dei processi, se tutto questo non succede allora siamo destinati ad un impoverimento collettivo in area mediterranea e ad una pericolosa deriva autoritaria.

Franco Cuomo
                       

giovedì 14 marzo 2013

Lettera aperta al Prefetto di Napoli Sua eccellenza Andrea De Martino









Lettera aperta al Prefetto di Napoli
Sua eccellenza Andrea De Martino




                                 

Il Circolo V.A.S. ( Verdi Ambiente e Società) da notizie di stampa è venuto a conoscenza  che il Consigliere Comunale di Vico Equense geometra Giovanni Starace è stato sospeso per diciotto mesi dalla carica di consigliere, e tanto per effetto del decreto Monti n.235/2012 che sancisce la  sospensione per chi abbia ricevuto una condanna per reati rientranti nelle previsioni di detto decreto.
                                Le stesse notizie di stampa riportavano anche, che il Sindaco Gennaro Cinque verrebbe a trovarsi nelle medesime condizioni del consigliere Starace sospeso, per effetto di una condanna penale già sanzionata nei suoi confronti, infine, nel numero odierno del quotidiano Metropolis si legge parzialmente il contenuto della lettera a Lei inviata da parte di alcuni Consiglieri Comunali di minoranza, ed in particolare, la decisa richiesta che anche per il primo cittadino vengano applicate le norme del decreto Monti.
                                  Il circolo V.A.S. di Vico Equense si associa alla richiesta dei Consiglieri Comunali di minoranza e chiede alla S.V.I. di procedere, se del caso, ad applicare anche nei confronti del Sindaco Gennaro Cinque le sanzioni del decreto Monti, al fine di evitare azioni che potrebbero apparire discriminanti .
                                   In attesa di riscontro si ringrazia e si porgono distinti saluti.



                                                                                                            IL COORDINATORE
                                                                                                          ( prof. Franco Cuomo )
  

lunedì 11 marzo 2013

Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini”, ovvero, quello che non hanno fatto i barbari, lo hanno fatto i Barberini: le proposte "alternative" (sic!) di In Movimento per Vico!



La mia amarezza di operatore ambientale si mischia allo sconcerto e a serie preoccupazioni, dopo aver letto “una proposta complessiva di sistemazione di tutta la fascia costiera e per l’affidamento delle spiagge libere attrezzate”, fatta dai tre consiglieri di minoranza Scaramellino, Maresca, Starace. In premessa – prima di entrare nel merito della proposta – esorto tutte le persone che hanno votato Movimento 5 Stelle a Vico Equense ( circa 2000 ), vista la gravità di quello che si vorrebbe proporre ad uscire allo scoperto, e far si che si formalizzi veramente un opposizione nel paese, perché al momento questo posto non ce l’ha.  Qualora, ed è opinione dello scrivente, si sarebbe potuto avere ancora qualche dubbio circa l’operazione “trasparenza a tavolino” per la nomina del CdA della SS. Trinità e Paradiso, ora con questa proposta - delirante per gli effetti che produrrebbe su una costa già distrutta - i dubbi spariscono e senza timore alcuno si potrebbe affermare che “Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini, ovvero, quello che non hanno fatto i barbari, lo hanno fatto i Barberini, in questo caso, parafrasando: quello che non sarebbe ancora riuscito a fare il Sindaco Gennaro Cinque e la sua Giunta, lo potrebbe realizzare una devastante proposta che i tre Consiglieri della minoranza vorrebbero discutere nel prossimo Consiglio Comunale. In questa proposta si parla apertamente di: “Sistemazione e recupero dell’area ricompresa dalla spiaggia sottostante la Cattedrale alle Calcare, con previsione di attività di ristorazione a basso impatto urbanistico con la possibilità di realizzazione di strutture a mare poste su palafitte”: cosa dovrebbe poter significare? Altri ristorantini o ristorantoni, più di quanti già non ce ne siano su una costa scomparsa?  Di “Realizzazione di una strada alternativa (strada Gori) che consenta l’accesso diretto ai parcheggi da realizzare nell’area interposta fra detta strada e via Arcoleo “, ovvero l’utilizzazione di quell’abominio che è la strada del depuratore per accedere ad altri parcheggi da farsi? Di “Realizzazione dell’area di parcheggio prevista lungo Via Murrano con servizio di navette sino alla spiaggia durante il periodo estivo”, ovvero ancora altri parcheggi e dove di grazia? Di “Individuazione di un’area da destinare ad Impianti Sportivi Piscina, con copertura movibile, di iniziativa anche privata previa convenzione con il Comune per l’uso pubblico della struttura”, in quale area e chi privato dovrebbe realizzare questo complesso turistico sportivo? A me ne viene in mente solo uno . Di “Ripresa delle procedure in atto di approvazione del progetto dell’approdo turistico”, di “indizione di selezione pubblica per l’assegnazione in sub-affidamento dei rimanenti tratti di spiaggia libera, con espressa previsione di destinare il 60% della superficie in affidamento alla balneazione totalmente libera”. Se queste proposte sulle quali si intenderebbe discutere in Consiglio Comunale dovessero essere approvate dalla maggioranza ci troveremmo di fronte all’ennesimo saccheggio perpetrato in un posto dove ormai c’è rimasto ben poco da saccheggiare. C’è di che restare basiti di fronte ad operazioni simili, che lasciano presagire o intravedere una sorta di “tutti insieme appassionatamente

I V.A.S. già dalla presentazione di questa che si prevede essere l’ennesima operazione di cementificazione costiera ne denunciano la pericolosità nascosta dietro fumose operazioni di facciata e si chiedono oggi, più preoccupati che mai, chi ha veramente a cuore il territorio a Vico Equense. E’ nostra opinione, che In movimento per Vico ha tradito da tempo le premesse sulle quali si era costituito e non convincono le sue scelte ultime. Per questo motivo, vigileremo e, se del caso, denunceremo qualora ce ne fosse bisogno come abbiamo sempre fatto.

Franco Cuomo – VAS- Circolo Aequa- Vico Equense