martedì 19 marzo 2013

Riflessione su pontefici e crisi del potere






Cosa fa si che un nome, un uomo, un cardinale, totalmente sconosciuti fino a qualche giorno fa  possa improvvisamente mandare in visibilio folle immense ad ogni sua apparizione? C’è un che di non immediatamente percepibile dietro questo successo, c’è una meccanica non immediatamente visibile nella natura del potere. Ci sono relazioni di scambio attivate dai processi comunicativi, ma soprattutto, appare a molti, ai credenti, ma anche i non credenti, un’autorevolezza che non è solo il retaggio o la memoria del sacro nel potere, soprattutto dopo che questo è diventato tecnica politica, o come nel caso della Chiesa quando questa è percepita più come uno Stato che non come potenza escatologica.
                Si, questo è un Papa latino, ha grande carisma e grande capacità comunicativa, come nell’indole di tutti i latinos, ma basta solo questo? La lingua, la cultura sono fatti concreti, la gente lo sente, lo avverte a pelle. La musicalità dell’italiano parlato da un ispanico si avverte subito: altro che ch dure, o kvesto e kvello. Sono riflessioni che ho fatto in questi giorni mentre guardavo i ritualismi vaticani. Pensavo a questa differenza tra questi due pontefici e questa mi portava a pensare alla differenza di modo di essere di due polarità culturali diversissime nelle loro sfaccettature simboliche e strutturali.
                Questa è una riflessione che molti dovrebbero fare estrapolando dalla sfera di questo confronto tra le due figure religiose, soprattutto per quello che economicamente sta succedendo in Europa. Sto parlando del dominio autoritario tedesco nell’economico e al suo malcelato senso di superiorità. Non si possono costringere in Europa, con una dittatura economica: spagnoli, italiani, francesi, ad essere culturalmente tedeschi.
                 Le strutture culturali della rappresentazione estendono il loro ragionamento politico a domini comportamentali e immediatamente pratici, i quali fanno a pugni e sembrano trascendere l’idea economica di diktat amministrativo e di potere che tutti noi stiamo conoscendo. Tra l’altro, poi, per tornare ai due pontefici, io non ho mai creduto nel gesto esemplare che avrebbe fatto Benedetto XVI e che ci hanno voluto raccontare i filosofi nostrani insieme alle televisioni . A mio avviso, quella di Joseph Ratzinger è stata una vera e propria  adorniana “paralisi del contatto”: una chiusura altezzosa e meditata a lungo, verso qualcosa che non si confaceva o conformava più alla sua “superiorità teologica” e culturale. Il suo alzare le mani repentinamente quando appariva in pubblico che cos’era se non un anteporre una distanza tra sé e il mondo? Una paralisi del contatto culturale e anche, una presunzione di superiorità tedesca mai nascosta del tutto da quel pontefice e che, purtroppo per tutti, è una caratteristica culturale di questo popolo.
                  Il Pangermanesimo è qualcosa che ha prodotto effetti devastanti nella cultura tedesca a partire da Fichte. Oggi si assiste ad un pangermanesimo monetario, mentre l'aspirazione ad essere i primi d'Europa i tedeschi non l'hanno mai  persa e anzi ne stanno riscoprendo l'orgoglio: credo che le dimissioni di Ratzinger, abbiano dunque a che fare di più con questa presunzione, un gesto di orgoglio, altro che umiltà
                    Così, dunque, questi episodi apparentemente così distanti ma così vistosamente mediatici dovrebbero indurci a riflettere che, nel momento in cui si affermano le condizioni del capitalismo globalizzato le capacità politiche atte a proteggere l’integrazione sociale si restringono pericolosamente e la gente riconosce solo la sua identità culturale ovvero: i gesti, i segni, la lingua parlata familiare, che la fanno sentire comunità.
                    Sono questi i periodi nei quali, accompagnati dalle grandi crisi economiche, si fanno avanti tentazioni autoritarie, mentre gli individui intimiditi si ritirano tra le bolle dei loro interessi privati E' nella cultura e noi non possiamo farci niente. Cacciari parla, con linguaggio da iniziati,di  potere catecontico, ovvero di un potere che frena, che trattiene o “che contiene le spinte disgreganti dell’empietà”, una deprimente e un poco scontata nostalgia del sacro che secondo lui sarebbe alla base della crisi di legittimità che attraversa le istituzioni e la legge e la società.
                     La verità purtroppo è che il nomos, ovvero, la legge oltre ad essere stata destituita dal suo fondamento metafisico, come dice Cacciari, è naufragata nella pessima amministrazione: forse l'unico che ha avuto ragione, sul destino degli umanesimi e sull’avvento del nichilismo è stato Martin Heidegger. La tecnica ( tecnologia ) e il suo dominio è l’unica che ha spazzato via l’idea di umanità e con essa ha azzerato la Chiesa, la politica, la legge. In questa débâcle del fondamento, che sperimenta la catastrofe di senso è la politica e, per il suo tramite, il concetto di democrazia, che sprofondano. Quest’ultima poi non diventa altro che una procedura modulare obsoleta per far funzionare un meccanismo statale anch’esso destituito di qualsiasi autorità. Cosa potrebbe fermare questa apocalisse? Non credo di avere al momento soluzioni se non quelle di riflettere sulle cose o sui fatti, un po’ com’è venuta fuori questa riflessione guardando due figure di pontefici  così diverse l’una dall’altra.
                       Sono convinto che solo la comprensione dinamica di questi processi e una consapevole riflessione sul “politico” inteso o concepito o vissuto come categoria rigenerativa, diverso e antagonistico della politica tout court, e a quello che questa è diventata, forse può tirarci fuori dalla tecnica amministrativa dell’economico ( soprattutto di quello tedesco) e restituire senso alla comunicazione simbolica e culturale per una ridefinizione del reale.
          Forse qualcosa del genere sta succedendo a livello mondiale, benché io sia molto scettico. Penso ai movimenti antiglobalizzazione con tutte le loro molteplici sfaccettature, penso alla coscienza ambientale e anche qui in Italia, benché nessun abbia capacità di accorgersi del nuovo che spesso non è mai come noi lo vorremmo.
                      Leggevo on line che David THORNE, Ambasciatore USA, parlando agli studenti del Liceo Visconti di ROMA ha detto: "Voi giovani siete il futuro dell’Italia. Voi potete prendere in mano il vostro Paese e agire, come il Movimento 5 Stelle, per le riforme e il cambiamento".
 Così pure Jim O'NEIL, Presidente della Unità dei fondi della GOLDMAN SACHS: “Risultato elettorale entusiasmante. Il Paese ha bisogno di cambiare qualcosa di importante, e forse i voti a Grillo sono il segnale dell'inizio di qualcosa di nuovo”.
                  Ho colto nelle parole di queste due persone un atteggiamento completamente diverso da quello che si vive in Italia o in Germania verso questo fenomeno e che io stesso ancora non ho chiaro, ma verso il quale mi sento di avere aperture. Sono punti di vista i quali, ancora una volta fanno i conti con un apparato simbolico e culturale col quale ognuno dovrebbe fare i conti. E’ questa la comprensione dinamica dei processi, se tutto questo non succede allora siamo destinati ad un impoverimento collettivo in area mediterranea e ad una pericolosa deriva autoritaria.

Franco Cuomo
                       

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