lunedì 25 marzo 2013

Il grande successo del M5S e la sconfitta della Sinistra: è l’Antipolitica che ha vinto o è la nuova Politica che avanza? di Antonio D’Acunto Presidente Onorario dei V.A.S. Campania

Pubblico per intero l'editoriale di Antonio D'Acunto, Presidente onorario dei V.A.S. Campania. Condivido molti punti di vista sula difesa dei valori ambientali, ma sono alquanto scettico su molti altri e soprattutto su certi equilibrismi tra sigle partitiche e piccoli raggruppamenti. Più di ogni altra cosa, la mia riflessione su tutto lo scritto è che essa non tiene conto di un dato incontrovertibile; la sparizione radicale di un soggetto sul quale fondare tutto ciò, ovvero, l'individuo interessato, il cittadino partecipe, l'uomo che abbia una qualche sensibilità. Io vedo intorno solo povertà culturale, mediocrità e materialismo becero.





Nella passata  campagna elettorale, ciò che più  ha sconcertato tanti di noi  “ideologizzati”,  come culmine di un processo crescente ormai da  lungo tempo,   è stata, -  se si escludono  per alcuni  (invero non tanti e soprattutto significativi)  aspetti  il Movimento 5 Stelle, SEL  e in maniera ancora  più  debole, sciattamente e senza alcuna incisività e convinzione,  Rivoluzione Civile -   certamente l’assenza   di un confronto su ideali e valori  della prospettiva  del  Paese e del Mondo,  inteso  nella  sua globalità di Natura e  Società.

 Sono state così  totalmente ignorate questioni che possono portare alla catastrofe del Pianeta come la esponenziale perdita della Biodiversità,  gli armamenti ed il pericolo nucleare,  l’effetto serra e i mutamenti  climatici, la natura della energia e della materia utilizzate e più in generale  l’aggressione  delle risorse e l’avvicinarsi sempre più rapido al loro esaurirsi, le alleanze internazionali, le crescenti miseria ed  ingiustizia economica e sociale  all’interno dei singoli Paesi - compresa la nostra Italia -  e tra i diversi  Paesi, la crescita a dismisura dei rifiuti e l’avvelenamento di suoli, dei mari, delle acque e della stessa aria che respiriamo;  per citare alcune emblematiche questioni. 

 Il fatto che tali questioni non siano state al centro o comunque dentro alla discussione elettorale sta chiaramente a significare che dalle principali, almeno quelle che si ritenevano tali, forze politiche in competizione  non sono state  considerate presenti  nella sensibilità  e negli interessi dei Cittadini Elettori,  sì che le scelte rispetto ad esse potessero incidere, sia pure in una qualche maniera, sul voto.

Se si confronta  ciò con quanto è avvenuto  per molti decenni, dal dopoguerra in poi, non può non constatarsi  un  radicale cambiamento: le elezioni politiche erano elezioni di scelte e di indirizzo generali del Paese;  nei   “comizi”  nelle piazze  veniva rappresentato lo stato del Mondo,  sì proprio così!,  naturalmente del tempo e secondo le diverse aspirazioni e finalità dei Partiti, e indicata  la diversità delle prospettive economiche, sociali, del lavoro,  dei diritti. Il confronto avveniva così sulla politica internazionale e su i grandi temi  delle alleanze e della pace, sulla Nato e gli armamenti  nucleari, sul ruolo del pubblico,  dalle nazionalizzazioni a servizio del Paese, alla sua qualità e alla sua  crescita nei settori fondamentali della  Sanità,della Solidarietà Sociale,  della Scuola, della  Università,della Cultura, della stessa tutela del Paesaggio e dei Beni Culturali, che cominciava ad affacciarsi come grande questione nazionale, dei diritti dei lavoratori e dei senza lavoro con la prospettiva e poi la realizzazione dello Statuto dei Lavoratori e lo stesso nuovo ruolo del collocamento,   della difesa del valore del salario con  “la scala mobile”, della politica della casa,  della questione Meridionale con la introduzione di strumenti come la cassa del Mezzogiorno.

Il confronto era cioè un  confronto vero, spesso di profonda diversità, per la diversità dei valori e degli interessi  di cui le diverse forze politiche erano portatrici; naturalmente la sintesi , la governabilità necessaria  e che andava nella direzione delle forze vincenti  avveniva, e lo è stato  per decenni ,  senza problemi,  poi nel Parlamento. 

Il sistema elettorale democratico della proporzionale pura - e non dell’attuale  legge truffa, uguale alla  legge Acerbo del 1923, che sancì la dittatura fascista e che Togliatti come Nenni  combatterono  strenuamente, vincendo,  alla sua riproposizione nel 1948 -  garantiva un Parlamento reale espressione della volontà popolare e delle minoranze e  delle nascenti nuove idealità ed aspirazioni.

Nessuno lo dice: è vero (e ci ritornerò ancora)  che la lista di Rivoluzione Civile  ha avuto una gravissima sconfitta politica, per innumerevoli ragioni ed errori,  ma è giusto e  democratico  che 760.000 cittadini, ovvero un numero pari  al totale degli aventi diritto al voto 771600 (non i votanti, ulteriormente molto più basso), di una Città come Napoli  non abbiano una loro rappresentanza in Parlamento in nome di una governabilità che mai come oggi appare del tutto inesistente, impossibile?  E laddove con  610.000 mila elettori, ovvero 150.000 elettori in meno, la lista  del Centro Democratico  ha ben 8 eletti?  Il dato diventa ancora  più strabiliante quando esso viene rapportato a 1.750.000 cittadini,(una popolazione superiore a intere regioni come Sardegna, Puglia, Basilicata…)  che hanno deciso di votare e non astenersi e che non hanno  alcun loro rappresentante. Vi sarà battaglia del M5S, di SEL e di altre forze politiche presenti in Parlamento, a partire dal PD  e che dichiarano di essere democratiche,   perché venga ripristinata la democrazia istituzionale nel nostro Paese? Approvando lo sbarramento,  lo fecero per propri calcoli ed interessi, finalizzati a cancellare tutto quello che elettoralmente le  disturbassero,   forze allora ascendenti  come i Verdi- Sole Che Ride, e Rifondazione Comunista   in seguito, fino alle ultime elezioni  ne hanno subito tragica conseguenza, fino alla loro scomparsa!
Ma torniamo all’elemento di partenza di questa mia riflessione:  l’inesistenza  di un confronto vero tra le tre aggregazioni elettorali,  date come predominanti  nella fase preelettorale: il Centro Destra, il Centro (Scelta  Civica, ), il Centro Sinistra; la realtà vera è che rispetto ad esse  Monti  era  riuscito ad imporre la centralità del  suo  economicismo,  del mercato, dello svuotamento del ruolo del Pubblico e del Welfare State,  non solo come categorie di confronto ma anche come identità  di scelta. La netta sconfitta ancor più  che numerica, politica, di tutte e tre le aggregazioni, perché è così,  in misura superiore ad ogni previsione proprio di Scelta  civica,  è perciò  la sconfitta proprio dell’Agenda Monti, della politica fatta dal governo tecnico sostenuto dalle tre aggregazioni, dei profondamente  ingiusti  sacrifici imposti, del violento attacco all’ambiente ed ai diritti

La estrema preoccupazione  che si volesse continuare così - vincesse lo stesso Monti  o il Centro Destra o il Centro Sinistra -  è la chiave di lettura principale della sconfitta del “blocco”    politico – economico..,   centro destra, centro, centro sinistra  , viste in competizione, se non per la diversità di lievi sfumature soprattutto di facciata, non sulla prospettiva di orizzonti diversi ma unicamente sulla presa e sulla gestione del  potere.  Sicuramente è schematica  e  ingiusta tale semplificazione e richiederebbe  un molto più vasto approfondimento, ma è funzionale ad interpretare i processi avvenuti ed ancora in atto. 
La sconfitta di tale “blocco” costituisce perciò  l’espressione parametrica fondamentale della   crisi della Politica, ma naturalmente non solo,  che ormai da lungo tempo vive il Paese.

La crisi della politica sta difatti  proprio nella crisi delle idealità,  dei valori, della democrazia; le  categorie  della moralità e  della onestà  dovrebbero  appartenere alla  prepolitica, perché dovrebbe  essere insito nella  identità stessa di forza politica e di  candidato a governare la cosa pubblica.  Invece è divenuta la questione centrale che travolge tutte le altre questioni, le fa scomparire e contribuisce certo alla omologazione delle diverse identità  politiche.

 Il significato vero, comune  del “sono tutti eguali” (inteso  purtroppo spesso nella direzione ulteriormente degenerativa  di ladri del bene comune)  sta proprio qui: nel sentimento comune la degenerazione  morale  di  larga parte delle forze politiche si è trasformata  in condanna globale, in umiliazione  della Politica; la Regola Universale Democratica  dello Stare insieme dei Soggetti di ogni Comunità è entrata in crisi ed è  significativamente divenuta, nel Paese, la  Categoria fondamentale da combattere e cancellare

Penso che dobbiamo partire da ciò sia per leggere le ragioni della grande vittoria del M5S e della  pesante, per certi aspetti tragica, sconfitta di Rivoluzione Civile e sia per riflettere sul futuro nelle finalità della costruzione di un percorso ecologista, solidale, pacifista, del Paese.

Il M5S è stato radicalmente dall’altra parte rispetto al Blocco che unitariamente ha sostenuto Monti nel governo tecnico,  immergendosi compiutamente nel  sentimento di rabbia, di protesta e di condanna che da decenni ormai  anima  il Paese ma che  era stato  contenuto, anche politicamente,  fino a quando il Paese viveva  una sua  sostenibilità economica, produttiva, occupazionale, sociale,   crollata, appunto  con le politiche del  Governo Monti ed il blocco politico che l’ha sostenuto. Non in un Orizzonte nuovo per il Paese ed il Mondo, non in  un  Programma Politico di grandi opzioni, non in una organizzazione con nuove regole di democrazia e partecipazione,  ma in un sintonismo strutturato - nelle liste,  negli specifici contenuti del Programma elettorale, nella comunicazione – nella non appartenenza alla “casta”, ed alla sua politica ed  ai suoi  interessi  sta, dunque  la ragione  del successo di M5S.

 E’ l’Antipolitica che ha vinto o è la nuova Politica che avanza? Io penso che sia l’una e l’altra cosa. I movimenti, l’associazionismo, i comitati,  il fare politica dal basso hanno avuto ed hanno tuttora un ruolo fondamentale per dare profondi impulsi di cambiamento (fino a strepitose vittorie generali  come quelle sui referendum sul nucleare e sull’acqua pubblica), in una ormai totale autonomia rispetto al controllo da parte delle forze politiche che per  lungo tempo, quale vera strategia,  con  essi  hanno cercato il consenso,  coprendo  spazi sociali  di iniziativa e di lotta. 

Oggi siamo davanti a un fatto totalmente nuovo,   almeno per l’Italia:  per la prima volta  un “movimento”  costituisce la lista elettorale che ha il maggiore numero di voti nelle elezioni nazionali: al di là di quello che sarà  il destino futuro del Movimento,  quanto è successo è un fatto che comunque fa  Storia, esprime  compiutamente la realtà del Paese al possibile cambiamento,  porta nel Parlamento, donne ed uomini, contenuti,  metodi ed esperienze di genesi  decisamente nuova e diversa rispetto al passato, sconvolge schemi  consolidati  di alleanze politiche e di intese istituzionali “nell’interesse superiore del Paese” e,  speriamo che sia così, del sottobanco degli accordi nelle commissioni, e del sottobosco dei vari ministeri nelle nomine, nei finanziamenti, negli appalti, nella ragnatela dei tanti diffusi interessi. E’ evidente che tutto ciò è parte significativa della nuova Politica di cui il Paese ha bisogno e a cui  costringe di misurarsi, ad un livello molto più alto di quello che è stato nel passato,   anche le altre forze politiche, a partire proprio dal PD. Ma proprio come conseguenza del grandissimo risultato ottenuto appaiono chiari  i limiti della mancanza di un Programma Generale, delle Scelte di fondo, delle possibili alleanze che costituiscono le  necessità del chiarire l’Essere Soggetto Politico Nazionale del M5S.  Ciò riguarda la Politica Estera - con le grandi questioni connesse della  riforma dell’ONU, delle Conferenze sul Clima e sulla Biodiversità,  del Diritto di Veto, del TNP, delle basi e delle missioni militari, della proliferazione nucleare civile e militare - la Politica Europea- con il ruolo in essa dell’Italia,  della BCE e del Sistema Bancario e Finanziario in generale,  del ruolo del Mercato rispetto agli interessi pubblici e collettivi,  dell’Euro…- la Politica Nazionale sul piano della Ecologia e della Biodiversità, della energia e dei rifiuti (qui penso che già ci siamo) della  Economia e della possibilità - lotta per annullare il Patto di Stabilità, della Spesa Pubblica e dell’immenso lavoro ad essa connesso, e perciò, della Scuola Pubblica,  della Università Pubblica,  della Sanità  Pubblica, della Solidarietà Sociale,  dei Diritti e della cancellazione della controriforma Fornero…, della riforma istituzionale degli enti locali,  Province,  Comuni, Comunità montane, che non si può ridurre alla semplificatoria, discutibile dichiarazione sulla soppressione delle province e non può essere  funzionale a recuperare danaro, ma all’ottimizzazione della qualità del servizio e della tutela del territorio.

Combattuti fino in fondo  sprechi e  ruberie varie, ed è una cosa non certo piccola, M5S fa la scelta della tutela,  della valorizzazione e della crescita del Pubblico o come avvenuto in questi anni sceglie di accelerarne lo svilimento se non la cancellazione? Il non dare risposta a tali questioni e chiudersi nel confronto su slogan come quello per cui non vogliamo aver alcun rapporto con i partiti (tutti) che hanno generato l’attuale sfascio, sarebbe l’Antipolitica ed in tal caso l’esplosione elettorale di M5S sarebbe il trionfo dell’Antipolitica. Ma siamo certi che non sarà così!

Ribaltare la crisi della Politica, il sentimento popolare di condanna e di  denuncia  della sua degenerazione e negatività,  con il rilancio della Politica antitesi della Antipolitica e densa di immensi   suoi nuovi, profondamente alternativi contenuti,   era -  e naturalmente tuttora lo è - un terreno estremamente necessario per il Paese e per il contesto internazionale  e  di immensa potenziale fertilità per le forze ecologiste  e di sinistra e per un  eventuale soggetto unitario che le rappresentasse. 

Il cammino debole ed insignificante -  nella creazione di sogni, di idealità e valori, nella denuncia, nell’analisi  e nelle proposte, nelle lotte, nella  partecipazione attiva e convinta alla costruzione di   una democrazia diffusa e partecipata che da anni accompagna tali forze, ha avuto nella ultima partecipazione elettorale il culmine del suo processo involutivo. La scelta della immagine di  una discesa in campo e di una lotta elettorale “della Società Civile”, mutuando Monti od anche viceversa, è significativa sul messaggio agli elettori della incapacità – impossibilità della Politica a realizzare il cambiamento; a differenza di Grillo e dello stesso Monti con Rivoluzione Civile non è la Società Civile che si propone in alternativa ai Partiti, ma forze politiche che richiamano la centralità della Società Civile e cercano di identificarsi con essa senza esserlo;  come se la Società Civile  non fosse poi parte della Politica. La sfida Politica per il cambiamento è così mancata sin dalla denominazione della Lista, che avrebbe avuto tutt’altra immagine se si fosse chiamata ad esempio Rivoluzione Politica, che è quella di cui il Paese oggi  ha fortemente  bisogno e che ha espresso nel voto al M5S.

Ma la sfida per la  Rivoluzione Politica  è nella credibilità dei soggetti politici che la propongono,  la sostengono e che sono coinvolti, nella forza della denuncia che l’accompagna, nel programma politico che si intende attuare;  tutto questo non si improvvisa alle elezioni ma è il compimento del  lavoro politico, culturale, sociale svolto negli anni. La stessa  scelta,   di  stare presente  nella competizione elettorale come un  unico soggetto politico ecologista e di sinistra, - naturalmente molto giusta e di fondamentale importanza sul piano della prospettiva politica - espressione di diverse, importanti,  esperienze politiche, da Rifondazione e Comunisti Italiani ai Verdi  a  IdV, andava costruita con un precedente lungo percorso politico; altrimenti non si fa la somma dei consensi  precedentemente avuti delle singole liste perché la identità ed i valori di ciascuna di essa scompaiano ed il nuovo soggetto unitario  è inesistente se non per la militanza attiva delle sue componenti, che è il risultato numerico ottenuto alle elezioni.

In tal senso la sconfitta di Rivoluzione Civile  non rappresenta affatto il  “nuovo politico che avanza” e che    cancellerebbe, in nome di un deteriore economicismo,   le grandi istanze e speranze -  riposte per anni  da decine di milioni di cittadini nelle  forze  politiche  elettorali costituenti Rivoluzione Civile - ,   sulla Ecologia e sulla Biodiversità, su una nuova Economia e su  un nuovo  modello di Società e di Sviluppo, sulla Pace, sui Diritti e sul Lavoro; ciò per il semplice fatto che Rivoluzione Civile non è stato il soggetto politico nuovo che esprimesse tali valori e speranze.

Perché tali valori  e attese non siano ricadute nel voto, garantito ma condizionato, di SEL od anche nello stesso PD è questione politica rilevante rispetto al futuro, giacché  significa che tali forze politiche non possono essere ritenute estranee o esse stesse estraniarsi  alla necessaria urgente riflessione che occorre attivare: il PD non può continuare a chiedere il voto “utile”  di elettori, ecologisti, di sinistra, pacifisti, sfruttando i meccanismi di una fascista legge elettorale,  ma solo sulla base di un leale confronto politico, di  merito.

E’ possibile una conclusione su quanto ho detto?  Io penso che sicuramente è  molto difficile per tutti indicare o anche forse  contribuire ad indicare una “soluzione”  nuova,  univocamente determinata.  Sicuramente possiamo dire  che tuttora, anche dopo la catastrofe elettorale,  è  impensabile,– sarebbe un danno incalcolabile  per il Paese -  che scompaia il grande patrimonio  politico dell’insieme delle forze raccoltesi  sotto il simbolo di Rivoluzione Civile, e di quanto ad esso ha fatto e fa tuttora riferimento;   così come è impensabile  che nel Paese  non vi sia un grande   Soggetto Politico Autonomo che si ispiri ai grandi valori della Ecologia e della Sinistra, nei termini tante volte ripetute in questo mio contributo.

Se ciò è giusto il cammino da costruire è proprio la realizzazione di un nuovo,  grande,  unitario  soggetto politico,che raccolga storia, cultura, lotte sia delle forze di Rivoluzione Civile,  superando ed annullando  le specificità di ciascuna di esse, sia di SEL e  dello stesso M5S,  se disponibile ad un confronto, e di altre realtà politiche anche se numericamente piccole, che lanci su un  grande programma alternativo ecologista e di sinistra  la sfida politica per un cambiamento radicale del Paese, ma anche dell’Europa e del Mondo collegandosi a tutte le forze ed i movimenti che agiscono in tale direzione.
La scelta, la proposizione e l’attivazione di un  Percorso di  Scioglimento per la Rinascita, - articolato in ogni realtà territoriale e non solo,   per riempirlo di sogni, di valori, di idee, di partecipazione, di democrazia, di contenuti, di lotte   dovrebbe essere la risposta vera  di tutte le forze ecologiste e di sinistra oggi sconfitte alle elezioni.

Napoli, 21 Marzo 2013




6 commenti:

  1. Il m5s non si identifica in questo ragionamento perchè tiene a precisare che destra e sinistra non esistono, esistono solo buone o cattive idee... quindi è lontanissima dal voler perseguire l'obiettivo della grande sinistra ecologista riunita. Vorrei anche aggiungere che questa legge elettorale ha favorito solo i più forti, grillo compreso. I candidati nessuno li ha visti nè li conosceva e in cabina bisognava solo sbarrare un simbolo del quale si è occupato solo il duo grillesco con i comizi di piazza. Non a caso, per la riforma delle legge elettorale Grillo chiede i collegi uninominali, con un solo turno. Il che equivale alla legge attuale: noinativi che scendono dall'alto affiancati dal simboolo, come succedeva anche prima. Barrare nome e simbolo non significa "scegliere"... Inoltra ci si è battuti tutti per fare uno sbarramento, al fine di evitare la proliferazione di partitini di destra e sinistra e centro con lo 0, di percentuale. Concordo che ci vorrebbe, prima ancora che una legge elettorale aggiungo, la capacità di esprimere una nuova politica contenitore di tutte le cose e le idee di cui parla D'Acunto, ma stante la situazione attuale, non la vedo realizzabile. Vedo delle monadi senza entità, senza rappresentazione se non quella di se stesse. Il concetto stesso di unità è compromesso, sembra prevalere quello di "uno vale uno",ovverossia "io speriamo che me la cavo"

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  2. Oltre ad essere frutto di circostanze evidentemente penalizzanti per una forza politica neonata e sconosciuta (molte delle persone che mi hanno chiesto per chi avessi votato hanno sentito nominare Rivoluzione Civile per la prima volta), penso che la sconfitta della Rivoluzione Civile (dell'ideale, del desiderio, non tanto della lista) è stata conseguenza di un drammatico impoverimento del suo potenziale che Ingroia ha sottovalutato e, fortunatamente, pagato amaramente. Mi riferisco ovviamente all'abbandono di CambiareSiPuò e dei suoi insigni promotori (Rodotà, Mattei, Gallino, Pepino e Revelli giusto per citarne alcuni), conseguente all'ingresso di quei partiti, i grandi esclusi del riformismo neoliberale, che alla "causa rivoluzionaria", già con Togliatti, dedicavano soltanto sospiri malinconici e nostalgie adolescenziali.
    Se è vero che la Rivoluzione che invochiamo non è più sanguinaria ma armata di cultura ed idee, ebbene bisogna riconoscere che le armi Ingroia le ha deposte in quel momento. Non tanto perchè i nomi che ho citato appartengono ad illustri accademici (i cattedratici spocchiosi alla Fornero stanno sul cazzo a tutti, tanto più a me che sono studente), bensì perché si tratta di persone che hanno dedicato il proprio lavoro ad idee e azioni realmente rivoluzionarie. Penso ai referendum su nucleare ed acqua pubblica, alla Commissione sul terzo libro del CC (la così detta Commissione Rodotà) e alla sua proposta di riforma della proprietà pubblica, al lavoro di Ugo Mattei sulla costruzione dei beni comuni come categoria giuridica autonoma (purtroppo anche "beni comuni" è una locuzione assai in voga ultimamente, un po meno noto il suo significato), alle tante esperienze fattuali di occupazione e fruizione autogestita di beni comuni. La pertecipazione ed il coinvolgimento di queste persone non significa affatto la perdita di questo maestoso e rivoluzionario impianto ideologico: le idee sono di tutti, soltanto la loro paternità appartiene ad una sola persona. Permettendo questa perdita, Rivoluzione Civile ha rinunciato a coinvolgere, convincere, svegliare le persone. Ha rinunciato a farla questa maledetta Rivoluzione!
    E qui mi ricollego al bel discorso sul M5S. Sono anni che cerco di farmi un'idea chiara sul MoVimento, ed ancora non ci sono riuscito. Ma, al di là delle cose verissime e già dette da D'Acunto e da te, Franco, altre volte, penso che il M5S soffra di un difetto strutturale del suo disegno di cambiamento. Il M5S costituisce un contenitore con una forma estremamente rigida e definita: checchè se ne dica, il ha idee e posizioni chiarissime e nette (direi, non senza un brivido lungo la schiena, "categoriche") su tutto quello su cui si pronuncia. Dunque chiunque voglia entrare nel contenitore, deve adattarsi in toto ai suoi vincoli e ne deve prendere inevitabilmente la forma. Ma a Grillo non è riuscito affatto bene di informare ai suoi bellissimi ideali i suoi militanti, al contenitore il contenuto. Sarà certamente artefice, come lo è già stato, di grandi cambiamenti. Mai di una Rivoluzione. Grillo non sta cambiando la testa di nessuno. Guardate la Lombardi: chiaramente una fascistella, che nella vita fa l'impiegata in una ditta che, ne non ho capito male, arreda le residenze di ultramiliardari (prevalentemente sultani del petrolio) e dovrebbe propugnare il modello della decrescita latouchiana? Non dico che sia di per se il suo impiego a screditarne le convinzioni (per quanto ormai sia passata l'idea che il lavoro è un dono del cielo e bisogna prendersi quello che viene), ma è quantomeno grottesco questo ossimoro! Cosi come sono grottesche le persone che erano in piazza S.Giovanni al comizio finale: quanti ex-fascisti, quanti fascisti senza ex, quanti elettori-questuanti che ammettevano di aver votato a destra e a manca senza aver ricevuto l'agognata salvazione. Penso che questa sia la vera cifra del fallimento del M5S: per quanto Grillo si sgoli, non sta cambiando la testa di nessuno.

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  3. Per concludere, penso che la riconversione egologica dell'umanità oggi inizi con la rinuncia al positivismo illuminista che ci ha assurti a dominatori indiscussi del creato, se non per diritto divino, per diritto naturale, per palese e manifesta superiorità. Abbattere questa colossale struttura ideologica, decolonizzare il nostro immaginario è indispensabile e costituisce un requisito ineludibile senza il quale l'agone scientifico della riduzione dell'impatto antropico è inutile: l'uomo saccheggia e distrugge non perchè può, ma perchè pensa di potere.
    Questo può è deve fare la Rivoluzione Civile.
    Adesso che il centrosinistra si annichilito in questo bipolarismo seriale, adesso che il serpente che si mangia la coda è arrivato a mordesi il collo, io credo possibile la nascita di una sinistra radicale ed ecologista, che rinunci all'industrialismo statalista che ha dannato il vecchio comunismo e recuperi l'idea dell'uguaglianza, senza la quale non esiste nessuna libertà. A sinistra del grumo PD-Sel c'è tanto spazio libero. Si può e si deve essere egualitari, comunisti ed ecologisti se si vuole sopravvivere alla scelleratezza umana. Ma si deve anche essere profondamente convinti che solfato la cultura ci salverà. Basta stringerci sotto un balcone ad ascoltare le lectiones messianiche di Grillo, i moniti del Re o le prediche del Papà-Maradona. Bisogna amare il magone che il dubbio infligge e farsi e fare sempre tante domande. Soltanto così un grillino si renderà conto che la sua fretta di sostituire la carta dei libri con il silicio dell'elettronica non ha un cazzo a che fare con quella grande sconosciuta che è l'ecologia.
    Mi scuso per la lunghezza dell'intervento.

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  4. Calo Tomm, mi viene in mente Calo Tommolillo, se sei tu, ma anche se non sei tu, devo ringraziarti per la bella risposta articolata, densa di riferimenti e connotazioni storiche e citazioni che - considerata la giovane età ( hai detto di essere studente) mi hanno sorpreso un poco, ma sono felice di essere sorpreso da un giovane in questo modo. Grazie allora e sei sempre il benvenuto sul mio blog con tutte le lunghezze che vuoi :-)

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  5. Si, Franco. Sono Carlo. Ti ringrazio per i tanti complimenti e del benvenuto che mi dai. E' il mio primo intervento, ma sono un assiduo lettore del tuo blog. Ti mando un abbraccio.

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  6. Te li meriti tutti! Sei bravissimo! Ti abbraccio anche io e sono onorato di essere letto da te.

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