sabato 4 febbraio 2023

DA CIBELE A MONTEVERGINE STORIA DI UN MITO. CULTI ANATOLICI E LEGGENDE.

 





E' una statua di Cibele di 2.100 anni fa è stata ritrovata nel sito del castello di Kurul, nella provincia turca settentrionale di Ordu.
Cybele, è la dea madre anatolica, . La conservazione della forma originale della statua della dea madre fino ad oggi, altezza 110 centimetri, peso 200 kg è realizzata in marmo.
Il castello di Kurul di 2.300 anni risale all'età di Re Mitridate VI. Governò sul Pontus e sull'Armenia Minore nell'Anatolia settentrionale dal 120 a.C. circa al 63 a.C. È ricordato come uno dei più formidabili avversari della Repubblica romana, che costrinse a ben tre guerre, impegnando tre dei più grandi generali romani: Silla, Lucullo e Pompeo Magno. Si dice anche che fosse il sedicesimo discendente di Dario il Grande di Persia e l'ottavo da quando Mitridate I aveva abbandonato la Macedonia e aveva fondato il regno del Ponto. E' certo che genti anatoliche raggiunsero l'Italia in età pre romana, d'altra parte il mito di Enea e della fondazione di Roma, attesta proprio questo, e il culto di Cibele la grande madre era presso gli Etruschi e presso gli Osci e le popolazioni presannitiche. Fu sicuramente importato da i Lidi, partiti dalla Lidia, regione anatolica per sfuggire alla penetrazioni di popolazioni indoeuropee, Hurriti e Hyksos, e avrebbero portato nella nostra penisola alcuni aspetti culturali pre-indeuropei, quali: la lingua, l’importanza della donna nel nucleo familiare e sociale,
la superiorità delle divinità femminili sugli dèi maschi. Tutta la ritualità anatolica è presente nel culto di Cibele: la liturgia orgiastica, la celebrazione da parte di sacerdoti eunuchi, il culto della trance e della possessione. tra il 313 e il 476 dopo Cristo, cioè dopo l'editto di Costantino che stigmatizzava il cristianesimo religione dell'impero e la cadura dell'impero d'occidente con la deposizione del figlio di Oreste, Romolo Augustolo, i culti pagani cambiarono nome, ma rimasero fondamentalmente gli stessi. Cibele divenne la vergine Maria, ma il culto anatolico di Cibele era diverso dal culto di Iside, che pure divenne rappresentazione della vergine madre, poiché Cibele era spesso rappresentata col viso color terra, poiché essa era la madre terra. Si diffuse così in occidente di immagini il culto di madonne nere molto antico ed è sicuramente di provenienza orientale, antichissimo. Secondo la leggenda il presule sardo sant'Eusebio di Vercelli, primo vescovo del Piemonte, esiliato in Cappadocia per le persecuzioni ariane, avrebbe portato in Italia (345) una statua di una madonna nera, ma già in altri luoghi si veneravano madonne nere e sul Partenio ( Montevergine) il culto era già presente, anche se fu solo 80 anni dopo l'anno mille che si diffuse così come lo conosciamo. Il culto delle Vergini nere rappresenta l’immagine concreta del principio femminile universale, in quanto la sostanza nera rappresenta il principio della Materia prima, che si trova nelle viscere della Terra. In tal senso il richiamo va oltre che alla stessa Cibele, anche all’Iside egiziana, che come “Virgo paritura”( vergine partoriente), riportato come iscrizione spesso sul suo basamento, rappresentava appunto quella Materia prima, di colore nero, allo stato di minerale, come e quando viene estratta dai filoni metalliferi, che aspetta di essere fecondata dai raggi del sole. E la Vergine (Materia prima/ Madre per eccellenza) incarna l’Archetipo della fondazione dell’Esistere.Intorno alla Madonna di Montevergine ruotano molte tradizioni, una tra tutte, quella riportata dal maestro Roberto De Simone nella sua raccolta "Rituali e canti della tradizione in Campania" che celebra la Madonna nera con queste parole: "Esse sono tutte belle, tranne una che è brutta e perciò fugge su di un alto monte, Montevergine". Perchè secondo la tradizione, le Madonne sorelle erano 6 bianche ed una nera, la Madonna di Montevergine, che per il colore della sua pelle era considerata la più "brutta" delle "7 sorelle" . Da qui l'appellativo "Schiavona", cioè straniera. Così la Madonna, offesa, si rifugiò sul monte Partenio, giustificando la sua "fuga" così:
"…si jo song brutta allora loro hanna venì fino è cà 'n gopp a truvà! (se io sono brutta, allora loro dovranno venire fino a quassù per farmi visita!)". La storia poi si ribalta, la Mamma Schiavona diventa la più bella delle sorelle, tanto da essere festeggiata due volte, a febbraio e a settembre. Ma il culto di Cibele madre/ madonna di Montevergine e la tradizione della Juta ( dell' andata dei femminielli ), oltre al mito dei Coribanti trova una ulteriore origine: in una storia che si fa risalire al 1256, quando due giovani omosessuali furono scoperti a baciarsi e ad amarsi. Uno scandalo per l’intera comunità dell'epoca che reagì denudando e cacciando dal paese i due innamorati che furono legati ad un albero sul Monte Partenio, in modo che morissero di fame o fossero sbranati dai lupi. La Vergine, commossa dalla loro vicenda e dal loro amore, li liberò dalle catene e permise alla giovane coppia di vivere apertamente il loro sentimento di fronte ad un’intera comunità che, attestato il Miracolo, non poté far altro che che accettare l’accaduto. Da allora la Madonna "nera", stupenda, è celebrata per il suo manto protettivo sugli ultimi, sui deboli, sui poveri, sugli emarginati.