venerdì 15 febbraio 2013

La Libreria Diana di Vico Equense, l'unica che avevamo, ha chiuso i battenti dopo quasi 20 anni.



Stamattina, ho appreso con tristezza, che l’unica libreria che avevamo a Vico Equense, ha chiuso i battenti. La gente non compra libri, la gente non legge più, ma anche, il fitto da pagare è troppo alto per poter restare aperti e allora, complice la crisi, si chiude, stanno per chiudere altre librerie in penisola e quelle poche che resistono se la passano male. Ma a Vico Eqiense la situazione è ben più grave perche oltre alle librerie mancano tante altre cose. Dunque il paese, oltre a non avere una sala cinematografica, un centro sportivo, una biblioteca vera e non solo sulla carta, una piscina o una palestra pubbliche, da qualche settimana non ha più neanche una libreria. Vico Equense non è uno sperduto paesello dell’entroterra campano, è la prima città della penisola sorrentina, una città, che a parte i quattro bar nella piazza del paese, quando c’è una bella giornata di sole, non ha un solo punto di ritrovo o creativo o come si dice adesso, un polo attrattore per attività ludico culturali per le giovani generazioni, ma non solo per loro: gli anziani attivi non è che se la passino meglio. Se si esce un pomeriggio o una serata di una giornata grigia un profondo senso di desolazione ti attanaglia e bisogna spostarsi nella vicina Castellammare per avere “una botta di vita”: librerie, palestre, due sale cinematografiche, una multisala un punto vendita Mondadori. Perché Vico Equense non ha niente di tutto questo? Perché questo paese è diventato solo un punto di ristoro per chi viene da fuori e poi non ha più niente di niente. Eppure qualche ventennio fa questo paese era dotato di una libreria e di un cinema a chi imputare questa triste escalation in senso negativo? La libreria Diana era li da più di vent’anni  ora non c’è più neanche questa. Un paese che bandisce la cultura è destinato a morire e Vico Equense è una città morta una città di anime morte, con amministratori ombra con un Sindaco inutile alla crescita della collettività e lontano da qualsiasi iniziativa che possa promuovere gli interessi delle giovani generazioni. Cosa dire di più: non c’è mai stata nessuna programmazione culturale degna di questo nome, che non si sia esaurita nella sagra di paese o abbia avuto qualcosa di differente dalle solite degustazioni che coniugano sempre attività mangerecce o, come si dice oggi, enogastronomiche. Allora faccio al primo cittadino qualche domanda: Sindaco! Lei va o è andato qualche volta al cinema? Ha mai provato il piacere di uscire la sera per guardate un bel film, non alla televisione, ma in una sala cinematografica, dove il piacere consiste anche nell’incontrare altra gente.Ha mai sfogliato qualche libro? Ha provato mai il piacere di leggere un romanzo o un saggio per il gusto di apprendere  una storia o semplicemente di saperne di più. E’ mai entrato in qualche  libreria o biblioteca, ha mai frequentato qualche centro sportivo? E’ importante che glielo chieda e sa perché? Perché per il fatto che queste cose non le faccia lei o non senta di farle Lei non è detto che un intero paese o anche una piccola parte dei suoi cittadini ne debbano essere privati. Saluti.
Franco Cuomo

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