sabato 21 marzo 2020

LA COSTRUZIONE MEDIATICA DELLA REALTA’* ovvero: LA REALTA’ E’ SEMPRE QUELLA ULTIMA CHE CI VIENE RACCONTATA , MENTRE QUELLA CHE C’ERA PRIMA SPARISCE O NON C’E’ MAI STATA PURE QUELLA?






Sapete, nella mia solitudine forzata di casa mia cosa mi chiedevo ieri, anzi cosa mi chiedo da quando è iniziata questa storia che i media concitati chiamano “guerra”,ma che è ben lontano in fondo dall’esserlo: che i media , come già ebbi a scrivere ben 14 anni fa, in un libro letto credo allora solo dai miei quaranta studenti ,e prefatto da Gianni Vattimo col quale discutemmo a lungo sul titolo, costruiscono la realtà, la fanno, concretamente,  la rendono reale, fino a  condizionare totalmente la nostra vita. Provate solo ad immaginare, se, con tanta insistenza e invadenza , apprensione, invece del Corona Virus, essi  volessero far passare e imporre, un’altra cosa, qualsiasi altra cosa: l’idea di cosa è bene e cosa e male, per esempio, oppure chi  è buono  o chi è cattivo, mettendo in atto tutti i meccanismi di esclusione possibile, oppure ancora, che l’unica verità possibile da credere è quella che essi ci stanno raccontando con tanta concitazione . Ecco, proprio l’accentuazione del carattere tendenzialmente totalizzante di questa complessità mediatica in questa nostra epoca tardo industriale e il predominio di una realtà virtuale, intendo televisiva o di  social media o semplicemente  di comunicazione tout- court, mi ha sollecitato tutta una serie di interrogativi che – per la verità mi sono sempre posto. Intanto bisognerebbe cominciare da come   vengono trasmessi i  notiziari, rifletteteci :  quasi urlati, con una visibile concitazione dello speaker, e Mentana, imbonitore da mercato ne è uno degli esempi classici, e non, per esempio, per chi li ricorda come li i trasmettevano un tempo giornalisti come :  Riccardo Paladini il primo speaker del telegiornale della Rai, diretto da Vittorio Veltroni, il padre di Walter Veltroni (3 gennaio 1954), oppure, David Sassoli, conduttore Tg1. oggi europarlamentare, insomma  con una pacata  compostezza come accadeva nella televisione di quegli anni. Oggi le notizie si danno urlando quasi fossero claim pubblicitari, perché quando vengono date, non devi avere il tempo di pensare,  oppure sempre come se si stesse annunciando una catastrofe: Giovanna Bottero dalla Cina è il più classico degli esempi, ma era esagitata anche quando era corrispondente da New York. Orbene, mentre facevo queste considerazioni che sono parte della mia formazione intellettuale da anni, mi sono chiesto: ma dove sono finiti i migranti? E le ong nel mediterraneo, e la gente che dormiva sotto le stazioni ,  e l’ILVA di Taranto acquistata dal miliardario indiano e il pericolo dell’invasione degli extracomunitari e i fucili dietro le porte dei lombardo/padani , e alto italiani ? E la quota cento? E il vitalizio dei parlamentari? Che fine ha fatto questa realtà e chi la raccontava e  che fino al 20 febbraio era la nostra unica realtà quotidiana  e lo era perché buona parte dell’italia era diventa razzista, o ci veniva raccontata come esser tale? In venti giorni i media ci stanno raccontando un’altra realtà, ma quella di prima dove è finita? Ora siamo tutti uniti intorno a Mameli?  Direte voi: ma Franco! c’è l’emergenza  virus! Già, vi rispondo io: c’è sempre un’emergenza in Italia: un ‘alluvione, un terremoto, un’invasione migranti. E, ammettendo che ci sia, come c’è l’emergenza virus, mi chiedo: dove è finita quell’altra realtà che sembrava essere onnipresente nelle nostre vite fino al 20 febbraio scorso? Mi chiedo: ma i migranti ci sono ancora? Stanno continuando a sbarcare sulle nostre spiagge? I centri di accoglienza esistono ancora o non ci sono più? E le ong  raccolgono ancora gente in mezzo al mare? Nessuno più ci racconta niente di queste storie, tranne Lesbo e la Grecia, ma cosi, solo per darci qualche coordinata sul mondo, poi per tutto il resto è come se fossimo tornati all’anno zero o al “mille e non più mille”. E allora – e non mi dilungo oltre - bisognerebbe veramente interrogarsi  su come si fa informazione in questo paese e nel mondo, bisognerebbe veramente chiedersi perché ci vogliono tutti terrorizzati e poi fare  veramente  le proporzioni aritmetiche perché i numeri non sbagliano e sulla letalità del virus eminenti virologi hanno detto la loro, poi, come ho scritto in una chat di amici: possiamo morire tutti da un momento all’altro: di infarto, di cancro, di incidente, perché non siamo né onnipotente, né immortali e perché la morte fa parte della vita.

*Franco Cuomo, I media e la costruzione del reale, Dedalo, Roma, 2006; libreria universitaria non più disponibile.



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