lunedì 19 marzo 2012

Un giornale un po' troppo di parte




Faccio sempre più fatica a leggere La Repubblica, un giornale che ormai è apertamente appiattito sulle misure governative del sig. Monti e dei suoi signori ministri. Mi risultano insopportabili al limite dell’intollerabilità i lunghissimi editoriali di Eugenio Scalfari  che tesse ormai sempre sperticati elogi ai “grandi risultati” raggiunti da questo stratega della finanza. Si parla ormai solo di soddisfazione dei mercati, di ripresa delle banche, della diminuzione dello Spread, di ripresa della nostra credibilità da parte dell’Europa. Si citano con vezzosa simpatia e leggera indulgenza le assolutamente pessime freddure di Monti sulla vita dei lavoratori e sulla libertà di Marchionne. Si riportano con grande attenzione i richiami ad austerità che i lavoratori o la gente ormai praticano per necessità e soprattutto sopraggiunta povertà e che, su consigli fermi ed inamovibili del ministro Fornero, dovrebbero essere lo sprone per una ripresa del lavoro e della produzione. Nel mentre si opera in modo da rendere sempre più disinvolti i rapporti tra il mondo del lavoro e i padroni, naturalmente, disinvolti solo per questi ultimi, ai quali si da la libertà totale di agire come meglio si crede per il bene – dice il ministro Fornero – di tutta la collettività e soprattutto per la crescita occupazionale dei giovani. La Repubblica sembrerebbe essere diventato l’organo di stampa dell’apoteosi dell’ipocrisia di Stato! Naturalmente non ho mai pensato che fosse un giornale bolscevico, come si diceva un tempo, come non ho mai pensato che lo fosse Eugenio Scalfari un tempo notoriamente liberale ormai irrimediabilmente liberista, ma che per lo meno fosse più obiettivo nel raccontare com’ è veramente la realtà dell’ Italia di oggi. Essere un tantino più attento e riportare, le condizioni, gli stati e le esigenze non dico di 50 milioni di italiani ma per lo meno di 48, poi ci si lamenta per la crisi dei giornali e che nessuno li compra più e del fatto che la gente se vuole conoscere notizie attendibili si rivolga sempre più spesso al WEB a Internet . A tal proposito ultimamente, sempre dalle pagine di La Repubblica, proprio a riprova di quanto fino ad ora detto ci si è messo anche Michele Serra che ha sparato a zero contro Twitter, lui, assiso sul trono del giornalismo serio, quello della carta stampata e le ha sparate grosse, frasi fatte del tipo: “il popolo del web” – che è una banale sciocchezza – o “twitter fa schifo” o “il cicaleccio impotente”. Sia chiaro non sono uno che crede nella favola della democrazia partecipata dai e dei social network. Dire però, come fa Serra che tutto quello che si scrive su Twitter, con 140 caratteri, siano solo isterismi mi sembra riduttivo oltre che falso e aggiungo pure che: se certamente 140 caratteri sarebbero pochi per fare riflessioni attente e meditate, sfugge a Serra che in un Twitt, uno può inserire un link che magari rinvia ad un blog ( come fa il sottoscritto per esempio) e dunque affrontare temi più importanti con maggiore riflessione. Forse è sfuggito pure a Serra che parecchie rivoluzioni nei paesi arabi sono state diffuse da Twitter e Facebook, come pure la rete di rapporti ed informazioni scambiate tra Indignati, Occupy Wall Street e Ambientalisti, insomma, la risposta non ipocrita e maledettamente reale della gente comune alla crisi e non solo quella del sig. Monti, delle banche e dei mercati. Ma Michele Serra, anche lui come Scalfari, difende ad oltranza l’ipocrisia dei sacrifici di Stato, che ormai si è solidamente diffusa tra la lobby giornalistica della carta stampata “che conta” e quella televisiva. Ai poveracci non resta altro da fare che: non comprare più La Repubblica se vogliono conoscere i fatti (e risparmiare anche un euro e venti al giorno), e dunque non leggere neanche più l’Amaca di Serra. Per le opinioni e su come stanno veramente le cose, ognuno troverà la strada che ritiene più giusta e più opportuna alle proprie aspettative.
Franco Cuomo


2 commenti:

  1. Sbaglio o era lei che si schierava contro facebook e i social network quando ha chiuso splinder? Ora sembra quasi che in questo post li glorifica

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  2. lei dice? Allora forse l'è sfuggito questo passaggio:"“il popolo del web” – che è una banale sciocchezza – o “twitter fa schifo” o “il cicaleccio impotente”. Sia chiaro non sono uno che crede nella favola della democrazia partecipata dai e dei social network"

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