lunedì 31 dicembre 2012

valentina's tales. 5

andrej pejic





Sono a casa di amici che visito per la prima volta. Deve essere in Italia, o Spagna, o forse Francia, o Portogallo, nel centro antico ma ancora un po' povero di una grande città. Praticamente la densità edilizia e' tale che la distanza tra palazzo e palazzo potrebbe quasi essere superata con un grande balzo dall'uno all'altro. Infatti fuori dalla finestra della mia stanza, di fronte leggermente più in alto a sinistra, c'e' il balcone di un appartamento dove una ragazza bellissima sta stendendo il bucato, non all'esterno del balcone ma su uno di quegli stendini pieghevoli spiegato sul balcone stesso. E' vestita quasi di niente, solo come di aria più densa qui e la sul corpo. La ragazza bellissima, giovane, estremamente sensuale e' allo stesso tempo un ragazzo. Lo capisco inaspettatamente perché quando i miei occhi le scivolano sulle gambe lunghe, sinuose e liscissime, partendo dalle caviglie sottilissime, su tacchi alti e salendo verso l'alto, all'altezza del sedere il suo liscissimo scroto e piccolo pene le spuntano tra le cosce serrate tra loro. Mi accorgo solo ora che deve aver intuito la mia presenza già da lungo tempo, perché ancora china sullo stenditoio dandomi le spalle, con il sedere, scroto e gambe praticamente in offerta, gira il collo e mi sorride con uno dei volti più innocenti e belli che abbia mai visto. D'improvviso mi rendo conto che nonostante la sua estrema bellezza e' sola più che mai perché tutti la considerano un mostro. Forse anch'io, perché mentre continuiamo a fissarci dritto negli occhi, chiudo i battenti della mia finestra, lascio la mia stanza e raggiungo i miei amici. Amici probabilmente conosciuti solo di recente, perché in pratica nessuna delle loro facce mi e' familiare. Tra loro c'e' questo uomo su una sedia a rotelle, nudo. Qualcuno potrebbe giustamente definirlo un mezzo uomo, in quanto braccia e gambe sono mancanti del tutto e la testa e il tronco sono quasi un tutt'uno, come un pinocchio appena abbozzato. Piange disperato ma sommessamente. Nessuno sembra prestargli attenzione perché scherzi e lazzi si sprecano nel gruppo di persone. Non riesco a fare a meno di avvicinarmi alla sedia a rotelle, anche se cicatrici su tutto il tronco e viso e collo dell'uomo mi fanno repulsione, ancora di più ora che sono più vicino e vedo che da ognuno di esse emerge della linfa giallognola trasparente. Nonostante la repulsione le mani mi si muovono da sole per andare a massaggiare quel corpo e a provare di comprimere le cicatrici a che la linfa smetta di uscirne. Faccio il tutto nel più delicato dei modi ma l'uomo comincia prima fievolmente poi sempre piu forte a chiamare un nome disperatamente, un nome solo che conosco estremamente bene. Sono io che gli provoco dolore? Perché continua a chiamare quel nome come se fosse la sola possibilità della sua salvezza? Perché solo quando la persona che corrisponde a quel nome emerge dal nulla e gli va vicino, l'uomo smette di urlare e si acquieta? Mi allontano rabbrividendo, la linfa giallognola trasparente delle cicatrici dell'uomo ancora fresca sulle dita delle mie mani. Ho gli occhi ancora spalancati, il respiro affannato, lo sguardo focalizzato sul tronco d'uomo in sedia a rotelle che si fa coccolare dall'altro uomo che gli massaggia le spalle da dietro. Entrambi sorridono l'uno all'altro ora. E le mie orecchie percepiscono che l'allegria di tutti gli altri nella stanza non e' mai cessata. Ora ancora di più perché la ragazza/ragazzo vicina di balcone si e' unita al gruppo chiassoso e festoso e ride con gli altri.

                                                                                                      Valentina

domenica 30 dicembre 2012

Valentina's tales 4. Jamm session tra Valentina e me.

Jacob Brest: jam session


V:
Armageddon imparó a suonare l'arpa da Arpagone. Nessuno come il suo maestro gli avrebbe mai dato il potere di addolcire con la musica dell'arpa gli animi di coloro che si avviarono felici alla loro fine.

Giuda sapeva del piano di resurrezione del suo amore. Purtroppo nessuno dei due si aspettava che la resurrezione sarebbe comunque passata attraverso la lacerazione e lo strazio e l' inizio di putrefazione del corpo. 
Quando Gesù risorse dopo tre giorni fu straziato dalla notizia della morte del suo amore e cominció a vagare senza meta.

E Dio gli fece scomparire in un attimo la mano, mentre gli anelli rilucevano già sul pavimento della stanza

Così come è usata da t
utto l'universo, la parola, in quanto suono, dovrebbe sempre avere uno scopo
Vuoi dimostrare che sei ancora vivo?

Abbaia e verró da te

Ma se abbai continuamente mi farai allontanare da te
Tu parli troppo

F:
Der Wille zur macht
scrittura scrittura non parola
scrittura come epigrafe
scrittura come epitaffio

ecco il dotto stolto che ritorna

Non parole fonemi
ma grafemi grafemi

Ecco il molto folto che rimbocca
oh! diletta


V:
Il segreto della pubblicità è dire
Dite qualsiasi cosa anche senza senso e ripetetela a voi stesso e all'altro all'infinito e qualcosa resterà, forse proprio la più stupida
Ma sarete contenti di essere ricordati comunque

F:
Dissentire consentire definire
applaudire

Oggi a tavola ho bevuto gin mixato a prosecco un ottimo miscuglio per allargare la mia coscienza e ostruire le mie arterie

V:
Qui giace XX, famoso acrobata di equilibrio tra la sua vita immaginaria di rivoluzionario e vita reale di funzionario statale

F:
Immaginario urbano ipocondriaco essere che trastulla se stesso ingannando se stesso . Il gin con il prosecco  è buono il mio cuore batte più veloce

V:
Qui giace XX, famoso acrobata di equilibrio tra la sua vita immaginaria di rivoluzionario e vita reale di funzionario statale

Qui giace XX, famoso grazie alle sue capacità editoriali che resero famoso XY

Qui giace XX, famoso per la sua indifferenza alla fama

F:
Immaginario urbano ipocondriaco essere che trastulla se stesso ingannando se stesso . Il gin con il prosecco  è buono il mio cuore batte più veloce

V:
Qui giace XX, noto per avere insistito a sentirsi uomo rinascimentale, nonostante la sua evidente bravura in pittura

F:
Ah si certo... ho visto anche navi in fiamme sulla cintura di Orione e stupidi mostriciattoli alle porte di Tannheuser

V:
Qui giace XX, famoso per assegnare titoli e professioni a tutti, in base alle loro vere migliori capacità

F:
Ma anche hipsters dal viso d'angelo come il tuo...

V:
L'archeologo rimosse delicatamente l'ultimo strato di polvere dal reperto
Era una foto ancora conservante in maniera incredibile le qualità cartacee e di pigmento di stampa di millenni orsono
La foto riproduceva ció che si riteneva fossero pitture tombali egiziane, ma come si sa l'esistenza degli egizi è stata ormai negata come possibile e annoverata tra le fiabe del ventesimo secolo

F:
Ipse dixit e così fu. La lastra fu rimossa ma dal sacello fuoriuscirono solo mosche cocchiere tafani ronzanti . Il sogno Infranto di una generazione si spezzò definitivamente su quella lastra

V:
I tuoi anelli evidenziano la bellezza che c'è ancora in una mano vecchia

F:
Una mano vecchia non evidenzia niente se non la bellezza degli anelli che indossa :-)

Trovi che ci sia ancora bellezza nella mia mano?

V:
I capelli bianchi un tempo significavano il raggiungimento di un'età di saggezza
Chi più di un vecchio puó saggiamente dirti di dare valore a solo poche cose che hai già nella vita?
Ma ció è la negazione della ricerca di ció che crediamo di non avere ancora
Quando sei giovane cerchi continuamente e sei aperto a tutto e tutti come una spugna
I mercanti sfruttano quest'esigenza
Ma muoiono maledicendo i trucchetti che hanno usato in vita e che continuano a dannare i propri figli

La tua mano sarà piu bella di un qualsiasi diamante che ci metterai mai su.

F:
Quella della saggezza dei capelli bianchi è una mitologia conosco giovani saggi e vecchi pazzi
Tu per esempio sei un vecchio pazzo e io un giovane saggio :-))))

V:
Ti spiego la vita in poche parole: fino all'ultimo, giorno dopo giorno, imparare un pizzico in più ad amare ed essere amato e allo stesso tempo imparare a sopravvivere al distacco di chi si è amato.

F:
Sono l'esempio vivente di chi ha imparato a sopravvivere al distacco di chi si è amato . Come lo è tutta l'umanità

V:
.I vecchi non sono saggi sempre
A volte hanno solo dolori del corpo che gli fanno bestemmiare Dio
Eppure poi tornano ad amare un pasticcino da the con tutta la sincerità del loro cuore infantile
Eppure riusciamo ad apprezzarne gli sprazzi di saggezza solo se siamo correlati con loro
Altrimenti sono soltanto dei vecchi che dicono ovvietà o maledicono Dio

Valentina & me

Valentina's tales 3


Scattó via dal suo posto quando quello che sapeva essere l'ultimo modello della sfilata era ancora a metà della passerella di ritorno. Avrebbe ancora una volta parlato benissimo di ciò che era stato presentato. Certo un vestito vale l'altro dopotutto. Ma aveva apprezzato che gli spunti che aveva in precedenza dato allo stilista erano in pratica i punti forti della collezione. Mantelle avvolgenti con cappuccio; colletti alti; occhiali maschera; makeup con labbra enormi. Effettivamente visti su tredicenni filiformi avevano un che di surreale. Ma li pensó su se stessa, a coprire un corpo non più armonioso, un collo rattrappito, occhi stanchi dal troppo vedere, labbra ristrettesi su se stesse dal troppo morderle.
In fondo non era puro superficiale egocentrismo, non era la ricerca della Rugiada di Gioventù.
Semplicemente amava il lupo allo stesso stupidissimo modo di quando lo aveva incontrato la prima volta, così per caso.
Erano invecchiati insieme.
Lui aveva perso il pelo, ma, e qui ringrazió Dio, non aveva perso il vizio. E che magnifico vizio! E grazie al Viagra ora la batteva ancora una volta, lei invecchiata in abiti creati al solo scopo di celare i suoi inevitabili cedimenti all'età.

                                                                                                Velentina

venerdì 28 dicembre 2012

The Valentina's Tales ( I racconti di Valentina)





Per risparmiare a Cappuccetto rosso la pena di vedere tutta la sua famiglia morire degli stenti dell'inverno, la mamma la mandò dalla nonna nel bosco, nonna deceduta già da diverso tempo, nella speranza che la lupa abitatrice del bosco la sbranasse quando meno se ne potesse accorgere.

                                                                       Valentina
                                                                                                                             

mercoledì 26 dicembre 2012

Ospito sul mio blog i Valentina's tales ( I racconti di Valentina )

cappuccetto rosso


C'era una volta una lupa  affamata nel bosco.
Vide una bambina vestita di rosso che spiccava sulla neve.
L'avvicino e cominciò a parlarle, la bambina le disse subito di non avere purtroppo tempo per una lunga conversazione perché la nonna l'aspettava a casa.
La lupa che normalmente ammansiva le proprie prede prima di avventarsi su di loro a sbranarle, una ovvissima questione di etica, la ringraziò per la cortesia e si accomiatò.
La bambina in rosso scomparve lontano tra la neve.
La lupa cominciò a seguirla a distanza ringraziando Dio di aver a disposizione non uno ma due pasti che la avrebbero tenuta in vita forse fino alla fine dell’ inverno ma sopratutto per il fatto che bambina e nonna sarebbero passate ad altra vita stando la una nelle braccia dell’ altra, cuore contro cuore, cervello contro cervello, occhi negli occhi.
La bambina in rosso arrivo alla casa della nonna ed entrò immediatamente
togliendosi il cappuccio rosso ancora caldo del sudore dovuto alla corsa tra la neve, la nonna imbracciò il fucile e da uno spiraglio della finestra si mise in mira in attesa della lupa che arrivasse.
Ringraziò Dio per averle dato la possibilità di avere di nuovo cibo e pelliccia che l’avrebbero tenuta in vita fino alla fine dello inverno, ma lo ringraziò ancora di più per aver instaurato la speranza di sopravvivenza ad una lupa affamata.

                                                                                      Valentina

sabato 22 dicembre 2012

Consiglio Comunale di Vico Equense: Libertà di coscienza e silenzi pesanti come pietre

La Consigliera Comunale Loretta Cristallo.

La vicenda del misconoscimento da parte del Sindaco Gennaro Cinque, da parte di tre della sua maggioranza merita ancora qualche sottolineatura. Intanto il Sindaco non può espellere nessuno, perché questi consiglieri, sono stati eletti dai cittadini e non da lui, a limite, questi decidono di non stare più nella sua maggioranza e se ne vanno da qualche altra parte. A quei consiglieri, però vorrei chiedere: come mai essi rivendicano “ la libertà di coscienza” per il problema delle antenne mentre tacciono su altri problemi altrettanto gravi? Che forse l’etica nella pubblica amministrazione non  ha una ricaduta sui cittadini altrettanto importante della salvaguardia della loro salute? Vorrei chiedere loro per esempio, perché non si sono schierati contro il Sindaco Cinque sulla lunga vicenda del Cinema AEQUA: il non avere un cinema in questo paese forse è un problema risibile o troppo frivolo? E perché non lo hanno fatto per l’ampliamento del cimitero? Forse perché la morte non riguarda i vivi? E perché hanno taciuto e ancora tacciono sul parcheggio asservito alla palestra a via Madonnelle? E ancora hanno taciuto e tacciono sul mancato ampliamento della scuola Pascoli pure essendoci i soldi a disposizione? Forse che il benessere dei nostri bambini non merita la stessa libertà di coscienza e di critica? E ancora perché tacciono sulla scuola di Arola e sugli uffici postali di Arola e Massaquano e sul parcheggio di piazza Mercato. A conteggi ultimati, non si capisce l’affare chi lo abbia fatto, se i cittadini per il quale era stato proposto e progettato o l’impresa Passarelli che l’ha costruito! Questi tre Consiglieri Comunali, si sono mai chiesti il destino del fabbricato ormai scomparso di Villa Nirvana a via Nicotera, di proprietà comunale? Insomma, per dirla tutta, non so se fare “le anime belle “ solo sul problema delle antenne possa in un certo senso salvare la coscienza di questi tre Consiglieri. Naturalmente io dico di no. Questi tre Consiglieri sapevano bene con chi si andavano a schierare quando decisero di candidarsi e  sapevano bene anche chi è Gennaro Cinque e sui suoi modi di amministrare la cosa pubblica. Poi sulle antenne si  sta continuando a mentire e a prendere per i fondelli i cittadini della zona alta e quelli della zona bassa, rinviando ancora tutto a questa famosa commissione mai insediata. Vorrei ribadire quello che ho già scritto.  Questa commissione  è l’ennesimo trucchetto gennariano per tirare avanti a “modo suo”, i comitati ci credono, i VAS no! Perché il Sindaco Gennaro Cinque e l’ing, Paolo Guadagno  non ci dicono con quale provvedimento amministrativo è stata definita formalmente la nomina, l’insediamento e la definizione dei compiti di questa commissione? Fino a quando non sarà espletato questo provvedimento, significa  che formalmente la commissione non è insediata e dunque il Sindaco la smettesse di raccontare frottole ai cittadini nelle riunioni o di scriverle. Ora, fino a quando tutte le domande che ho posto rimarranno senza risposta, il gesto di questi tre Consiglieri, trova il tempo che trova, cioè un tempo di miseria etica e politica e il loro è solo un “beau geste” senza conseguenze rilevanti per nessuno, e in primis per i cittadini. Tutta la bagarre che si sta scatenando intorno a questa vicenda sarà soltanto l’ennesima manovra di Gennaro Cinque per potersi ricandidare un’altra volta. Nel frattempo nel paese giostre per bambini musica ad alto volume in piazza, la solita tattaica abusata di Gennaro Cinque : frizzi, lazzi, ricchi premi e cotillons! Buon Natale! 

venerdì 21 dicembre 2012

EVENTO: PRESENTAZIONE DEL ROMANZO DI FRANCO CUOMO, QUANDO GLI ANGELI SCAPPANO VIA. HOTEL AEQUA VICO EQUENSE SBATO 29 DICEMBRE ORE 17,30

autoritratto: digital paint






Lui poteva permettersi di guardare con un certo consapevole disdegno alle gioie del sesso, per questo motivo non mi cercava mai lui, mentre io ne ero ancora dentro, come un animale in calore o un selvaggio che non controlla i suoi istinti, pensando che quella potesse essere ancora una strada per la felicità. Dio! Come ero primitivo! Per me sussisteva ancora l’idea che nessuna forza di sublimazione avrebbe potuto sostituire quella felicità erotica, quella particolare forma di conoscenza. Elementi simbolici, come forbici e tori, ritornano spesso nei miei sogni e una sottile disperazione  nelle ricostruzioni che tento di fare, frutto delle “libere associazioni” che  mi servono per studiare i miei comportamenti con gli uomini. Alla fine credo di essermi  abituato a non meravigliarmi di fronte a nulla, ma più procedo in questo lavoro e più ho la sensazione che il mondo della sessualità umana è infinito e complesso. Nel mondo del sesso non c’è un’ unica felicità per tutti e nel mondo di Richie la sessualità non esisteva più perché era stata sostituita da un’istanza artificiale e complessa che gli forniva da sola tutte le risposte possibili.

da: " Quando gli angeli scappano via" romanzo di Franco Cuomo, Photocity ed.Napoli, 2012, 

PRESENTAZIONE SABATO 29 DICEMBRE  PRESSO HOTE AEQUA VICO EQUENSE, ORE 17,30 SALA A DESTRA DELLA HALL.

PRESENTERA'
LUCA CASTELLANO
SCRITTORE

mercoledì 19 dicembre 2012

La deriva pacchiana della nostra vita*





Aby Moritz Warburg (Amburgo13 giugno1866 - 26ottobre 1929), è stato uno storico dell'arte tedesco. Si definì «Ebreo di sangue, Amburghese di cuore, Fiorentino di anima». Nato da una facoltosa famiglia di banchieri, la sua formazione avvenne prima a Bonn con Karl Lamprecht e Carl Justi, poi a Monaco e Strasburgo con Hubert Janitschek, dove conseguí il dottorato nel 1893 con una dissertazione sulla rappresentazione di soggetti mitologici antichi nei dipinti di Sandro Botticelli. La sua attenzione per documenti e materiali che normalmente non rientrano nello studio della storia dell’arte, e un metodo che supera i tradizionali confini fra discipline, contro una lettura puramente estetizzante dell’opera artistica, inaugurano il filone di studi dell’iconologia. Ieri sera pensavo a lui ed a Erwin Panofsky, entrambi raffinati interpreti innovativi:  studiarono -oltre che la storia dell’arte reinventandola - le sfumature dei trapassi da periodo a periodo in quella storia della cultura che era la loro passione. Oggi si fa un gran parlare di Studi Culturali, ebbene sono stati loro gli antesignani. Pensavo a loro, mentre guardavo quell’avvilente teatrino del gusto dei nostri giorni fatto da un architetto che si chiama Quirino Conti – il più cool di tutti per la verità- e poi da Alfonso Signorini, direttore niente di meno che di Sorrisi e Canzoni che ormai si attesta essere la Bibbia del “buon gusto” italiota e più defilati, il giurista Franco Cordero coltissimo e per pochissimi e il filosofo Gianni Vattimo e Maria Laura Rodotà. Si discuteva dei modi in cui oggi si rappresenta il potere, anzi dell’estetica del potere e dei suoi termini di confronto. La tesi che si sosteneva in quel contesto- e in quel momento pensai ai due grandi storici dell’arte- era che oggi il trash ostentato e non più nascosto, le cattive maniere, i maschi che si depilano le sopracciglia come Mea West, sono la vera quintessenza dell’eleganza, tanto da far dire che le foto di Berlusconi, sul noto settimanale , erano un modello di esaltante eleganza da imitare. Al suo cospetto l’avvocato Gianni Agnelli arretrava perché il suo modello non raggiungeva tutti, come quello del Berlusca, mentre un’altra Bibbia di questa  neue sehnsucht estetica era il citatissimo libro di Roberto D’Agostino Cafonal, presentato a Roma alla presenza di un pubblico composto dal Gotha dei politici e della “cultura” italiana  insieme al suo blog Dagospia. Lerner, con erre blesa ed eccitatissimo, invitava a postare sul blog dell’Infedele, mentre le affermazioni più banali e sconcertanti di Signorini sembravano essere oro colato e vangelo di sicuro successo mondano. Vattimo cercò di dire che non a caso questa era l’Italia della destra becera, mentre il professore Cordero a quel punto, ignorando chi fosse D’Agostino, Dagospia e Cafonal, era ammutolito facendo la figuraccia del disinformato. Ho inviato un SMS a Vattimo di sconsolante impotenza. Ho pensato allo stile di Warburg e all’eleganza di Panofsky, ho pensato alla deriva pacchiana della nostra vita e che saranno in molti a pagarne le conseguenze tra qualche generazione, mentre altri le hanno già pagate come giustamente diceva Vattimo, facendo riferimento ad una foto di Bartinotti che con la moglie signora Lella baciavano alla festa di Roberto D’Agostino non so chi.



* da, F.Cuomo, Saggio sulla vita offesa, Boopen, Napoli, 2009, p.39;




martedì 18 dicembre 2012

IL Sindaco Gennaro Cinque in tilt: ma sui problemi reali, sulla salute, non si scherza e la gente lo sa.



Deve trovarsi in una condizione di disagio estremo il sindaco Gennaro Cinque, per “depurare” la sua squadra di tre Consiglieri Comunali, disconoscendoli pubblicamente in Consiglio. Insomma Gennaro Cinque sembrerebbe essere andato in tilt, anche se lui non lo riconoscerà mai!
Atteggiamenti che comprovano, qualora ce ne fosse ancora bisogno, la sua arroganza e la sua malcelata attitudine alla strafottenza, ma ormai la tensione è alta e la questione dei ripetitori di telefonia mobile ha scoperchiato la cattiva coscienza di quest’uomo che come un caterpillar non ascolta nessuno e se lo fa, è solo per far finta di ascoltare e poi proseguire per la sua pessima strada. Si perché solo di cattiva coscienza si tratta, quando vediamo pubblicate sulla sua pagina Facebook. “esempi” di ripetitori sistemati in posti assolutamente non consoni, quasi a voler dire: “vedete! Ce li hanno loro a San Marino, e allora possiamo tenerceli anche noi!”. NO SINDACO! Non è così che vanno le cose: in democrazia qualche volta si ha ragione, qualche volta torto, e ognuno sta a sentire, educatamente se possibile, accettando le critiche e le posizioni di dissenso quando queste sono forti e provenienti da parti diverse, come mi sembra essere nel caso delle antenne! Lei Sindaco! Su questa faccenda, HA TORTO MARCIO! Ed ha torto sin dall’inizio in cui i VAS per prima denunciarono tutto quanto. Sin da quando arbitrariamente  lei collocò le antenne sul torrino dell’orologio della Casa Comunale Vecchia e che – in dispregio di tutto quanto è successo in questi due anni – lei continua a far rimanere la!  Era ormai chiaro a tutti che ci fossero tensioni anche nella maggioranza, mentre pressioni alla rimozione dell’antenna di Massaquano sono venute non solo da area ambientalista, ma anche dai cittadini della zona alta. E lui cosa fa? “Democraticamente” – a “modo suo” – come la pubblicità del caffè- “caccia” tre consiglieri della sua maggioranza, perché questi avrebbero palesato pubblicamente che ci sono tensioni nella maggioranza e poi pubblica sulla sua pagina FB quelle foto che testimoniano il peggio che abbiamo in Italia, quali prove della sua correttezza. Deve essere veramente in tilt per smaniare così e trovarsi seriamente in difficoltà se è arrivato a manifestare questo “nervosismo” il sindaco Gennaro Cinque. Poi a riprova del suo “ben fare” cita la Commissione Tecnica che dovrebbe produrre, a suo dire,  mirabilie tecnico scientifiche, su un territorio dove “antenna selvaggia” ha già fatto l’en plein. Questa commissione- lo voglio ripetere ufficialmente – è l’ennesimo trucchetto gennariano per tirare avanti a “modo suo”, i comitati ci credono, i VAS no! Perché il Sindaco Gennaro Cinque e l’ing, Paolo Guadagno  non ci dicono con quale provvedimento amministrativo è stata definita formalmente la nomina, l’insediamento e la definizione dei compiti di questa commissione? Fino a quando non sarà espletato questo provvedimento, significa  che formalmente la commissione non è insediata e dunque il Sindaco non scrivesse frottole sulla sua pagina anche perché non è più creduto nemmeno da chi lo ha portato in trionfo. Il mito Gennaro Cinque è in declino, lui lo sta avvertendo e come quando gli animali sono feriti, diventa più cattivo, ma è inutile incattivirsi: sui problemi reali, sulla salute, non si scherza e la gente lo sa.

Franco Cuomo – Circolo VAS Vico Equense-



venerdì 14 dicembre 2012

Il 14 dicembre 1946. Jane Birkin, una ragazza di 66 anni vulnerabile musa senza trucco. LAURA PUTTI



PARIGI - In questa casa vive qualcuno che ha paura della solitudine. Qualcuno che non butta via niente, neanche i ricordi più dolorosi. Chi potrebbe mai immaginare che Jane Birkin viva in una casa piena di oggetti, con pareti di damasco cremisi, con un drappeggio che pende dal soffitto del soggiorno come una tenda orientale e con decine e decine di cornici appese alle pareti o ritte sui tavoli. 

Sono foto, popolatissime e anche molto vecchie, e disegni più o meno infantili. Sono il passato ma anche il presente, uno accanto all'altro, uniti. Incredibile vedere Jane Birkin muoversi in questa scenografia un po' decadente, lei che è stata il simbolo della donna liberata, un'inglese della Swinging London e allo stesso tempo una parigina chic. Da quando nel '69 i suoi sospiri con Serge Gainsbourg in
 Je t'aime moi non plus hanno eccitato il mondo, ma anche da quando Antonioni la spogliò in Blow up (era il '66), Birkin si è trovata incollata addosso un'etichetta di libertà che in realtà non le si addice. 

Proprio come le etichette delle organizzazioni umanitarie da lei incollate sul suo strapazzato "sac Birkin" non si addicono alla borsa che Hermes le dedicò nell'84, oggetto di culto come la più famosa "Kelly". Ma in una vita piena di tre figlie, quattro compagni, una quindicina di dischi, sei spettacoli teatrali, più di cinquanta film come attrice e due come regista, c'è posto anche per un simbolo del lusso assoluto, purché indossato con quel suo disarmante sorriso: gli occhi che si fanno sottilissimi e la bocca che si spalanca e sembra occuparle il viso intero. Jane Birkin è ancora bellissima.
 

I suoi sessantasei anni senza trucco sono infilati in un paio di pantaloni verde militare e in un golfino marrone di cachemire, sottile come una pashmina. Con quel suo corpo androgino, eppure straordinariamente femminile, si muove come un ragazzo: ha una falcata lunga e un incedere chiassoso, tutt'altro che leggero. Si precipita in cucina, afferra due piatti di orzo bollito decorati da un filo d'olio e, offertone uno, si siede sulla moquette e, su un tavolo basso, mangia il suo. Sul divano è spalmata Dora, sua ombra da anni, un enorme bulldog le cui flatulenze saranno stemperate da una serie di candele profumate accese alla bisogna.
 

"Tutti i bulldog fanno così", si scusa Birkin, prima di liberare un fiume di parole con gli argomenti infilati uno nell'altro, e per questo scelti da lei, da lei sola, ma va benissimo: ascoltarla è un incanto e da quel suo "stream of consciousness" vengono a galla elementi che la definiscono come è oggi, con pochissime cose di ieri e con molto passato remoto.
 

È come se la morte di sua madre, nel 2004, avesse rafforzato un sentimento di abbandono. Dopo la scomparsa di suo padre e di Serge Gainsbourg, entrambe nel '91 a pochi giorni l'una dall'altra; dopo quella, dieci anni dopo, dell'adorato nipote poeta Anno (figlio del fratello Andrew) a vent'anni in un incidente stradale a Milano; dopo la fine delle storie con i suoi quattro compagni (il compositore John Barry, Serge Gainsbourg, il regista Jacques Doillon e il giornalista scrittore Olivier Rolin); ma soprattutto allo scadere del tempo biologico massimo per fare figli, Jane Birkin ha tirato il freno a mano.
 

E ha scritto la sceneggiatura di un film. La storia della vita di una donna tra i quarantacinque e i cinquant'anni, con i personaggi che la hanno popolata. Quelli del presente (le figlie) e quelli del passato (tutti gli altri). Non una finzione "liberamente ispirata a": proprio la sua storia, anche se con i nomi cambiati.
 

Ci ha messo dieci anni, ma l'ha fatto, il suo film. Si intitola
 Boxes, scatole, e sarà presentato al prossimo Festival di Cannes (16-27 maggio) in una sezione speciale dedicata alle celebrazioni dei sessant'anni della rassegna. "Volevo fare un film sulla crisi di una donna che vive un momento terribile: a che cosa servirò ora che non posso più avere figli? che cosa accadrà? avrò diritto a un ultimo amore? o sarò solo un ricordo? qualcuno avrà ancora voglia di baciarmi?", dice. 

Altra sorpresa: il femminismo è lontano dalla sfera umana di Jane Birkin. Essere stata la musa di tanti e, per scaduti termini di età, non poterlo più essere come un tempo: sarà questo il problema? Molte le personalità forti nella sua vita. Prima di tutto il padre, che nel film ha la magnifica presenza di Michel Piccoli. "Era un uomo straordinario, impeccabile. Da bambina mi portava alle manifestazioni contro la pena di morte. A sedici anni mi ha iscritto ad Amnesty International. Era contro la prigione. Andava a vedere Tom Bell (famoso sindacalista comunista scozzese) incarcerato dopo un comizio e diceva a sua madre: non si preoccupi signora, suo figlio non andrà in prigione, mi farò garante per lui. E io ero bambina e sentivo i topi sul tetto di madame Bell e vedevo cadaveri arrivare su barelle a rotelle, perché Madame Bell aggiustava i morti...".
 

Ma suo padre non era militare durante la Seconda guerra mondiale? "Era diventato una spia al servizio della Gran Bretagna. La mia madrina è Sarah Churchill. Poi, però, dopo la guerra ha continuato a combattere contro il sistema carcerario, fino alla fine. Ho avuto una grande fortuna: non ho dovuto cercarlo lontano il mio ideale di uomo. E tutti i miei compagni hanno subito capito che dovevano amare mio padre. La sera Serge e papà prendevano insieme il loro sonnifero, il loro era un rapporto affascinante anche da vedere".
 

In
 Boxes c'è anche sua madre, interpretata da Geraldine Chaplin, ci sono le sue tre figlie (e Lou Doillon, l'ultima, è nel ruolo di Charlotte, la seconda), i suoi tre compagni (il film è stato scritto quando Jane Birkin era ancora con Rolin, ndr). E c'è lei. Nella parte di se stessa. "Non avrei voluto interpretarmi, questo è certo. Ma ho ricevuto ben tre dinieghi. Uno da parte di Geraldine Chaplin. Giravamo un film a Cuba quando le ho dato la sceneggiatura. Mi ha detto: 'Non posso farlo, sullo schermo appaio più vecchia che nella realtà. Non ti farei un favore. Sei tu che devi fare te stessa'. E così Geraldine ha deciso di fare mia madre". 

Jane-Anna si muove in una antica splendida casa. Sembra la casa delle fate ed è proprio la sua. Il rifugio di Jane Birkin in Bretagna, vicino al Finistere. La casa è ingombra di scatole dalle quali escono ricordi e dalle quali fanno capolino i morti e i vivi. "Quando mia sorella ha visto il film mi ha mandato un sms: ringrazia Michel Piccoli e Geraldine Chaplin, perché pensavamo di essere orfani e non lo siamo". È madre e figlia allo stesso tempo, lei che è diventata nonna a quarant'anni e che oggi ha quattro nipoti insiste nel guardarsi alle spalle. Di Gainsbourg parla poco, perché negli ultimi tempi - con
 Arabesque, il disco nel quale rivisitava le sue canzoni con un orchestra arabo-andalusa - lo ha molto cantato e in tutto il mondo. Se ne è riappropriata, lei che lo aveva lasciato nel 1981 per esasperazione (e per Jacques Doillon). 

Però una volta lo nomina. Quando racconta di aver portato in Russia il concerto di
 Arabesque e di aver parlato della Cecenia: in un'intervista radiofonica e prima dello spettacolo. "Dovevo andarci, in Russia, anche se sapevo che dopo i fatti della Cecenia per me sarebbe stato impossibile tacere. Dovevo farlo perché da lì veniva la famiglia di Serge". 

La sua passione è oggi tutta nell'impegno sociale: è stata in Bosnia durante la guerra, in Birmania per sostenere la lotta silenziosa di Aun San Suu Kyi, ha cantato a Ramallah e anche in Ruanda durante il genocidio. "È un grande privilegio per me poter arrivare in questi luoghi. Vado con quello che so fare. Posso andare con un solo musicista o anche cantare a cappella in mezzo alla strada. È necessario che io vada, certe cose non si possono dire per lettera, né per telefono e allora divento un messaggero. Posso cantare per la strada, davanti all'università, nelle prigioni, e in questo modo dire alla gente: siamo con voi, pensiamo a voi. Se la vita non mi avesse portata altrove avrei potuto fare l'infermiera e restare lì. Ora invece l'unica cosa che posso fare è tornare qui e parlare a tutti quelli che conosco di chi soffre e delle cose che ho visto".
 

Il suo primo ruolo cinematografico è stato nel 1965 in
 The knack (Palma d'Oro a Cannes) di Richard Lester, regista simbolo della Swinging London. Lei avrebbe potuto diventare una delle divine creature del movimento. Perché si è sottratta? "Non l'ho fatto apposta. La vita è una serie di traiettorie inattese, imprevedibili. Mio marito John Barry era partito in America. Avevo vent'anni, avevo già avuto Kate ed ero molto triste. Sono tornata a vivere con i miei genitori, ma mi pesava. Allora ho accettato di fare un provino per un film. A Parigi. Così ho conosciuto Serge e non sono più tornata". 

Ma prima ancora c'era stato
 Blow up. "Doveva essere solo una comparsa, ma quel film ha segnato la mia carriera. Antonioni è stato di una estrema delicatezza con me e ha sempre seguito la mia carriera. Che grazia, che onestà, che pazienza. Ricordo il provino per Blow up: qualcuno mi chiede di scrivere il mio nome su un muro. Lo scrivo piccolissimo. Mi urlano: più grande! Alla terza lettera ti giri di profilo. JAN, profilo, E B e qualcuno urla ancora: perché fai così? Mi hanno detto di fare così, rispondo. Dice: scrivi forse il tuo nome così grande per attirare l'attenzione su di te? Allora scoppio a piangere farfugliando: mi hanno chiesto di scriverlo grande. E sento: cut! Allora Antonioni è venuto verso di me. 'Questo volevo sapere: se lei era vulnerabile. Ora le do tre pagine da leggere, ma ci pensi bene perché nel film dovrà essere completamente nuda'. Sono tornata a casa e ho raccontato tutto a John. 'Se proprio ti devi spogliare, un film di Antonioni è quello per cui vale la pena farlo', mi ha detto. Ma ha aggiunto: 'E comunque so che non lo farai mai. Perfino quando ti spogli a casa spegni sempre la luce'. Merde! Mi sono detta. Lo farò". 

giovedì 13 dicembre 2012

Vico. Telefonia mobile: bugie e attendismi del Sindaco Cinque in Consiglio Comunale




Ieri in Consiglio Comunale si è consumata l’ennesima farsa sulle antenne di telefonia mobile a danno dei cittadini, quelli del centro e quelli di Massaquano! Una fantomatica commissione, insediata dopo un anno e mezzo da quando fu proposta, dovrà, fra quattro mesi ancora redigere un piano di verifica e di locazione dei ripetitori, questa la decisione del Consiglio che è passata con 13 voti a favore (tra i quali quello di Dilengite e di Buonocore) e tre contrari della minoranza ( Starace, Maresca, Scaramellino). Il sindaco Cinque, minaccia di dimettersi perché sembrerebbe che all’interno della sua maggioranza la questione del ripetitore di Massaquano abbia creato una frattura difficilmente rimarginabile. Ai VAS, il fatto che il sindaco si dimette non può che far piacere, anche se chi scrive è convinto che questa sia un’altra manovra per permettere al sindaco di ripresentarsi  un’altra volta alle prossime elezioni, poiché se scadesse regolarmente il suo mandato non potrebbe più ricandidarsi. Insomma i soliti giochetti di potere che fanno piccoli e grandi , teatrini consumati di cui non vale neanche la pena soffermarsi. Vale la pena invece denunciare ancora una volta quello che si sta consumando a danno dei cittadini: le antenne del campo sportivo di Massaquano stanno ancora lì con tutta la loro torva ed inquietante presenza ed, è convinzione dei VAS, che rimarranno lì a meno di una rivolta popolare di cui –al momento- non sembra esserci traccia, mi chiedo anzi  cosa farà il Comitato di Salute Pubblica di Massaquano dopo questa ennesima beffa, e cosa farà il Comitato art.32 a Vico Equense, le antenne – non dimentichiamocelo- a Vico sono collocate ancora sul torrino dell’orologio della vecchia casa comunale. Una commissione che tra quattro mesi, dopo i “dovuti documenti tecnici” deciderà se delocalizzare o meno il ripetitore di Massaquano è una vera buffonata, perché molte antenne sono state già sistemate e funzionano! L’ennesima bugia di questo Sindaco attore consumato che la sta tirando per le lunghe da quando è scoppiato il caso- quasi due anni ormai- senza aver fatto realmente nulla, ma anzi peggiorando la situazione con l’antenna sul campo sportivo, mentre tutta la vicenda della commissione tecnica meriterebbe una riflessione a parte per come è stata gestita e per come la si sta ancora utilizzando per non fare nulla.
Franco Cuomo – Circolo VAS Vico Equense

venerdì 7 dicembre 2012

Il professionista infelice del mio paese...

    Studio Sedicinoni, Viale Gramsci 16, Napoli, Presentazione del mio ultimo romanzo "Quando gli angeli 
    scappano via", Photo city edizioni, Napoli 2012.     

Stamattina, in piazza un professionista di questo mio paese, impegnato ( si fa per dire)  in politica, con una decina di giornali sotto il braccio e col suo solito fare borioso e supponente, diceva a qualcun altro ( che sfortunatamente ha avuto o ha ancora che fare con lui) che questo è un paese di merda, poi, appena sono passato io, quasi sfiorandolo, alzando la voce, ha aggiunto- per farmi sentire: e di gente di merda. Risparmio a chi legge le mie valutazioni personali sul soggetto in questione. Vorrei ricordare che anche lui fa parte di questo paese, ci è nato e cresciuto e lo ha eletto a sua seconda residenza, anche se si vanta di avere casa a Napoli come se l’avesse a Parigi o New York o Philadelphia. Ricordargli soprattutto che, siccome lui crede di esserne la parte migliore di questo paese ,ne rappresenterebbe- gioco forza- anche la parte migliore della sostanza che ha chiamato in causa per descriverne l’atmosfera e la gente. Detto questo, cosa altro dire di questo borioso signorotto di paese sconosciuto ai più? Ha fatto un sacco di soldi, è vero, ma secondo me è un infelice sempre più solo, una persona grigia, anonima e provinciale. Una persona che frequenta solo chi ha i soldi come lui, che è altrettanto anonima e noiosa e provinciale quanto lui. Preferisco avere la mia miseria, ma sapeste quanto mi sente più libero e felice di lui, quanto più immensamente ricco di lui e di quelli come lui. Quanto più di lui posso camminare a testa alta, quanto più di lui sono soddisfatto dei libri pubblicati, delle cose scritte dei quadri realizzati, ma più di ogni altra cosa, quanto sono più felice di lui per avere avuto ed avere amici sinceri che mi vogliono bene e ai quali voglio bene. Persone semplici, non ricche di soldi, ma ricche di umanità, amici che hanno scritto di teatro, che scrivono ancora, dipingono, fanno musica e che non hanno fatto soldi, ma che sono milioni di volte più allegri, liberi e felici di quanto lui non possa mai lontanamente immaginare di poter essere. Stamattina, ho scritto che nel degrado civile e sociale di questo paese, un gruppo di amici , scrive, dipinge, compone musica, realizza video e CD è solo grazie a loro che si riesce a dimenticare il puzzo che emana da gente come questo pseudo noto professionista.

lunedì 3 dicembre 2012

Concessioni spiagge: gravissimo rischio di colpo di mano al Senato


IMPORTANTISSIMO!
Care/i tutte,  nascondendola negli anfratti della cosiddetta legge di stabilità,  è in atto al Parlamento  il tentativo bipartisan di prorogare le concessioni  per le spiagge che per legge scadono tutte  il 31 dicembre 2013  fino al 2045 : un gravissimo, inaudito  colpo di mano che  occorre sventare con una eccezionale mobilitazione: Antonio D'Acunto 



martedì 27 novembre 2012

Napoletanità e cultura. Andy e Franco: Et in inferis ego.(1)





       Andy:

       Franco, proprio sulle pagine di questo blog, mi accusò tempo fa di essere vittima di un male culturale molto diffuso a Napoli, ovvero il fatalismo di matrice storicista. Non ricordo i dettagli della discussione, ma sono certo di essermi in seguito difeso da tale accusa, forse imputando quel po’ di passività che mi contraddistingue al fascino della tyche greca, ai fatti, piuttosto che al fermento tardoromantico della provvidenza storica. Sul fatto che una simile temperie culturale aleggi nel cuore filosofico di Partenope, però, Franco ha perfettamente ragione, volendo anche solo richiamare la discussione, da me riportata qualche articolo addietro, che avevo intrattenuto con una laureanda in filosofia, convinta che l'idealismo riassorbirà prima o poi il nichilismo come semplice momento di negazione necessario all'evoluzione.

       Quasi per contrasto, pochi giorni or sono i miei studi postuniversitari mi hanno costretto a ripensare alle radici profonde di certe formae mentis, di certe tradizioni culturali ormai diluite dai secoli, eppure ancora attive come certe medicine omeopatiche, che più s'annacquano e più fanno effetto. L'occasione è stata data dalla rilettura del Gattopardo, in passato oggetto solo di un fugace colpo d'occhio, ed oggi apparsomi in tutta la pienezza dell'antistoria, illuminata dalla luce radente di un sole mortifero. Ho potuto osservare i due Sud d'Italia, legati dalla fede in un fato più grande degli dei, separati dalle convinzioni circa la natura e lo scopo dell'oscuro disegno del destino che governa gli uomini: lì dove i napoletani cercano di accattivarsi il volto benigno della sorte, tentando in ogni modo di sbirciare oltre la benda col fare amabile e bastardo del guascone, e le carezze fuggevoli ai corni rossi o ai genitali, i siciliani allargano le spalle al giogo di un volere cieco e insensibile, che solo consente di analizzare il male in ogni sua più piccola minuzia, ma lega le mani ad ogni tentativo di intervento.
       E mi impressionano le parole di Capuana sullo scorrere del tempo nell'isola, quasi fosse staccata dal mondo: "Le rivoluzioni in Sicilia sono come gli accessi febbrili dei bambini: durano pochi giorni, poi tutto torna come prima".
       Sic est.


       Franco: sic est!

       Non ti accusai, caro Andy, come avrei potuto? Ti ricordai solamente che il “ finalismo di matrice storicistica ” che attribuisce un senso alla storia e che aveva riscosso ed ancora riscuote successo nella cultura partenopea voleva essere una risposta al fatalismo come forma mentis di radicati atteggiamenti insiti nella cultura del Sud. La storia con il suo fine avrebbe dovuto emancipare l’umanità dalla Physis che era quella parte del Tutto che è il mondo diveniente. Oggi della Physis, quale concetto principe, resta ben poco, perché tale concetto è legato al divino. La dissacrazione attraverso cui la modernità ci ha portato ci ha trascinato in un mondo disabitato dal divino e quindi dalla totalità. Il finalismo storicistico – teorizzato non a caso dal napoletano Giambattista Vico-  si muove nel tempo, ma sul fondamento di un ordine universale ed eterno, trascendente rispetto alla storia particolare dei singoli uomini. Questa "storia ideale eterna" costituisce la norma verso cui la storia concreta deve emancipare il mondo dal cieco fatalismo. Ma Napoli ed il Sud si ostinano a ripercorrere un modello, che solo un pallido ricordo può ancora definire greco, e la Tyche a te cara, amico mio, la si invoca sempre e solo perché siamo fagocitati dalla mancanza di un Νóμός, che deprime la nostra presenza riflessiva: evochiamo la Fortuna perché ci porti via da una prigione che noi stessi spesso ci siamo costruiti. Tomasi di Lampedusa, che ho amato istintivamente perché mi catapultava in un affresco epocale dai vividi contrasti, rimane anch’egli vittima di un cliché quando fa dire a Tancredi – un nome che non a caso incarna la storia della Sicilia : « Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi ». E poi, in riferimento alla sua concezione della storia umana, l’espressione di don Fabrizio: « e dopo sarà diverso, ma peggiore ». E Capuana invece – nonostante fosse più vicino al naturalismo francese e alla lezione verista del Verga- ugualmente non riesce a scrollarsi da dosso questo cliché, che perdura ancora oggi soprattutto a Napoli. Mi permetto, e scusami se lo faccio, di rinviarti al mio ultimo lavoro “Dei volti che ha Medusa. La drammaturgia del rischio[1] che ho presentato a Napoli l’altro ieri, nel quale invito gli intellettuali di questa città a rifuggire dai facili stereotipi che Napoli/Medusa impone con la sua napoletanità, perché, alla fine, chi resta in questa città può guardarla per descriverla solamente riflessa in uno specchio, come fece Perseo con  la Medusa, per non rimanere pietrificato e per riuscire alla fine pure a mozzarne il capo. Alla fine, quando si andava a cinema a vedere Massimo Troisi e tutti erano entusiasti io provavo un fastidio insopportabile perché non riuscivo a ridere di nulla e in quelle risate in sala vedevo solo complicità aguzzine. Sic est!

p.s
per bearwww: non avverrà più. Promesso e se avessi un tuo recapito il libro te lo avrei regalato J 





[1] Cfr. Franco Cuomo, Dei volti che ha Medusa. La drammaturgia del rischio, Longobardi editore, 2008.
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(1) da Franco Cuomo, Saggio sulla vita offesa, Boopen ed. Napoli, 2009;