Aby Moritz Warburg (Amburgo13 giugno1866 - 26ottobre 1929), è stato uno storico dell'arte
tedesco.
Si definì «Ebreo di sangue, Amburghese di cuore, Fiorentino di anima». Nato da
una facoltosa famiglia di banchieri, la sua
formazione avvenne prima a Bonn
con Karl Lamprecht e Carl Justi, poi a Monaco
e Strasburgo
con Hubert Janitschek, dove
conseguí il dottorato nel 1893
con una dissertazione sulla rappresentazione di soggetti mitologici antichi nei
dipinti di Sandro Botticelli. La sua
attenzione per documenti e materiali che normalmente non rientrano nello studio
della storia dell’arte, e un metodo che supera i tradizionali confini fra
discipline, contro una lettura puramente estetizzante dell’opera artistica,
inaugurano il filone di studi dell’iconologia. Ieri sera pensavo a lui ed a Erwin
Panofsky, entrambi raffinati interpreti innovativi: studiarono -oltre che la storia dell’arte
reinventandola - le sfumature dei trapassi da periodo a periodo in quella
storia della cultura che era la loro passione. Oggi si fa un gran parlare di
Studi Culturali, ebbene sono stati loro gli antesignani. Pensavo a loro, mentre
guardavo quell’avvilente teatrino del gusto dei nostri giorni fatto da un
architetto che si chiama Quirino Conti – il più cool di tutti per la verità- e poi da Alfonso Signorini, direttore
niente di meno che di Sorrisi e Canzoni
che ormai si attesta essere la Bibbia del “buon gusto” italiota e più defilati,
il giurista Franco Cordero coltissimo e per pochissimi e il filosofo Gianni Vattimo e Maria
Laura Rodotà. Si discuteva dei modi in cui oggi si rappresenta il potere, anzi
dell’estetica del potere e dei suoi termini di confronto. La tesi che si
sosteneva in quel contesto- e in quel momento pensai ai due grandi storici
dell’arte- era che oggi il trash
ostentato e non più nascosto, le cattive maniere, i maschi che si depilano le
sopracciglia come Mea West, sono la vera quintessenza dell’eleganza, tanto da
far dire che le foto di Berlusconi, sul noto settimanale , erano un modello di
esaltante eleganza da imitare. Al suo cospetto l’avvocato Gianni Agnelli
arretrava perché il suo modello non raggiungeva tutti, come quello del
Berlusca, mentre un’altra Bibbia di questa
neue sehnsucht estetica era il
citatissimo libro di Roberto D’Agostino Cafonal,
presentato a Roma alla presenza di un pubblico composto dal Gotha dei politici
e della “cultura” italiana insieme al suo
blog Dagospia. Lerner, con erre blesa
ed eccitatissimo, invitava a postare sul blog
dell’Infedele, mentre le affermazioni
più banali e sconcertanti di Signorini sembravano essere oro colato e vangelo
di sicuro successo mondano. Vattimo cercò di dire che non a caso questa era
l’Italia della destra becera, mentre il professore Cordero a quel punto,
ignorando chi fosse D’Agostino, Dagospia e Cafonal,
era ammutolito facendo la figuraccia del disinformato. Ho inviato un SMS a Vattimo di sconsolante
impotenza. Ho pensato allo stile di Warburg e all’eleganza di Panofsky, ho
pensato alla deriva pacchiana della nostra vita e che saranno in molti a
pagarne le conseguenze tra qualche generazione, mentre altri le hanno già pagate
come giustamente diceva Vattimo, facendo riferimento ad una foto di Bartinotti
che con la moglie signora Lella baciavano alla festa di Roberto D’Agostino non
so chi.
* da, F.Cuomo, Saggio sulla vita offesa, Boopen, Napoli, 2009, p.39;
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