mercoledì 19 dicembre 2012

La deriva pacchiana della nostra vita*





Aby Moritz Warburg (Amburgo13 giugno1866 - 26ottobre 1929), è stato uno storico dell'arte tedesco. Si definì «Ebreo di sangue, Amburghese di cuore, Fiorentino di anima». Nato da una facoltosa famiglia di banchieri, la sua formazione avvenne prima a Bonn con Karl Lamprecht e Carl Justi, poi a Monaco e Strasburgo con Hubert Janitschek, dove conseguí il dottorato nel 1893 con una dissertazione sulla rappresentazione di soggetti mitologici antichi nei dipinti di Sandro Botticelli. La sua attenzione per documenti e materiali che normalmente non rientrano nello studio della storia dell’arte, e un metodo che supera i tradizionali confini fra discipline, contro una lettura puramente estetizzante dell’opera artistica, inaugurano il filone di studi dell’iconologia. Ieri sera pensavo a lui ed a Erwin Panofsky, entrambi raffinati interpreti innovativi:  studiarono -oltre che la storia dell’arte reinventandola - le sfumature dei trapassi da periodo a periodo in quella storia della cultura che era la loro passione. Oggi si fa un gran parlare di Studi Culturali, ebbene sono stati loro gli antesignani. Pensavo a loro, mentre guardavo quell’avvilente teatrino del gusto dei nostri giorni fatto da un architetto che si chiama Quirino Conti – il più cool di tutti per la verità- e poi da Alfonso Signorini, direttore niente di meno che di Sorrisi e Canzoni che ormai si attesta essere la Bibbia del “buon gusto” italiota e più defilati, il giurista Franco Cordero coltissimo e per pochissimi e il filosofo Gianni Vattimo e Maria Laura Rodotà. Si discuteva dei modi in cui oggi si rappresenta il potere, anzi dell’estetica del potere e dei suoi termini di confronto. La tesi che si sosteneva in quel contesto- e in quel momento pensai ai due grandi storici dell’arte- era che oggi il trash ostentato e non più nascosto, le cattive maniere, i maschi che si depilano le sopracciglia come Mea West, sono la vera quintessenza dell’eleganza, tanto da far dire che le foto di Berlusconi, sul noto settimanale , erano un modello di esaltante eleganza da imitare. Al suo cospetto l’avvocato Gianni Agnelli arretrava perché il suo modello non raggiungeva tutti, come quello del Berlusca, mentre un’altra Bibbia di questa  neue sehnsucht estetica era il citatissimo libro di Roberto D’Agostino Cafonal, presentato a Roma alla presenza di un pubblico composto dal Gotha dei politici e della “cultura” italiana  insieme al suo blog Dagospia. Lerner, con erre blesa ed eccitatissimo, invitava a postare sul blog dell’Infedele, mentre le affermazioni più banali e sconcertanti di Signorini sembravano essere oro colato e vangelo di sicuro successo mondano. Vattimo cercò di dire che non a caso questa era l’Italia della destra becera, mentre il professore Cordero a quel punto, ignorando chi fosse D’Agostino, Dagospia e Cafonal, era ammutolito facendo la figuraccia del disinformato. Ho inviato un SMS a Vattimo di sconsolante impotenza. Ho pensato allo stile di Warburg e all’eleganza di Panofsky, ho pensato alla deriva pacchiana della nostra vita e che saranno in molti a pagarne le conseguenze tra qualche generazione, mentre altri le hanno già pagate come giustamente diceva Vattimo, facendo riferimento ad una foto di Bartinotti che con la moglie signora Lella baciavano alla festa di Roberto D’Agostino non so chi.



* da, F.Cuomo, Saggio sulla vita offesa, Boopen, Napoli, 2009, p.39;




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