lunedì 27 gennaio 2014

CINEMA AEQUA: TRA FUMOSE ELUCUBRAZIONI ANELANTI , VUOTI PROCEDURALI E SILENZI TOMBALI ,SI STA CONSUMANDO UNA VICENDA CHE ORMAI DURA DA 11 ANNI.


Un grande avvocato Giuseppe Dilengite, che come VAS, ringrazio pubblicamente, scopre un pataracchio tecnico per la ricostruzione dell’ex cinema AEQUA, che stava per essere approvato in Consiglio Comunale e meno male che è rientrato dopo una sua assenza temporanea, altrimenti si rischiava di far passare una convenzione senza gli elementi tecnici necessari a modificare il progetto ovvero: una necessaria  richiesta di variante, con richiesta di permesso a costruire da parte del proprietario. Una vicenda, quella della ricostruzione dell’ex cinema che ormai si trascina dal 2003, undici anni. Una vicenda che ha consentito una mostruosità urbanistica in pieno centro storico di Vico Equense, una vicenda sulla quale, secondo l’anelante assessore Migliaccio che, a suo dire, vive questa mostruosità come una ferita inferta al paese, solo lui sembrerebbe poter dire la sua dall’alto del ruolo che riveste, mentre tutti gli altri, compreso chi scrive, farebbero bene a tacere perché non avrebbero le competenze necessarie per farlo soprattutto nei social network.
Non ero presente al Consiglio Comunale, ma ho voluto guardare la lunga e noiosissima registrazione on line caricata il 25 gennaio, lunga cinque ore e più  e quello che ho visto e sentito ha lasciato in meno non poche perplessità e dubbi, ma anche conferme di cose che come VAS diciamo da tempo su tutta la vicenda.. Riassumo le fasi del Consiglio relative alla vicenda Cinema AEQUA:

1) A un certo punto della serata, dopo 3 ore e 32 minuti l’avvocato Dilengite manifestando un malcelato disagio lascia il Consiglio perché aveva avuto assicurazioni ( da chi ? forse dall'assessore?) che l'argomento non sarebbe stato trattato per l'ora tardi.

2) Il Cosigliere avvocato Dilengite, probabilmente informato della prosecuzione del consiglio dopo una  mezz'ora rientra mentre l'assessore avvocato Migliaccio stava concludendo la sua relazione illustrativa su una ipotesi di convenzione  sul Cinema AEQUA

3) Appena conclusa la relazione dell'assessore avvocato Migliaccio l’avvocato Dilengite chiede la parola facendo  rilevare che lui si era allontanato dall’aula consiliare  perché gli era stato detto che il Consiglio sarebbe forse stato sospeso, poi chiede spiegazioni all'assessore Migliaccio in merito alla proposta di delibera che si stava presentando per l’approvazione. Dilengite faceva  rilevare che la parte proprietaria non aveva ancora formalmente presentato, né un progetto di variante, né la richiesta di un nuovo permesso a costruire. In più evidenziava che nel grafico allegato alla proposta di delibera  la ricostruzione veniva ulteriormente modificata con un ampliamento volumetrico perché la costruzione si sviluppava su due livelli e a tal proposito chiedeva se questo ampliamento si discostava dai volumi del vecchio cinema AEQUA.

4) Poi continuava chiedendo, a ragione secondo chi scrive, come mai solo oggi ci si rendeva conto che l'ingresso da via Satriano è impraticabile e perché tale impraticabilità non fu notata quanto fu concessa la variante che aumentò il numero dei box dai 15 previsti ai 78 attuali.

5) L’avvocato Dilengite, come un fiume in piena, ricorda poi  al consiglio che quando lui era sindaco gli fu prospettata - in un un incontro ufficiale tra le part-i l'idea di una diversa realizzazione della sala cinematografica, idea che lui non condivise, anzi ostacolò, sostenendo la impossibilità normativa di demolire la sala cinematografica.

Ricordiamo a chi legge che la condizione sine qua non  del progetto era che il Cinema AEQUA non si sarebbe dovuto demolire, condizione tradita sin dalla sua origine

6)  Il confronto, iniziato con  toni pacati,  ha avuto poi momenti aspri e dibattuti,  tanto che in più occasioni, l'assessore avvocato Migliaccio e l'assessore avvocato Ferraro avrebbero  quasi pensato di rimettere tutti gli atti  alla Procura,alfine di accertarne eventuali violazioni.

7) Dopo alcuni minuti di confronto tra l’avvocato Dilengite e l’avvocato Migliaccio,l'avvocato Starace -invitato da Dilengite a dare il suo parere nel merito dei rilievi che stava sollevando- quasi a chiedere una conferma, ha alzato le mani senza proferire parola e dopo qualche minuto ha  lasciato il Consiglio.

8) Dopo circa un'ora di discussione l'intero Consiglio ha ritenuto ritirare l'argomento in discussione per gli opportuni approfondimenti.

9) Prima e dopo l'allontanamento dell’avvocato Starace i consiglieri di In Movimento per Vico non hanno proferito parola.

Questi i fatti che si sono svolti su tutta la vicenda Cinema AEQUA. I VAS ancora una volta, purtroppo vedono confermate tutte le perplessità e la poca chiarezza che hanno sempre circondato tutta la vicenda. Vico Equense avrà di nuovo un cine teatro? Non credo, forse avrà una piccola multisala, con un altro supermarket , ma soprattutto sicuramente avrà un marciapiedi su Corso Filangieri tagliato in due da una rampa d’accesso ai box interrati sottostanti. Insomma un gran bel progetto non c’è che dire!


Franco Cuomo – VAS – Vico Equense  

lunedì 20 gennaio 2014

SULL' AMICIZIA






In tempi di amicizia accordata sin troppo facilmente a colpi di mouse, un apologo sulla natura di questo sentimento è opportuno. Tanto più se la parabola riguarda un gigante letterario che, proprio all'amicizia, ha dedicato pagine rigonfie di splendore doloroso. Nel 1976, lo sconosciuto poeta cileno Roberto Bolaño, esule e ventunenne, fonda in Messico con un amico (lo sconosciuto poeta Mario Santiago Papasquiaro) l'infrarealismo, un movimento che si propone di minare l'establishment della poesia continentale. Nemico dichiarato: Octavio Paz. Il risultato, per i due, è una gloriosa discesa nei bassifondi del proprio tempo. In termini meno stucchevoli significa: marginalità, indigenza, e un futuro la cui negazione è lo slogan dell'anno successivo, quel 1977 in cui Bolaño lascia il Sud America per trasferirsi in Spagna. Un oceano di mezzo non raffredda i rapporti con Papasquiaro. I due, al contrario, diventano uno l'ossessione dell'altro. Ogni tanto si scrivono. Soprattutto si ritrovano nei sogni e nei pensieri più riposti. Nel 1997 Bolaño è ancora poco conosciuto ma è alle prese con il libro che ne farà il caso del decennio. A fine anno spedisce una lettera a Papasquiaro: "quando miglioreranno le mie finanze apparirò a casa tua una notte qualsiasi. E sennò fa lo stesso. Sto scrivendo un romanzo dove tu ti chiami Ulises Lima. Il romanzo si intitola I detective selvaggi". Bolaño non andrà mai a trovare Papasquiaro in Messico: quest'ultimo morirà in un incidente stradale il giorno dopo che al manoscritto de I detective selvaggi venga apportata l'ultima correzione, trasformandosi (malgrado entrambi) nell'oggetto sacrificale del suo miglior amico. Non è un colpo di mouse, ma un movimento più sottile e misterioso, dall'esito incerto, grazie al quale un bel giorno spalanchiamo a qualcun altro le porte del nostro destino.

domenica 19 gennaio 2014

Un film capolavoro: Philomena di Stephen Frears.



Ieri sera, al Delle Rose a Piano di Sorrento un film magistrale tratto da una storia vera che è diventata prima un romanzo e poi un film: Philomena di Stephen Frears, con due attori superlativi: Judi Dench e Steve Coogan. La capacità di raccontare una storia come questa con delicatezza e durezza che fa di questo film un autentico capolavoro imperdibile, altro che La grande bellezza! Fede, Religione,Ateismo, Omosessualità ce n'è di che parlare, eppure il film senza partigianerie racconta una storia durissima facendo anche sorridere e commuovere.

Philomena Lee è un'infermiera in pensione che vive nel Sud dell'Inghilterra con i figli e i nipoti. Ha subito da poco un intervento all'anca, una protesi al titanio che le permette di muoversi senza dolore. È una cattolica molto devota ed è appassionata di romanzi rosa, quelli in cui l'erede del granducato si innamora segretamente della sguattera, che in realtà è figlia illegittima di un nobile ma ancora non lo sa, eccetera. Ha sempre una parola buona per tutti: come sei gentile, sei unico/a al mondo. Sembra totalmente incapace di arrabbiarsi con qualcuno.
Quest'ultima caratteristica è per Martin Sixsmith un vero enigma. Lui, ex giornalista non credente, padre di quattro figli, allontanato fra molte polemiche dallo staff di spin doctoring di Tony Blair, è più che convinto che Philomena avrebbe tutte le ragioni per odiare il mondo intero.
La donna, cinquant'anni prima, ha infatti vissuto in quei luoghi noti come «lavanderie irlandesi»: istituti religiosi che ospitavano soprattutto ragazze madri, alle quali garantivano l'espiazione delle colpe e la redenzione dell'anima attraverso il duro lavoro. Partorivano sorvegliate dalle suore, senza alcuna assistenza medica, e se sopravvivevano potevano vedere i loro figli un'ora al giorno, fino a quando non venivano adottati da facoltose e cattoliche famiglie.
Il regista Stephen Frears racconta in questo film il viaggio che Philomena e Martin hanno realmente compiuto alla ricerca del figlio di lei, dall'Inghilterra all'Irlanda fino a Washington. Prima tappa, l'istituto: le suore ancora vive - alle quali negli anni si era gia rivolta molte volte, all'insaputa di marito e figli - hanno educatamente negato il loro aiuto, ma nei dintorni tutti sapevano che i bambini erano venduti a coppie americane per 1.000 sterline e che i registri sono stati bruciati. A eccezione dei documenti in cui le madri naturali firmavano l'impegno a non cercare i propri figli né a mettersi in contatto con loro.
L'arrivo negli Stati Uniti ha portato risposte, purtroppo non tutte positive, alle numerose domande di Philomena: mio figlio ha avuto un'infanzia felice? Crescere in una famiglia benestante gli ha dato quelle opportunità che io non avrei potuto dargli? Ha avuto intorno a sé persone che lo amavano? Ha ricordi dell'Irlanda? Ha mai provato a cercarmi? Dove si trova adesso?
Un viaggio divenuto un libro, che Philomena ha chiesto a Martin di scrivere perché tutti sapessero cosa accadeva in quei luoghi (l'ultima "lavanderia" ha chiuso nel 1996) e per dare speranza a tutte le donne che ancora oggi continuano a cercare i loro figli.
Un tema che abbiamo conosciuto attraverso il cinema ancor prima che Philomena e Martin si incontrassero: Magdalene di Peter Mullan ha vinto il Festival di Venezia nel 2002 sconvolgendo e indignando il pubblico sulle colpe di queste istituzioni cattoliche, che solo nel febbraio 2013 hanno visto le pubbliche scuse da parte del governo irlandese.
Una condanna alla religione che non trova spazio, se non appena sussurrato, in Philomena: la magistrale interpretazione di Judi Dench, che aveva già recitato per Frears in Lady Henderson presenta (parentesi: se non lo avete visto, anche questo film vale il vostro tempo), culmina nella scena in cui Philomena chiede placidamente a Martin - di fronte alle suore appena smascherate dopo anni di bugie e segreti - come può non trovare estenuante il vivere con tutta quella rabbia e rancore.
Questa frase è a mio avviso il messaggio chiave nel film: la frase «io ti perdono» con ogni probabilità è una delle piu difficili da pronunciare, ma la naturalezza con cui esce dalla voce di Philomena porta in chi guarda il film un profondo rispetto verso questa donna, viva ancora oggi, che come molte altre ha messo a nudo la propria storia per conservare la memoria di chi non è sopravvissuta, di chi sta ancora cercando, di chi vuole andare oltre l'etichetta di maddalena (espressione che nel film non viene mai usata) per essere vista solo come donna, madre, persona.

mercoledì 15 gennaio 2014

La Grande bellezza : Un Sorrentino pretenzioso e noioso e un sempre uguale a se stesso Toni Servillo.



Golden Globe a Paolo Sorrentino , La Grande bellezza, perpetra un grande inganno quello del cinema che vuole emulare la letteratura, ma lo fa esibendo trash a buon mercato e un’italianità inesistente, caricaturale, da esportazione, quella che piace agli yankee.  La Grande bellezza: un Sorrentino pretenzioso e noioso e un sempre uguale a se stesso Toni Servillo. Un inganno di due ore e mezzo circa di estenuante lentezza e di insopprimibile noia, mitigata da un bravo Carlo Verdone e dalle battute facili di Carlo Buccirosso, sullo sfondo una Roma adagiata su se stessa, silente e magnificamente imponente come solo Roma caput mundi può essere. Una Sabrina Ferilli che pure non è dissimile da come è dal vero, nel senso che non recita mai, regala uno spiraglio di un’umanità in un ruolo rischioso. Intorno attori che non brillano per eccezionalità recitativa forse proprio per mancanza di una struttura dei personaggi da interpretare: Iaia Forte, Isabella Ferrari, Pamela Villoresi.Parte come film inspiegabile finché, mentre cerchi invano una spiegazione, non ti accorgi che è pure inguardabile, una specie di paradosso visivo tipico di Sorrentino con la macchina da presa. Ma tutti quei movimenti di macchina, quei piani sequenza mimetici e sinuosi come le spire di un boa, quei primi piani intenti a stanare la mostruosità del quotidiano e l’ambiguità della bellezza, si rivelano altrettanti vicoli ciechi”( Nanni Delbecchi | 30 maggio 2013 Il fatto Quotidiano). Il film si apre con un eserga da Cèline tratto da Viaggio al termine della notte: uno allora  si aspetta la feroce cattiveria e la spietata secchezza dello stile asciutto di Cèline, ma, fin dalle prime battute, ci si rende presto conto che il film annaspa e si barcamena tra una improbabile descrizione della decadenza di un mondo (il nostro ), un’ansia esistenziale legata al sopraggiungere della vecchiaia ( buona parte dei personaggi è over cinquanta, mentre  i protagonisti principali sono over sessanta) e il tentativo di una chiosa sulla letteratura come trucco e finzione che rimanda a Céline ma in maniera grottesca e mai tragicomica. Ho rivisto il film per segnarmi una serie inenarrabile di “perle di saggezza”, buttate lì da un ormai introvabile e improbabile gagà napoletano super benestante con attico sul Colosseo, stavo per soffocare. Eccone alcune:” Quando, da giovane, mi chiedevano: cosa c'è di più bello nella vita? E tutti rispondevano: "la fessa!", io solo rispondevo: "l'odore delle case dei vecchi". Ero condannato alla sensibilità!" Poi ancora: “La più consistente scoperta che ho fatto, pochi giorni dopo aver compiuto sessantacinque anni, è che non posso più perdere tempo a fare cose che non mi va di fare “ .Cioè, una cosa che avranno detto o pensato tutti quelli che hanno superato i sessanta me compreso, ma il meglio della raffinata cultura maschilista Gep Gambardella lo da con la sua amica scrittrice e comunista con simil attico. Un luogo comune usato dai maschi compagni per denigrare l’impegno delle loro compagne e che ha attraversato anni di femminismo per rimanere sempre uguale: “ La tua vocazione civile ai tempi dell'università non se la ricorda nessuno. Molti invece ricordano personalmente un'altra tua vocazione che si esprimeva a quei tempi ma che si consumava nei bagni dell'Università...". Mi sono chiesto quali lotte universitarie e impegno civile da ciclostile potevano esserci state nella seconda metà degli anni ’80, visto che la signora dichiara di avere 53 anni, ma parla come una Lidia Ravera senza averne la sua ironia, e che ne ha giusto una decina più di lei. E le frasi sconcertanti e banali continuano a iosa, frasi che – nella testa di Sorrentino – dovrebbero accreditare un grande scrittore che ha scritto un solo romanzo nella sua vita: Isabella Ferrari, la ricca milanese che si autofotografa esordisce mentre passeggia indolente con una frase tratta dal finale del romanzo di Gep: “A luci intermittenti l'amore si è seduto nell'angolo, schivo e distratto esso è stato. Per questa ragione non abbiamo più tollerato la vita." Maronna mia!!!!! Siamo allo scartocciamento dei Baci Perugina!!! O la monaca santa ( Sonia Gessner ) :” Mangio soltanto radici, perché le radici sono importanti...!" o “La povertà non si racconta, si vive!" e concludo, ma ne ho segnate molte altre, con Sabrina Ferilli “Jap: "È stato bello non fare l'amore..." Ramona: "È stato bello volersi bene!". Ora, forse io capisco pure il successo che ha avuto con gli americani, che si sa, sono dei bambinoni con scarso senso dell’ironia e che comunque ci vedono sempre molto teatrali, ma personalmente credo che un europeo che ascolti questi intermezzi fraseggiati, un francese o un inglese, o, uno smaliziato italiano, non possono che notarne la ridicola insulsaggine.E l'arte, come è trattata l'arte! Una che finge di fracassarsi la testa e una bimba che rovescia barattoli di vernice in una tela: Ma via! L'arte è una cosa seria!!! Diamine!!! Sono crollato.


 Paolo Sorrentino, come molti registi prima di lui , tenta  di raccontare Roma pescando nel cuore della sua “nobiltà nera”, aprendo tombe da dove fuoriescono tetre ed improbabili figure della città eterna, esseri notturni ( le vecchie principesse che giocano a carte nell’oscurità) che spariscono all'alba, all'ombra di un colonnato, di un palazzo nobiliare, di una chiesa barocca. Un carnevale escheriano, mai realmente tragico ma solo miseramente grottesco. Vengono in mente altri film di certo più intensi e meglio costruiti. Viene in mente La Terrazza di Ettore Scola del 1980 dove un autoironico Jean Louis Trintignant, sceneggiatore in crisi, era tragico con leggerezza e senza toni caricaturali di Verdone, o una padrona di casa come Carla Gravina, disincantata e realmente intellettuale al cui confronto  Isabella Ferrari è solo una sfocata parodia. Si avverte in tutto il film la necessità di una sceneggiatura forse meglio congegnata e più curata. La visione  della decadenza da basso impero in versione discoteca è scontatissima e ovvia, se si la si raffronta a  Roma di Federico Fellini e le riprese delle feste restano parecchio indietro rispetto a ciò che spesso veramente sono nella realtà, mentre il discorso finale della santa ultra centenaria sulle radici  sconcerta per la banalità dell’assunto. Jep Gambardella sembra  più un gagà che non raffinato dandy e inoltre – lo ripeto- Servillo non mi convicerà mai come attore fino a quando non comincerà a recitare veramente. Quella che sembra poesia alta alla fine si rivela per quello che è: luoghi comuni sull’età, sui ricchi, sulla religione, sulla vita. Sullo sfondo arte ed architettura a profusione con sottofondo di canti gregoriani: dal Galata morente dei Musei Capitolini alla Fornarina di Raffaello della collezione di Palazzo Barberini e una apologia della senilità. Credo, per concludere, che  alla fine che tra i molti limiti di la Grande bellezza, oltre alla oscura sospensione di alcune frasi quali quella per esempio, sulla “fessa” che piaceva agli amichetti di un giovanissimo Jep Gambardella, mentre a lui piaceva “ l’odore della casa dei vecchi”: cosa ci vuole dire Sorrentino? Che bisogna acquisire una sensibilità alla vecchiaia  e alla caducità per meglio comprendere il mondo? Ma non è maledettamente ovvio anche questo, soprattutto detto da lui che di anni ne ha 43? Il suo Viaggio al termine della notte sembra riassumere in sé la disperazione del Novecento, ma è in realtà un’opera potentemente comica, esilarante, in cui lo spettacolo dell’abiezione scatena un riso liberatorio, un divertimento grottesco più forte dell’incubo che rappresenta. Nel film di Paolo Sorrentino tutto questo non c’è: c’è solo una Romacafonal alla D’Agostino ( e dunque siamo nell’ovvio addirittura televisivo) e lui, Sorrentino/Jep Gambardella si prendono troppo sul serio, con una preponderante vena di fatalismo napoletano, che, lasciatemelo dire risulta essere alla fine il peggiore dei luoghi comuni e si esce dalla sala, dopo aver visto il film, mogi e silenziosi. Se a Los Angeles lo hanno premiato, hanno premiato un film non eccezionale



Franco Cuomo


lunedì 13 gennaio 2014

Vico Equense: l'opposizione. Il deserto... dopo i Tartari

Avvocato Aldo Starace
avvocato Andrea Lauro
Ho appreso qualche giorno fa, confermato poi anche dalla stampa locale, che l’avvocato Aldo Starace, consigliere comunale per il gruppo, In Movimento per Vico, intenderebbe rassegnare le dimissioni  del suo mandato e lasciare il testimone ad Andrea Lauro giovane avvocato. Il motivo ufficiale sarebbe il ricambio generazionale, stessa cosa sembrerebbe dovrebbero fare – non a breve termine - anche gli altri due consiglieri: il dr. Natale Maresca e la prof. Claudia Scaramellino. La stampa locale suggeriva altre interpretazioni stimolate da appuntamenti molto importanti che si dovrebbero prossimamente discutere in Consiglio Comunale. Dico subito che non voglio né togliere, né aggiungere nulla, rispetto a questa interpretazione, ma invece voglio fare una riflessione su ciò che questa esperienza, intendo- quella di In Movimento per Vico, ha significato per le sorti dell’opposizione a Vico Equense, insieme alla sparizione del Partito Democratico e alle sue disastrose vicende interne: una guerra tra dame che ne ha polverizzato definitivamente anche le ultime particelle visibili.

Oggi, dopo due anni dalle lezioni amministrative Vico Equense non ha più un’opposizione che possa fregiarsi di essere degna di questo nome. Non credo che l’avvicendamento – l’ingresso dell’avvocato Andrea Lauro - o di altri in sostituzione degli attuali tre consiglieri potrebbe essere significativo di qualcosa. Chiunque raccoglierà il testimone si troverà a gestire una situazione difficile e stancante, perché si troverebbe letteralmente da solo di fronte a compiti ardui, senza il conforto o il sostegno di un deciso gruppo di appoggio o di una leadership, con le conseguenze di nuove dimissioni e di nuovi avvicendamenti.  In Movimento per Vico ha, in questi due anni, letteralmente fatto il deserto intorno a sé e, quei pochi giovani che furono coinvolti all’epoca, oggi non ci sono, più. La sede è stata chiusa, e la mancata incisività sui problemi, dimostrata con posizioni spesso insignificanti e irrilevanti in Consiglio Comunale hanno fatto il resto. Si poteva lavorare diversamente in questi anni? Si, se il Gruppo Consiliare di In Movimento per Vico non fosse stato sempre a rimorchio di sollecitazioni  critiche provenienti o da cittadini o dai VAS: cavalcare la tigre, ma cavalcarla male non è stata una buona scelta. Così è stato sui parcheggi interrati, così è stato sulle spiagge, così è stato su pretestuosi ammodernamenti sul molo della Marina di Siano, così sul viadotto nel Rivo d’Arco, così è stato sul cinema Aequa, così sull’inquinamento marino e su quello elettromagnetico, senza parlare della TARES. Oggi si raccoglie il magro raccolto di una politica fatta di attendismi e equilibrismi incomprensibili a silenzi inspiegabili per chi, da fuori, assisteva a deprimenti sedute consiliari. I frutti oggi si vedono: un’opposizione desertificata e la gente – quella che in qualche modo non si riconosceva in questa maggioranza targata Cinque ( poca per la verità) – si è allontanata delusa e frustrata. Quali che siano le ragioni delle dimissioni dell’avvocato Starace, esse al momento rappresentano un fallimento pieno e una sconfitta, non solo sua, ma di tutti quei cittadini che votandolo speravano di avere voce, di poter dire la loro. Forse sarebbe stato appena il caso – prima di dimettersi- o di dichiarare la volontà di farlo,  di convocare una riunione aperta con le poche forze di opposizione territoriale per cercare di ricucire una lacerazione che certo bene non ha fatto al paese. Purtroppo così non è stato: Mi auguro che l’avvocato Andrea Lauro, più giovane ma soprattutto politicamente pulito, cioè nuovo alla scena politica del paese, possa ricevere i consensi che la sua persona, il suo nome, la sua storia professionale e familiare meritano di avere.

Per il PD, il Partito Democratico, premettendo che per chi scrive non è un partito di opposizione,cosa dire? Dopo primarie del centro sinistra che personalmente mi hanno fatto accapponare la pelle per  come si sono svolte, e non parlo solo di quelle di Vico Equense: ci sarebbe da scrivere un libro bianco  per come sono state gestita. C’è stato anche un ricorso da parte di un iscritto che sembra essere stato accolto, la qual cosa potrebbe inficiare l'attuale classe dirigente. All’interno di queste primarie utilizzate da chi per esclusiva ambizione ed affermazione personale ha fatto dell’opportunismo e del trasformismo un vero e proprio stile di vita, si è potuto toccare con mano la gretta e grossolana pesantezza di malate di protagonismo, indifferenti del tutto ai problemi di Vico Equense ma attente solo al raggiungimento dei propri obiettivi. Così si sono viste lotte senza esclusioni di colpi bassi  per portare più tessere racimolate in interi clan familiari o per poter avere una presenza nel nazionale, poi alla fine, quando i calcoli non sono andati a buon fine,  decidere di ritirarsi a vita privata, negli “ozi di Capua”: NO. Non è così che si fa onestamente politica! Non è così che si comporta chi ha a cuore le sorti del luogo in cui vive con i propri figli. Onestà intellettuale e onestà politica due cose completamente sparite dal lessico piddino. E per tutto ciò  questo partito ha fatto la fine che si è meritata.

Oggi non c’è più niente! Prevedo operazioni devastanti per l’ambiente e sul territorio che questa amministrazione intende perseguire: centro commerciale al primo piano e uscita del parcheggio di via Satriano sul corso Filangieri, così come aveva previsto un’aberrante  variante di progetto, e una piccola multisala al secondo piano asservita al centro commerciale là dove una volta c’era lo storico Cinema AEQUA che doveva essere ricostruito così com’era. Un proliferare di ripetitori di telefonia mobile su tutta la collina, prossimamente ogni metro quadrato di spiaggia sarà ceduto ai privati, mentre la qualità del mare, nell’indifferenza di questi predoni , sarà sempre peggio, nonostante il Sindaco Cinque si sia messo a controllare personalmente gli scarichi neri di Vico Centro - si dice fogna per fogna - dimentico di verificare quello che succede nelle fiorenti industrie casearie della sua terra o sul Faito che sversano siero nei molti rivi che poi arrivano al Rivo D'Arco e da questo al mare . Saranno questi i punti con i quali dovranno o dovrà fare i conti quando chi sostituirà Starace e gli altri due. I VAS ci saranno con l’impegno di sempre ma, come dice il detto antico : “una noce dinto 'o sacco nun fa rummore”.


Franco Cuomo – VAS – Vico Equense



giovedì 9 gennaio 2014

Pare difatti che, per pronunziare un giudizio sia necessaria una cultura molto maggiore



Fai ciò che è giusto, sebbene il mondo possa perire e non cercare il favore della moltitudine: raramente esso si ottiene con mezzi leciti e onesti. Cerca piuttosto l'approvazione dei pochi; ma non contare le voci, piuttosto soppesale e ricorda sempre che il pubblico uso della propria ragione deve essere libero in ogni tempo, ed esso solo può attuare l'illuminismo fra gli uomini perché ognuno può ricercare la felicità per la via che a lui sembra buona, purché non rechi pregiudizio alla libertà degli altri di tendere allo stesso scopo.” Vi è poi un'infinità di cose della bella natura, per le quali esigiamo l'accordo del nostro giudizio con quello di ciascun altro, e, senza molto ingannarci, possiamo anche aspettarlo; ma dal nostro giudizio sul sublime della natura, sull’amore per il vivente che non sia solo l’uomo, non ci possiamo ripromettere così facilmente il consenso altrui. Pare difatti che, per pronunziare un giudizio su questa eccellenza degli oggetti naturali, sia necessaria una cultura molto maggiore, non soltanto del Giudizio estetico, ma anche delle facoltà conoscitive che vi stanno a fondamento”

Immanuel Kant, Critica del Giudizio

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Stamattina, se non avessi avuto questo libro con me, tra l'altro una bellissima copia di Laterza donatami da Gianni Arpino del 1938, forse sarei impazzito in Circumvesuviana e, vale la verità, non assoluta, che la filosofia è consolazione ( il De philosophiae consolatione ), come già asseriva Boezio. La riflessione su queste parole mi ha distolto da tutta la bruttura che avevo intorno, dalla folla che mi pressava, dalle urla di concitazione e di rabbia. Ho pensato: ma si, in fondo non siamo solo degrado! Leggevo e rileggevo e, piano piano il mio animo si è sentito consolato, accudito dalla forza di questo pensiero e si è riacceso in me un ottimismo. Grazie Immanuel Kant!

mercoledì 8 gennaio 2014

Come è nata questa esperienza della Cantata Pastorale Barocca

Federico Ambrosanio ( musicista e poeta)
Franco Cuomo ( cidonio) 1977


Un’avventura cominciata per caso, ragionando di teatro e di Annibale Ruccello a tavola, come spesso avviene, con pochi amici ma con molta passione. Così è nata la messa in scena di Cantata Pastorale Barocca che è stata rappresentata in questi giorni in Costiera Sorrentina e si sta rappresentando per chiese e centri culturali arrivando fino a Firenze. Una lettura recitata con musiche e canti della tradizione popolare campana rivisitata dal maestro Roberto De Simone, come: la Leggenda del Lupino, Rosa d’argiento e rosa d’ammore , la Canzone del pescatore ma anche con musiche scritte appositamente, come l’intensa e suggestiva ouverture “Prometeo” dai timbri stravinskyani che fa da sottofondo ai discorsi di Pluto, composta dal maestro Federico Ambosanio. Un ensemble di archi , viola, violino e violoncello, con chitarra e flauti e le splendide voci di Rosanna Cimmino ( viola violino e voce ) e Federico Ambrosanio (clarinetti, flauti e voce), e alla chitarra Salvatore Esposito e al violoncello Vincenzo Santangelo. Un’esperienza che mi ha fatto rivivere emozioni e momenti sepolti nei meandri più reconditi della mia memoria, quando alla fine degli anni ’70, con Annibale Ruccello, Franco Autiero, Vanni Baiano si allestiva la Cantata dei Pastori di Andrea Perrucci, oggi quasi improponibile a volerla rappresentare nella sua interezza (quasi quattro ore). Così, mi sono trovato coinvolto in questo lavoro e tra un racconto e una discussione sui ritmi della recitazione, sui riferimenti antropologici della rilettura ruccelliana, sulla drammaturgia post desimoniana, piano piano  si è costruito, grazie al lavoro di Federico Ambrosanio questa piéce breve narrativo/musicale che ancora si sta proponendo. A me, umilmente, è toccata la parte della voce recitante: Pluto ovvero il diavolo, Cidonio e Ruscellio ovvero il cacciatore e il pescatore, l’angelo e Razzullo. Parti che mi venivano fuori quasi a memoria, richiamando immagini a me care di persone che sono andate via troppo presto, ma anche di serate fatte di prove lunghissime tra un pubblico di amici nel teatro dei padri Salesiani a Scanzano, frazione di Castellammare di Stabia, giovani ventenni di allora che approcciavano al teatro antropologico e alle sue rappresentazioni. Lunghe discussioni sulla simbologia, su come rappresentare le figure, su come ripercorrere i tempi e le modalità della commedia dell’arte. Ecco, da tutto questo la creatività di Fedrico Ambrosanio ha fatto venir fuori questo lavoro composito e unitario, quasi a voler far riflettere sull’importanza della  rimemorazione che non è assolutamente nostalgia, ma processo dinamico che arrichisce e plasma il presente.


Franco Cuomo 

martedì 7 gennaio 2014

Un po' di pudore non guasterebbe





Sto pensando che molte persone molte volte rasentano il ridicolo. C'è tanta miseria ancora tra gli uomini e tantissimo da fare ancora per lenire la fame e la povertà di migliaia di bambini che muoiono come mosche ogni giorno in molti paesi dell'Africa, o nelle periferie delle megalopoli indiane e da noi c'è chi parla di un animale come se parlasse di una persona. Detesto qualsiasi violenza contro gli animali, sto anche pensando da tempo di diventare vegetariano ( anche se non è facile) ma, penso che far equivalere un animale ad un figlio, viverlo come se fosse tale, parlarne come se si trattasse di una persona, non mi sembra giusto fino a quando non saranno risolti tutti i problemi di quella umanità e di quei bambini che vivono molto ma molto peggio di un qualsiasi cane o di un qualsiasi gatto che vive nelle nostre case e muoiono molto ma molto peggio di qualsiasi gatto o cane nostrano che viene seguito dalle cure di un veterinario. 


Cosa voglio dire con questo? Che è' giusto amare gli animali ( spesso lo si fa soprattutto quando ci fanno compagnia, un egoismo amascherato) ma è ancora più giusto secondo me o più eticamente corretto, dosarne la manifestazione del sentimento, specie quando c'è ancora una umanità che vive al di sotto della soglia della animalità dei paesi ricchi: Se non si capisce questo si può diventare ridicoli o...crudeli.

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Questo post ha dato origine ad una " querelle", secondo me fuori luogo, a tal proposito cito un commento apparso su FB scritto dal professore Domenico Casa e un mio chiarimento. I blog, la rete, FB, servono soprattutto a questo: suscitare dibattiti su argomenti molto seri. Grazie.

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Buongiorno a tutti.

Sono sempre molto contento quando intorno alle piccole "cose" che scrivo si crea un certo consenso. Segno che non sempre lasciano indifferenti rispetto a scritti anemici che capita di leggere. Ebbene, come accade ed è accaduto altre volte, qualcuno ha polemizzato sui possessori di animali i quali sarebbero degli egoisti, ma, soprattutto, non terrebbero conto che nel mondo ci sono migliaia di bambini i quali soffrono per la fame e la malattia. A causo di chi, poi? Di quelli che si prendono cura degli animali? Premetto che non sono mai stato uno che denuncia e non fa e non mi piace "mettere pesanti fardelli sulle spalle degli altri" senza muovere un dito. Se posso, agisco secondo le mie possibilità. D'altra parte, ho ben chiara la distinzione all'interno della "debolezza" nel mondo dei viventi e, benché ami e accudisca degli animali, non ignoro che la sofferenza dei bambini ha "un valore" moltiplicato. Per questo motivo - cosa che non dovrei fare, seguendo il dettame evangelico: non sappia la tua destra quel che fa la sinistra - avverto la necessità di mettere a tacere qualche "comare" di paese - libera ovviamente di blaterare come vuole - con quanto segue.
Pur consapevole di non poter essere un "salvatore" del mondo, come presumono di essere alcuni "giacobini" da strapazzo, e di non avere le capacità salvifiche di una Madre Teresa do Calcutta, mi sono sempre trovato d'accordo con lei quando sostiene che il nostro aiuto a che soffre è solo una goccia d'acqua, per quanto necessaria, nell'oceano. Quando posso, nonostante le mie risorse siano nella più normale delle norme, quella goccia la lascio cadere.
1) Per anni ho sostenuto con un contributo mensile una bambina africana tramite "Action Aid". Il mio contributo è terminato quando l'Associazione ha ritenuto che la bambina, ormai cresciuta, riuscisse a sostenersi con le risorse accumulate.
2) Per alcuni anni, ad eccezione di quello scorso che per me, anche finanziariamente non è stato tra i più felici, come s'intravede del racconto-gioco scritto ieri, (peccato per quelli che non riescono a cogliere i tratti d'ironia), ho fornito un contributo annuo, prima di cento euro e poi di centoventi euro annuali all'UNHCR (Organizzazione interna dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite) - numero di telefono per chi volesse mettersi in contatto: 800298000.
3) Quando sono andato via dal Liceo Scientifico "Severi" di Castellammare di Stabia, ho pregato le mie (sempre carissime) colleghe di non farmi regali costosi, ma di devolvere il ricavato raccolto tra i colleghi a vari Enti di Beneficenza.
Tutto documentabile, ovviamente.
Cosa vanno blaterando dunque questi grandi uomini preoccupati del destino del mondo, esenti da egoismo, quando invece, con i loro interventi fuori luogo e fuori tema cercano solo di strappare qualche misero applauso per il loro Ego?


 Non ci siamo Mimmo, non mi sento comare di paese, né giacobino da strapazzo,libero di pensarlo comunque se vuoi. Non ho scritto che non bisogna amare gli animali, ma che sto tentando anche di diventare vegetariano, alla tua foto postata qualche giorno fa da te, scrissi che, si, quello era un assassino, non mi sento un grande uomo preoccupato del destino del mondo anche se sono preoccupato del destino del mondo. Ho solo scritto che ci vuole più pudore nel manifestare i sentimenti verso gli animali, non ho scritto che non bisogna averne. Il mio ego è abbastanza indebolito dal lavoro giornaliero, e dalle cure che devo ad una persona che amo, persona, non animale, una che la malattia fa diventare cattiva e ostinata con la quale ti devi confrontare e che non si prende sempre le tue carezze o ti si struscia contro quando la chiami, una che - nonostante tutto - reagisce consapevole, per questo la amo di più, anche quando mi manda a quel paese. Mia mamma 89 anni ormai vicina al grande passaggio quando vede le pubblicità sul cibo per gli animali o quando vede una persona che si bacia un cane dice: " pigliateve nu criaturo": io credo che abbia ragione. Capisco che è vecchia, capisco che è anche un po' demente ( ma non mi sembra poi tanto), ma non capisco questa tua impennata, questo tuo livore. Le due foto che ho postato sono quello che realmente penso: la coscienza veritiera dell'occidente, questo pensiero banale che confonde piani e problematiche. Anche io ho adottato due bambini a distanza, ma non credo che sia questo il problema che ho voluto sollevare. Io ho denunciato ai carabinieri una persona che prendeva a calci un cane per la strada, quindi questa rimbeccata da "anima bella" trova il tempo che trova: Ho ancora un po' di senno per poter consigliare a tutti quelli che hanno adottato un animale: cane, gatto, perché non maiale, galline, vitelli, di aver solo un po' più di pudore nel manifestare il loro affetto. L'ho già scritto e lo ripeto anche per i saccenti che hanno citato il vetero marxismo: gli animali e gli enti non umani, acqua, piante, montagne sono - come noi - destinatarie di diritti, l'ho scrissi nel 2002 in un libro che forse non hai letto, argomento che sostenevo con gli studenti 11 anni fa. Ma non importa, se hai scritto quello che hai scritto. "Cosa vanno blaterando dunque questi grandi uomini preoccupati del destino del mondo, esenti da egoismo, quando invece, con i loro interventi fuori luogo e fuori tema cercano solo di strappare qualche misero applauso per il loro Ego?" Io vado blaterando sulla stupidità e la banalità di atteggiamenti deficitari di oggettività e di senso.Non sono un grande uomo e il destino del mondo, dell’umanità, mi importa molto più del destino mio e del mio cane o del mio gatto, che non ho, ma al quale vorrei bene ma certo non ne vorrei quanto potrei volerne per un bambino. La questione era questa infatti: se non si è capita questa piccola differenza io, ed è una mia opinione, ci si espone o al ridicolo o semplicemente si è crudeli e non lo si sa. Buona giornata.

Emozioni, evocazioni, suggestioni,







foto di Franco Cuomo.foto di Franco Cuomo.foto di Franco Cuomo.foto di Franco Cuomo.

Emozioni, evocazioni, suggestioni, nella splendida Chiesa dell'Annunziata a Vico Equense, suscitate da Incanto Acustico Ensemble di Somma Vesuviana. Una rilettura della seicentesca Cantata dei Pastori dell'abate Andrea Perrucci proposta dal maestro Federico Ambrosanio. Una serata patrocinata dal Comune di Vico Equense è sostenuta dall' Associazione Culturale " Franco Autiero", al quale , insieme ad Annibale Ruccello è stata dedicata la serata. Io, umilmente sono stato la voce narrante. Avrei aggiunto nella dedica ad Annibale e Franco anche Vanni Baiano, insieme a tutti e tre sono molte le cose che ho fatto e le esperienze maturate. Si replica questa sera alle 20 nella Chiesa di Casarlano a Sorrento.