martedì 27 novembre 2012

Napoletanità e cultura. Andy e Franco: Et in inferis ego.(1)





       Andy:

       Franco, proprio sulle pagine di questo blog, mi accusò tempo fa di essere vittima di un male culturale molto diffuso a Napoli, ovvero il fatalismo di matrice storicista. Non ricordo i dettagli della discussione, ma sono certo di essermi in seguito difeso da tale accusa, forse imputando quel po’ di passività che mi contraddistingue al fascino della tyche greca, ai fatti, piuttosto che al fermento tardoromantico della provvidenza storica. Sul fatto che una simile temperie culturale aleggi nel cuore filosofico di Partenope, però, Franco ha perfettamente ragione, volendo anche solo richiamare la discussione, da me riportata qualche articolo addietro, che avevo intrattenuto con una laureanda in filosofia, convinta che l'idealismo riassorbirà prima o poi il nichilismo come semplice momento di negazione necessario all'evoluzione.

       Quasi per contrasto, pochi giorni or sono i miei studi postuniversitari mi hanno costretto a ripensare alle radici profonde di certe formae mentis, di certe tradizioni culturali ormai diluite dai secoli, eppure ancora attive come certe medicine omeopatiche, che più s'annacquano e più fanno effetto. L'occasione è stata data dalla rilettura del Gattopardo, in passato oggetto solo di un fugace colpo d'occhio, ed oggi apparsomi in tutta la pienezza dell'antistoria, illuminata dalla luce radente di un sole mortifero. Ho potuto osservare i due Sud d'Italia, legati dalla fede in un fato più grande degli dei, separati dalle convinzioni circa la natura e lo scopo dell'oscuro disegno del destino che governa gli uomini: lì dove i napoletani cercano di accattivarsi il volto benigno della sorte, tentando in ogni modo di sbirciare oltre la benda col fare amabile e bastardo del guascone, e le carezze fuggevoli ai corni rossi o ai genitali, i siciliani allargano le spalle al giogo di un volere cieco e insensibile, che solo consente di analizzare il male in ogni sua più piccola minuzia, ma lega le mani ad ogni tentativo di intervento.
       E mi impressionano le parole di Capuana sullo scorrere del tempo nell'isola, quasi fosse staccata dal mondo: "Le rivoluzioni in Sicilia sono come gli accessi febbrili dei bambini: durano pochi giorni, poi tutto torna come prima".
       Sic est.


       Franco: sic est!

       Non ti accusai, caro Andy, come avrei potuto? Ti ricordai solamente che il “ finalismo di matrice storicistica ” che attribuisce un senso alla storia e che aveva riscosso ed ancora riscuote successo nella cultura partenopea voleva essere una risposta al fatalismo come forma mentis di radicati atteggiamenti insiti nella cultura del Sud. La storia con il suo fine avrebbe dovuto emancipare l’umanità dalla Physis che era quella parte del Tutto che è il mondo diveniente. Oggi della Physis, quale concetto principe, resta ben poco, perché tale concetto è legato al divino. La dissacrazione attraverso cui la modernità ci ha portato ci ha trascinato in un mondo disabitato dal divino e quindi dalla totalità. Il finalismo storicistico – teorizzato non a caso dal napoletano Giambattista Vico-  si muove nel tempo, ma sul fondamento di un ordine universale ed eterno, trascendente rispetto alla storia particolare dei singoli uomini. Questa "storia ideale eterna" costituisce la norma verso cui la storia concreta deve emancipare il mondo dal cieco fatalismo. Ma Napoli ed il Sud si ostinano a ripercorrere un modello, che solo un pallido ricordo può ancora definire greco, e la Tyche a te cara, amico mio, la si invoca sempre e solo perché siamo fagocitati dalla mancanza di un Νóμός, che deprime la nostra presenza riflessiva: evochiamo la Fortuna perché ci porti via da una prigione che noi stessi spesso ci siamo costruiti. Tomasi di Lampedusa, che ho amato istintivamente perché mi catapultava in un affresco epocale dai vividi contrasti, rimane anch’egli vittima di un cliché quando fa dire a Tancredi – un nome che non a caso incarna la storia della Sicilia : « Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi ». E poi, in riferimento alla sua concezione della storia umana, l’espressione di don Fabrizio: « e dopo sarà diverso, ma peggiore ». E Capuana invece – nonostante fosse più vicino al naturalismo francese e alla lezione verista del Verga- ugualmente non riesce a scrollarsi da dosso questo cliché, che perdura ancora oggi soprattutto a Napoli. Mi permetto, e scusami se lo faccio, di rinviarti al mio ultimo lavoro “Dei volti che ha Medusa. La drammaturgia del rischio[1] che ho presentato a Napoli l’altro ieri, nel quale invito gli intellettuali di questa città a rifuggire dai facili stereotipi che Napoli/Medusa impone con la sua napoletanità, perché, alla fine, chi resta in questa città può guardarla per descriverla solamente riflessa in uno specchio, come fece Perseo con  la Medusa, per non rimanere pietrificato e per riuscire alla fine pure a mozzarne il capo. Alla fine, quando si andava a cinema a vedere Massimo Troisi e tutti erano entusiasti io provavo un fastidio insopportabile perché non riuscivo a ridere di nulla e in quelle risate in sala vedevo solo complicità aguzzine. Sic est!

p.s
per bearwww: non avverrà più. Promesso e se avessi un tuo recapito il libro te lo avrei regalato J 





[1] Cfr. Franco Cuomo, Dei volti che ha Medusa. La drammaturgia del rischio, Longobardi editore, 2008.
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(1) da Franco Cuomo, Saggio sulla vita offesa, Boopen ed. Napoli, 2009;

lunedì 26 novembre 2012

Eros, bellezza e arte : cosa resterà dopo l'orgia?





Bellezza

Oggi il sogno nicciano di una società estetica si è realizzato. L’Uebermensch, l’Oltre-uomo, l’eletto, colui che, ergendosi al di sopra del caos della vita, afferma con forza la propria wille zur macht, volontà di potenza”, la sacralità primigenia del vivere e del bello,  furoreggia nelle nostre palestre, nei nostri body center, sulle passerelle delle grandi collezioni o in quello dell'ultima pubblicità della nuova fragranza maschile di Versace. E’ l’apoteosi della seduzione del corpo, del sesso esibito, di pettorali scolpiti, di glutei tonici. 

E’ l'apoteosi della raggiunta perfezione artificiale, l'incanto del desiderio realizzato. E’ la nuova catabasi ovvero: il  viaggio impossibile verso l’inferno del rimodellamento estetico infinito. E' l'imprimatur delle società cosiddette post/moderne e Habermas nel suo intensissimo Discorso filosofico sulla modernità, edito da Laterza, se la prendeva, già venti anni e più anni fa, prima con Nietzsche e poi con i suoi figli post moderni a partire da Lyotard e Derrida per dire più o meno ( perdonatemi la riduttività, ma è per economia di spazio): bene! Siete contenti? Finalmente le forme, l'arte, il corpo hanno spazzato via, il concetto, la filosofia, lo spirito, ora siamo stati completamente asserviti al mercato! La reificazione prima marxiana e poi adorniana è ormai pienamente compiuta. E’ per questo motivo che, quando parlo di educazione alla bellezza, intendo educazione al concetto di bellezza, perché avverto la necessità di porre un argine alla deriva estetica ma non estatica della vita. Sia ben chiaro che questo mio propendere per la morale non va nella direzione hegeliana dell’assunzione di una società etica e/o di uno stato etico, ma solo e semplicemente vuole tentare di ristabilire il primato del concetto/idea rispetto alla  forma/corpo. Il concetto, etimologicamente: Cum capio .ovvero, raccolgo, prendo assieme, da cui derivano anche i termini comprensione, comprendere. Tutti termini che esprimono la facoltà innata che hanno gli esseri umani di raccogliere e sintetizzare gli innumerevoli stimoli provenienti dalla percezione della realtà esterna ed utilizzarli per crearsi una propria rappresentazione astratta della realtà stessa ovvero: eιδέα, l’idea.

       Questo è un altro termine usato sia volgarmente che in filosofia con varie accezioni in genere riferibili ad un concetto o al ciò che pensiamo sia  il “disegno della mente”. Ristabilire dunque il primato della riflessione sull'edoné/kalò, ovvero sul piacere formale del bello. Un percorso, che mi porta a coniugare insieme  bello e vero di aristotelica memoria. Oggi tutti sembrano impazziti per il bello in sé e per sé, ma nessuno si chiede quanta verità ci sia in quel bello, che non coincide più con buono o con giusto.

Arte


       Nell’arte: il cavallo impagliato di Cattelan e poi appeso al soffitto che cos’è? Una truffa? E che cos’è la testa di mucca mozzata in una pozza di sangue rappreso con mosche che soffocano in una teca di vetro ermeticamente chiusa di Hirst? Quest’ arte contemporanea si è talmente autoriferita che può permettersi di fare a meno della materia prima: cioè dell’arte. Un’arte che fa a meno dell'arte e si trasforma nella firma identitaria dell'artista, nella sua volontà di potenza, la nicciana wille zur macht. Un’ arte alla quale non interessa sapere cosa sia più giusto fare per fare veramente arte. Quella firma, quel segno apposto al niente, rappresentano il massimo grado del nichilismo estetico che travolge ogni significato di valore in favore dell'unico valore di oggi: i soldi. “Fare soldi è un'arte e lavorare è un'arte e fare buoni affari è l'arte ...”. [1]

       Dunque il massimo dell'immoralità, lo “sterco del diavolo” eretto a sistema di valutazione estetica? Non credo di sbagliarmi se dico che questo stesso sistema di valutazione sul quale oggi si basa la cosiddetta arte contemporanea sia estendibile alla moda, alla chirurgia estetica, in un’orgia realizzata di simulacri. Bene si chiedeva Baudrillard - che però è un postmoderno: que resterà aprés de l'orge, cosa rimarrà dopo l’orgia? Io rispondo: resteranno gli avelli vuoti, appunto, i simulacri, perché la nostra è l’età dei simulacri.

       Abbiamo abbassato la guardia, abbiamo pensato tutti che in fondo la bellezza era tutto, ma la bellezza senza la bontà non è niente. La bellezza senza un fine non è rappresentabile. Gli iconoclasti queste cose le sapevano meglio di noi che pensiamo di saper tutto meglio degli altri che ci hanno preceduti e invece non è vero. Se religioni come l’ebraismo e l’ islam avversavano la rappresentazione della forma di Dio e l’arte era solo possibile se rinviava ad un’idea più alta, una ragione certamente ci sarà stata. Siamo poveri mentecatti schiavi dell’estetica vuota e la nostra deriva continuerà ancora per molto altro tempo.










[1] Andy Warhol, Citazioni, in: http://it.wikiquote.org/wiki/Andy_Warhol ; Slavoj Zizek, America oggi. Abu Ghraib e altre oscenità Ombre Rosse, 2005.


      

sabato 24 novembre 2012

Una lettera all'Assessore Migliaccio su cinema e parcheggi

Abbiamo scritto questa lettera all'Assessore Migliaccio.




Vico Equense, 23, novembre 2012

                                                                            
                                                                             


Egr. Avv. Benedetto Migliaccio
ASSESSORE all’Urbanistica
Comune VICO EQUENSE






OGGETTO :  Parcheggio e Cinema AEQUA
                       in via Filangieri
                       RICHIESTA INFORMAZIONE



                                                        Il sottoscritto prof. Franco Cuomo, nella qualità di Coordinatore del circolo AEQUA di Vico Equense dell’Associazione Verdi-Ambiente e Società (V.A.S.), titolare di interessi diffusi, in relazione  alle dichiarazioni da Lei rilasciate alla giornalista Ilenia De Rosa nell’ambito di un articolo giornalistico, pubblicato su “IL MATTINO” di giovedì 22 novembre u.s. dal titolo “ Vico Equense- città senza cinema”, chiede alla S.V. di essere cortesemente informato in merito al seguente quesito:
·         il parcheggio realizzato dalla GEMAR nella proprietà VERDE è dotato, ad oggi, del certificato di agibilità previsto dall’autorizzazione edilizia? Nel caso positivo, come è stato possibile scindere in due l’unica autorizzazione? Nel caso negativo, quale intervento intende adottare, tramite il competente ufficio, al fine di regolarizzare la situazione dei box già realizzati e, forse, già utilizzati?
In attesa di urgente, cortese riscontro, ringrazio e porgo distinti saluti.
                                                                                                     





                                                                                                    IL COORDINATORE
                                                                                                ( prof. FRANCO CUOMO )


Il quesito sottoposto all'Assessore è comune a molti altri parcheggi che pare siano in funzione ma non si sa se siano dotati del certificato di agibilità, mentre per l'irrisolvibile problema cinema, perché la minoranza non chiede la convocazione di un Consiglio Comunale con all'ordine del giorno i provvedimenti adottati in ordine alla convenzione con il sig. Verde richiamata dall'Assessore all'urbanistica sempre nello stesso articolo rilasciato al  IL MATTINO? Non ci meraviglia invece - nonostante tutte le dichiarazioni pleonastiche del sindaco Gennaro Cinque sulla sua millantata "disponibilità all'ascolto" verificare un ordine del giorno  del prossimo Consiglio Comunale da tenersi il 26.11.2012, nel quale si può leggere che la sicurezza e la lotta all'infiltrazione della malavita e il disastro ambientale e paesaggistico per gli incendi boschivi, siano finiti rispettivamente nella scaletta degli argomenti di trattare al quindicesimo e al sedicesimo posto: ovvero penultimo e ultimo, alla faccia dell'impegno civico.   

giovedì 22 novembre 2012

In una latrina della circumvesuviana: degrado del potere e declino dell’occidente



Nello sfasciume totale nel quale siamo stati precipitati bisognerebbe ripristinare le regole scenografiche da gran guignol e dunque vedere teste di infami monarchi rotolare nella polvere come in un film su Gengis Khan e i Mongoli e la plebaglia urlare di giubilo per ogni testa caduta e tutti a nutrire urlate speranze di giustizia barbarica a buon mercato, pronti a riconsegnare il potere nelle mani di un altro monarca vizioso e corrotto. Lo so, lo so, ci sarà subito qualche anima bella che griderà scandalizzato al giustizialismo, ma io razionalmente non anelo alla ghigliottina, ma alla giustizia sociale quella si. Dico solo che di fronte a ciò che ogni cittadino subisce tutti i giorni tra trasporti e sanità,e lentezze e guasti burocratici, le prime immagini desideranti che si manifestano di fronte allo sfasciume, sono quelle dei rotolamenti nella povere delle teste mozzate di chi ci amministra e delle grida feroci della gente che non ne può più. Le emozioni purtroppo sono solo e sempre le emozioni e non possono essere che queste le  immagini che mi sollecitano le dichiarazioni dell’assessore regionale ai trasporti Sergio Vetrella che di fronte al fallimento del sistema trasporti in Campania, sul suo sito, non riesce a dire altro che “bisogna accertare le responsabilità”. Lui non viaggia tutti i giorni in Circumvesuviana o sui bus dell’EAV ( fallita), a lui non capiterà mai di dover fare un bisognino in una ritirata di una qualsiasi stazione della Circumvesuviana, o scendere dal treno perché i treni ne sono sprovvisti, anche quelli nuovi,come è capitato invece al sottoscritto e trovarsi in un posto nel quale si manifesta tutto il degrado possibile della perdita di ogni dignità umana e dell’idea stessa del degrado e dei valori dell’occidente. A lui, come a Caldoro e prima di loro il mirabolante assessore nonché professore emerito universitario ( anche lui),  Ennio Cascetta e il magnifico e torvo Antonio Bassolino, per il quale si coniò l’appellativo spagnolo seicentesco di governatore! Echi amplificati di ridondanze barocco camorristiche che tuttora persistono. Ecco! Loro non sono entrati mai in un cesso di una qualsiasi stazione della Circumvesuviana come è capitato a me a Castellammare di Stabia stamattina , o a Ercolano un’altra volta,  cessi che si trovano su quella che si ritiene essere la tratta “ più elegante e ben tenuta” , si fa per dire”, che è la Napoli- Sorrento. Così, quando finisci per l’entrarci per necessità fisiologica, dopo aver atteso per l’eternità un treno che arriverà dopo chilometrici ritardi e plurime soppressioni, quello nel quale si precipitati è l’epitome dell’indecenza pura, l’inferno della ripulsa satanica, la gora dell’eterno fetore, dove ogni dignità è perduta!  Le foto che pubblico, mancano di dettagli perché mi sono autocensurato deliberatamente, per rispetto di chi le avrebbe viste, mentre le miasmatiche descrizioni olfattive, quelle,  sono indescrivibili. In quel momento ho pensato a quelle teste rotolare nella polvere e al cupio dissolvi di una ordalia barbarica. Ho sperimentato su di me l’umiliazione dell’essere un cittadino qualunque violentato nei suoi diritti più elementari. Ho pensato a quello che si prova ad essere abbandonati a se stessi in un degrado senza limiti, senza legge e senza controlli. Ho ricordato asettiche ed eleganti latrine olandesi che per me erano un privilegio e che in quella terra sono la trita normalità. Mi sono chiesto: perché a noi, a me, deve capitare tutto questo? Sulla stazione c’erano anche alcuni mal capitati turisti giapponesi e alcuni italiani del nord che hanno fatto la stessa mia esperienza. Ho chiesto al capostazione di poter depositare – temporaneamente – le mie borse con la spesa  nello spazio della biglietteria: mi è stato risposto che non si poteva, perché se fosse arrivata un’ispezione, lui poteva essere richiamato: anche lì le teste mozzate sono riapparse nella mia visione picnolettica. Ma le ispezioni qualcuno le ha mai fatte veramente nelle latrine della Circumvesuviana? Così, mogio, frustrato e rattristato, ho cominciato a rapportare il declino e il degrado dei trasporti e della sanità e di tutto il resto in Campania, come al declino e al degrado della dignità dei cittadini e dei valori dell’occidente e alla tronfia ed ottusa gestione del potere da parte dei Bassolino, dei Cascetta, dei Vetrella dei Caldoro che, mutatis muntandis continuano ad essere scagionati e salvati, e continuano a pontificare a presiedere fondazioni a insegnare in inutili quanto ormai improbabili università, là dove invece, dovrebbero pagare per i danni prodotti e per gli orrori e gli abusi inflitti ai cittadini. Poi, disgustato sono uscito pensando che  in fondo, quel cesso  della Circumvesuviana a Castellammare di Stabia, stamattina, avrebbe forse  potuto rappresentare degnamente la quintessenza di tutte le amministrazioni e di tutti gli amministratori che abbiamo avuto e che ancora abbiamo. Si, quel cesso era ed è simile a questo potere amministrativo e politico. In quel cesso, stamattina si è manifestata  la degna rappresentazione di un potere che, tra menzogne e ruberie, ha arricchito se stesso e precipitato il paese, la Campania, tra palleggiamenti e scaricamenti di colpe e mai assunte responsabilità,  ai limiti estremi di ogni dignità umana.
Franco Cuomo – Coordinatore VAS – Vico Equense-NA    

martedì 20 novembre 2012

La media aetas





          Mi trovo ora nella mia media aetas, nel mio basso medioevo del corpo, che è un medioevo ormai alla fine perché mi introduce ad una terza età, questa sì titanica, solitaria ed individuale. Questa che non è, come nella temporalizzazione storica, assimilabile alla modernità luminosa, ma al suo percorso inverso, all’oscuro alto medioevo, ovvero ai “decenni bui dell'autodefinizione pregiudizievole” della vecchiaia: la mia. Così mi sta capitando di ritrovare sempre di più “il gusto tutto infantile del disfacimento programmato, della ricontestualizzazione spiazzante, della deformazione dei suoni e delle immagini”. Avverto sempre di più il rifiuto di apparizioni e di visibilità faticanti quanto inutili. Il dover esserci sempre e comunque. Il fare salotto in rete o a eventi. Il dover preoccuparsi di piacere o risultare simpatico o organizzare incontri, trovare relatori. Così, mi impegno poco per le cose che scrivo e pubblico o per quelle che dipingo: La letteratura, la pittura si fanno strada in me, come esigenze autodefinitorie, percorsi autoliberanti: hanno preso il posto di ciò che un tempo aveva il sesso. In fondo, si fa sesso con se stessi e gli altri sono sempre uno strumento col quale ci si aiuta a riconoscersi. Così, la letteratura praticata, e la pittura pure, servono a far sparire i fantasmi o, per lo meno a riconoscerli per meglio dominarli. Altri amici, più giovani, scrivono, rappresentano, organizzano infaticabilmente reti di eventi di relatori: io no. Per il mio ultimo romanzo in selfpublishing, ho fatto una sola presentazione organizzatami da amici tra amici, ce ne saranno altre sempre con le stesse modalità, non intendo fare di più, non intendo pagare più nessuno per celebrarmi. Scrivo  solo per lasciare una traccia flebile, lo stesso per ciò che dipingo. Poi c’è sempre il rischio di credersi un genio troppo avanti nel tempo, che come scrive giustamente Aldo Busi “ è la scappatoia dei mediocri […] perché la gloria negata è pur sempre la gloria e si può sempre incolpare il mondo di vedere un tacchino, laddove invece è apparsa un’araba fenice” anche se quello che scrive potrebbe valere anche per lui. Si, ok, uno dice: ma chi se ne frega. Giusto, chi se ne frega! Allora la voglio smettere con questi rituali a pagamento dove devi pagarti anche l’ospite che fa finta di recensirti con interesse e invece non gliene frega una mazza. Chiamare la giornalista critica letteraria che pure vuole essere pagata: ma se sono un tacchino pronto per il forno o un’araba fenice vorrei pure saperlo diamine no!?! Invece tu paghi e improvvisamente diventi araba fenice e se lo sei veramente non te lo dirà mai nessuno, perché tutti pretendo l’obolo e allora devi essere sempre gentile con tutti: no, non ci sto più. Ma smettiamola!!! “Alla fine mi chiedo: quanti ti ameranno per il coraggio della tua libertà dimostrandotelo con il trovare il coraggio per la propria, be’, lasciamo perdere”. E’ proprio così. Ricordo che già quattro anni fa dissi di no a l’editore Longobardi, al quale avevano chiesto un mio saggio a Galassia Gutenberg, e gli dissi di no, non per una iperstrutturazione della mia personalità, ma per una decostruzione della stessa, che mettesse in luce i miei scarti umorali, i miei vuoti di volontà, le fratture, le discontinuità, le aporie, le strutture ideologiche e attanziali, le mie insofferenze e soprattutto il mio sberleffo verso la futilità del mero apparire. In fondo non se ne importa nessuno. Sono stufo delle apparizioni e quelle che mi organizzano sono sempre solo e semplici incontri, dove magari si mangia tra amici e dove solo incidentalmente si parla di arte o di letteratura: niente paludamenti. Quello che scrivo e che ho scritto, quello che dipingo o ho dipingo, sono solo tracce, transiti, di un percorso, che serve a fare piazza pulita dei miei miti o delle mie rimozioni. Così, solo ora, nella media aetas della mia vita comprendo pienamente Laura Betti che, a chi le chiedeva perché si sottraesse dalle pubbliche apparizioni, o perché fosse spesso sgarbata o insolente con gli altri, rispose che stava invecchiando e non sentiva di avere più obblighi verso nessuno e nemmeno verso se stessa perchè la vecchiaia era una forma di libertà e poi, con la sua svagata leggerezza e con la sua voce graffiata, invitava a leggere il Cato maior de senectute, di Cicerone.   



mercoledì 14 novembre 2012

Caro Severino, questo è fascismo finanziario



dimostrante no TAV


Caro Severino, bisognerebbe però programmare, incentivare, ripensare politiche di recupero della terra. Immaginarsi cioè un'economia completamente diversa da quella che si è seguita fino ad ora e che si continua a riproporre uguale a se stessa, nonostante il fallimento e i danni che questa ha prodotto sul pianeta e nel sociale. Quello che è successo oggi, ovvero lo sciopero europeo contro le politiche di austerità che finiscono col pesare solo sui più indigenti e le manifestazioni che si sono tenute sono giustissimi! La violenza purtroppo è nelle cose. Io vedo poliziotti armati fino ai denti contro cittadini inermi, forse anche facinorosi, rarissimi e proposti dai media asserviti al potere, ma non armati o protetti. Io, che vivo la quotidianità del sopruso e delle angherie, molte volte ho desiderato di essere armato, ma la realtà delle cose è che la gente è schiacciata da una violenza inimmagginabile e non può opporre nessuna resistenza.  Ieri dopo la soppressione dei treni della circumvesuviana nelle fasce di rientro dei lavoratori,una cosa che ormai succede tutti i giorni da più di un anno senza che nessuna autorità alzi un dito, è arrivata la polizia in assetto bellico contro la gente che voleva tornare a casa. Quello che sta succedendo - caro Severino - anzi, quello che è successo, senza che nessuno muovesse un dito- è un golpe EuroFinanziario, per schiacciare i più poveri e i più deboli e consentire la ristrutturazione capitalistico finanziaria della borghesia finanziaria. Questo io lo chiamo fascismo finanziario, questo io lo chiamo morte della democrazia parlamentare rappresentativa, perchè moltissimi ceti sociali non sono rappresentati più da nessuno. Se tu andassi a proporre a Monti o a qualcuno dei sacerdoti della finanza la tua idea della terra da coltivare, ti riderebbe in faccia, ammettendo che sapesse accennare ad un minimo segno di sorriso.Ciao!
Franco Cuomo

martedì 13 novembre 2012

Il default della democrazia


Al netto della diminuzione forzata del voto di scambio e della probabile scelta tattica della mafia, l’astensionismo record siciliano - di maggioranza assoluta - si proietta sulle elezioni nazionali. Ed è un dato che riflette oltre al naturale qualunquismo un diffuso e comprensibile disgusto verso il malaffare, la separazione ormai irrecuperabile fra cittadini e partiti.

Se mettiamo assieme questo elemento di svuotamento della rappresentanza con il commissariamento euro-tecnico in atto e la ben nota legge elettorale oligarchica, che difficilmente sarà cambiata in extremis, e di certo non sarà cambiata in meglio, diventa sempre più impegnativo parlare di democrazia rappresentativa e sovranità popolare.

Per rigenerare la democrazia rappresentativa, che non funziona più, sequestrata com’è da partiti, gruppi di interesse e strutture di potere sovranazionali, sistema di informazione controllata, una delle strade - come ho scritto più volte - è l’introduzione, ovunque possibile, di elementi di democrazia diretta e partecipativa.
In modo ben calibrato, articolando attentamente le procedure e i campi di applicazione, senza illudersi di poter eliminare le mediazioni e fare a meno delle forme della rappresentanza, che in una comunità ampia sono comunque necessarie.
Può servire per esempio sperimentare il referendum propositivo, a livello locale e nazionale, o meglio ancora: deliberativo. Magari con un maggior numero di firme richieste, con un filtro preventivo nel caso del nazionale da parte della corte costituzionale all’atto del deposito dei quesiti, e senza quorum, o abbassandolo, in modo che chi si assume la responsabilità di partecipare decide direttamente le leggi sottoposte al giudizio popolare.

lunedì 12 novembre 2012

NOI NON SIAMO AGITATI: SO’ ‘E TRENI CA SO’ SCASSATI !!!



NOI NON SIAMO AGITATI: SO’ ‘E TRENI CA SO’ SCASSATI !!!

E’la frase con cui si chiude un manifesto fatto stampare dai lavoratori della Circumvesuviana che in sintesi dicono che l’odissea alla quale sono sottoposti tutti i lavoratori pendolari non dipende da loro ma dalla dirigenza che con mette in sicurezza il materiale e dai tagli operati da questi ultimi che hanno decurtato stipendi e dimezzato il materiale rotante. Ok, vorrei crederci  e vorrei crederci in quanto pendolare vessato e torturato e umiliato dalle condizioni a cui sono  sottoposto giornalmente a 62 anni: viaggiare stipato in piedi, scendere in una stazione perché improvvisamente qualcuno dice che il treno si è guastato, arrivare in stazione e non leggere nessuna destinazione sui display, guasti improvvisamente anche questi, mentre una voce in italiano sgrammaticato annuncia che due corse per Sorrento e altre per altre destinazioni sono state soppresse. Quando si arriva stanchi alla stazione dopo una giornata di lavoro, dopo aver fatto i salti mortali tra una piattaforma e un’altra al mattino per auto stiparsi in un treno di fortuna che ti fa arrivare dopo due ore sul posto di lavoro. Vorrei crederci ma non posso, perché credo che i lavoratori della Circumvesuviana stiano usando i pendolari, come quei genitori che usano i figli, per ricattarsi a vicenda quando si separano. Viaggio da troppi anni e per non vedere e segnalare le ingiustizie e gli abusi che vengono perpetrati all’utenza. Intanto vorrei chiedere a questi lavoratori, perché al mattino ai varchi sono così solerti e filo aziendali nel chiedere ai pendolari di esibire i titoli di viaggio e gli abbonamenti, dopo che questi sono stati umiliati in quella che dovrebbe essere la fruizione di un servizio pubblico? Ho più volte sollecitato una sospensione degli abbonamenti e dei biglietti fino a quanto non saranno garantite le misure minime di viaggio ovvero: sapere quando si parte e sapere quando si arriva. Pagavo un abbonamento ferroviario di 83 euro mensili che non sono disposto più a pagare perché quando arrivo in stazione non so se troverò il treno, quando lo prendo dopo aver atteso qualche ora, sono costretto a scendere in una stazione di fortuna perché il treno, appena partito dopo due soppressioni si ferma . Allora mi chiedo: ma siamo sicuri che i lavoratori della circumvesuviana non siano complici in questo stato di cose?  Siamo sicuri che queste tecniche di sabotaggio non siano un ricatto fatto pagare all’utenza? Io da tempo ho denunciato sulla stampa, sul mio blog, su FB,  la dirigenza di Unico Campania, EAV e Circumvesuviana di aver gestito il trasporto pubblico in Campania tra assunzioni clientelari e nomine di consulenze milionarie mentre il parco treni era in condizioni pietose. Poi sono stati fatti gli acquisti dei metrostar: treni trappola, secondo il mio punto di vista di pendolare, per lunghe tratte, e nessun magistrato che abbia aperto un fascicolo per capire come e perché sono stati fatti questi acquisti, né nessun magistrato sente l’urgenza di aprire un fascicolo su quanto succede ogni mattina a milioni di persone: studenti, donne e uomini, giovani e vecchi, trattati peggio delle bestie! Perché allora dovremmo essere solidali con i lavoratori della Circumvesuviana? IO riporto quello che mi accadde ad un varco perché per protesta mi rifiutai di mostrare l’abbonamento dopo una percorrenza da cani che non si poteva chiamare viaggio: fui inseguito, strattonato e spinto contro un muro, a 62 anni, con due infarti avuti, quasi fossi stato un delinquente. Questo continua a succedere, ogni mattina. Come mai mi chiedo allora, i lavoratori della circumvesuviana sono così solerti solo sui controlli dei titoli di viaggio? Ma di più, e questa domanda dovrebbe far riflettere: come mai appena si sblocca qualche finanziamento i treni improvvisamente ritornano nelle stazioni, riprendono le corse  regolarmente non sono più scassati e i display funzionano miracolosamente di nuovo?
Franco Cuomo Coordinatore Circolo VAS- Verdi Ambiente e Società
Vico Equense 

mercoledì 7 novembre 2012

Quando gli angeli scappano via.Venerdì 9 novembre ore 21, Viale Gramsci,16- Studio Sedicinoni, Napoli.


 
"  nostri affanni, le nostre stupide vicissitudini che ci sembrano le più importanti del mondo e i rancori e gli amori, tutto sarebbe finito sotto dodici piedi di terra con una pietra di granito grigio sopra. Ebbi una vertigine tremenda e mi sembrò di impazzire, misi la mano in tasca, scartocciai quel biglietto spiegazzato che mi aveva dato la signorina Consuelo e rilessi i versi che Richie aveva scritto prima di farsi l’ultimo buco e li aveva scritti per me e aveva pensato a me e allora capii pure tutte le sciocchezze che si dicono su chi si fa di droga e la trita cattiveria e la sciatta indifferenza del mondo:

<<....Bruceremmo tutta la notte sulla cima di pini / infanzia giovinezza vecchiaia & eternità / si aprirebbero come alberi dolci / nelle notti di un'altra primavera / a confonderci d'amore / perché possiamo vedere insieme la bellezza di anime / nascoste come diamanti / nell'orologio del mondo... >>

Ginsberg era il suo poeta preferito, forse non era il più grande, ma era quello che lui aveva amato di più. Lui era lì sotto dodici piedi di terra e io sopra e non lo avrei rivisto mai più. L’unica terribile certezza della morte. Proruppi in un pianto che mi sfiancò e sembrava voler durare in eterno, come se avessi da consumare le lacrime di una vita intera ed era anche la mia morte che piangevo.

Da "Quando gli angeli scappano via" Romanzo di Franco Cuomo, Fotocity ed. Napoli 2012

 
Venerdì 9 novembre ore 21, Viale Gramsci,16- Studio Sedicinoni, Napoli. Cena iraconda: incontro con l'ira e il romanzo di Franco Cuomo  "Quando gli angeli scappano via".

giovedì 1 novembre 2012

Quando la smetteremo di prenderci in giro tutti?



Mi chiedo: ma quand’é  che la smetteremo di prenderci  in giro tutti ? Il fallimento e il degrado istituzionale e socio economico del paese sta sotto gli occhi di tutti, nel micro e nel macrocosmo. Quello che succede a Vico Equense è solo quello che il paese Italia sta attraversando, trascinato in un baratro da politicanti corrotti e da consumati teatranti che discettano di questo e di quello nei consumati salottini di regime che sono gli studi televisivi  nostrani. Il Sindaco Gennaro Cinque non è stato ancora invitato a queste defecanti trasmissioni, ma il comportamento che furbescamente pratica per amministrare il paese, nel suo piccolo, è simile a quello dei grandi squali nazionali. Non passa giorno che il Sindaco non appaia sulle testate locali con mirabolanti iniziative: il Sindaco che salva i cani randagi, il Sindaco che va in delegazione a Roma contro il governo Monti, il Sindaco che si adopera per venire incontro i suoi cittadini sulle emissioni elettromagnetiche, il Sindaco che manda un suo delegato a firmare un “Patto per il Mare”, per combattere l’inquinamento marino. A tutto questo però non corrisponde in realtà nulla! Alla platealità della dichiarazioni, questo Sindaco non fa seguire niente altro che il più pervicace lassismo in materia di governo del territorio. E’ una tattica studiata quella di ignorare i più gravi problemi del paese specialmente se questi vengono posti in evidenza dalle opposizioni e nello stesso tempo dichiarare di fare grandi cose, con l’intento prioritario di strafregarsene di tutti! Più volte il sottoscritto ha sostenuto la tesi che è assolutamente inutile tentare di praticare un dialogo con questo Sindaco, perché, questoè un Sindaco che mente sapendo di mentire. Ci troviamo di fronte ad un consumato attore, che dietro la veste dell’ignoranza e del populismo, esibiti a mano larga, ha fatto leva sull’ignoranza e sul populismo del paese. In pratica, quella parte di cittadini di Vico Equense, che sono ignoranti e populisti, si è identificata con lui. Non è uno stupido questo Sindaco, ma certo, non può darla a bere a chi non è né fiero della sua ignoranza, né populista, ovvero una parte esigua di questo ameno paese, che pure c'è benché quasi invisibile.   Purtroppo, bisogna  riconoscere che questo modo di fare produce il risultato di annichilire il già debole avversario politico, le cui iniziative, di solito interrogazioni consiliari non sortiscono effetti degni di nota, mentre lui, che per dovere istituzionale e per legge dovrebbe dare risposte, in maniera tronfia, nella stessa aula consiliare, tra una battuta e uno sbuffare, si vanta della propria arroganza e strafottenza. Vico Equense ha avuto sindaci di cui ricordarsi per la cattiva amministrazione, ma questo, vuoi per l’imbesuimento della coscienza civica, vuoi per la risibile attività dell’opposizione è il peggiore di tutti! A tutto questo, che non è poco, si aggiunge chi, non so quanto ingenuamente,crede di poter fare “ attività culturali” e di “impegno ambientale”, promuovendo convegni di studio che nei fatti, oltre a far brillare qualche singola persona e a vantarsi di averli organizzati col patrocinio del Comune e dunque arrecando anche lustro a questi Sindaco, non smuovono più di tanto lo stato delle cose. Non ultimi: il convegno di studio sul paesaggio rurale, le cui spese di pubblicazioni e pubblicità sono costate 20 mila euro, un convegno che continuo a definire l’espressione più bieca della cattiva coscienza ambientale ed urbanistica, anche se ad organizzarlo c’era la Soprintendenza. Il Convegno o l’Assise, fate un po’ voi, Patto per il Mare, al quale partecipavo pure come associazione, ma dal quale mi dissocio subito, perché a più di quindici giorni da quella data, l’Amministrazione non ha fatto ancora nulla, nella fattispecie: recarsi da Caldoro in delegazione e chiedere spiegazioni sullo stato dei lavori di Punta Gradelle e poi ancora tutta una serie di attività che sono promosse da altre associazioni che oltre alla mera rappresentazione, non smuovono di un millimetro lo stato delle cose di questo paese. Varrebbe poi solo il caso di ricordare che a distanza da un mese e più, la Commissione per la zonizzazione per i ripetitori di telefonia mobile con impegno preso in Consiglio comunale qualche mese e più fa, non è stata ancora insediata, che l’antenna Vodafone sta ancora che nel campo sportivo, che i gradini della pedementina della via vecchia Bonea non sono stati ripristinati, che la Scuola elementare di via Sconduci versa in condizioni pietose e molto altro ancora. Con tutto ciò, c’è chi ancora crede che sia ancora possibile un dialogo con questo Sindaco. Allora ritorno alla domanda iniziale: quando la smetteremo di prenderci in giro tutti e quando finalmente avremo il coraggio di gridare “il re è nudo”, benché non sarebbe certo un bello spettacolo immaginarselo. Quando con un gesto forte, tutti: cittadini stufi, singoli operatori culturali e sociali, associazioni, non decidono di delegittimare l’operato di questo Sindaco, ma soprattutto quando la smetteremo di chiamare questa amministrazione a sostenere iniziative  che forse avrebbero maggiore dignità se solo facessero a meno dei “contributi” di questo Sindaco?