lunedì 26 novembre 2012

Eros, bellezza e arte : cosa resterà dopo l'orgia?





Bellezza

Oggi il sogno nicciano di una società estetica si è realizzato. L’Uebermensch, l’Oltre-uomo, l’eletto, colui che, ergendosi al di sopra del caos della vita, afferma con forza la propria wille zur macht, volontà di potenza”, la sacralità primigenia del vivere e del bello,  furoreggia nelle nostre palestre, nei nostri body center, sulle passerelle delle grandi collezioni o in quello dell'ultima pubblicità della nuova fragranza maschile di Versace. E’ l’apoteosi della seduzione del corpo, del sesso esibito, di pettorali scolpiti, di glutei tonici. 

E’ l'apoteosi della raggiunta perfezione artificiale, l'incanto del desiderio realizzato. E’ la nuova catabasi ovvero: il  viaggio impossibile verso l’inferno del rimodellamento estetico infinito. E' l'imprimatur delle società cosiddette post/moderne e Habermas nel suo intensissimo Discorso filosofico sulla modernità, edito da Laterza, se la prendeva, già venti anni e più anni fa, prima con Nietzsche e poi con i suoi figli post moderni a partire da Lyotard e Derrida per dire più o meno ( perdonatemi la riduttività, ma è per economia di spazio): bene! Siete contenti? Finalmente le forme, l'arte, il corpo hanno spazzato via, il concetto, la filosofia, lo spirito, ora siamo stati completamente asserviti al mercato! La reificazione prima marxiana e poi adorniana è ormai pienamente compiuta. E’ per questo motivo che, quando parlo di educazione alla bellezza, intendo educazione al concetto di bellezza, perché avverto la necessità di porre un argine alla deriva estetica ma non estatica della vita. Sia ben chiaro che questo mio propendere per la morale non va nella direzione hegeliana dell’assunzione di una società etica e/o di uno stato etico, ma solo e semplicemente vuole tentare di ristabilire il primato del concetto/idea rispetto alla  forma/corpo. Il concetto, etimologicamente: Cum capio .ovvero, raccolgo, prendo assieme, da cui derivano anche i termini comprensione, comprendere. Tutti termini che esprimono la facoltà innata che hanno gli esseri umani di raccogliere e sintetizzare gli innumerevoli stimoli provenienti dalla percezione della realtà esterna ed utilizzarli per crearsi una propria rappresentazione astratta della realtà stessa ovvero: eιδέα, l’idea.

       Questo è un altro termine usato sia volgarmente che in filosofia con varie accezioni in genere riferibili ad un concetto o al ciò che pensiamo sia  il “disegno della mente”. Ristabilire dunque il primato della riflessione sull'edoné/kalò, ovvero sul piacere formale del bello. Un percorso, che mi porta a coniugare insieme  bello e vero di aristotelica memoria. Oggi tutti sembrano impazziti per il bello in sé e per sé, ma nessuno si chiede quanta verità ci sia in quel bello, che non coincide più con buono o con giusto.

Arte


       Nell’arte: il cavallo impagliato di Cattelan e poi appeso al soffitto che cos’è? Una truffa? E che cos’è la testa di mucca mozzata in una pozza di sangue rappreso con mosche che soffocano in una teca di vetro ermeticamente chiusa di Hirst? Quest’ arte contemporanea si è talmente autoriferita che può permettersi di fare a meno della materia prima: cioè dell’arte. Un’arte che fa a meno dell'arte e si trasforma nella firma identitaria dell'artista, nella sua volontà di potenza, la nicciana wille zur macht. Un’ arte alla quale non interessa sapere cosa sia più giusto fare per fare veramente arte. Quella firma, quel segno apposto al niente, rappresentano il massimo grado del nichilismo estetico che travolge ogni significato di valore in favore dell'unico valore di oggi: i soldi. “Fare soldi è un'arte e lavorare è un'arte e fare buoni affari è l'arte ...”. [1]

       Dunque il massimo dell'immoralità, lo “sterco del diavolo” eretto a sistema di valutazione estetica? Non credo di sbagliarmi se dico che questo stesso sistema di valutazione sul quale oggi si basa la cosiddetta arte contemporanea sia estendibile alla moda, alla chirurgia estetica, in un’orgia realizzata di simulacri. Bene si chiedeva Baudrillard - che però è un postmoderno: que resterà aprés de l'orge, cosa rimarrà dopo l’orgia? Io rispondo: resteranno gli avelli vuoti, appunto, i simulacri, perché la nostra è l’età dei simulacri.

       Abbiamo abbassato la guardia, abbiamo pensato tutti che in fondo la bellezza era tutto, ma la bellezza senza la bontà non è niente. La bellezza senza un fine non è rappresentabile. Gli iconoclasti queste cose le sapevano meglio di noi che pensiamo di saper tutto meglio degli altri che ci hanno preceduti e invece non è vero. Se religioni come l’ebraismo e l’ islam avversavano la rappresentazione della forma di Dio e l’arte era solo possibile se rinviava ad un’idea più alta, una ragione certamente ci sarà stata. Siamo poveri mentecatti schiavi dell’estetica vuota e la nostra deriva continuerà ancora per molto altro tempo.










[1] Andy Warhol, Citazioni, in: http://it.wikiquote.org/wiki/Andy_Warhol ; Slavoj Zizek, America oggi. Abu Ghraib e altre oscenità Ombre Rosse, 2005.


      

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