giovedì 26 aprile 2012

Com'era verde la mia valle



Com'era verde la mia valle (How Green Was My Valley) è un film del 1941 diretto da John Ford, ispirato all'omonimo romanzo del 1939  di Richard Llewellyn. Ecco, queste due foto potrebbero intitolarsi come quel vecchio film. Qualche anno fa, questo posto, per chi ha più o meno la mia età, ma anche per chi è più giovane, poteva apparire così, però più bello, perché gli alberi e il verde, erano veri: prevalentemente ulivi e viti e non c'erano quei brutti cavi in primo piano e quegli elementi architettonici di pessima fattura. Era una piana ubertosa cantata da Silio Italico. Oggi questo posto appare così


Qualcuno, non si sa perché ha deciso che questo posto doveva diventare così come lo vedete. Io non credo che ci siano commenti da fare. Credo che qualcuno che è preposto alla tutela e alla salvaguardia dell'ambiente sarebbe dovuto intervenire e invece non è intervenuto. Gli stessi uffici comunali competenti avrebbero dovuto chiedere un minimo di spiegazioni. La Soprintendenza ai beni paesaggistici avrebbe dovuto far sentire la sua voce e così i consiglieri di minoranza, e anche gli stessi cittadini di questo paese che degrada sempre di più verso l'incultura, l'inciviltà e la barbarie. Invece silenzio, acquiescenza, connivenza, complicità con lo scempio prodotto. Farò una ricerca fotografica per poter comprovare quanto un tempo sia stato bello e rigoglioso questo posto, in primavera e in estate inebriante di profumi e oggi ridotto a brullo deserto e brutte costruzioni.

franco cuomo -VAS -

MA INCONTRARE L’ONOREVOLE LUISA BOSSA DEL PARTITO DEMOCRATICO HA ANCORA SENSO O E’ SOLO UNA PERDITA DI TEMPO ?



Nei giorni scorsi si è tenuta a Piano di Sorrento una riunione organizzata dal Partito Democratico con la presenza dell’onorevole Luisa Bossa, per discutere e adottare iniziative sulla dissennata proliferazione dei parcheggi interrati, sulla loro legittimità urbanistica specialmente in relazione alle prescrizioni del Piano Urbanistico Territoriale (PUT), sul controllo del “ripristino del verde” su quelli già costruiti. Tutti quelli in buona fede, e io e il circolo VAS ci mettiamo tra loro, ci siamo detti: finalmente questa è la volta buona! Finalmente Luisa Bossa, dopo aver ascoltato e preso atto di tutto quello che riguarda ed è successo in quanto a devastazione del territorio a Sorrento, a Piano, a Vico Equense, decida, finalmente, di chiedere udienza al Procuratore della Repubblica di Torre Annunziata per invitarlo ad aprire un fascicolo di accertamenti e di indagini per verificare la legittimità urbanistica ad ambientale degli innumerevoli parcheggi realizzati in difformità!

INVECE, DELUSIONE DELLE DELUSIONI,  NIENTE DI TUTTO QUESTO !!!

Oggi leggiamo da Metropolis che la signora Bossa si limiterà solo a scrivere una lettera al Prefetto ! E cosa dovrebbe fare il Prefetto?
Primo: assicurare che gli appalti pubblici per la realizzazione dei parcheggi siano controllati! Ma qualcuno ha detto alla signora Bossa che, a Vico Equense specialmente, non ci sono appalti pubblici  e che i parcheggi interrati li costruiscono imprese private senza il bisogno di appalto pubblico?
Secondo: sollecitare gli Enti Locali a verificare il rispetto delle norme di sicurezza e del ripristino del verde! Ma l’onorevole Luisa Bossa avrà letto qualche volta Metropolis? Avrà preso informazioni sulle molteplici denunce fatte? Pensiamo di no: altrimenti già sarebbe stata a conoscenza delle innumerevoli, forti e decise iniziative del Comune di Sorrento, delle associazioni ambientaliste di Piano e di Vico (WWF e VAS)  per ottenere quello che il Prefetto dovrebbe sollecitare ai Comuni.
E infine, la ciliegina sulla torta: Metropolis ci informa che la prossima iniziativa del PD sarà quella di incontrare il Soprintendente ai Beni Ambientali e Paesistici l’architetto Stefano Gizzi per “ segnalare le problematiche emerse in Penisola!” Una iniziativa che per “originalità” novità ed effetti sarebbe da collocarsi nel giurassico. Noi VAS continuiamo a chiederci che senso hanno queste proposte, ma soprattutto quale utilità, alla luce di tutto quanto è già stato denunciato alla Procura e con manifestazioni pubbliche? Dire che simili proposte fanno cadere le braccia, dire che siamo scoraggiati è dire poco! I VAS invitano tutti ad essere più critici! Ci saremmo aspettati una decisiva azione immediata: la richiesta da parte dell’onorevole di un incontro con la Procura della Repubblica e la sollecitazione dell’apertura di un fascicolo sul caso parcheggi in Costiera Sorrentina!  Organizzare inutili convegni passerella è solo l’ennesima fuga dalla realtà è solo l’ennesimo gesto inutile di un attivismo di facciata che produce solo effetti deludenti e fuori tempo.

Franco Cuomo V.A.S. Vico Equense

mercoledì 25 aprile 2012

Lettera alla signora Luisa Bossa parlamentare del Partito Democratico





Alla signora Luisa Bossa
parlamentare del Partito Democratico

C'è del buono e c'è del male ovunque. Ma, invece, sembra di no. Tutto il male è la politica, mentre nel popolo sono tutti santi.
Io trovo questa riduzione molto discutibile”.


Gentilissima sig.ra Bossa,
metto come incipit di questa mia un Suo periodo estrapolato da una missiva in risposta – credo – ad una sorta di protesta ( lieve e debole ) inoltrataLe da iscritti al Suo partito. Io trovo molto discutibile ed anche irritante e con una venatura anche di reprimenda, la frase in incipit riportata e spiegherò qui di seguito il perché. Io non sono iscritto al Suo partito, sono il coordinatore dei VAS (Verdi Ambiente e Società), del mio paese (Vico Equense). Oggi, non so se pure da Lei, ma certamente da molta parte del suo partito sarei immediatamente collocato in quella zona che una “neo lingua” astratta chiama riduttivamente antipolitica. Nell’antipolitica oggi in Italia ci finiscono tutti quelli che non si riconoscono più nelle “rappresentanze” (di chi?) parlamentari. Tutti quelli che pensano che la politica sia una pratica per il raggiungimento del bene comune, tutti quelli che appunto credono nella res publica, che è un accezione latina, che significa letteralmente "questione pubblica" o "cosa pubblica". Da questa locuzione deriva il termine italiano "repubblica". Si lo so, Lei mi dirà che ci crede anche Lei e il Suo partitoi, ma la legge elettorale nuova, subito ribattezzata dai media porcellinum non è meno vergognosa della vecchia chiamata porcellum e come la mettiamo con la scelta delle liste bloccate? O la legge sui fondi ai partiti che non li abbassa di un euro? “Basta andare sul vostro sito per scoprire che il Pd usa i “rimborsi elettorali” persino per partecipare al “Dopo festival di Sanremo” (versione democratica dei bonifici di Belsito per la rinoplastica di Eridano Sirio Bossi o per i diplomi e le lauree immaginarie del Trota e del Mosca). E che solo per viaggi, ristoranti e alberghi, nel 2010 il Pd ha speso 2.165.138 euro” ( M.Travaglio). Così nell’antipolitica ci finisce chi crede e denuncia che i privilegi siano iniqui e che la misura è colma nella direzione di un utilizzo (uso) privato del denaro che noi cittadini versiamo attraverso insostenibili gabelle che oggi servono a mantenere voi parlamentari e gli istituti di credito, senza avere un ritorno di servizi, come invece dovrebbe accadere in una società funzionante, equa e giusta. Anche quelle persone oneste di cui Lei parla non pensano minimamente a rinunciare e pensano di intascare non a fine luglio, ma magari a ferragosto, quando la gente è in vacanza e guarda altrove quei soldi del “rimborso spese”. Guai però a tagliare: si sa dove si comincia, non dove si finisce. “Se molli di un euro,qualcuno ti chiederà di mollare di due, e non finisci più. Specie se si scopre che con 180 milioni si potrebbe ripristinare il tempo pieno nelle scuole materne. O se si va a vedere come ha fatto il Pd a spendere i 200 milioni incassati dallo Stato in quattro anni, e anche di più, visto che è in rosso di43 e senza nuovi rifornimenti chiude bottega”.( M.Travaglio).  Gli scandali, le ruberie sono diventati intollerabili! I privilegi rozzamente castali ( pagamenti per cure mediche ridotti, riduzioni sui trasporti, vitalizi percepiti anche a fine mandato e... molto altro ancora) sono percepiti integralmente ancora da tutti voi come un corpo unico. Lasci perdere, mi creda, la retorica penosa che ci sono buoni e cattivi dappertutto! I privilegi, gentile signora, voi li percepite tutti in egual misura, buoni e cattivi. Io non metto in dubbio la Sua onestà, quella di essere stata un’insegnante figlia di pescatori, e quella di altri come Lei, ma io non vedo nessuna volontà di rinuncia, nessun segno che vada nella direzione di una cessazione di questi privilegi e intanto ne usufruite tutti: buoni e cattivi. Vorrei invece sapere se qualcuno di voi conosce la frustrazione e l'umiliazione di essere inserito in una lista di attesa di tre mesi (se va bene) per una TAC, per una dialisi, per una risonanza magnetica, per un consulto medico appena decente o stazionare abbandonato su una barella in un corridoio ospedaliero o semplicemente pagare la rata del mutuo e rimanere senza soldi per mangiare. Il popolo non sarà certamente santo, come scrive Lei ma certamente è in condizioni economicamente peggiori delle vostre e il popolo non è una massa indistinta, ma la singola donna, il singolo uomo, la singola persona anziana, il singolo bambino che fanno i conti giorno dopo giorno con la povertà e le difficoltà per tirare avanti. Lei scrive: “pensate che risolviamo i problemi dell'Italia togliendo  il 10 o il 20 o il 30 % dello stipendio a mille parlamentari? Se è così, io sono pronta. Ma temo che sia solo una chiacchiera a vuoto”. Perché non prenderla in considerazione questa chiacchiera a vuoto! La democrazia ha bisogno sicuramente di un contributo per evitare che chi ha molti soldi possa controllare e manomettere le regole del gioco – come è già successo- ma la democrazia ha bisogno non solo di soldi, ma di coscienza civile, di esempi magistrali di probità etica e di credibilità istituzionale. D’altra parte queste leggi elettorali appena varate non vanno nella direzione di una partecipazione reale della gente nelle scelte dei propri rappresentanti, ma nella direzione delle scelte degli apparati e delle segreterie e dunque, soldi o non soldi è sempre un’oligarchia che difende il suo privilegio a essere tale e i suoi interessi. Oggi, gentile signora Bossa, la vera e autentica antipolitica, a mio parere, è il vostro sistema castale chiuso e non quegli apprendisti stregoni che, voi e i media che controllate, create su misura e che secondo voi generano il vento del populismo e del qualunquismo. Io parlo di politica ovvero: prendersi ognuno di noi a cuore il proprio destino e difenderlo dal sopruso e dalle angheria per governare uno spazio pubblico per il bene della collettività e per la sua crescita civile e mi creda, per questo non ci vogliono molti soldi, ma solo coscienza civile. Saluti antipolitici.

Franco Cuomo Coordinatore del Circolo V.A.S
di Vico Equense ( Na)

25 aprile! Festa della liberazione dall’oppressione nazi-fascista: oggi “celebrazione retorica o, al massimo, ricorrenza individuale.



Per questa data, in questo giorno, in un tempo di retorica mediatica, dove tutti dicono frasi fatte, dove i più hanno consacrato la loro vita all’indifferenza e all’apparire futile io esprimo individualmente qualche desiderio in libertà in rete: l’unica finzione di un esercizio di libertà oggi “gentilmente” concesso.
1.       Vorrei il mio paese, Vico Equense, liberato dal sindaco Gennaro Cinque.
2.       Vorrei il mio paese governato da un sindaco autorevole, colto, raffinato.
3.       Vorrei il mio paese rappresentato da un sindaco che si esprimesse nell’idioma nazionale.
4.       Vorrei il mio paese amministrato da un sindaco che avesse rispetto per l’ambiente e per il territorio.
5.       Vorrei il mio paese liberato dai modelli imitativi del sindaco Gennaro Cinque e dunque un paese dove i cittadini tutti fossero autorevoli, colti, raffinati e che parlassero in italiano e che avessero rispetto per l’ambiente e per il territorio in cui vivono.  
6.       Vorrei il mio paese Italia liberato dalla volgarità.
7.       Vorrei il mio paese Italia  liberato dall’ingiustizia sociale.
8.       Vorrei il mio paese Italia liberato dalle mafie , dal malaffare e dalla corruzione.
Franco Cuomo

martedì 24 aprile 2012

L’antipolitica sono loro (Marco Travaglio).


L’antipolitica sono loro (Marco Travaglio).


Bersani è depresso e va capito. Provate voi a stare dalla mattina alla sera, qualche volta anche la notte, con Piercasinando e Alfano: un ménage à trois che stroncherebbe anche un bisonte. Te ne stai in poltrona a casa tua a leggerti un libro o a sentire un disco, e squilla il citofono: “Pierlu, sei in casa? Siamo Pier e Angi: che fai, ci apri?”. Esci per andare al cinema ed ecco i due stalker appostati sul marciapiede: “Che fai, vai al cinema senza di noi? Non s’era detto che si faceva tutto in tre?”. Vai al bar a farti una birretta per dimenticare, e rieccoli al bancone: “Ma che ci fai lì tutto solo? Chi non beve in compagnia è un ladro e una spia”. Porti i ragazzi al parco, e ti risbucano da dietro un albero: “Ehi ragazzi, vi spiace se ci uniamo al pic-nic?”. “Ma no, prego, figuratevi. Ragazzi, salutate lo zio Pier e lo zio Angi”. Sempre, fra l’altro,col terrore che passi un elettore superstite e ti veda in dolce compagnia. Una vita d’inferno. “Dai vertici di maggioranza – confessa Bersani – usciamo sempre con qualcosa di cui non siamo contenti. Con Alfano su tantissime cose non mi trovo d’accordo”. Ecco, sono alleati nella maggioranza extralarge che sostiene Monti, vanno in giro come i tre dell’Ave Maria, anzi dell’Ave Mario, ma non sono d’accordo “su tantissime cose”. Su una però vanno d’accordissimo, anzi due: dei “rimborsi elettorali”non si taglia un euro e bisogna combattere l’“antipolitica”. “Se non la contrastiamo – dice il depresso – ci spazza via tutti”. E da cosa nasce l’antipolitica? Da un governo che continua a farsi le pippe sull’art. 18? Dal trio ABC che partorisce aborti di “riforma” come quella elettorale,addirittura peggiore del Porcellum e già ribattezzata Porcellinum, o l’anti-corruzione che in realtà è pro,o la legge sui fondi ai partiti che non li abbassa di un euro? Da Penati che resta imbullonato alla poltrona di consigliere regionale? Dagli amichetti di Formigoni che arraffano milioni camuffati da“consulenze” e “progetti” tipo “testare la resistenza umana su Marte”? Da Scajola che torna alla politica dopo breve quarantena per “portare al Pdl la mia freschezza e il mio entusiasmo” con una scuola“per la formazione di una nuova classe politica” a sua insaputa? No, per Bersani l’“antipolitica” è colpa degli “apprendisti stregoni che sollevano un vento cattivo”, cioè di Grillo. Che, secondo Vendola, è portatore insano del “fiume sporco del populismo senza prospettive da offrire al Paese”(ma anche senz’avvisi di garanzia). E poi, chiosa Bersani, l’antipolitica è figlia della “cattiva informazione” che batte sul tasto dei soldi ai partiti senz’accorgersi che il problema è ormai risolto: “Le risorse ai partiti continuano a scendere e arriveranno a 145 milioni nel 2015”. Roba da mensa della Caritas. Intanto, nel 2012, stanno per arrivare180 milioni che, con estremo sacrificio, si potrebbero “posporre”. Cioè intascare non a fine luglio, ma a ferragosto, quando la gente è in vacanza e guarda altrove. Guai però a tagliare: si sa dove si comincia, non dove si finisce. Se molli di un euro,qualcuno ti chiederà di mollare di due, e non finisci più. Specie se si scopre che con 180 milioni si potrebbe ripristinare il tempo pieno nelle scuole materne. O se si va a vedere come ha fatto il Pd a spendere i 200 milioni incassati dallo Stato in quattro anni, e anche di più, visto che è in rosso di43 e senza nuovi rifornimenti chiude bottega. Basta andare sul sito per scoprire che il Pd usa i “rimborsi elettorali” persino per partecipare al “Dopo festival di Sanremo” (versione democratica dei bonifici di Belsito per la rinoplastica di Eridano Sirio Bossi o per i diplomi e le lauree immaginarie del Trota e del Mosca). E che solo per viaggi, ristoranti e alberghi, nel 2010 il Pd ha speso 2.165.138 euro. Senza contare i costi sostenuti per organizzare l’imprescindibile convegno a Pollica su “La dieta mediterranea: patrimonio immateriale dell’Unesco”. Che, dopo tutte quelle mangiate, era proprio il tema giusto. Purtroppo la dieta non funzionò.

Da Il Fatto Quotidiano del 17/04/2012.

To Rome with Love



Ieri ho visto l’ultimo film di Woody Allen To Rome with Love. Dopo aver visto Midnight in Paris, mi è venuta un po’ di frustrazione. Ho pensato: perché ha descritto i francesi così moderni e brillanti e noi così primitivi, o se volete “ piitoreschi” come lo pronunciava Enrico Montesano quando faceva la signorina inglese. E’ mai possibile che uno intelligente e colto come lui abbia voluto rappresentare la parodia dell’Italia degli anni ’50 o addirittura di prima ancora? Ho letto tutta la stroncatura da Denise Pardo su l’Espresso, come ho letto l’esaltazione che ne ha fatto Francesco Merlo su La Repubblica, poi sono ritornato alle mie impressioni,  agli scambi di opinione con amici con i quali ho visto il film. Uno di loro sosteneva che Woody Allen con questo film vuole suggerirci di ritornare a come eravamo negli anni ’50. Un po’ caciaroni, con la nostra super storia e le nostre antiche vestigia che – in fondo, non a torto – sono la nostra grande ricchezza come il  buon cibo. Per questo siamo famosi e celebrati nel mondo. Insomma! Meglio quello che eravamo piuttosto che quello che siamo veramente oggi. Così dunque riproporre i nostri stereotipi, forse ironizzando, forse no: il bel canto (sotto la doccia) perché tutti gli italiani sanno cantare, il buon cibo, il melodramma. Il film visto da questo punto di vista vorrebbe essere un invito a coltivare le nostre radici. Potrebbe essere una lettura valida perché no? Ma non mi convince del tutto e forse il film alla fine non mi è piaciuto, ma non per il contenuto che veicolava bensì per la debolissima ed inconsistente struttura narrativa. Di certo colpisce l’esagerazione convenzionale dello stereotipo e qui ha ragione Denise Pardo: “gli uomini indossano la canotta bianca super ascellare e usano affacciarsi alla finestra in tale déshabillé (fanno la doccia cantando l'opera lirica italiana, se sposati hanno l'escort di riferimento con cui spassarsela: su questo si può immaginare la fonte dell'ispirazione) e sono bruni, barbuti e pelosi e molto machi […] il lato femminile della faccenda, invece, parla a malapena, lo chignon come pettinatura e un daffare tra mattarelli e polpette. La corrispettiva americana fa la strizzacervelli, ha jeans di marca e occhiali da sole da 300 dollari almeno, comprati con i suoi soldi, non quelli del marito. Quella italiana è molto rispettosa del coniuge e sotto al vestito porta la sottoveste e – aggiungo io – impugna ancora il coltellaccio per difendere il suo uomo. La sottoveste? Sì ma non intrigante, colorata o contenitiva per furbi curvy. No, siamo nella città del papa. E l'indumento è chiuso quasi al collo, fiori sbiaditi da lavaggi frequenti, cotonaccio ruvido: un vetusto modello nemmeno da sora Cecioni. Un capo "povera ma bella". Manca solo il rammendo neo realista anni Cinquanta” (Denise Pardo, L’Espresso). Insomma nel film ci sono molte contraddizioni o ingenuità: volute o realmente tali? Questo resta difficile da capire.  Io da italiano del 2012 ho visto un film caricaturale, con un sottofondo di Ciripiripì, Arrivederci Roma, Volare. è un po’ come se fossi andato su una bancarella di souvenir. Quella che Allen propone è l’Italia della cartolina che neanche si trova più. Bravissima Judy Davis, degna moglie psichiatra di Woody Allen. Bravo Albanese nella parte dell’attore, ovviamente bellissima Penelope Cruz, prevedibile e scontato Benigni, varie comparse inutili: Maria Rosaria Omaggio, Ornella Muti. Non ho dimenticato Alec Baldwin, ma la storia di lui che si rivede ragazzo l’ho trovata francamente scema.  Va detto per rigore cinefilo che Woody Allen comunque non è mai stato un regista realista, nel senso che non ha mai tentato di fare descrizioni naturalistiche. Chiunque abbia visto un film di Woody Allen sa bene che il realismo non è tra i suoi interessi. Anche la New York raccontata in Manhattan o quella di "Io e Annie" è abbastanza edulcorata ma è quello che quella metropoli rappresenta nell'immaginario del regista, e così pure la Londra di Mach Point, che gli inglesi avranno riconosciuto in parte, e Barcellona di  Vicky Cristina Barcelona. In ultima analisi è la testimonianza definitiva dell'immagine oltreoceano di Roma e dell'Italia tributata da un regista smagato e nevroticamente intellettuale e di mondo, ma che però coltiva verso l’Italia lo stesso identico immaginario di uno yankee claustrofobico e per scelta poco attento al mondo che cambia.

Franco Cuomo

domenica 22 aprile 2012

ANTENNE DI TELEFONIA MOBILE: Un suggerimento dei V.A.S. - in verità non richiesto – al “Comitato art.32”.


I




I  V.A.S. dalla lettura del contenuto della delibera di Consiglio Comunale n.7 del 2 aprile scorso – ovvero la “parodia” di una seria risposta all’interrogazione della minoranza sulla mancata nomina dei tecnici per la redazione del piano di ottimizzazione per l’intero territorio comunale, nonché la partecipazione all’incontro pubblico di sabato 21 aprile in Piazza Umberto I, sottolineano – qualora non si fosse ben compreso- il pensiero mio e del circolo che coordino,  sull’impossibilità di aspettarsi concreti e seri risultati dalla politica del dialogo con questa Amministrazione Comunale. Questo dato di fatto, mi induce a suggerire agli amici del Comitato art.32 tre interventi da fare nell’ immediato:
1.       Programmare in tempi brevi una iniziativa del tipo presidio democratico o sit –in davanti alla sede comunale fino a quando non si venga a conoscenza di seri atti deliberativi da parte del Sindaco Gennaro Cinque, della Giunta, del Funzionario delegato.
2.       Comunicare al più presto, con una lettera ufficiale e protocollata, il nominativo del tecnico esperto di fiducia del Comitato, inserendo nella comunicazione la dichiarazione che il predetto tecnico non avanzerà alcuna pretesa economica in più rispetto a quanto stabilito, a tale scopo, dall’Amministrazione Comunale.
3.       Definire ed organizzare un tavolo tecnico costituito dai cittadini che intendono supportare l’esperto di fiducia del Comitato nell’ambito dei lavori della Commissione tecnica che si dovrà nominare.
I V.A.S. non sono né pretendono di essere “i primi della classe”, ma hanno le carte in regola per poter dire agli amici che si battono per la tutela della salute dei cittadini, di aprire bene gli occhi! Basta con l’illusione di ritenere l’Amministrazione di Gennaro Cinque interessata a voler risolvere questo problema con il dialogo partecipativo! Le dichiarazioni della consigliera di maggioranza, sig.ra Eusebio, se il suo intervento era a titolo personale o in rappresentanza dei consiglieri di maggioranza e/o da essi delegata, vanno certamente valutate, ma, considerato i quattro mesi di assoluta inerzia e indifferenza a fronte di una delibera  del Consiglio Comunale, suscitano in che scrive ancora serie perplessità e dubbi. Avrei voluto conoscere in quella sede dai consiglieri della maggioranza ( sig ra Eusebio) e della minoranza i motivi per i quali, a distanza di oltre 4 mesi dal consiglio comunale del 15 dicembre, gli impegni assunti in quella sede con la cittadinanza intera (all' unanimità dei consiglieri presenti) non sono stati ancora onorati! Ma nessuno dei presenti si è espresso in merito o ha avuto la sensibilità di farlo. Infine l'intervento fuori luogo del Dott. Menduni, (che confondeva V.A.S. con i verdi di Pecoraro Scanio) che poco aveva a che fare con la manifestazione del Comitato art. 32, e che, a titolo personale potevo condividere, ma che non andava fatta in quella sede. Come inopportuno, il banchetto allestito per la raccolta delle firme invocata dallo stesso dr. Menduni insieme ad un manifesto contro il finanziamento ai partiti, al quale si sono alternati i due consiglieri Starace e Maresca per l'autentica delle firme che ha ingenerato confusione tra gli astanti ed i cittadini che non capivano bene di cosa si stesse trattando. Rinnovo pertanto al Comitato art. 32 di prendere in considerazioni i tre punti di cui all’inizio di questo breve comunicato e di andare avanti per la propria strada, senza rincorrere promesse vane da parte di chicchessia. Di stabilire una data a partire dalla quale si dovrà intimare all’Amministrazione la costituzione della commissione e l’inizio del piano di zonizzazione, di essere  cioè forieri di un ultimatum che se non sarà rispettato si concretizzerà in un presidio democratico sotto il comune di Vico Equense. Nessuno può più temporeggiare con la salute dei cittadini!
Franco Cuomo – V.A.S, Vico Equense 

giovedì 19 aprile 2012

Salò o le 120 giornate di Sodoma : una metafora su potere e reificazione e mercato, ovvero l’universo orrendo del nostro tempo.Noi abbiamo avuto Arcore e villa Certosa





La reificazione consiste nel fatto che un rapporto, una relazione tra persone riceve il carattere della cosalità e quindi un’«oggettualità spettrale» che occulta nella sua legalità autonoma, rigorosa, apparentemente conclusa e razionale, ogni traccia della propria essenza fondamentale ovvero il rapporto tra uomini. Non è qui il caso di indagare in che modo questa impostazione del problema sia divenuta centrale per l’economia stessa e quali conseguenze siano derivate dall’abbandono di questa premessa metodologica in rapporto alle concezioni del marxismo volgare sul terreno economico.  Gli effetti delle crisi economiche, come quello che stiamo vivendo, ma anche quelli dei periodi di espansione capitalistica, rendono bene i processi attraverso i quali i rapporti tra gli uomini, diventano essenzialmente rapporti tra cose, nella priorità data al continuum denaro-->merce-->denaro  . Basterà qui – presupponendo l’analisi economica marxiana – richiamare l’attenzione su quei problemi fondamentali che derivano da un lato dal carattere di feticcio della merce come forma di oggettualità e, dall’altro, dal comportamento soggettivo ad essa coordinato, perché solo attraverso la loro comprensione diventa per noi possibile penetrare con chiaro sguardo nei problemi ideologici del capitalismo e della sua affermazione planetaria. Il potere economico oggi ha di fatto realizzato la profezia di Marx: gli uomini sono diventati cose. Alla base degli interventi attivati dai governi, alle relazioni tra gli uomini si è anteposto le relazioni tra il danaro e la merce. Metafora di questo potere orrendo che annichilisce l’umanità e la oggettivizza sono state  le feste nell’universo chiuso di Arcore o i villa Certosa liquidate come burlesque. Esse sono state l’apoteosi della reificazione, l’abuso corrotto del danaro sui corpi, mentre gli scandali attuali ne sono la prosecuzione:
 merce-->denaro/potere-->merce: cos’altro starebbe alla base delle misure economiche? Le uniche preoccupazioni sono lo spread e il prodotto interno lordo: non gli uomini. Bisogna dare forza al denaro e alle merci e tra queste ultime gli uomini considerati una merce/lavoro. Il ciclo è concluso. Mi viene in mente un’altra profezia lucida, quella pasoliniana di Salò o le 120 giornate di Sodoma:l’universo orrendo raccontato in quel film, che ancora oggi può sembrare una esagerazione non è altro che la trasposizione di ciò che stiamo vivendo su scala planetaria. 

Lascio qui il mio commento all'articolo linkato poichè non è possibile postarne uno sul blog del Direttore del Corriere del Mezzogiorno Marco De Marco.





  1. Ormai esiste solo un rapporto di corruzione che lega la massa del pubblico all’opera d’arte contemporanea, come il drogato alla droga e finisce col contaminare anche la figura dell’artista. E’ la corruzione indotta dalla necessità di avere un pubblico, dal bisogno e dalla medesima necessità del successo a tutti i costi e dalla necessità di gestire danaro pubblico. Attraverso queste necessità, tutti sono assoggettati a diventare uomini di spettacolo così i nuovi artisti sono ragazzotti modaioli pompati dal genio dell’imitazione, della parodia, della caricatura, dei Proteo dalle mille maschere e dalle mille forme, che possono vivere solo in virtù del loro rapporto con il pubblico e del loro potere sul pubblico. E’ la demolatria, l’arte del mercato e dell’evasione, che ha contaminato piccoli e grandi cosiddetti musei di arte contemporanea, non se ne salva nessuno, neanche chi fa le pulci e con questa e tramite questa si da alla massa dei mediocri, dei venali, dei poveri consumatori quali siamo diventati tutti lo spettacolo di eventi mediocri di ciò che oggi genericamente si definisce arte contemporanea. E dietro ai cosiddetti artisti una pletora di agenti, di mediatori, di galleristi: un vorticoso giro di danaro per costruire una immagine o un evento scollegato da qualsiasi rapporto con l’oggetto prodotto. Per un momento ho sentito ancora una volta quella nausea che mi aveva attanaglia lo stomaco ogni volta che mi trovo di fronte ad una mistificazione e alla corruzione . E’ un solo unico disegno, altro che grande arte. Non è più neanche solo l’ozio del borghese, com’ era stato qualche secolo fa, perché è scomparso ozio e borghesia per fare spazio ad una brulicante massa di morti di fame che si illudono di essere o forse, più mediocremente di rappresentare qualcosa, solo perché qualcuno glielo ordina sorridendo sempre gentile da display e monitor luccicanti e colorati sempre più perfetti e sempre più reali del reale. Obbediamo come i dannati della terra a un unico imperativo: l’ethos dell’apparire come fatto mediatico e niente altro. Ecco spiegato il gesto dell’appiccare il fuoco a cosiddette opere. Gli spacciatori, come gli artisti, i tossici come i galleristi e quelle “opere” in questi posti testimonino soltanto questo. So in cuor mio tristemente che oggi è così : è la miseria del nostro tempo. Ma so anche che non è stato sempre così, anche se prevale la prima reazione: i Braque,i Cézanne, i Degas, i Gauguin, i Kandinsky, i Manet sono stati consegnati a noi da un tempo diverso. Sono la storia dell’arte del novecento ma tra me e loro avverto una distanza abissale, inorridirei veramente se a bruciare fossero loro.Smettiamola di fare i pagliacci, siamo una volta tanto seri.


    Franco Cuomo


martedì 17 aprile 2012

Ammèn Drammaturgia ideazione scenica e regia Domenico Sabino


Ammèn
Drammaturgia ideazione scenica e regia Domenico Sabino
Voce corsara Marino Niola
Elementi scenici e costumi Alessandra Colantuono, Rosalba Pagano
Interpreti:
Alessandra D’Elia, Susy Mennella


  
Un certo tipo di drammaturgia non possiede recinti, vincoli, templi. Essa si esclude da tutto ciò che è il sacro, pur avendo costantemente presente quello sfondo indicibile e irrappresentabile che è – come diceva Wittgenstein – il mistico. Al "religioso", la drammaturgia contemporanea contrappone la dimensione dell'infinitamente aperto, del perfettamente transitabile dallo sguardo e dal corpo: Antonin Artaud, ma anche Beckett, Annibale Ruccello, ma anche Pier Paolo Pasolini, sono questi i riferimenti costanti di Ammèn, l’ultima scrittura drammaturgica di Domenico Sabino rappresentata alla Galleria Toledo di Napoli il 13,14 e 15 aprile. Uno speaker elenca una serie di infanticidi, su una scena minimale ma raffinata di Alessandra Colantuono e Rosalba Pagano composta da tre riquadri, uno giallo, uno rosso, uno bianco che ricordano gli allestimenti/sculture di Giulio Paolini: due donne diverse nei gesti e nel pathos farneticano deliri o “derive ossessive pulsionali”. La scrittura rilegge Il tradimento di Medea di Euripide e Anna Cappelli di Ruccello, due vendette femminili che consumano crimini atroci per vendicare abbandoni: la potenza primigenia e ctonia del femminile che si apre alla totale libertà e quindi allo sradicamento di qualsiasi porta, di qualsiasi confine e di qualsiasi dogana, di qualsiasi limite. La moderna psichiatria ci insegna che questi drammi, “puramente casuali”, orrendi nella loro semplicità, altro non sono che strategie inconsce elaborate dalle donne, il loro sprofondare nell’abisso della follia. Il teatro né fa metafore di sovversione del potere: Anna, abbandonata da Tonino, lo ammazza e se lo cucina con spezie aromatiche. Medea, abbandonata da Giasone, ne uccide la sposa Glauce e il padre di lei, Creonte e poi, in un delirio crescente anche i figli nati da lei e da Giasone. Cinquanta minuti di un dialogo serrato tra due bravissime interpreti: Alessandra D’Elia (intensamente drammatica) e Susy Mennella, in un gioco crudele di rimandi e depersonalizzazioni. Cammeo, apprezzato da chi scrive e pertinentissimo: il ballo di Anna con un alter ego inesistente che rimanda al finale di Salò-Sade di Pier Paolo Pasolini, quando i due giovanissimi repubblichini, cambiando stazione radio, ballano sulle note di Son tanto triste mentre fuori si consuma l’apoteosi del terrore. Cosa dire? Un bravo incondizionato a Domenico Sabino per questa piéce colta ed emotivamente intensa, calibrata in tempi giusti. Decidere di praticare questo teatro oggi, significa correre il rischio del silenzio della critica paludata, troppo occupata in amenità leggere, per apprezzare e scrivere di testi impegnativi che rinviano al meglio della drammaturgia contemporanea.
Così questo teatro può essere riassunto nella contrapposizione tra l'oscuro e il rappresentabile, tra il vedere e il comprendere, tra l'esteriore e l'interiore (nelle sue diverse declinazioni: lo psichico, il mentale, lo spirituale): Ammèn come il passaggio da una sorta di malattia dell’anima, condizione obbligata da una visione essenzialmente tragica, in cui il reale è un Augenweide, un "pascolo degli occhi" (secondo una bella definizione di Goethe), ad una visione intenzionalmente misterica e dunque veggente (Medea/Alessandra D’Elia), usando un termine particolarmente suggestivo e significativamente caro a Joyce del Finnegans Wake. Una visione, uno shining, una brillanza/luccicanza (ein Blitz, un lampo contrapposto all'Einblick, lo sguardo), che oltrepassa il limite del reale e coglie la presenza dell'indicibile, al quale dare forma e mostrarlo nell’unico modo possibile, quello tragico. Così Domenico Sabino, con Ammèn, rende giustizia al vuoto di rappresentazione e di testo teatrale che aleggia in questa Napoli post tutto, fondendo scritture “rischiose”. Quello che i critici paludati ormai non vogliono più sapere o fanno finta di non sapere è che il teatro è rischio drammaturgico, e tutto il resto è un’altra cosa “accedere al Male e contestare il Bene è la condizione stessa della libertà, il teatro autentico è sempre " prometeico", perché mette in discussione le norme delle convenzioni e i princìpi della prudenza” ( G. Batailles, La letteratura e il male, Ed. Se,2006).

Franco Cuomo

sabato 14 aprile 2012

A Sorrento le denunce ottengono risultati mentre a Vico da più parti si tace o si interroga!


Gli scalini a via Bonea-S.Andrea, eliminati senza autorizzazione, non sono stati ancora ripristinati! La Scuola Pascoli di via Sconduci, nonostante finanziamenti già nella disponibilità comunale destinati ad ampliarla e a renderla più vivibile, rimane piccola e angusta, mentre intorno ad essa si costruiscono e si costruiranno i soliti parcheggi interrati! Le sberle in pieno viso nella faccenda delle antenne di telefonia mobile sulla Casa Comunale sono all’ordine del giorno! E potrei continuare per molto e con molto altro ancora! Tutti però stanno a guardare perché la pratica della denuncia agli Organi Competenti non viene perseguita perché ritenuta in molti ambienti oscena, inutile e poco educata! Noi V.A.S. non staremo più a guardare, anche se, per molte vicende siamo già intervenuti. Ma leggete di seguito il testo integrale dell’articolo apparso sul quotidiano Metropolis  circa lo sviluppo della lotta contro Boxlandia in corso a Sorrento! Che ve ne pare? L’azione di WWF, degli ambientalisti, dell’Italia dei Valori è da definirsi – per i risultati ottenuti- indelicata, inutile e/o poco civile?

Sorrento, inchiesta sulla realizzazione di 256 box interrati: 4 imputati eccellenti, nei guai l'assessore alla provincia di Salerno Adriano Bellacosa
Saranno processati l'amministratore della Edilgreen, il proprietario del terreno e l'assessore all'ambiente





Quattro rinvii a giudizio per il maxi-parcheggio di Vico Rota a Sorrento. Saranno processati dal tribunale di Torre Annunziata, l’amministratore della Edilgreen, Giuseppe Langellotto, il proprietario del terreno, Adriano Bellacosa,  assessore all’Ambiente della Provincia di Salerno, in forza al Pdl e già candidato sindaco a Nocera Inferiore, e i due commissari ad acta (nominati dalla Provincia di Napoli) Dario Perasole e Lucio Grande, che accordarono l’autorizzazione. Sono accusati di abuso d’ufficio e di opere in difformità dello strumento urbanistico.
E in precedenzaun’altra stangata: la Corte di Cassazione ha confermato il sequestro del maxi-parcheggio di vico Rota. Un’area in cui sarebbero dovuti sorgere 256 box interrati su tre livelli. I magistrati hanno respinto il ricorso dell’Edigreen srl che, nel dicembre del 2010, fece avviare i lavori nel fondo di proprietà di Adriano Bellacosa,  assessore all’Ambiente della Provincia di Salerno, in forza al Pdl e già candidato sindaco a Nocera Inferiore. No, dunque, all’ipotesi di riaprire i cantieri. L’area resta sigillata nonostante sia stata già sventrata, con decine d’alberi da frutto tagliati ed oltre 30mila metri cubi di terreno portati via.

C’è di più. Confermando il sequestro sancito dal Gip titolare dell’inchiesta aperta all’epoca dalla Procura, nel dispositivo della terza sezione penale della Cassazione, i magistrati dicono “no” all’intenzione di costruire il parcheggio in zona 6 del Piano urbanistico territoriale, allacciandosi al decreto del giudice per le indagini preliminari. Parcheggio fuorilegge “perché – evidenzia la sentenza - in contrasto con la normativa urbanistica la quale in quell’area non prevedeva nuove costruzioni fatta eccezione per le attrezzature pubbliche e per gli interventi di restauro, risanamento conservativo, manutenzione ordinaria e straordinaria e ristrutturazione edilizia”.

Neppure il tempo di aprire i cantieri che, nel dicembre del 2010, partirono segnalazioni all’autorità giudiziaria. Contro quel parcheggio, autori di più denunce, il coordinatore dell’Italia dei Valori di Sorrento Giovanni Antonetti, il responsabile del Wwf penisola sorrentina Claudio d’Esposito e Rosario Fiorentino, consigliere comunale d’opposizione del gruppo Insieme per Sorrento. La Procura della Repubblica di Torre Annunziata aprì un fascicolo e due mesi dopo l’avvio dei lavori, nel febbraio 2011, il Gip fece sequestrare l’area. Una decisione contestata dall’impresa incaricata del progetto, la Edilgreen srl dell’amministratore unico Giuseppe Langellotto, che ha impugnato il provvedimento prima al Tribunale della Libertà e poi in Cassazione.Ma senza risultati.

Quel parcheggio è sempre stato al centro di veleni. E già per l’iter che ha portato all’ok per l’inizio dei lavori. Anni fa la commissione edilizia comunale s’oppose al progetto. Quindi, per ottenere il rilascio del permesso, l’Edilgreen si rivolse alla Provincia di Napoli. Che con decreto del presidente Luigi Cesaro nominò due commissari ad acta, Dario Perasole e Lucio Grande. I tecnici valutarono gli incartamenti e accordarono l’autorizzazione. A quel punto l’Edilgreen, avuto il sì per i box, commissionò i lavori ad un’altra società, la Sias srl, con progettista l’ingegnere Graziano Maresca, ex vicesindaco di Meta e capo dell’ufficio tecnico in carica del Comune di Piano di Sorrento.


Fu caos. Anche perché emersero legami con la politica. Il sindaco di Sorrento, Giuseppe Cuomo, ammise di essere socio dell’amministratore dell’Edilgreen, Langellotto, ma nella Nizza srl. Una società quindi differente da quella protagonista dello scempio di vico Rota. Un legame nato prima delle elezioni amministrative del 2010 in cui Cuomo venne eletto. Nata per costruire parcheggi la Nizza srl cessò la sua attività sul territorio appena Cuomo divenne sindaco. Scoppiò un putiferio perché il leader dell’amministrazione comunale era in affari con un imprenditore intenzionato a realizzare un intervento su cui proprio il Comune guidato dal sindaco avrebbe dovuto effettuare controlli.

Ecco perché la giunta, tramite l’allora assessore all’ambiente Mariano Pontecorvo (si è dimesso tre mesi fa), stabilì d’incaricare un legale del compito di passare in rassegna tutta la documentazione per il parcheggio di vico Rota, in particolare sul permesso dell’Edilgreen. Il Comune scelse l’avvocato Aldo Starace, attualmente consigliere comunale di minoranza a Vico Equense in forza al gruppo consiliare “In movimento per Vico” che di recente organizzò un convegno sui nuovi scenari per i parcheggi pertinenziali. Il legale produsse una relazione sul parere, non intaccato, dei commissari ad acta della Provincia che dissero sì all’Edilgreen. Ma ora la Cassazione dà ragione a Wwf, Idv e Insieme per Sorrento.

La sentenza per il caso vico Rota è stata pubblicata il 19 gennaio scorso. Otto giorni dopo, il 27 gennaio, la Regione Campania ha modificato la legge 19 del 2001 con cui c’è l’obbligo di reimpiantare alberature sulle coperture dei box interrati a lavori conclusi. Variato l’articolo 9 della normativa che adesso prevede che le disposizioni della legge, qualora ci fosse contrasto, prevalgono sul Put. Una realtà sconfessata dalla Cassazione.
 

14/04/2012 SALVATORE DARE




venerdì 13 aprile 2012

Le antenne di telefonia mobile: il dialogo con chi ha già deciso, indipendentemente da ciò che si era stabilito in Consiglio Comunale!



Le ultime notizie che si sono sapute dalla Casa Comunale in questi ultimi giorni che sul terrazzo della stessa sono stati depositati dei materiali cosiddetti innovativi, da installare successivamente e che la nomina della commissione tecnica per il piano di ottimizzazione, risulta ancora molto al di là da venire e a quanto si apprende da fonti certe, si tratterebbe di una commissione che  dovrebbe costare pochi spiccioli (3mila euro), inducono a molte perplessità. Queste due notizie, a mio parere, la dicono molto lunga sull’importanza attribuita dall’Amministrazione, sia alla volontà dei cittadini su quanto si è stabilito in Consiglio Comunale, sia sull’utilità della commissione stessa.
La prima notizia colpisce di più, sia dopo gli otto punti stabiliti in Consiglio Comunale e sia dopo il comunicato dato in quella sede, in seduta pubblica e partecipata dal Presidente del Consiglio, nella quale si assicurava che fino alla redazione e alla approvazione del piano di ottimizzazione, non ci sarebbe stato nessun e ripeto NESSUN intervento sul terrazzo della storica Casa Municipale di via Filangieri!
Così non è stato! Di fronte a questi due dati di fatto sconcertanti e contraddittori la reazione di tutto al Comitato Articolo 32 non è stata, a mio parere,  adeguata. Si è sempre cercato di dialogare con amministratori, funzionari e col primo cittadino, che non godono certamente la mia fiducia e quella dei V.A.S., senza voler sottolineare il comportamento di quest’ultimo nei confronti della salute dei suoi concittadini.
Come è possibile dialogare con chi agisce in maniera diversa dalle assunzioni pubbliche fatte in Consiglio Comunale e dagli impegni presi in quella sede e con chi a quanto pare, sembra voler dare una scarsa consistenza a questo famoso piano per le antenne e che appare oggi essere sempre più lontano ed inutile a questo punto, visto che si continua ad agire in difformità da quanto deciso? Perché lo scrivente ritiene che neanche un chiodo andasse sistemato sulla Casa Comunale in questa fase e così non è stato!
Ai compagni del Comitato Articolo 32 dico che non voglio polemiche alcune perché è chiaro ormai che avete sposato ad oltranza la pratica della non denuncia e/o segnalazioni agli organi competenti preferendo la strada del dialogo. E’ una scelta che mi auguro sortisca gli effetti ed i risultati voluti, ma non la condivido, soprattutto alla luce di quanto è successo. L’amministrazione, come sempre, ha deciso a modo suo! Pertanto il sottoscritto, anche a nome di tutto il Circolo Aequa dei V.A.S., ritiene conclusa la propria azione nel Comitato e si riserva azioni proprie opportunamente ponderate.
Franco Cuomo – Coordinatore del Circolo AEQUA dei V.A.S.
Di Vico Equense 

giovedì 12 aprile 2012

LA TUTELA DEL PAESAGGIO IN COSTIERA SORRENTINA


La concezione di paesaggio, o quella più comune di bellezze naturali, di cui si parla in questo articolo, relativamente al cambiamento ed alle modifiche dello stato dei luoghi in costiera sorrentina è quella di un’immagine storica, di una costellazione di immagini prodotte dal pensiero e dall’azione degli uomini in cui i termini di natura e storia, così come sono stati elaborati dalla critica filosofica romantica[1]sebbene distinti, sono strappati alla loro semplice opposizione e ricondotti in una configurazione che lascia apparire “in modo repentino” le contraddizioni profonde cha la stessa concezione di paesaggio racchiude in sé. Ora, abbandonando la concezione romantica del paesaggio, che si configurava sempre e comunque come un antagonismo tra il vissuto dell’uomo e la “pura naturalità” e che era un’astrazione ereditata dallo spinozismo, bisogna definire nuovi ambiti conoscitivi per definirlo.  Senza voler abbracciare il “nuovo credo” di Gilles Clemant[2] che è un’altra idea di “pura naturalità” ma questa volta interpretata in versione post moderna che non aiuta a definire o a dare nome alle devastazioni compiute dal fare umano. Per Clemant il paesaggio è innanzitutto un paesaggio interstiziale chiamato Terzo Paesaggio, ovvero uno spazio “incolto” o ciò che resta tra il costruito e ancora il costruito. Io credo che lo sforzo da compiere sia quello di formulare un’idea di paesaggio scevra da radicalismi concettuali. Una concezione che si basi fondamentalmente sull’idea di oikos, come di quello spazio abitato dagli uomini e che si modifica nel tempo: il paesaggio come la forma dell'ambiente in quanto ne rappresenta l'aspetto visibile[3]. Ma un oikos, per definirsi veramente tale, se vogliamo prestare attenzione al termine, deve essere abitato oltre che dagli uomini soprattutto dalle leggi e un paesaggio che da forma all’ambiente è un paesaggio tutelato da leggi e migliorato da queste.  Sovente, dalle mie parti, cioè in costiera sorrentina, mi capita di incontrare persone che conservano stampe che riproducono scorci e vedute di luoghi della penisola coltivando un gusto per l’oleografia spesso stucchevole e datato. Essi ritengono che il paesaggio, rappresentato in quelle stampe o in quei dipinti sia la forma ideale che dovrebbe avere il paesaggio e sono portati a fare questo ragionamento: se non riesco più a riconoscere nei luoghi che abito quei luoghi rappresentati nelle riproduzioni a stampa o a olio o a tempera, allora vuol dire che il paesaggio è stato degradato. Ben altri – a mio parere- sono i motivi del degrado del paesaggio in costiera sorrentina. Se per i pochi, il paesaggio dunque è una sorta cartolina, per i molti, politici e amministratori soprattutto, esso semplicemente non esiste più come problema, spazzato via da un’idea di sviluppo che oltre a cancellare l’idea originaria di natura e storia che fu dei romantici, distrugge il concetto stesso di ambiente, ovvero quell’oikos abitato da leggi che in/forma il paesaggio. Proporre modelli di sviluppo per la costiera sorrentina, significa selezionare e discernere tra quelli possibili, dando priorità a quelli credibili in una visione di medio o lungo termine.
Per un’area di eccellenza come la costiera, non tutti i percorsi di sviluppo sono validi e alcuni escludono automaticamente altri. Se si concorda, come in genere pare, sul considerare il turismo come perno dello sviluppo e risorsa economica dalla quale non è possibile prescindere, è al concetto di “abitare sostenibile” che bisogna guardare, insieme a quello di “urbanistica sostenibile” e di “edilizia abitativa sostenibile” in un’area che non può sopportare più alcun incremento costruttivo senza comprometterne seriamente la sua stessa tipicità morfologica.
Questa è una premessa necessaria, che va collegata al più generale concetto di “sviluppo sostenibile”e postula la “cultura del limite”, ovvero uno sviluppo senza spreco di suolo e di altre risorse non rinnovabili: il mare e il verde; che, riflettendo sulla ricerca di nuovi “valori” (che non sono unicamente quelli economico/strumentali) promuova un processo coevolutivo tra le cosiddette “economia dell’uomo” ed “economia della natura”. Un approccio olistico ed interdisciplinare che sappia appunto coniugare insieme le ragioni della sostenibilità ambientale e quelle della progettazione e pianificazione territoriale. Purtroppo la pianificazione territoriale ha prodotto spesso strumenti che sono andati nella direzione completamente opposta a questo postulato e che, hanno prodotto e producono ancora effetti devastanti .
La devastazione che tutto il territorio costiero ha subito con la costruzione di aberranti quanto inutili parcheggi interrati, con la conseguente scomparsa di intere aree coltivate ad agrumeto è un danno al quale non potrà opporsi più nulla, e questo scempio è stato possibile realizzarlo con una normativa regionale che ha permesso ai comuni di costruire in deroga ai piani regolatori comunali e al PUT il Piano Urbanistico Territoriale, che da molti politici, ma anche da moltissimi tecnici è stato spesso visto come uno strumento restrittivo e “mummificante” del territorio. E’ mio parere invece, che se non ci fosse stato questo strumento urbanistico, con tutti i suoi limiti, noi tutti oggi ci troveremmo di fronte ad una conurbazione sul modello losangelegno e che in qualche modo è già tristemente realizzato da Capua a Salerno e nella quale non permane più neanche la memoria del “terzo paesaggio” come teorizzata da Gilles Clemant[4], tanto fitta è la densità costruttiva.
 “I danni al paesaggio ci colpiscono tutti, come individui e come collettività. Uccidono la memoria storica, feriscono la nostra salute fisica e mentale, offendono i diritti delle generazioni future. L'ambiente è devastato impunemente ogni giorno, il pubblico interesse calpestato per il profitto di pochi. Le leggi che dovrebbero proteggerci sono dominate da un paralizzante 'fuoco amico' fra poteri pubblici, dai conflitti di competenza fra Stato e Regioni. Ma in questo labirinto è necessario trovare la strada: perché l'apatia dei cittadini è la migliore alleata dei predatori senza scrupoli. È necessario un nuovo discorso sul paesaggio, che analizzi le radici etiche e giuridiche della tradizione italiana di tutela, ma anche le ragioni del suo logoramento. Per non farci sentire fuori luogo nello spazio in cui viviamo, ma capaci di reagire al saccheggio del territorio facendo mente locale. La qualità del paesaggio e dell'ambiente non è un lusso, è una necessità, è il miglior investimento sul nostro futuro. Non può essere svenduta a nessun prezzo. Contro la colpevole inerzia di troppi politici, è necessaria una forte azione popolare che rimetta sul tappeto il tema del bene comune come fondamento della democrazia, della libertà, della legalità, dell'uguaglianza. Per rivendicare la priorità del pubblico interesse, i legami di solidarietà che sono il cuore e il lievito della nostra Costituzione.[5] In sostanza, non si può invocare genericamente la tutela del territorio, lo sviluppo economico, la bellezza dei paesaggi, il turismo di qualità, infrastrutture a tutti i livelli, se non si stabiliscono priorità, visionig, scenari convincenti per il futuro che fanno leva su alcuni di questi assunti facendoli diventare, appunto, non esclusivi ma prioritari. E’ necessario intanto sfatare il mito di una natura in sé, un’Arcadia idilliaca, né inseguire la fantasia di una penisola consegnata al ricordo letterario del Gran Tour: nessun ambientalismo che si voglia degnamente definire tale persegue questo fine. Sono solo i detrattori e spesso imprenditori in cattiva fede che accusano l’ambientalismo di una simile idiozia.  Però, lo stravolgimento morfologico che nel corso degli ultimi anni ha subito il piano di Sorrento, con un’esplosione abitativa e con l’interramento (pericoloso) di molti valloni, vie d’acqua in cui s’incanalavano i rivi collinari, sta sotto gli occhi di tutti. A tutto ciò, si è aggiunta la più recente e ancora attiva speculazione del sottosuolo e il degrado della costa e dell’ambiente marino compromesso già per il fatto di affacciarsi su di un golfo che è ormai scarico di una megalopoli. Sorte diversa, grazie ad un golfo più ampio e a una minore urbanizzazione ha la costiera amalfitana, diversa anche morfologicamente. In questi contesti dunque evolve il concetto di paesaggio e di tutela di esso, soprattutto per i luoghi di cui stiamo trattando. Sono convinto sempre di più della necessità di vincoli sovranazionali, vista la protervia e la povertà culturale dei nostro politici ed amministratori locali, soprattutto in materia di legislazione urbanistica. Quello della costiera sorrentina è un patrimonio che appartiene all’intera umanità e dunque non può essere lasciato alla corta visione di amministratori locali.  Il concetto di patrimonio mondiale si basa sull’universalità della sua portata: a prescindere dal territorio sul quale si trovano, i siti compresi nella Lista del Patrimonio Mondiale, hanno "eccezionale valore universale", ovvero appartengono ai popoli del mondo intero. Il concetto stesso di bene culturale diviene unione dell’aspetto culturale, inteso come azione umana, e di quello naturale, rievocando l’interazione tra l’essere umano e la natura e la necessità fondamentale di preservare l’equilibrio tra le parti.
 Mi piace pensare a un ideale di bellezza che coniughi ancora alla maniera aristotelica: il bello, il buono, il giusto all’interno di un progetto che consideri necessario che “omne ens habet aliquod esse prium[6], che ogni ente possiede un’essenza singolare  e che questa possa evolvere in armonia col tutto. Sostengo quindi che un progetto d’architettura debba prioritariamente farsi portatore e garante di una visione del territorio, che ponga la tutela e l’integrità dei paesaggi al primo posto; dove il concetto di “paesaggio” è inteso come una summa tra ambiente naturale e le stratificazioni nei secoli dell’intervento dell’uomo mediati da norme e piani di tutela e vincoli e non viceversa, soprattutto in un’area carica di significazioni culturali come quella alla quale sto facendo riferimento. Vorrei ribadire intanto con forza  la necessità di pratiche autentiche di democrazia che dovrebbero sempre affiancare la progettualità costruttiva e non sto parlando di Architettura, ovvero di una pratica del costruire più complessa e con implicazioni culturali più ampie, quasi scomparsa dal territorio nazionale, ma della più modesta e purtroppo degenerata attività edilizia. Per pratiche autentiche di democrazia intendo: la partecipazione ex ante e non ex post, alla preparazione di strumenti urbanistici. Cosa che non avviene praticamente mai, soprattutto quando si presentano strumenti lacunosi che insistono sull’“elasticità” e la “liberalizzazione” in materia di norme sul paesaggio coniugando spessissimo gli interessi economici e di “sviluppo” con la tutela di quest’ultimo. Per fare un esempio: il discutibile prodotto che e passato sotto il nome di PTCP, ovvero, Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale o le ultime modifiche aberranti previste dal nuovo Piano Paesistico Regionale varato nel 2012. Da qui, la necessità di avere organismi di controllo più sensibili, più colti e meno interessati  allo sfruttamento economico del territorio.
  
Allo stato attuale, in costiera sorrentina si può constatare:

  • Una  urbanizzazione che ha ormai ridotto il cosiddetto piano di Sorrento (il piano su costone tufaceo da Meta a Sorrento) ad una conurbazione continua, con la drastica diminuzione del verde agricolo rappresentato dagli agrumeti con pergolato;
  • un  attacco alle zone collinari da parte dell’abusivismo edilizio, premiato da ben tre condoni edilizi, che ha reso il paesaggio della “corona collinare” per larghe parti scadente;
  • la  necessità e la volontà delle Amministrazioni di procedere alla creazione delle infrastrutture spesso carenti sacrificando le ultime aree di verde agricolo;
  • un  sistema dei trasporti basato, nonostante la valorizzazione delle “vie del mare” tentata ma ancora insufficiente, sugli autoveicoli, con il conseguente congestionamento del traffico nell’area costiera e uno scadimento complessivo della vivibilità;
  • uno  sviluppo delle zone interne largamente insufficiente, con scarsa qualità urbanistica dei piccoli centri delle frazioni collinari, cresciute in larga parte abusivamente e problemi di viabilità e di servizi.
  • Una crisi profonda del settore agricolo, che solo in maniera pretestuosa può essere messa in relazione alle norme paesistiche, che comporta un diffuso fenomeno di abbandono della coltivazione, in attesa di utilizzi maggiormente remunerativi con la realizzazione di abitazioni abusive o di parcheggi interrati o a raso da Vico Equense a Sorrento.
  • Una pratica del land grabbing anche in costiera sorrentina, ovvero la trasformazione - attraverso normative discutibili - di terreni destinati all’agricoltura in terreni ad uso edificatorio, ovvero in termini socio culturali e ambientali: un autentico disastro.

Dopo 40 anni la Regione Campania prova a dotarsi di un piano paesaggistico ma, invece di tutela, prevede nuove costruzioni, riqualificazioni e ristori, anche un una zona delicatissima a livello ambientale e già urbanisticamente satura come la costiera sorrentino/amalfitana. La direzione del piano in questione è sempre la stessa: meno vincoli, nuove costruzioni (anche se con il solito paravento della "pianificazione") e una strizzatina d'occhio all'abusivismo. Il punto più controverso è che la Regione Campania si autoproclama come ente che tutela il paesaggio,  che invece è materia di competenza esclusiva dello Stato". Sono molti i limiti di incostituzionalità che presenta il nuovo piano paesaggistico,  in esso si annuncia perfino che sarà creato un osservatorio per la qualità del paesaggio! Il piano, prevede da un lato la rivisitazione dei vincoli paesaggistici e ambientali; dall'altro, la possibilità di intervenire con abbattimenti e riqualificazioni, accompagnate da adeguati ristori, da definire con Comuni e soprintendenze. A volersi basare sulle "bonifiche" e sui "ristori" visti nel passato, c'è poco da stare allegri. Ci si muove dunque ancora una volta nella logica di un condono e di un attacco al territorio campano di pregio. Con questi indirizzi, ciò che viene messa in discussione è proprio la sopravvivenza del paesaggio costiero, compromesso già dalle politiche ambientali e da interventi discutibili e devastanti del centro sinistra ed ora minacciato dalle modifiche e dagli sdoganamenti liberisti del centro destra in materia di paesaggio.
Quello che questi amministratori e politici campani stentano a recepire o forse, non vogliono proprio recepire è che  il paesaggio è un bene complesso e dinamico, formato da fattori naturali costantemente interrelazionati e in evoluzione, con cui l’uomo si rapporta nel definire una propria immagine sul territorio e nell’ambiente. In tal senso, quindi, il paesaggio si connota come bene ambientale e culturale che rispecchia sempre una modalità d’essere antropologicamente rilevante[7].
Attraverso lo studio storico delle diverse normative sul paesaggio in cui il legislatore ha calato una differente aspettativa sociale, si può approfondire la conoscenza di un valore fondamentale per l’essere umano; il paesaggio, infatti, è il risultato di un rapporto, che si specifica come processo di identificazione dell’uomo su un territorio che egli stesso contribuisce a definire. 
Se il ri-condurre l'uomo sulla terra (il poetico) significa ri-portarlo all'autenticità, "abitare poeticamente" significa allora essere toccato dalla vicinanza dell'essenza delle cose. Questa vicinanza però non ci proviene da una conquista; al contrario è un dono. E' ciò che si ottiene avvicinandoci umilmente all'essenza vera delle cose.[…] E' un dono, insomma, esattamente come l'ambiente nel quale esistiamo: noi costruiamo nell'ambiente, ma l'ambiente non è solo ciò che costruiamo.”[8]


Franco Cuomo – Coordinatore V.A.S. Circolo Aequa
Vico Equense- Costiera Sorrentina




[1] Friedrich Heinrich Jacobi, Lettere sulla dottrina di Spinoza a Mosè Mendelssohn (1785). Trad. it. di F. Capra e V. Verra , Laterza, Bari 1969; Donata Brugioni, Il sentimento della natura nel romanticismo, in. Minuti Menarini, n.315, maggio 2004; Andra Chieregato ( a cura di ), Il Romanticismo e la nuova concezione della natura. Friederich Hoelderlin: Natura, Filosofia e Poesia, in:
[2] Gilles Clemant, Manifesto del Terzo paesaggio, A cura di Filippo De Pieri, QuodLibet,2005;
[3] Barocchi  R.., Dizionario di urbanistica, Franco Angeli, Milano,  sec. ed. 1984;
[4] op.cit.
[5] S.Settis, Paesaggio Costituzione cemento. La battaglia per l'ambiente contro il degrado civile, Einaudi, To.2010;

[6] Johannes Duns Scoto, Opus Oxoniense, Libro IV,distinctioXIII,quaestio I, in Opera Omnia, vol,VIII, Georg OlmsVerlagsbuchhandlung, Hildesheim, 1969,p.807;
[7] cfr. Katia Rossi, L’estetica di Gilles Deleuze, ed. Pendragon, Bologna 2005;
[8] Martin Heidegger, "Costruire abitare pensare" - in Saggi e discorsi, Mursia, Milano 1976;