venerdì 30 settembre 2016

Ma la filosofia ha ancora un senso?


Ho appena terminato di leggere Il gergo dell'autenticità, di Theodor Wiesengrund Adorno con una bellissima introduzione di Remo Bodei e una non facile traduzione di Pietro Lauro, ma tant'è: tradurre il pensiero filosofico di Adorno dal tedesco all'italiano e renderne il taglio sferzante è un'impresa ardua per cui, molto periodi oltre a sembrare incomprensibili, è necessario rileggerli più volte, ritengo che la traduzione più comprensibile sia quella di Renato Solmi dei Minima Moralia l’edizione del 1972. A libro chiuso mi sono chiesto come riuscii a leggere i Minima Moralia a 24 anni e a farci anche la mia tesi di laurea che naturalmente a rileggerla oggi mi appare piena di ingenuità, errori e imprecisioni. Affrontare Adorno, che ho praticamente studiato per tutta la vita e non so quanto abbia realmente compreso del suo pensiero, è un'impresa non facile e richiede notevole impegno oltre che conoscenza robusta di Hegel, Husserl e Heidegger, forse proprio per ciò, non so se l'ho veramente mai capito, ci ho provato comunque anche se non so a cosa sia servito attraversare la dialettica negativa o la metexis am finsteren ( partecipazione alle tenebre), di cui parla nella teoria estetica, soprattutto se osservo il mondo di oggi. Il gergo dell'autenticità invece, che doveva essere un’altra parte della Teoria Estetica, è il più implacabile atto di accusa contro il pensiero di Heidegger e lo heideggerismo di massa e ho deciso di leggerlo tutto, quando in Italia sono stati pubblicati i Quaderni neri di Heidegger, ovvero quegli scritti che in qualche modo confermerebbero anche la partecipazione teorica di Heidegger al nazionalsocialismo. Mi ricordo che quando presentai a Villa Fondi a Piano di Sorrento, il libro di Gianni Vattimo, Non essere Dio, alla presenza dello stesso qualche anno fa, Vattimo mi canzonò bonariamente sul fatto che io fossi uno studioso o seguace di Adorno mentre lui lo era di Heidegger, come a voler dire: ubi maior minor cessat. Vattimo difende, ancora, unico credo in Italia, il pensiero di Heidegger e la sua estraneità teorica dal nazismo. Il libro però, al di là di queste riflessioni, tra le quali emerge a mio avviso una sorta di rapporto <<amore odio>> di Adorno per Heidegger e l’impossibilità di trovare una corrispondenza in lui tra linguaggio e politica ha spalancato la porta a tutta una serie di miei interrogativi circa il senso del fare filosofia oggi, ma forse anche già quarant’anni fa e forse ancora prima e forse proprio per questo motivo Adorno ha sempre avuto in massimo dispregio Heidegger, lui così direttamente <<politico>> e engagé e l’altro così rassegnato al tramonto del mondo tanto da farne addirittura un sistema filosofico, paradossalmente, l’ultimo . Con il rifiuto della metafisica Heidegger, si pone legittimamente il problema della fine della filosofia nel mondo contemporaneo e quello della sua inefficacia di fronte a ciò che oggi chiamiamo democrazia, ovvero: dove c’è o dovrebbe esserci democrazia non possono esserci detentori di verità <<vere>>, ma io vado più in là di questa riflessione e sostengo che oggi la filosofia non può più esserci perché essa è stata frantumata in una serie di saperi particolari, per altro in crisi e neanche più credibili, né confrontabili, con la potenza degli apparati tecnologici di cui oggi tutti disponiamo, specialmente quelli che operano direttamente sul linguaggio e sui concetti di scrittura digitale , e con lo sviluppo delle neuro scienze. Chiunque, tra quelli che insegnano filosofia nelle scuole e nelle  università, o se ne occupano per fini di ricerca pura può rendersi conto che la filosofia si è dissolta nella specializzazione di singole discipline, dalla psicologia, alla sociologia, all’antropologia, alla logica, alla semantica, mentre una crisi reale si riscontra con la diminuzione delle iscrizioni alla facoltà di filosofia, con la diminuzione dei fondi messi a disposizione per gli studi filosofici. Così mi sono chiesto a chi potrebbe interessare tutta la diatriba sui Quaderni neri e quale apporto potrebbe portare per la comprensione dei rapporti tra linguaggio e potere, o ancora, tutta la raffinata critica, a tratti spietata di Adorno, verso il <<gergo>>, ovvero la filosofia di Heidegger ? La risposta che mi sono dato è stata molto triste e avvilente, forse anche per una mia condizione esistenziale legata a fatti contingenti: a nessuno: Oggi la filosofia, o libri come quello che faticosamente ho appena chiuso, non interessano più a nessuno o forse solo a uno sparuto manipolo di gente tra l’altro molto in la con l’età ( qualche giovanotto fa la star filosofico televisiva ma siamo appunto nei prodotti mediatici a buon mercato), per il resto, tutti gli altri non hanno alcun interesse verso le problematiche e una letteratura che una volta si soleva definire filosofica. Ai filosofi, a quelli che rimangono non schiacciati nelle varie branche delle scienze umane, prima elencate e, per altro in crisi pure loro,  forse l’unica cosa che rimarrebbe da fare sarebbe un’ontologia dell’attualità, ovvero una seria riflessione sull’integralità dell’esperienza individuale, soprattutto quella schiacciata dalla depressione o dal dolore di una perdita o dall’esperienza del lutto o l’attraversamento di una malattia. Un’ontologia dell’attualità che sostenga l’esperienza individuale in questi frangenti, ma anche che la sottragga alla schizofrenia tecnologica che potrebbe portarla o portarci tutti in una conseguente caduta nell’autoritarismo. Ma anche una voce come questa non troverebbe oggi alcun interlocutore interessato, o forse però, un’ontologia dell’attualità dovrei cominciare a praticarla proprio da me, così forse ci sarebbe ancora la possibilità per Bollati Boringhieri di pubblicare opere filosofiche e di trovare ancora qualcuno pronto ad acquistarle. La realtà culturale contemporanea purtroppo ha scaraventato tutti in un universo retto solo dalle leggi monetarie dell’economico e dall’illusione di una potenza tecnologica illimitata: l’umano è azzerato e con esso, appunto, anche la filosofia non c'è più nessuno che riabiliti l’uno e l’altra e i tentativi di farlo da parte gruppi giovanili che si costituiscono come alternativa immanente a questo status quo, al momento non sembrano bastare.

franco cuomo, nota a margine della lettura de. Il gergo dell'autenticità, di Th.W.Adorno, Bollati Borighieri

Ma la filosofia ha ancora un senso?


Ho appena terminato di leggere Il gergo dell'autenticità, di Theodor Wiesengrund Adorno con una bellissima introduzione di Remo Bodei e una non facile traduzione di Pietro Lauro, ma tant'è: tradurre il pensiero filosofico di Adorno dal tedesco all'italiano e renderne il taglio sferzante è un'impresa ardua per cui, molto periodi oltre a sembrare incomprensibili, è necessario rileggerli più volte, ritengo che la traduzione più comprensibile sia quella di Renato Solmi dei Minima Moralia l’edizione del 1972. A libro chiuso mi sono chiesto come riuscii a leggere i Minima Moralia a 24 anni e a farci anche la mia tesi di laurea che naturalmente a rileggerla oggi mi appare piena di ingenuità, errori e imprecisioni. Affrontare Adorno, che ho praticamente studiato per tutta la vita e non so quanto abbia realmente compreso del suo pensiero, è un'impresa non facile e richiede notevole impegno oltre che conoscenza robusta di Hegel, Husserl e Heidegger, forse proprio per ciò, non so se l'ho veramente mai capito, ci ho provato comunque anche se non so a cosa sia servito attraversare la dialettica negativa o la metexis am finsteren ( partecipazione alle tenebre), di cui parla nella teoria estetica, soprattutto se osservo il mondo di oggi. Il gergo dell'autenticità invece, che doveva essere un’altra parte della Teoria Estetica, è il più implacabile atto di accusa contro il pensiero di Heidegger e lo heideggerismo di massa e ho deciso di leggerlo tutto, quando in Italia sono stati pubblicati i Quaderni neri di Heidegger, ovvero quegli scritti che in qualche modo confermerebbero anche la partecipazione teorica di Heidegger al nazionalsocialismo. Mi ricordo che quando presentai a Villa Fondi a Piano di Sorrento, il libro di Gianni Vattimo, Non essere Dio, alla presenza dello stesso qualche anno fa, Vattimo mi canzonò bonariamente sul fatto che io fossi uno studioso o seguace di Adorno mentre lui lo era di Heidegger, come a voler dire: ubi maior minor cessat. Vattimo difende, ancora, unico credo in Italia, il pensiero di Heidegger e la sua estraneità teorica dal nazismo. Il libro però, al di là di queste riflessioni, tra le quali emerge a mio avviso una sorta di rapporto <<amore odio>> di Adorno per Heidegger e l’impossibilità di trovare una corrispondenza in lui tra linguaggio e politica ha spalancato la porta a tutta una serie di miei interrogativi circa il senso del fare filosofia oggi, ma forse anche già quarant’anni fa e forse ancora prima e forse proprio per questo motivo Adorno ha sempre avuto in massimo dispregio Heidegger, lui così direttamente <<politico>> e engagé e l’altro così rassegnato al tramonto del mondo tanto da farne addirittura un sistema filosofico, paradossalmente, l’ultimo . Con il rifiuto della metafisica Heidegger, si pone legittimamente il problema della fine della filosofia nel mondo contemporaneo e quello della sua inefficacia di fronte a ciò che oggi chiamiamo democrazia, ovvero: dove c’è o dovrebbe esserci democrazia non possono esserci detentori di verità <<vere>>, ma io vado più in là di questa riflessione e sostengo che oggi la filosofia non può più esserci perché essa è stata frantumata in una serie di saperi particolari, per altro in crisi e neanche più credibili, né confrontabili, con la potenza degli apparati tecnologici di cui oggi tutti disponiamo, specialmente quelli che operano direttamente sul linguaggio e sui concetti di scrittura digitale , e con lo sviluppo delle neuro scienze. Chiunque, tra quelli che insegnano filosofia nelle scuole e nelle  università, o se ne occupano per fini di ricerca pura può rendersi conto che la filosofia si è dissolta nella specializzazione di singole discipline, dalla psicologia, alla sociologia, all’antropologia, alla logica, alla semantica, mentre una crisi reale si riscontra con la diminuzione delle iscrizioni alla facoltà di filosofia, con la diminuzione dei fondi messi a disposizione per gli studi filosofici. Così mi sono chiesto a chi potrebbe interessare tutta la diatriba sui Quaderni neri e quale apporto potrebbe portare per la comprensione dei rapporti tra linguaggio e potere, o ancora, tutta la raffinata critica, a tratti spietata di Adorno, verso il <<gergo>>, ovvero la filosofia di Heidegger ? La risposta che mi sono dato è stata molto triste e avvilente, forse anche per una mia condizione esistenziale legata a fatti contingenti: a nessuno: Oggi la filosofia o libri come quello che faticosamente ho appena chiuso non interessa più nessuno o forse solo a uno sparuto manipolo di gente tra l’altro molto in la con l’età ( qualche giovanotto fa la star filosofico televisiva ma siamo appunto nei prodotti mediatici a buon mercato), per il resto, tutti gli altri non hanno alcun interesse verso le problematiche e una letteratura che una volta si soleva definire filosofica. Ai filosofi, a quelli che rimangono non schiacciati nelle varie branche delle scienze umane, prima elencate e, per altro in crisi pure loro,  forse l’unica cosa che rimarrebbe da fare sarebbe un’ontologia dell’attualità, ovvero una seria riflessione sull’integralità dell’esperienza individuale, soprattutto quella schiacciata dalla depressione o dal dolore di una perdita o dall’esperienza del lutto o l’attraversamento di una malattia. Un’ontologia dell’attualità che sostenga l’esperienza individuale in questi frangenti, ma anche che la sottragga alla schizofrenia tecnologica che potrebbe portarla o portarci tutti in una conseguente caduta nell’autoritarismo. Ma anche una voce come questa non troverebbe oggi alcun interlocutore interessato, o forse però, un’ontologia dell’attualità dovrei cominciare a praticarla proprio da me, così forse ci sarebbe ancora la possibilità per Bollati Boringhieri di pubblicare opere filosofiche e di trovare ancora qualcuno pronto ad acquistarle. La realtà culturale contemporanea purtroppo ha scaraventato tutti in un universo retto solo dalle leggi monetarie dell’economico e dall’illusione di una potenza tecnologica illimitata: l’umano è azzerato e con esso, appunto, anche la filosofia non c'è più nessuno che riabiliti l’uno e l’altra e i tentativi di farlo da parte gruppi giovanili che si costituiscono come alternativa immanente a questo status quo, al momento non sembrano bastare.

franco cuomo, nota a margine della lettura de. Il gergo dell'autenticità, di Th.W.Adorno, Bollati Borighieri

giovedì 22 settembre 2016

Perché sono per il NO alle Olimpiadi a Roma voluto da Virginia Raggi, sindaco della città.

Virginia Raggi, sindaco di ROMA

Tutti a parlare contro la Raggi, un’aggressione mediatica vergognosa, ripeto fino alla nausea che non sono un 5 Stelle, ma quello che sento e vedo in TV fa venire il voltastomaco, soprattutto poi se certe critiche vengono da sedicenti uomini di sinistra. Ma  perché non facciamo i campionati della cultura scolastica, il torneo degli ospedali, il mondiale dei trasporti e dei servizi"? Perché se i soldi ci sono vanno spesi in primis per migliorare la vita dei residenti. Se a casa mi puzzo di fame e mi arrivano dei soldi, non mi faccio l'abbonamento al cineforum, compro cibo e riparo il bagno che perde. Come si vede oggi voglio pensare che l’ improvvisa passione sportiva per molti in questo paese sconquassato sia dovuta ad un preciso attacco ai 5stelle... non è bastato il megabluff di Expo? Anche lì si parlò di utilità per il paese (addirittura ci avrebbe tragettato oltre la crisi economica!). Smettiamola di prenderci in giro, che botta di vita è stata? Siamo ancora in mezzo al pantano della crisi, la ripresa è sempre più riPERsa, miliardi gettati nel cesso che qualcuno dovrebbe chiedersi cosa avrebbero prodotto se spesi in semplice e meno spettacolare welfare,per la gente.
AH GIÀ "I SOLDI NON CI SONO" mai , TRANNE quando vanno bruciati in questi eventi megagalattici. Quanto vorrei che chi dice questa stupidaggine della mancanza di soldi, spacciandosi per esperto di economia, conoscesse le regole economiche non liberiste: solo nel neoliberismo si impone il pareggio di bilancio, e ed è giusto ricordare che addirittura Keynes, quello che traghettò il mondo oltre la crisi del 29 fino al boom degli anni 70/80, parlava chiaramente di sbilanciamento produttivo, e quindi i soldi si fanno ad avere una banca propria e non la BCE spa...
Ospitare le Olimpiadi è come costruire una chiesa per un unico, magnifico matrimonio. Le costose strutture saranno usate al massimo della loro capacità solo per un breve periodo. Poi resteranno sottoutilizzate o, nel migliore dei casi, saranno riconvertite in modo intelligente, ma con altre spese”. E ancora “in base a una stima ragionevole, ospitare le Olimpiadi oggi costa almeno dieci miliardi di dollari. Tenuto conto di questa cifra, è praticamente certo che un’Olimpiade comporti delle perdite. Una città, infatti, può aspettarsi entrate per quattro miliardi di dollari: uno dalla vendita dei biglietti, uno dagli sponsor e uno dalla tv”.
Notare 10 miliardi: 5.5 sono la spartana previsione iniziale di spesa (quella spartana ed iniziale del CONI) già superiori alle prevedibili entrate (che significano perdita di soldi per le casse del comune e fame per i cittadini), a cui devi aggiungere ALMENO altri (previsti quindi sforabili) 4.5 per infrastrutture e servizi da creare, che spingono nel baratro chiunque...sempre che non ci siano imprevisti (vogliamo dire delle navi romane apparse qui a piazza Municipio a Napoli e cosa abbiano prodotto per la linea uno? O delle semplici scale medievali a Montedidio per la LTR? E allora? Vuoi vedere che non esce una colonnina romana che fa triplicare i costi anche a Roma? Se pure non la trovassero - cosa molto improbabile - ce la porterebbero apposta... ( da : Il fatto Quotidiano n.d.r.). E allora perché questa aggressione vergognosa alla Raggi che ha avuto il coraggio di dire no a tutto questo? E’ manovrata da Grillo? E Chi se ne frega! Intanto ha preso le distanze da questo strano modo di fare di un paese corrotto fino all’ inverosimile! Sicuramente non fa un favore a Caltagirone che invece è favorevole alle Olimpiadi soprattutto per tutto quello che si può fare sui suoi suoli. Meglio manovrata da un comico che da un palazzinaro.Non sarà la rivoluzione, non sarà il meglio che potevamo aspettarci, forse non debellerà il malcostume, ma ha preso una posizione netta, assolutamente controcorrente rispetto ai modi di fare vigenti in questo paese.  

Perché sono per il NO alle Olimpiadi a Roma voluto da Virginia Raggi, sindaco della città.

Virginia Raggi, sindaco di ROMA

Tutti a parlare contro la Raggi, un’aggressione mediatica vergognosa, ripeto fino alla nausea che non sono un 5 Stelle, ma quello che sento e vedo in TV fa venire il voltastomaco, soprattutto poi se certe critiche vengono da sedicenti uomini di sinistra. Ma  perché non facciamo i campionati della cultura scolastica, il torneo degli ospedali, il mondiale dei trasporti e dei servizi"? Perché se i soldi ci sono vanno spesi in primis per migliorare la vita dei residenti. Se a casa mi puzzo di fame e mi arrivano dei soldi, non mi faccio l'abbonamento al cineforum, compro cibo e riparo il cesso che perde. Come si vede oggi voglio pensare che l’ improvvisa passione sportiva per molti in questo paese sconquassato sia dovuta ad un preciso attacco ai 5stelle... non è bastato il megabluff di Expo? Anche lì si parlò di utilità per il paese (addirittura ci avrebbe tragettato oltre la crisi economica!). Jamm' bell! che botta di vita è stata: siamo ancora in mezzo al pantano della crisi, la ripresa è sempre più riPERsa, miliardi gettati nel cesso che qualcuno dovrebbe chiedersi cosa avrebbero prodotto se spesi in semplice e meno spettacolare welfare,per la gente.
AH GIÀ "I SOLDI NON CI SONO" mai , TRANNE quando vanno bruciati in questi eventi del cazzo. Quanto vorrei che chi dice questa stronzata della mancanza di soldi, spacciandosi per esperto di economia, conoscesse le regole economiche non liberiste: solo nel neoliberismo si impone il pareggio di bilancio, e si sappia che addirittura Keynes, quello che traghettò il mondo oltre la crisi del 29 fino al boom degli anni 70/80, parlava chiaramente di sbilanciamento produttivo, e quindi i soldi si fanno (ad avere una banca propria e non la BCE spa...).
Ospitare le Olimpiadi è come costruire una chiesa per un unico, magnifico matrimonio. Le costose strutture saranno usate al massimo della loro capacità solo per un breve periodo. Poi resteranno sottoutilizzate o, nel migliore dei casi, saranno riconvertite in modo intelligente, ma con altre spese”. E ancora “in base a una stima ragionevole, ospitare le Olimpiadi oggi costa almeno dieci miliardi di dollari. Tenuto conto di questa cifra, è praticamente certo che un’Olimpiade comporti delle perdite. Una città, infatti, può aspettarsi entrate per quattro miliardi di dollari: uno dalla vendita dei biglietti, uno dagli sponsor e uno dalla tv”.
Notare 10 miliardi: 5.5 sono la spartana previsione iniziale di spesa (quella spartana ed iniziale del CONI) già superiori alle prevedibili entrate (che significano perdita di soldi per le casse del comune e fame per i cittadini), a cui devi aggiungere ALMENO altri (previsti quindi sforabili) 4.5 per infrastrutture e servizi da creare, che spingono nel baratro chiunque

...sempre che non ci siano imprevisti (vogliamo parlare delle navi romane qui a piazza municipio a Napoli cosa abbiano prodotto per la metro 1? o delle semplici scale medievali a Montedidio per la LTR?) vuoi vedere che non esce una colonnina romana che fa triplicare i costi anche a Roma? se pure non la trovassero ce la porterebbero apposta... ( Il fatto Quotidiano). E allora perché questa aggressione vergognosa alla Raggi che ha avuto il coraggio di dire no a tutto questo? E’ manovrata da Grillo? E Chi se ne frega! Intanto ha preso le distanze da questo strano modo di fare di un paese corrotto fino all’inverosimile! Sicuramente non fa un favore a Caltagirone che è favorevole alle olimpiadi soprattutto per tutto quello che si può fare sui suoi suoli. Meglio manovrata da un comico che da un palazzinaro.Non sarà la rivoluzione, forse non debellerà il malcostume, ma ha preso una posizione netta, assolutamente controcorrente rispetto ai modi di fare vigenti in questo paese.  

giovedì 15 settembre 2016

Non è il web che uccide, e non educazione digitale occorre, ma educazione e cultura e basta!.




Uccidersi per non aver saputo reggere alla vergogna di vedere la propria intimità sessuale data in pasto al web, ad estranei, ma anche ai propri parenti agli amici a chi si conosce ma al quale non si dice tutto della propria vita, perché nessuno dice mai tutto circa la propria vita e perché poi dovrebbe farlo? La giovane donna di Mugnano, in provincia di Napoli, non ce l’ha fatta e si è impiccata con un foulard nel garage della sua casa. 
Un caso che ha a che fare con la proliferazione delle immagini e sull’importanza che hanno assunto nelle vite di tutti, ma anche su come si vive la sessualità in occidente, in Italia nel 2016.

Ma procediamo con ordine. Ho sentito e letto dei soliti esperti, psicologi, sociologi, psicoanalisti ecc. ecc. che c’è bisogno di educazione digitale, ho sentito sedicenti giornaliste televisive annunciare il suicidio della giovane donna, usando un linguaggio di circostanza ipocrita e conformista e dell’incauto comportamento avuto  della poverina nell’ essersi fatta riprendere mentre stava facendo sesso.

 Allora a me viene da chiedermi che società è la nostra  dove si sbattono tette, culi, e farfalle senza veli dappertutto, dove ognuno sa che tutti fanno del sesso appena in età, e poi ci si uccide, solo perché gli altri hanno saputo o vengono a sapere che tu hai fatto un video porno nella tua intimità, un video che fa parte dei giochi sessuali che la sessualità a volte richiede: vedersi, farsi vedere, mentre si fa   l’amore è una forma di piacere che fa parte del gioco dell’amore: gli antichi mettevano specchi nelle loro alcove sul letto o intorno ad esso per moltiplicare quelle immagini e potersi vedere, oggi abbiamo le video camere e allora? La madre dice che era ubriaca, come se certe cose che attengono alla sessualità, una o uno non potesse farle anche da sobrio.

Invece questa donna si è uccisa per la vergogna, perché tutti hanno saputo che lei, mentre faceva sesso si era fatta riprendere, ma anche perché il video l’ha mostrata mentre si dava da fare a soddisfare i suoi desideri e quelli del partner. Mi chiedo anche se invece di una donna fosse stato esibito o mostrato un uomo se le reazione sarebbero state le stesse.

Spesso dico, quando parlo di sesso, che gli anni ’70 sono stati gli anni nei quali i “discorsi sulla sessualità” –per usare una espressione foucaultiana- sono stati anni rivoluzionari e libertari, anni nei quali, al sesso veniva attribuito un ruolo formativo nella struttura delle coscienze individuali, ovvero il sesso e la sessualità, rappresentavano un punto di critica attraverso il quale l’individualità si riconosceva nel sociale: non a caso esplose il femminismo, o i movimenti di liberazione omosessuali. 

Poi sono arrivati gli anni ’80: anni di culi e tette a ogni ora del giorno e della notte, chi non ricorda Drive In? Il discorso libertario e auto coscienziale del decennio precedente fu trasformato nel più plateale consumo  di corpi esibiti e la sessualità divenne un grande affare commerciale: luoghi di incontro per scambisti, disco e saune gay per acchiappanze facili, insomma cominciò l’arretramento regressivo e degenerativo spacciato per libertà che ci fa arrivare fino al 2016.

Una libertà senza consapevolezza, una libertà senza educazione – e non parlo di educazione digitale ma di educazione e basta, una libertà senza cultura, insomma: una finta libertà o meglio una non libertà.

La mia tesi è che se questo episodio fosse accaduto ad una trentenne degli anni settanta negli anni settanta, questa, oltre a denunciare immediatamente chi aveva diffuso o esibito le proprie performances sessuali, avrebbe immediatamente scritto un libro. Mi vengono in mente i nomi di Erica Jong, di Linda Lovelance, o della nostra grande Moana Pozzi, donne che hanno strenuamente sostenuto il diritto ad una sessualità consapevolmente esibita o auto esibita, senza vergogna, senza ipocrisie e soprattutto con grande coraggio civile.

La sessualità, vale la pena ricordarlo è sempre infamante per una donna o per gli omosessuali, ma mai per i maschi etero per i quali è sempre un grande vanto. Allora, questa povera ragazza di Mugnano, bella, mora, con grandi occhi neri ha fatto quello che fanno tutti oggi, ma che nessuno però ha il coraggio di dire: si fotografava e si è fatta riprendere mentre faceva l’amore per il puro piacere di rivedersi. 

Poi il video è finito in rete e a questo punto sono scattati i pesanti condizionamenti di una cultura arretrata, maschilista e violenta, i sensi di colpa, la vergogna di essere additata come cagna in calore, puttana e chi ne ha più ne metta. Le amiche che si allontanano, magari li facevano anche loro i video, ma vale il motto fascista antico del “ si fa ma non si dice”. Invece  poteva bastare, la solidarietà, che tutte avessero detto e allora? Cosa c’è di male? Ha fatto un video mentre faceva sesso, oggi che si fanno video per ogni cosa, oggi che la riproduzione di immagini in movimento è diventata la prassi quotidiana. Adesso ce lo facciamo pure noi il video per solidarietà, adesso ci facciamo vedere pure noi. Ma questo non è successo e Tiziana cantone si è ammazzata per vergogna, una vergogna legata ancora una volta ad una concezione arcaica e solamente consumistica della sessualità.

Forse sarebbe veramente il caso di riparlare di educazione civile di riaprire un discorso sulla consapevolezza e autodeterminazione sessuale, interrotto negli anni  settanta a bambini, adolescenti, giovani, che confondono i piani percettivi di realtà e di immagini. Troppi hanno abdicato al ruolo di educatori mentre genitori immaturi e narcisisti alimentano un narcisismo maniacale dei loro figli in una deriva infantilistica della società intera: siamo tutti pronti per un selfie, con le boccucce a cuore e i pollici alzati, ma siamo pure tutti pronti a riprendere una violenza sessuale in un bagno di una discoteca e postarlo subito su un social, perché l’importanza è vedersi e farsi vedere.

Oggi tutti noi siamo esposti ad una tecnologia sempre più potente e in questo procedimento espositivo, scatta un “dislivello prometeico” – ossia il fatto che noi siamo inferiori a noi stessi a causa della frattura sempre più ampia tra la nostra capacità produttiva e la nostra capacità immaginativa che ci impedisce di prendere coscienza delle conseguenze perverse dei prodotti che creiamo, ovvero tutti quegli accadimenti e quelle azioni che – senza una educazione- risultano essere nocivi per noi stessi. Arginare e combattere questa onnipotenza tecnologica e questa aberrante deriva narcisistica è il compito che ogni educatore e formatore deve prefiggersi di attuare.