mercoledì 27 maggio 2015

LA SECONDA NATURA: L'ISTITUTO ITALIANO PER GLI STUDI FILOSOFICI E L'INDIFFERENZA DEI POLITICI MEDIOCRI DEL NOSTRO TEMPO



La filosofia non significa imparare qualche strofetta di Hegel o di Kant, né far parte di conventicole di accademici; la filosofia deve essere il substrato formativo di una classe politica. Senza la filosofia abbiamo solo disonesti senza scrupoli” – Questa frase è stata proferita, con la sua voce, roca e un poco tremolante da un uomo immenso di 89 anni che è stato capace di emozionare la plaetea del Mercadante e me. Si festeggiava il quarantennale dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, si rendeva omaggio alla perseveranza di Gerardo Marotta  un uomo che per un’idea – quella repubblicana e giacobina – ha dilapidato il suo patrimonio personale e parte di quello della moglie per fondare un’ Istituto che non ha uguali al mondo e che ora – per inettitudine e gretto calcolo economico di politici miopi e corrotti rischia la chiusura.

Avevo 24 anni ed ero studente nel 1975, quando marinai la mia lezione di Storia delle dottrine Politiche per recarmi a via Calascione, al monte di Dio, per l’inaugurazione di quella che sarebbe diventata una istituzione unica nel suo genere , poi in quella sede seguii i seminari con Hans Georg Gadamer e con  Paul Oskar Kristeller dei quali conservo gelosamente gli attestati di frequenza con le loro firme, seminari che mi cambiarono la vita e che fecero di me ciò che attualmente sono e poi ancora col meglio del pensiero scientifico e umanistico del nostro tempo. Così, quando le luci si spengono in sale, dopo aver accolto intellettuali e filosofi lì riuniti: Aldo Masullo altro pilastro del pensiero libero, Biagio De Giovanni, il giovane storico dell’arte Tommaso Montanari che commuove per le sue parole sull’uccisione del paesaggio in un’Italia distrutta dall’ignoranza e dal malaffare, comincia la proiezione del film “ Seconda natura” di Marcello Sannino  con Gerardo Marotta come unico interprete e protagonista

Un film che commuove per l’intensità emotiva che riesce a comunicare: in alcuni tratti, la voce rotta di Marotta e il suo primo piano ricordano un altro grande napoletano : Eduardo De Filippo

Sono 58 minuti di pura altezza morale, 58 minuti di altissimo impegno civile e politico, 58 minuti nei quali un ometto piccolo si innalza come un gigante dalla forza sovrumana a difesa dell’unica grande passione della sua vita: la filosofia e i libri come unica arma per raggiungere la libertà e la dignità per ogni essere umano.
A voler trovare un uomo così, oggi si faticherebbe moltissimo e non sono sicuro del raggiungimento del risultato. Oggi l’Istituto rischia la bancarotta, mentre il suo immenso patrimonio librario inscatolato e sparso un po’ dovunque rischia di sparire, svenduto per far fronte ai debiti.  C’era il sindaco De Magistris e l’assessore alla cultura Nino Daniele, c’era il senatore Sergio Zavoli, brillava l’assenza di tutta la Regione Campania. Il sindaco De Magistris , pur riconoscendo l’alto valore dell’Istituto non ha voluto creare altre false aspettative ed ha detto che il Comune non ha i soldi per poter rimettere su la biblioteca del l’ Istituto e che occorrerebbero fondi dal governo centrale.

Un gioco al rimbalzo che ormai sta durando da troppi anni e che getta solo vergogna e discredito sulla classe politica passata e presente, ammettendo che questa possa più avvertire il senso di vergogna e di discredito. L’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici ha conquistato in questi quarant’anni  una dimensione che non trova termini di paragone nel mondo; ha organizzato e ancora con difficoltà organizza corsi dappertutto in Europa, pubblicando opere in sei lingue antiche e moderne e ha contribuito  e contribuisce a fare di Napoli una vera capitale della cultura. Certo ci saranno stati errori e forse sprechi, ma questo non può minimamente giustificare il degrado morale che il politicume nostrano continua a ostentare con manifesta indifferenza ai  costanti appelli di Marotta.

L’Istituto è patrimonio dell’UNESCO ,  l’Istituto è un Collegio internazionale del XXI secolo “mondializzato”, riconosciuto in tutto il mondo. Gerardo Marotta sta nell’ombra, con una raffinatezza pari alla sua generosità, ma è lui la poderosa forza che si espande ovunque la filosofia  lo reclami.  E’ lui l’intraprendente artefice che ha pensato e costruito  un’istituzione che è stata capace di rinnovare  la grande  tradizione filosofica napoletana e meridionale, in una società  ormai irrigidita dalle regole di una burocrazia organizzata e finalizzata all’ ideale del profitto economico. L’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici è un modello per tutta l’Europa e per tutti quei paesi del mondo che si prefiggono di realizzare una cultura libera, all’insegna di una solidarietà che sia garanzia di pace.  Gerardo Marotta , ieri sera, in questo film e che io farei girare in tutte le scuole e nelle Università, ci grida che c’è qualcosa di più importante del benessere, qualcosa di più grande del denaro. Questa cosa è l’educazione e lo studio non finalizzato alle professioni o al lavoro, come beceramente sostengono gli omuncoli  e donnicciole  senza morale e senza cultura che ci governano, ma alla formazione di una coscienza libera dai ricatti e dalla ignominia.  E’ questo il progetto per cui siamo al mondo e non altri. Così, la nostra prima natura - vitalistica e animale - deve vestirsi di una seconda natura: quella dell’umanità.

Quando io scoprii l’Istituto e cominciai a frequentarlo a Napoli si andava per vedere o Maradona o Gadamer, l filosofo tedesco amava Napoli e la considerava la città della filosofia, ma il miracolo lo fece Gerardo Marotta. Per seguire il suo sogno platonico e umanistico l’avvocato Marotta ha donato i suoi libri, ha venduto i suoi beni di famiglia, si è indebitato, ha pagato costosi affitti e alla fine ha realizzato un Istituto in cui sono passati tutti i filosofi contemporanei e migliaia e migliaia di giovani. Per fare cosa? Filosofia solo e semplicemente filosofia e non quella delle accademie, ma quella che serve a tirar su giovani liberi e dignitosi. 

Forse, l’opera di Gerardo Marotta è uno straordinario atto d’amore per la sua città e la sua patria italiana ed europea e ancor più il maggior elogio della filosofia mai fatto. Purtroppo, oggi quell’ elogio della filosofia è finito in centinaia di scatoloni e la biblioteca ricca di trecentomila libri è stata trasferita a Casoria. 

A me, quella di ieri più che una festa è sembrato un funerale, perché intorno a quell’uomo e all’ Istituto c’erano solo  gli amici più cari e i testimoni più fedeli: quasi nascosto in un palchetto  l’instancabile e discreto  Antonio Gargano, anima dell’Istituto, maestro insuperato di storia della filosofia a intere generazioni di studenti. Non ho visto la città, non ho visto chi avrebbe dovuto e dovrebbe prendersi la responsabilità di salvare una istituzione che il MIT e l’ONU hanno decretato essere un faro di civiltà e cultura.

 “Sembra quasi che dopo oltre due secoli si rinnovi la sconfitta degli intellettuali che, con l’aiuto delle baionette francesi, vollero fare la rivoluzione e furono vinti dai lazzari prima e dalla furia reazionaria dei Borboni dopo. Nel destino della biblioteca dell’Istituto Marotta – duecentomila o trecentomila libri, il numero giusto nessuno lo conosce – c’è in parte la storia della Napoli moderna che si ripete: l’unica tradizione borghese è quella degli intellettuali che per loro natura non possono che ricominciare dalla luce mentale del pensiero. E ogni volta pagano la colpa della loro dignità”. Lunga vita al pensiero di Gerardo Marotta, lunga vita alla filosofia istigatrice di dubbio e di libertà.

lunedì 25 maggio 2015

YOUTH NON CONVINCE




Non riuscirò mai ad amare Paolo Sorrentino, per l’eccesso di retorica e di sentimentalismo che profonde nei suoi film. YOUTH è un film esteticamente perfetto ma dal quale trasuda un improbabile quanto poco convincente  rimpianto macho-geriatrico per il tempo perduto. L’ho guardato alle 22, 15, da solo, in una sala poco affollata, stranamente e prevalentemente da giovani della serie: impegnati/buona borghesia cittadina/alternativi. A film finito, facendo finta di andar via lentamente rubavo le loro impressioni: estraneità, indifferenza, “poca comprensibilità del messaggio”, uno ha osato accennare un “troppo criptico”. La verità è che Paolo Sorrentino – come già ebbi modo di scrivere per La grande bellezza, non può pensare di raccontare quella che vorrebbe che fosse la sua vecchiaia, sostenendo l’inganno che tutti i vecchi siano così o possano esserlo. In più, bisognerebbe pure smetterla di perpetrare l’ideologia consolatoria che a 80 e passa anni si debba pensare al futuro o si guardi ancora al futuro, perché questa è una baggianata delle nostre stupide società edonistiche che esorcizzano e allontanano l’idea della fine, del compimento del ciclo della vita e dunque della morte. Nascondere vecchiaia e morte, che poi sono la vita, dietro la rincorsa di una giovinezza nostalgicamente mitizzata è tipico del capitalismo tardo che ci vuole tutti attivi consumatori. La vecchiaia invece è proprio la fine di tutto questo, una liberazione,e quano è vissuta in salute è solo questo e niente altro. I giovani pensano al futuro perché hanno più tempo davanti a loro e i vecchi al passato perché hanno tanto tempo dietro di loro. Se Sorrentino – come dichiara in un'intervista- pensa che : “Il passaggio del tempo credo sia l’unico soggetto possibile e che realmente mi interessa, almeno per quanto mi riguarda. Il fatto di sembrare vecchio per fare un film sui vecchi mi permetterà in futuro di fare un film da giovane. Penso al futuro come grande occasione di libertà, in senso concettuale: senza il pensiero del futuro non abbiamo rispetto per il nostro passato”, se è così, allora tratti la vecchiaia per quello che essa realmente è. Vivo giornalmente con mia madre che ha 90 anni che non è un’intellettuale, ma pensate che se forse lo fosse, mia madre o un altro novantenne potrebbe mai avere il senso del futuro o semplicemente pensare al domani? Il film procede lentamente tra citazioni a Novalis, Strawinsky, e aforismi  del tipo “ alla mia età tenersi  in forma è una perdita di tempo” detta da Fred Ballinger un magnifico e insuperabile Michael Caine  o “  tu hai detto che le emozioni sono sopravvalutate, ma hai detto una stronzata, le emozioni sono tutto quello che abbiamo”, proferita da , Mick Boyle un altrettanto bravo ma più asciutto Harvey Keitel, indugiando su splendide immagini troppo compiaciute: il vero limite di tutto il film che ne fa quasi un estenuante video clip . In questo modo  la trama si diluisce fino quasi a disperdersi, e così il racconto diventa solo immagini: il monaco tibetano che levita, il finto Hitler, la moglie anziana con l’alzheimer che fissa il vuoto dalla finestra, il corpo nudo di una donna immerso nell’acqua, tra penombra e una musica molto ambient  e poi  i «fellinismi» trionfanti soprattutto alla fine, con l’incontro onirico tra il regista e i suoi personaggi in cerca d’autore, in se stesso non un male, per un cinema che vuole essere colto come il suo, ma che alla fine consegna tutta l’opera ad un freddo manierismo. Ed è proprio questa sequenza di immagini che, alla fine, mostra la vera debolezza del film o se volete del racconto e che - mio parere -  connota Sorrentino per quello che strutturalmente è: un quarantenne cresciuto con una cultura coltissima senza alcun dubbio, ma nella quale prevalgono principalmente le immagini. Ed è la sequenza di immagini che diventa un affastellamento di autoreferenzialità – di cui Sorrentino è maestro – che le  fa apparire oltremodo estreme o distraesti agli occhi dello spettatore, così,  queste ultime rischiano, a causa della loro compressione nello spazio temporale del film, di smarrire il filo che le lega. Di tutto il film ho goduto moltissimo solo della colonna sonora che dava una suggestione emozionante e intensa ai fotogrammi, il pezzo "Ceiling Gazing" di  Mark Kozelek & Jimmy Lavalle è un capolavoro di malinconia e delicatezza che quasi commuove mentre sullo schermo scorrono le figure di vecchi silenziosi e soli immersi nell’acqua come feti per una impossibile rinascita, o “ Just” che ricorda i cori di La grande bellezza, o la bellissima You’ve  got the  love. Non è assolutamente un film brutto, ma non è neanche bello nel senso di un capolavoro. Certamente è più curato di La grande bellezza, con cui non si può non fare il confronto.


 P.s.

Quando ho scritto questo post non sapevo della scelta della giuria di Cannes che ha escluso dalla Palma d'oro i tre film italiani, preferendo Jacques Audiard per Dheepan che racconta la  racconta la drammatica vicenda di tre migranti dallo Sri Lanka, forse questo dovrebbe far riflettere un po' tutta la cultura italiana ripiegata su intimismi e sentimentalismi.

venerdì 15 maggio 2015

Ma perché i cittadini di Vico Equense dovrebbero votarlo?

Gennaro Cinque con Caldoro
Gennaro Cinque con  Martusciello
Molti mi dicono di non scrivere più sulle vicende "politiche" del mio paese e di occuparmi delle cose che mi piacciono di più, ma quando apro un giornale o leggo sul web certe cose non posso tacere.

Sentite cosa dice l’ex sindaco Gennaro Cinque in un’intervista rilasciata, credo a Vico Equense on line, a proposito della difesa e della tutela dell’ambiente: “Esistono troppe norme e vincoli sulle aree protette, a cominciare da quella della costiera sorrentina e amalfitana, che vanno rivisti. Non penso che abrogando numerose norme esistenti si apra la strada a nuovi abusi edilizi e colate di cemento. In questi anni gli abusi non si sono certo fermati, anzi. La questione, però, continua a restare insoluta e la sede deputata a parlare di questo argomento è il Consiglio Regionale. Per questo mi sono candidato, per continuare a lavorare con fermezza perché in futuro non ci sia più il bisogno di demolire ciò che precipitosamente l'uomo ha costruito deturpando il paesaggio.” Per l’ex sindaco, che sarebbe diventato tale per un abuso edilizio, questa sembrerebbe essere la versione ufficiale, esistono troppe norme e vincoli sulle aree protette e lui si è candidato alla Regione perché in quella sede si adopererà per discutere e lavorare affinché queste norme siano riviste.

Ok! Lui è un uomo di sette o ottomila voti, tanti ne avrebbe presi, e non può stare certo un uomo come lui a suo stesso dire: “sotto la scella di un Franco Cuomo qualsisasi”. Mi può andar bene anche il franco cuomo qualsiasi: sono un cittadino tra i tanti, ma sarebbe forse il  caso di ricordare a tutti gli altri cittadini un po’ di cose che questo signore ha fatto per la cittadinanza e per l’ambiente del suo paese, considerando anche tutta la vicenda ALIMURI, che lui ostenta come un vessillo ambientalista, ma che ha ancora moltissimi punti irrisolti e poco chiari che con l’ambiente non c’entrano proprio per niente uno a caso: non si capisce ancora se sono state avviate le procedure di recupero delle somme nei confronti della società SAAN dopo la demolizione dell’eco mostro.

Ora, a parte che non credo che quei voti  potranno garantirgli un seggio in Consiglio Regionale, dove per essere eletti nel suo partito di voti ce ne vorrebbero almeno sedici o diciassettemila, sarebbe giusto il caso di elencare quello che questo signore ha lasciato alla cittadinanza, solo per essere precisi, perché è giusto che si sappia che in campagna elettorale si dicono sempre tante bugie.

Al il sig. Gennaro Cinque vorrei chiedere per esempio circa la vicenda veramente penosa per tutta la cittadinanza del Parcheggio Passarelli, ovvero del parcheggio sotto al nuovo Municipio, ovvero ancora: la madre di tutte le altre speculazioni interrate che hanno devastato Vico Equense e la costiera sorrentina.. Ebbene la storia è questa: Il parcheggio Passarelli ebbe inizio nel 2003. Il progetto originario prevedeva due livelli, successivamente fu approvato una variante che autorizzava tre livelli e l’ampliamento di ogni singolo livello, per questa variante  infatti fu demolita la cabina exEnel .

 Quel parcheggio con progetto di finanza, ovvero un progetto pagato con una parte di soldi dai cittadini  e l’altra parte dall’impresa Passarelli sarebbe dovuto costare 3 milioni e200mila euro circa e i cittadini avrebbero potuto usufruire di una parte dei box come parcheggio a rotazione. Così non è stato: l’impresa avrebbe intascato di fatto dal comune  circa 4 milioni di euro. Fino ad oggi, nessun o ancora ha restituito al comune quei 700 mila euro in più intascati dalla ditta.
La ditta inoltre avrebbe dovuto, fino al 2038 azzerare il periodo di gestione ed avrebbe dovuto restituire al comune tutti gli utili, in più avrebbe dovuto provvedere alla manutenzione straordinaria fino al 2018. Non è successo nulla di tutto questo e il sig. Gennaro Cinque sapete come se ne è uscito? “ So benissimo che l’impresa non accetterà facilmente e che si darà vita ad un percorso legale lungo che comporterà anni di battaglia, ma non ci tireremo indietro”, infatti, il sign Gennaro Cinque non si è tirato indietro,ha fatto di meglio, se ne è andato e il parcheggio di fatto è nei fatti una  proprietà della ditta Passarelli e i cittadini di Vico oltre al danno  economico che subiscono hanno anche la beffa di non aver usufruito di niente. Una cosa che la Corte dei conti dovrebbe assolutamente conoscere.    

Un altro regalo che questo sig. Gennaro Cinque avrebbe lasciato alla cittadinanza è un cantiere morto nel pieno centro cittadino, sto parlando dell’ ex cinema AEQUA, ignominiosamente demolito in una città che si fregia di avere un festival cinematografico. Anche questa vicenda manifesta una irresponsabile gestione amministrativa: qualsiasi possano essere le cause è inammissibile che un progetto rimanga in sospeso per 12 anni. Ovvero:  niente cinema ma solo un parcheggio per altro discutibilmente in funzione con un’entrata e un’uscita pazzesche urbanisticamente parlando.

 E cosa potremmo dire della pubblica illuminazione?  Che è passata da un canone annuo di circa 320.000 euro all’atto della stipula della convenzione ad un canone attuale di circa 540.000 euro. Come è stata possibile una tale levitazione dei costi? Sembrerebbe che la  levitazione sarebbe stata determinata da un calcolo errato dei punti luce al momento della consegna alla società e dalla installazione di nuovi punti luce nel corso degli anni. CAPITE!!!!!!UN CALCOLO ERRATO!!!!! Nel frattempo la spiaggia della Calcare sembra una pista di atterraggio.

E ancora: che si potrebbe dire sul fatto che, come si dice da tempo, Vico Equense sarebbe un comune virtuoso per la raccolta differenziata dei rifiuti e dunque come dovrebbe accadere in ogni posto civile in cui si verifica questo “ virtuosismo” i costi della raccolta dovrebbero diminuire. A Vico Equense  invece   i costi della SARIM sono aumentati sproporzionatamente e i cittadini pagano una tassazione salatissima per la raccolta rifiuti. Come si può spiegare questa cosa avvenuta mentre il sig. Gennaro Cinque era sindaco di Vico Equense? Proviamo a pensare ad una possibile ipotesi? Forse   perché sarebbero stati  affidati nuovi servizi gonfiati ad arte  e che la società per coprire questi servizi  avrebbe  dovuto assumere nuovo personale che in buona parte sembrerebbero far parte di associazioni già operanti sul territorio forse anche vicine all’’ex sindaco? Interrogativi, perplessità, dubbi, che però nessuno chiarisce. Di certo i cittadini pagano sui rifiuti una tasse elevatissima per essere Vico un comune virtuoso.

E in conclusione qualche parola sul sig. Gennaro Cinque ambientalista pure andrebbe detta.Sulla vicenda ALIMURI ho scritto in premessa. Penso invece a cos’era questa costa, la nostra costa, con le piccole marine dove ognuno trovava uno spazio per un bagno estivo. Oggi non esiste più niente. Ho appena letto che sono state firmate autorizzazioni per complessivi 2500 metri quadrati di area demaniale su queste aree è stato apposto di tutto: cancelli di ferro, cemento, palizzate, pedane,il tutto senza una pianificazione in completa autonomia degli operatori. Le spiagge sono diventate terreno di conquista senza nessun controllo e  progetto serio di utilizzo delle stesse  aree demaniali.  Anche in questo caso si è voluto accontentare i pochi a discapito dei cittadini, ma anche, dal punto di vista ambientale, si è distrutto uno dei tratti di costa più belli della penisola.


E ho tralasciato le mega palle di Vico Equense Smart city come la prima città digitale in Europa, che fece sbellicare dalle risate i giornalisti di Rai 2, dove chiavette e smartphone il più delle volte girano con E. Come meglio non parlare della metanizzazione che come Godot è attesa da anni ma non arriva mai, in compenso però la Napoletanagas ci ha fatto anche i cavidotti per la città cablata. Una cosa molto "strana" e molto "discutibile". La metanizzazione fu avviata dal centro sinistra nel 1999, dopo quindici anni non sappiamo ancora quando il metano arriverà nelle nostre case . 
Ecco alcune delle cose che il sig. Gennaro Cinque ha lasciato in dono ai cittadini di Vico Equense. Spero che qualcuno ci pensi su, prima di rivotarlo alle regionali.

Forse i cittadini lo voteranno per consigliere regionale, ma credo che sia importante che sappiano queste cose, perché è vero che in campagna elettorale si strombazzano buoni propositi e si esibiscono medaglie fasulle, si riempiono i muri di facce tronfie o sorridenti come fanno anche altri candidati e candidate nostrani e non, ma non si possono prendere sempre per i fondelli i cittadini! Quando è troppo è troppo!

Franco Cuomo – VAS- Circolo “ Giovanni Esposito” –
Vico Equense

domenica 10 maggio 2015

Vico Equense - Le mani sulla città di Rosa Maria Dilengite

Pubblico questo articolo di Maria Rosa Dilengite, studentessa ventenne di Vico Equense che studia e vive a Bologna  sul mio blog, perché per anni su queste stesse pagine ho denunciato alle istituzioni e all'opinione pubblica la barbarie che Rosa Maria, con molta chiarezza e una non velata malinconica ironia, descrive. Voglio solo, per chiarezza, dire che il concetto di demanio pubblico, per leggi liberiste votate anche dal centro sinistra, non c'è più e le coste ormai possono essere gestite liberamente dai comuni che ne fanno quello che vogliono e che infine, quello che succede a Vico Equense purtroppo succede anche in altri numerosissimi posti della Campania e dell'Italia in virtù di queste stesse leggi. 


Noi migranti siamo accomunati da un sentimento schizofrenico rispetto ai nostri luoghi d’origine. Un sentimento che confonde l’amore, la nostalgia, il sincero legame con le nostre radici, con una rabbia cieca per tutto quello che quei luoghi non sono riusciti a darci. 
È quello che succede sia a chi, come me, di andarsene lo ha scelto soprattutto per noia e per amore dell’ignoto, e per chi, invece, vi è stato costretto, per mancanza di opportunità in patria.
Quando si ha la sfortuna tremenda di essere nati in un posto bellissimo, la rabbia e la frustrazione sono dilatati. 
Andando via ho scoperto che nel resto di Italia, come forse nel resto del mondo, per andare al mare non devi pagare. Avete capito bene amici vicani, il biglietto di ingresso in spiaggia esiste solo da noi! Certo, possiamo vantare una certa inventiva nella gestione dei beni pubblici e non manchiamo di originalità nel monopolizzare ciò che è naturalmente di tutti e giuridicamente definito come demanio. Le spiagge della Costiera Sorrentina  sono il primo specchio limpido delle acque della provincia di Napoli, che, a causa di altre incurie e disastri che si sono susseguiti e stratificati nel corso degli anni, sono balneabili a zone alterne.
Motivo per cui raccolgono i bagnanti (o aspiranti bagnanti), non solo dei nostri Comuni, ma anche di quelli del resto della provincia . Proprio per questo le spiagge dovrebbero garantire una totale fruibilità, soprattutto da parte di chi, non potendo permettersi vacanze altrove, trova nel nostro mare l’unica valvola di sfogo estivo. La Guardia Costiera prescrive la necessità di lasciare liberi dai 3 ai 5 metri di bagnasciuga, di modo da poter liberamente deambulare su di esso. La soluzione trovata dai Comuni del resto di Italia, penso alle spiagge del Conero, dell’Abruzzo, della Versilia, della Calabria, coerentemente a quanto prescritto dalla legge, è di far pagare solo gli eventuali servizi forniti dai concessionari delle spiagge, senza imporre un biglietto per il semplice accesso alla stessa.
L’unica spiaggia liberamente accessibile a tutti rimane quella delle Calcare, ferma restando l’impossibilità per i bagnanti di passeggiare lungo il bagnasciuga dell’intera spiaggia di Seiano, o di poter addirittura nuotare al confine con lo stabilimento privato, chic e raffinato che protegge le sue acque con un serpentone di gomma nera. Il confine tra le due spiagge, quella libera e popolare, e quella dal biglietto di ingresso di euro 25, è infatti ribadito da : un muretto in pietra, una grata ricoperta da canne di bambù (di modo che nessuno veda lo scempio della plebe che fa il bagno dall’altro lato) e da un bagnino che intima ad allontanarsi non appena la “proprietà privata” sembra minacciata. Insomma, più che andare al mare sembra di andare ad Alcatraz.
Altro straordinario evento realizzatosi nella mia città, coerentemente con l’idea che la res publica sia una barzelletta da poter farsi propria non appena lo si voglia, è stata la chiusura al pubblico della Torre Barbara e della strada per raggiungerla. 
La torre di Via Punta la Guardia, detta Torre Barbara, è il mio luogo del cuore. Una torre del 1800,immersa in un uliveto centenario, a picco sul mare, sulla cima di una altissima scogliera di calcare. La torre ha due piani, è malmessa, istoriata al suo interno dalle bombolette e dai pennarelli di avventori poco romantici, ma che lo diventano quando, affacciandosi dai balconi cigolanti godono della distesa del mare e del Vesuvio in lontananza.
Di questo spettacolo non potrò godere più, e come me gli altri vicani, perché un giorno qualcuno si è svegliato ed ha deciso che la strada fosse propria, così come la Torre, bene artistico appartenente al patrimonio culturale e come tale demaniale.
Pensavo fosse finita, pensavo che non ci fosse più nulla da prendere. Le colline sono state prese tempo fa,  fatte oggetto degli scempi dell’abusivismo edilizio su cui il comune chiude non uno, ma entrambi gli occhi. E invece …
Poco tempo fa, trovandomi al Nord Italia dove attualmente vivo, leggo su Facebook della proposta di chiudere in una cupola di vetro la piazza di Vico Equense per farne una sorta di centro commerciale. Ho compreso allora che quando credi che le cose più brutte ed inutili siano già state partorite, ci sarà sempre qualcuno a voler fare di peggio. Ci avevano tolto il mare, le colline, i panorama, volevano toglierci anche il cielo.
Non deludermi Vico Equense, fammi arrabbiare ancora di più e la prossima volta che torno a casa fa sì che qualche altra cosa sia stata rubata, monopolizzata, distrutta.
Rosa Maria Dilengite*


Rosa Maria Dilengite, studentessa di giurispudenza Università di Bologna.
                                                                                                 
                                                                                          

venerdì 1 maggio 2015

Sette sindaci da non candidare e da non votare


Il sindaco Gennaro Cinque è decaduto, al suo posto c'è alla guida del paese Benedetto Migliaccio. Ho letto saluti e auguri fatti fa più parti ad un sindaco che per me ha rappresentato l'aggressione liberistica e il saccheggio privatistico del territorio, senza uno straccio di politica ambientale seria e culturale. E' decaduto e tutti sappiamo come, personalmente non mi interessa nemmeno commentare le miserie di un Consiglio Comunale imbelle, dei "giochini", e dei posizionamenti su trombati e non trombati. Ripropongo però, in vista delle prossime regionali, questo articolo de Il Mattino di qualche settimana fa, a mio avviso, molto attuale, per riflettere, sulle dichiarazioni che l'ex sindaco Gennaro Cinque rilascia ancora in giro. Sul nuovo sindaco tralascio ogni commento:preferisco il silenzio.


Paolo Barbuto da Il Mattino


Per piacere non candidate queste persone, che siate un partito di centro destra o di centro sinistra, che siate una lista civica o un gruppo di cittadini, non fatelo. E se, invece, le segreterie decideranno che meritano di finire nelle liste elettorali, voi elettori guardate le foto per ricordare chi sono questi uomini, segnatevi i nomi e non concedete loro il lusso di conquistare la vostra preferenza. Ci sono momenti in cui un giornale deve essere capace di dire lo sdegno anche a costo di sembrare moralista. Ecco, questo è uno di quei momenti in cui sentiamo il dovere di censurare chi utilizza le pieghe della legge per prendersi gioco della legge stessa. Stiamo parlando dei sindaci che fanno causa al loro stesso Comune per potersi candidare alle Regionali in Campania. L'ultimo caso, in ordine di tempo, riguarda Vincenzo Caso, da otto anni sindaco di Frattaminore, eletto con la lista civica «II Timone». L'auto di Vincenzo Caso è stata sorpresa da un vigile di Frattaminore in divieto di sosta; subito è scattata la contravvenzione e, con altrettanta solerzia è giunta l'opposizione legale del sindaco. Il risultato è il seguente: un sindaco che fa causa al suo stesso Comune non può restare in carica e viene sospeso. A che serve questo trucco? A candidarsi alle Regionali senza perdere il controllo del Comune, e vi spieghiamo come. Una legge varata dalla giunta Caldoro impone ai sindaci di scegliere: non puoi essere primo cittadino e candidato, devi deciderti. Ma la scelta è difficile, perché le dimissioni determinano un terremoto politico che conduce al commissariamento del Comune. E se, invece, al posto delle dimissioni scatta l'incompatibilità? Beh, allora è tutto più facile: la carica passa al vice e la vita amministrativa procede senza sussulti e, magari il neoeletto può continuare ad avere influenza sulla giunta comunale dalla quale proviene. Il primo a scoprire il trucco è stato Franco Alfieri, sindaco Pd di Agropoli. Lui, per primo, è incappato nella multa di un agente della municipale. Lui, per primo ha scatenato la battaglia legale contro se stesso ed è stato «costretto» alla sospensione così ha potuto spalancare la porta della possibile candidatura. E dopo Alfieri quella strada è stata battuta con fierezza da tanti colleghi d'ogni colore politico. Orde di vigili crudeli si sono accaniti contro il sindaco forzista di Sant'Egidio del Monte Albino, Nunzio Carpentieri, si sono scatenati su Pino Capasse sindaco Pd di San Sebastiano al Vesuvio e, infine, hanno aggredito il sindaco Caso di Frattaminore. Ma l'immaginazione non ha confini. Come posso fare causa a me stesso? Paolo Rossomando, sindaco Pd di Giffoni Valle Piana, è finito con l'auto in una buca che il sindaco di Giffoni Paolo Rossomando non aveva fatto riparare. L'auto s'è rotta e il cittadino ha portato in tribunale il sindaco costringendo se stesso alla sospensione. Più ingegnoso Gennaro Cinque, sindaco di Vico Equense eletto con Forza Italia: incredibilmente l'ufficio tecnico del suo Comune ha ripescato una ordinanza di demolizione per un piccolo locale adiacente alla sua casa. Roba degli anni '80 che è tornata a galla. E allora il sindaco cosa ha fatto? S'è rivolto al Tar opponendosi al provvedimento del suo stesso ufficio. Così, mannaggia, s'è ritrovato sospeso. Decisamente più sofisticato il sindaco di Fisciano, Tommaso Amabile (Pd): ha ricordato di essere parte del consiglio d'amministrazione della Banca che gestisce la tesoreria anche del suo Comune, ruolo incompatibile (ma va?) che porta alla sospensione. Prima però che l'iter previsto arrivasse a compimento, e dopo le proteste che la sua «turbata» aveva scatenato, Amabile ha almeno avuto il buon gusto di dimettersi. E ora è pienamente candidabile. Se avete avuto la pazienza di leggere fin qui, forse avrete capito perché lanciamo il nostro appello: partiti, evitate di candidare queste persone e voi, elettori, se ve li ritrovate in lista, per piacere non li votate.