venerdì 1 maggio 2015

Sette sindaci da non candidare e da non votare


Il sindaco Gennaro Cinque è decaduto, al suo posto c'è alla guida del paese Benedetto Migliaccio. Ho letto saluti e auguri fatti fa più parti ad un sindaco che per me ha rappresentato l'aggressione liberistica e il saccheggio privatistico del territorio, senza uno straccio di politica ambientale seria e culturale. E' decaduto e tutti sappiamo come, personalmente non mi interessa nemmeno commentare le miserie di un Consiglio Comunale imbelle, dei "giochini", e dei posizionamenti su trombati e non trombati. Ripropongo però, in vista delle prossime regionali, questo articolo de Il Mattino di qualche settimana fa, a mio avviso, molto attuale, per riflettere, sulle dichiarazioni che l'ex sindaco Gennaro Cinque rilascia ancora in giro. Sul nuovo sindaco tralascio ogni commento:preferisco il silenzio.


Paolo Barbuto da Il Mattino


Per piacere non candidate queste persone, che siate un partito di centro destra o di centro sinistra, che siate una lista civica o un gruppo di cittadini, non fatelo. E se, invece, le segreterie decideranno che meritano di finire nelle liste elettorali, voi elettori guardate le foto per ricordare chi sono questi uomini, segnatevi i nomi e non concedete loro il lusso di conquistare la vostra preferenza. Ci sono momenti in cui un giornale deve essere capace di dire lo sdegno anche a costo di sembrare moralista. Ecco, questo è uno di quei momenti in cui sentiamo il dovere di censurare chi utilizza le pieghe della legge per prendersi gioco della legge stessa. Stiamo parlando dei sindaci che fanno causa al loro stesso Comune per potersi candidare alle Regionali in Campania. L'ultimo caso, in ordine di tempo, riguarda Vincenzo Caso, da otto anni sindaco di Frattaminore, eletto con la lista civica «II Timone». L'auto di Vincenzo Caso è stata sorpresa da un vigile di Frattaminore in divieto di sosta; subito è scattata la contravvenzione e, con altrettanta solerzia è giunta l'opposizione legale del sindaco. Il risultato è il seguente: un sindaco che fa causa al suo stesso Comune non può restare in carica e viene sospeso. A che serve questo trucco? A candidarsi alle Regionali senza perdere il controllo del Comune, e vi spieghiamo come. Una legge varata dalla giunta Caldoro impone ai sindaci di scegliere: non puoi essere primo cittadino e candidato, devi deciderti. Ma la scelta è difficile, perché le dimissioni determinano un terremoto politico che conduce al commissariamento del Comune. E se, invece, al posto delle dimissioni scatta l'incompatibilità? Beh, allora è tutto più facile: la carica passa al vice e la vita amministrativa procede senza sussulti e, magari il neoeletto può continuare ad avere influenza sulla giunta comunale dalla quale proviene. Il primo a scoprire il trucco è stato Franco Alfieri, sindaco Pd di Agropoli. Lui, per primo, è incappato nella multa di un agente della municipale. Lui, per primo ha scatenato la battaglia legale contro se stesso ed è stato «costretto» alla sospensione così ha potuto spalancare la porta della possibile candidatura. E dopo Alfieri quella strada è stata battuta con fierezza da tanti colleghi d'ogni colore politico. Orde di vigili crudeli si sono accaniti contro il sindaco forzista di Sant'Egidio del Monte Albino, Nunzio Carpentieri, si sono scatenati su Pino Capasse sindaco Pd di San Sebastiano al Vesuvio e, infine, hanno aggredito il sindaco Caso di Frattaminore. Ma l'immaginazione non ha confini. Come posso fare causa a me stesso? Paolo Rossomando, sindaco Pd di Giffoni Valle Piana, è finito con l'auto in una buca che il sindaco di Giffoni Paolo Rossomando non aveva fatto riparare. L'auto s'è rotta e il cittadino ha portato in tribunale il sindaco costringendo se stesso alla sospensione. Più ingegnoso Gennaro Cinque, sindaco di Vico Equense eletto con Forza Italia: incredibilmente l'ufficio tecnico del suo Comune ha ripescato una ordinanza di demolizione per un piccolo locale adiacente alla sua casa. Roba degli anni '80 che è tornata a galla. E allora il sindaco cosa ha fatto? S'è rivolto al Tar opponendosi al provvedimento del suo stesso ufficio. Così, mannaggia, s'è ritrovato sospeso. Decisamente più sofisticato il sindaco di Fisciano, Tommaso Amabile (Pd): ha ricordato di essere parte del consiglio d'amministrazione della Banca che gestisce la tesoreria anche del suo Comune, ruolo incompatibile (ma va?) che porta alla sospensione. Prima però che l'iter previsto arrivasse a compimento, e dopo le proteste che la sua «turbata» aveva scatenato, Amabile ha almeno avuto il buon gusto di dimettersi. E ora è pienamente candidabile. Se avete avuto la pazienza di leggere fin qui, forse avrete capito perché lanciamo il nostro appello: partiti, evitate di candidare queste persone e voi, elettori, se ve li ritrovate in lista, per piacere non li votate.


  

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