lunedì 13 gennaio 2020

La gioia di un ritrovamento: il mio primo libro.





Ieri sera, una mia amica, riordinando la sua libreria mi ha praticamente fatto felice, perché, tra i libri molto vecchi ha trovato questo: è il mio primo libro pubblicato nell’ottobre del  1983:, avevo 32 anni trentasette anni fa. Io non ne avevo più da tempo una copia, e vani sono stati i miei tentativi di cercarlo sulle bancarelle. Ne furono stampate così poche copie che la mia ricerca è stata sempre  infruttuosa. Ieri sera, trovarmelo tra le mani mi ha emozionato e ho ripercorso l’iter di questo piccolo saggio. Mi laureai con una tesi sui Minima Moralia di Th: W. Adorno nel 1976, con il professor Riccardo Campa e come succedeva in quegli anni, nell’entusiasmo di quello studio “matto e disperatissimo”, invece di cercarmi un lavoro ( era già difficile allora, non come oggi però), rimasi a collaborare con la cattedra di Storia delle Dottrine politiche. Io all’epoca  vivevo praticamente con Adorno, passeggiavo, mangiavo, dormivo con lui. Chiesi al prof. Se mi permetteva di fare un seminario sulla sua Estetica, avevamo molti studenti e allora, nelle facoltà, c’era ancora molto impegno politico. Lui, mi rispose con  un no secco, e mi disse che se volevo collaborare – sottolineando gratuitamente- avrei dovuto organizzare un seminario sul Trattato della natura umana dello scozzese David Hume   il terzo e forse il più radicale dei British Empiricists   dopo l'inglese John Locke e l'anglo-irlandese George Berkeley. Mancavano pochi giorni al Natale del 1976, io avevo discusso la mia tesi con un bel 110 appena un mese prima. Mi ricordo che corsi in ufficio da papà a Santa Lucia  per dirgli che il prof. Mi inseriva tra i suoi collaboratori per iniziare a gennaio un seminario su Hume: ero felice, come lo sono stato in pochi momenti della mia vita. Papà, che già non stava molto bene ( sarebbe morto due anni dopo) ,  mi abbracciò e mi chiese se mi pagavano, il mio diniego lo deluse, ma mi incoraggiò a fare quello che mi piaceva di più allora. Lasciai il corso a settembre  del 1978, papà, se ne era andato a giugno e io non potevo più fare il figlio di famiglia. Trovai un lavoro come docente nei corsi di formazione, un lavoro che trovavo allora umiliante per me, ma che mi permetteva di portare un po’ di soldi a casa. Così, tra defaticanti e spesso mortificanti lezioni di Cultura generale a ragazzi poco più piccoli di me, per sopravvivere a quella quotidianità alienante , ripresi a studiare e a scrivere e di cosa potevo scrivere se non di Adorno? Ripresi tutti i miei vecchi appunti, le mie letture e scrissi il testo che vedete, con la Olivetti lettera 22 di papà. Mi si in forma scritta quello che avrei voluto fosse il mio corso di Estetica col professore  Campa. All’epoca  militavo nel PCI e ero molto amico del senatore Pietro Valenza, zio Pietro, per quelli della sezione di Vico Equense , parlai con lui: mi voleva bene, mi chiamava appena tornava da Roma e spesso lo accompagnavo in lunghe passeggiate: Pietro Valenza era un intellettuale che si era formato  all' esperienza di "Cronache meridionali", con Giorgio Amendola, Francesco De Martino, Mario Alicata, Giorgio Napolitano, Rosario Villari e tanti altri, tra l' inizio degli anni Cinquanta e i Sessanta. E poi a Napoli,  con Gaetano Macchiaroli,  fino al periodo della direzione della rivista "La città nuova", nel tentativo - purtroppo incompiuto - di unificare i due filoni essenziali del meridionalismo laico (l' altro era "Nord e Sud"), venuta meno ogni ragione storica di contrasto. E fu lui che mi chiese di leggere il mio dattiloscritto. Glielo portai un pomeriggio, io ero molto timoroso, lo lesse in un pomeriggio sulla terrazza della sua casa davanti al mare e mi disse: “Portalo a Aldo Trione (il professore Trione) saprà lui cosa farne”. E così, a via Vittoria Colonna numero 30, cominciò la mia avventura di scrittore J filosofoJ. Conobbi un raffinato studioso di filosofia estetica  che era ed è ancora il prof, Aldo Trione e la responsabile delle edizioni Tempi Moderni, la analitica e attenta Marzia Rocca, che purtroppo non c’è più… e poi tra correzioni di bozze, e brevi lezioni ritagliate al mio lavoro che mi dava da vivere e di lì a poco altre collaborazioni con l’università…uscì  questo libretto con la prefazione del professore e un suo articolo su IL Mattino. Averlo tra le mani ieri  sera mi ha riportato alla mente tutto questo.

sabato 11 gennaio 2020

SUL NUOVO DISEGNO DI LEGGE SUL GOVERNO DEL TERRITORIO PRESENTATO DALL’ASSESSORE REGIONALE DELLA GIUNTA DE LUCA: BRUNO DISCEPOLO.

Assessore Giunta Regionale: architetto Bruno Discepolo 


Stamattina al palazzo Serra di Cassano si riuniranno in una assise pubblica intellettuali e ambientalisti per discutere e soprattutto evidenziare i pericoli che si nascondono, neanche poi tanto, nel  nuovo disegno legge sul governo del territorio che sarà presentato ad opera dell’architetto Bruno Discepolo, assessore all’urbanistica della Giunta De Luca. Chi scrive non è nuovo a questi “disegni” legati al mondo delle costruzioni, “disegni” che dietro l’apparente volto di regolare e tutelare consumo di suolo e paesaggio sembrerebbero invece il grimaldello per forzare le ormai inesistenti norme urbanistiche andate in deroga a tutto, per ulteriori interventi costruttivi su un territorio già ampiamente compromesso.

Attraverso questa legge, la Regione vorrebbe affermare che la qualità della concezione architettonica e l’inserimento di nuovi interventi edilizi e infrastrutturali secondo criteri di salvaguardia, innovazione e valorizzazione sostenibile del paesaggio naturale e di quello storico urbano, costituiscono un valore identitario e un patrimonio regionale e come tali rappresentano un diritto non comprimibile di tutti i cittadini.

Nel frattempo però in Regione Campania vige ancora il
Piano Casa Campania che doveva essere valido fino  al 31 dicembre 2020 e che invece nel nuovo disegno sembrerebbe diventare definitivo. In pratica quelle domande che si potevano presentare fino al 31 dicembre del 2020 potrebbero presentarsi anche oltre questa data per la realizzazione di interventi che prevedono l’ampliamento fino al 20% degli edifici residenziali e il cambio di destinazione d’uso di quelli a destinazione produttiva, che possono quindi sfruttare la volumetria interna.

Il tutto –   viene presentato, lo ripeto,- come uno strumento di tutela del paesaggio e della “buona architettura”, ma non è cosi.

Esso  si presenta   come un testo unico e accorpa diverse leggi tra cui anche quella sui box interrati, in pratica, nel disegno si tenterebbe di far passare le aree sopra i box interrati come suoli già urbanizzati e quindi, secondo la medesima legge, utilizzabili prioritariamente rispetto a quelli intonsi, sempre nella ipocrita prospettiva di preservare il consumo di suolo.

In pratica,si renderebbero quei suoli terreno edificabile. Questo sarebbe un’ulteriore schiaffo al territorio soprattutto in Costiera Sorrentina, dove molte di quelle aree  che dovevano essere ripiantumate sono rimaste sospese, nell’attesa di una legge come questa che ne potesse consentire l’utilizzo edificabile con la giustificativa ipocrita di risparmiare cosi il suolo agricolo che comunque nello stesso disegno di legge non è tutelato, anzi.

Insomma un pateracchio ad uso e consumo dei costruttori. Cosi  dopo 20 anni di millantate "garanzie"  che sui parcheggi sarebbe tornato tutto "come prima o meglio di prima" ora con questo disegno si  configura  la possibilità di utilizzare le centinaia di aree soprastanti i parcheggi per” interventi migliorativi”.

Ma ancora più preoccupanti  appaiono le disposizioni  sugli interventi costruttivi, perché,  questi, invece di essere limitati, con urgenza specie in aree cosiddette sotto tutela, saranno incentivati attraverso   interventi di demolizione e ricostruzione, che possono ottenere un premio volumetrico fino al 35%, e quelli di riqualificazione con contestuale delocalizzazione degli edifici situati nelle aree a rischio sismico, idrogeologico e vulcanico.

Anche in quest’ultimo caso, il cosiddette bonus di cubatura, in pratica un premio se realizzi al meglio più volumi, può arrivare al 35%.

Questo leggendo le 59 pagine dell’allegato DGR 527,2019 . Ora VAS, farà un tentativo di presentare osservazioni a questo disegno di legge aberrante, come già quelli precedenti atti a scardinare e  liquidare un PUT ormai inesistente-  si chiede fino a quando si dovranno sentire ancora queste menzogne millantate per meccanismi di protezione del paesaggio e del territorio ? Fino a quando dovremo ancora ascoltare l’abuso e lo stupro del termine “paesaggio naturale “? . Questo disegno legge si colloca- come un ulteriore strumento di sfascio -tra quelle normative che non tutelano un bel niente tranne che l’interesse dei costruttori.

Forse sarebbe meno ipocrita se da questi documenti si togliessero definitivamente i termini di: tutela del paesaggio e di consumo di suolo. Quello che sta accadendo a Vico Equense e in tutta la Costiera Sorrentina orma rappresenta degnamente l’attuazione di questi disegni per il “governo “ del territorio. GRAZIE architetto Discepolo, Lei non poteva fare un regalo migliore al paesaggio della Sua città e della Sua terra!

Franco Cuomo , Coordinatore del Circolo VAS “Giovanni Esposito”, di Vico Equense.