Ferzan
Ozpetek non mi ha mai convinto col suo cinema. L’apoteosi dei luoghi comuni:
sull’omosessualità maschile, spesso ( sempre ) melensa e sdolcinata o
melodrammatica, sull’idea di famiglia allargata, sull’amicizia che
accomunerebbe tutti in un grande abbraccio di amore universale. Da “Le fate
ignoranti” a La finestra di fronte” a “Mine vaganti” al bruttissimo “Cuore
sacro” al presuntuosissimo ed inconsistente “ Saturno contro”. Ozpetek, che una
mia cara amica in maniera indovinatissima chiama “zpetek”, come a dire, inzipito, sciapo, senza sale, continua il suo
viaggio nella banalità e soprattutto nella inconsistenza della materia
narrativa. Così consegna alle sale il suo ultimo “capolavoro”: “ Magnifica
presenza”. Nelle intenzioni il film poteva essere un capolavoro di cinema
fantastico, onirico, favolistico, un ghost movie anche se sopra le righe... un
mix, veniva detto, di thriller, commedia e dramma. E’ anche un film dove
Ozpetek, crede di rifare Almodovar solo
perché inserisce personaggi femminili vestiti vistosamente e musiche molto
latine come la splendida Perfidia cantata
da Nat King Cole, ma tradisce il risultato, perché la trame narrative di
Almodovar sono complesse e ben strutturate. La trama: un giovane aspirante attore catanese
arriva a Roma in cerca di amore ed affermazione e trova una grandissima casa a
prezzo d'occasione... non sa che però in questa casa non sarà solo, ma in
compagnia di una serie di fantasmi, una compagnia teatrale. La storia si va
popolando di figure particolari, di travestiti, medium, attrici al tramonto,
medici un po' grossolani. ma tutti questi personaggi passano senza lasciare la
benché minima traccia. Ingenuità, riempimenti inutili nel racconto: mi sono
chiesto che senso avevano le due bariste, almodovariane o il trans che appare
nell’ autobus più volte, per poi riapparire nella scena dei travestiti, e la stessa
figura di Platinette? E la sfuriata – inutile ed eccessiva- dell’altro gay per
lo stalking fattogli dal protagonista? E il vicino Paolo del quale uno si
immagina una possibile storia d’amore, che fine fa? La cosa che dispiace
davvero di questo film è la sensazione di completa sciattezza della trama, che
il regista non sia stato minimamente capace di dare corpo narrativo a questi
personaggi, del dramma del loro passato, della loro morte, della stessa vita
del protagonista.
Tutto
il film è poi recitato con un linguaggio formale scadente da fiction televisiva,
raccontato dozzinalmente, superficialmente, distaccatamente, con una
recitazione sempre troppo enfatica e sopra le righe. Dei fantasmi non si sa
quasi niente fino alla fine del film, ma questo non aumenta il pathos, visto
che durante il film non c'è niente che ti porti a familiarizzare con loro e
finisce che quando scopri il loro dramma, ne rimani spaventosamente
indifferente. Non c'è affezione, non c'è partecipazione, niente di niente e
manca anche quel voler osare dal punto di vista visivo, onirico si ferma prima
di poter arrivare all'emozione. Anche la fotografia è sciatta e poco attenta,
descrivendo una Roma anonima. In definitiva, un film che mette in evidenza i
limiti narrativi di una sceneggiatura firmata insieme a Federica Pontremoli
(Habemus papam) . Gli attori da bocciare quasi tutti, siamo a prove attoriali
deludenti, inconsistenti: da una rigida Buy, ad una troppo televisiva Vittoria
Puccini, ad uno stucchevole Beppe Fiorello. Unica eccezione: il cameo di
Gianluca Gori nel suo riuscitissimo personaggio di Drusilla Foer e Anna
Proclemer. Cose dire ancora? Caro Ferzan: riposati, leggi molto e guarda
soprattutto molto, liberati dai luoghi
comuni e soprattutto scrivi trame narrative degne di questo nome.
Franco
Cuomo
bella recensione, un po' troppo distruttiva però. Gli altri film di ozpetek nemmeno a me sono piaciuti tanto, specialmente cuore sacro che ho trovato un vero mattone senza senso. Questo invece mi è sembrato bello, forse proprio perchè finalmente ozpetek la smette di fare l'intellettuale e ci presenta il mondo gay un po' per quello che è, precario sentimentalmente, delicato dal punto di vista psicologico, ramingo sessualmente, pieno di fantasmi e solitudine. Un mondo uguale a tutti gli atri mondi, nei quali c'è precariato, aspirazioni deluse e abbagli amorosi...
RispondiEliminala ricerca di Almodovar mi è sembrata ironica, voluta tanto per mettere in rilievo tutta l'antipatia per le donne... non a caso la vera crudeltà è rappresentata da una figura femminile, traditrice e bugiarda... così come la cugina che, incinta non si sa di chi, inganna il povero medico al quale farà credere che il figlio è suo...
Alcune cose sono rimaste sospese, è vero, però mi è sembrato che il tutto fosse voluto, giusto per sottolineare che in fondo la gran parte delle situazioni ce si presentano restano incompiute, sono come dei flash, come occasioni perse o lasciate perdere forse per l'incapacità di tutti noi di scegliere defintivamente una strada.
ciao franco, è sempre un piacere
:)
Sono d'accordo, tutti guardano Ozpetek come un bravissimo regista, secondo me è che è l'unico regista italiano ad affrontare certe tematiche, e quindi per certi versi innovativo, ma sicuramente non brillante.
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