II nostro è il paese della doppia
morale da sempre. Il paese delle anime belle, di quelli che pubblicamente
dicono di fare delle cose e poi
privatamente o coperti dalle loro attività professionali fanno tutto il
contrario di quello che dicono di fare pubblicamente. Il si predica bene e si
razzola male, io non mi sono mai voluto piegare a questo modo di pensare.
Avrei potuto farlo convenientemente come tanti, avrei potuto fare il buon pater familias, avere una moglie come
tanti e poi i figli e poi fare i comodi miei come fanno tanti. In Italia da
sempre si fa così, oggi più che mai: un
way of life diffuso in egual misura a destra come a sinistra. Per me ho
deciso diversamente. Spesso risulto irritante, antipatico, perché mi capita di
frequente di dire in maniera brusca e diretta sempre ciò che penso. Gli stupidi dicono che
lo faccio per provocare ma io – contrariamente a quello che si pensa – non amo
le provocazioni, anzi ne faccio volentieri a meno, perché forse la mia maggiore
provocazione è la vita che ho scelto, anche ora a quasi 61 anni compiuti. Quello
che gli sciocchi chiamano provocazioni ben riuscite o mal riuscite, sono solo
mie prese di posizioni rispetto ai fatti. Mi interessa mettere in luce, le
faglie, le discrepanze, le contraddizioni, i luoghi comuni, le banalità del
linguaggio che appaiono in un qualsiasi discorso. Di solito, tutte queste figure
del discorso, soprattutto del discorso politico, sono solo ciò che appaiono:
fraintendimenti, non sense, boutade, altre volte invece possono
essere collegate a fatti, altre volte ancora essere manifesta mala fede, altre
vote ancora solo la sempre pratica della doppia morale. Nella pratica dello
smascheramento o in una semplice
riflessione su contraddizioni di un discorso politico ambiguo o poco
chiaro, ci sono poi tutta una serie di distingui da fare: se si ha la certezza
della malafede si fa una denuncia precisa ricorrendo agli organi preposti, se invece
si notano contraddizioni, le si espongono con i condizionali, con i:
sembrerebbe, parrebbe, potrebbe trattarsi ecc.ecc.. Una cosa è certa : si
corrono sempre dei rischi quando si decide di dare un nome a questi territori border line. Il grande Lou Reed cantava: walk on a wilde side in una ballata diventata leggenda. Camminare
sul lato selvaggio della strada è sempre pericoloso e ci si fa molti nemici, ma
anche questa è stata una mia scelta. Le anime belle, tutti quelli cioè che
frequentano territori discorsivi non chiari, ambigui border
line, ma che invece sono convinti di frequentare solo la verità, sono sempre molto aggressivi e
sulla difensiva se qualcuno mette in luce queste discrepanze. Il sistema
politico italiano sguazza in questi territori, non esiste più un discorso
politico chiaro nel quale è possibile ravvisare una consecutio tra ciò che si dice di voler fare e quello che poi
effettivamente si fa: il discorso è diventato un metadiscorso. I sistemi di
norme per esempio, sono il luogo per antonomasia dove si esercita spesso un uso
strumentale del discorso politico e della doppia morale: si predispongono una
serie di disegni di legge e di atti amministrativi che dicono di voler
difendere il territorio e invece si fa l’esatto contrario di quanto si dice di
voler fare: l’ultimo atto amministrativo della regione Campania in materia di
tutela del paesaggio è l’esempio più vistoso di metadiscorso . Michel Foucault, in L'Ordine del discorso, ha scritto molto su questo argomento, intendo il metadiscorso, non il piano della Regione Campania che invece in mano di incompententi:"Un principio di rovesciamento innanzitutto: là dove, secondo la
tradizione, si crede di riconoscere la scaturigine dei discorsi, il principio
del loro proliferare e della loro continuità, nelle figure che sembrano svolgere
un ruolo positivo, come quella dell’autore, della disciplina, della volontà di
verità, bisogna piuttosto riconoscere il gioco negativo d’un ritaglio e d’una
rarefazione del discorso". Lo so che la pochezza culturale del contesto, non consente di credere, che io mi riferisco anche nelle più pratiche discussioni o analisi ad autori che frequento e che mi sono spesso d'aiuto per non imbarbarire completamente, ma è così. L'uso delle leggi e dei codici per
estendere le maglie del potere e del controllo e per produrre effetti spesso
disastrosi per l’ambiente, ma molti avvocati e giudici spesso ignorano questa
genealogia della formazione discorsiva giuridica, la filosofia, spesso non è ancella
di nessuna altra disciplina ed è poco conosciuta da questi valenti
professionisti. Sono questi quelli che si indignano subito, e molte volte la
loro indignazione è spropositata, e finiscono con l’ignorare che la messa a
nudo delle faglie e delle contraddizioni evidenziate con i condizionali, serve
solo a far pensare in senso critico perché, se si avesse la certezza invece
della malafede della loro azione si
parlerebbe al presente e si colpirebbe
diversamente. Ma tant’é! Chi pratica la doppia morale ci va giù con la mano
pesante e tenta di farti male: l’esposizione al pubblico ludibrio, la denuncia
e l’isolamento del “reprobo”, l’intimidazione manifesta, l’esibizione del
potere che praticano, le loro professioni. Per quel che mi riguarda nessuno, ha
il diritto di agire in questo modo, ha certo il diritto di difendersi, ma
dovrebbe farlo in maniera argomentativa e poi, quello che vale in pubblico, dovrebbe
valere sempre pure in privato! Chi si mostra per quello che è in pubblico dovrebbe
farlo anche autenticamente in privato!
Ho improntato la mia vita in questo modo, lo pretendo anche dagli altri. Ma il “sistema” italiano ha sempre
disatteso questo principio e ormai questo è un costume diffuso: lo era nel
fascismo, e nell’italietta democristiana, lo è stato nel berlusconismo Fondamentalmente risulto essere antipatico e
“personaggio” irritante solo perché provo ad esercitare la pratica del pensiero critico contro ogni convenzione, e lo
smascheramento del potere che si cela dietro l’uso delle leggi e lo faccio sempre, ora particolarmente per difendere l’ambiente, nel mio paese devastato dall'abusivismo edilizio e dal proliferare dei parcheggi interrati, che per me è un valore fondamentale: io
non ci guadagno proprio niente da tutto questo espormi, se non fastidi. Le mie non sono sono provocazioni: che
ottusa banalità nell’affermare questo! Cosa ci sarebbe da provocare poi? E non
è un pensiero diffamatorio fare delle affermazioni, ma l’attività genealogica ( Foucault) di
evidenziare contraddizioni, coincidenze, anche nessi casuali , o semplicemente la prevalenza del cretino tra discorsi e
fatti, tra ciò che si creda sia essere una cosa e ciò che poi di fatto essa potrebbe essere.
Franco Cuomo
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