venerdì 9 marzo 2012

Le figure mediatiche dell’osceno




Ieri sera sono stato molto paziente, poi però non ce l’ho fatta più ed ho deciso di spegnere la TV in senso di protesta silenziosa. Poi però, benché tardi, sono anche andato a vedere nel dizionario alla voce: Osceno, sconcio scandaloso indecente che offende il pudore e ancora: orrendo orribile di pessimo gusto o molto brutto. Poi:Trattare l’osceno.  Qui ho trovato tantissimi implicazioni sociologiche e filosofiche. Sono dunque partito da questa domanda: che cos’è il peggio oggi, e per me – che per un periodo abbastanza lungo della mia vita mi sono occupato di comunicazione, insegnando sociologia della comunicazione, ieri un certo tipo di televisione che ritiene di fare informazione, ha esibito il meglio della rappresentazione dell’osceno: a Piazza Pulita era osceno il viso col sorriso sprezzante ed imperturbato di  Roberto Formigoni Presidente della Regione Lombardia ed era osceno ed arrogante il viso dell’assessore regionale allo sport della stessa regione, tale Monica Rizzi che rideva addirittura in faccia alla giornalista che le chiedeva dei gravissimi fatti di corruzione che hanno investito alti esponenti politici della Lega Nord. In contemporanea Santoro, su Servizio Pubblico intervistava Luigi Lusi, ex tesoriere de La Margherita, che tra vari intercalari di “cazzo”, con gamba accavallata e disinvoltura spavalda, spiegava in che modo aveva sottratto 13 milioni di euro dal capitale del partito e come e chi anche ne avrebbe beneficiato: anche lui era osceno.   Ci fu un tempo, non lontano, in cui era vero scandalo, per un politico, dare a un uomo di mafia il bacio della complicità. Il solo sospetto frenò l'ascesa al Quirinale di Andreotti, riabilitato poi dal ceto politico ma non necessariamente dagli italiani né dalla magistratura, che estinse per prescrizione il reato di concorso in associazione mafiosa ma ne certificò la sussistenza fino al 1980. Quel sospetto brucia, dopo anni, e anche se non è provato ha aperto uno spiraglio sulla verità di un lungo sodalizio della classe politica con la Cupola. Chi ha visto ieri quei due programmi televisivi, quelle interviste, quei visi, avrà avuto certamente una strana impressione: lo scandalo è divenuto normalità, il tremendo s'è fatto banale e scuote poco gli animi, l’osceno che dovrebbe essere la fine della scena, è diventato invece la scena della rappresentazione. C'è dell'osceno in questo mondo parallelo, che non è nuovo ma oggi non è più relegato fuori scena, per prudenza o gusto. Oggi, il bacio lo si dà in Parlamento, come Alessandra Mussolini che bacia Cosentino indagato per camorra. Dacci oggi il nostro osceno quotidiano e ieri quei programmi hanno quasi banalizzato l’osceno. Ai tempi dell’Unione Sovietica in tutti in paesi del blocco dell’Est, il ricorso alla battuta, all’imprecazione, cosi come alla barzelletta, da parte del popolo, era sempre un modo per accettare la sopraffazione anche a costo di convivere con il retrogusto dell’umiliazione. Ma come bisogna interpretare il contrario, e cioè la circostanza in cui l’ostentazione dell’osceno, spesso accompagnato da battute e volgarità, di politici e di amministratori pubblici che ormai senza pudore governano in un clima di crescente impopolarità? Mi viene in mente Jean Baudrillard: secondo il sociologo vi è una sorta di scandalo terrificante nella scomparsa dell'illusione a favore dell'emergere del reale: “Più vero del vero si ha l'osceno”. Quei volti di ieri rappresentavano la realtà nuda e cruda del potere ed il rapporto che esso intrattiene con l’osceno: l'osceno come indica la parola stessa è la fine di ogni scena, non c'è più scena nell'osceno, non c'è più segreto, tutto è rappresentato nell’indifferenza di “strategie fatali” televisive che, nell’illusione dell’informazione, annichiliscono la risposta individuale di ognuno di noi. Alla fine di questi programmi uno si aspetterebbe che scoppiasse una rivoluzione, invece non succede niente, mentre la strategia fatale della seduzione del più vero del vero ha tratto ancora una volta in inganno tutti. Suggerisco di uscire dall’inganno dell’informazione, suggerisco di uscire dall’illusione ecumenica della rete: entrambe le chimere afferiscono al semiotico, mentre la realtà in questo modo diventa transpolitica: quello che chiamiamo realtà, è una somma di avvenimenti e fatti che si ripetono e si riproducono in maniera parossistica a simulazione del reale. Quei visi sprezzanti, che avrebbero dovuto avere almeno un minimo di pudicizia per lo scandalo di indagini in corso così gravi, ostentavano l’oscena baldanza del potere attraverso la sua presenza obiettiva (o meglio abietta) e tutto ciò che non ha più segreto, ma è abbandonato al solo operare del reale, dell'ingurgitare, dell'espellere, del misurare - tutto ciò può essere detto osceno o pornografico: ho pensato immediatamente che il viso di Formigoni, della Rizzi, di Lusi, erano pornografici. Stasera Ferrara, appropriandosi indebitamente di una storica emittente di libertà politica per dare il titolo ad una delle tante strategie fatali televisive, osceno pure lui, forse più degli altri, esultava perché un giudice a proposito del processo dell’Utri si esprimeva sulla necessità della dimostrazione de facto dei reati. Ovvia constatazione se non si dimenticasse che Marcello Dell’Utri, Il 10 febbraio 2010, in un'intervista a Beatrice Borromeo sul Fatto, si esprimeva in questo modo: "A me della politica non frega niente, io mi sono candidato per non finire in galera". Ecco: queste figure oscene del potere - senza vergogna- come si sarebbe detto un tempo, sono retti da un sistema autoreferenziale che si basa solo sul potere del danaro e queste figure hanno sostituito la sostanza dell’umanità e il significato della dialettica valore/simbolo, così come veniva schematizzato sia nella dialettica hegeliana sia nell’analisi marxiana a mera merce: informazione. Paradossalmente più informazioni e notizie abbiamo sul potere e sulle oscenità del potere e più si allontana la possibilità di modificarne le sue strategie. Che senso hanno allora mi chiedo programmi come questi? Questi programmi sono un’altra forma dell’intrattenimento e non sono stati gli americani a scoprirlo coniando il termine Infotainment ovvero informazione spettacolo, ma uno psicanalista molto europeo  di nome Jacques Lacan e il senso di questi programmi e quello di trasportare su piano simbolico/semiotico la risposta del soggetto: inpratica dissuaderlo dal fare. E’ il senso dell'osceno in questo mondo parallelo, che non è nuovo ma oggi non è più relegato fuori scena, per prudenza o gusto. I cittadini/telespettatori/consumatori non hanno più autonoma dignità, ma sono sprezzati nel momento stesso in cui li si esalta attraversi l’inganno di una partecipazione solo mediatica dei fatti: essi sono usati, umiliati, tramutati in palo di politici infettati dalla corruzione dalle mafie. Gli stranieri che si stupiscono degli italiani più che dei loro politici trascurano spesso l'influenza che tutto ciò ha avuto sui nostri ed anche sui loro cervelli: quanto pensiero prigioniero, ma anche quanta insicurezza e spirito di emulazione di fondo possa nascere da questo sprezzo metodico, esibito. Qui non si tratta più di salvare l’Italia, ma la nostra coscienza da un luogo torbido. Sicuramente scena e osceno non hanno la stessa etimologia, ma il confronto tra questi due termini è allettante, forse allora tragicamente la definizione di osceno potrebbe essere  il divenire totalmente reale di quella arrogante impudenza di quei visi ostentati senza vergogna. Nell’epoca in cui siamo attraversata dallo scoppio di emergenze globali – energetiche, ecologiche, sanitarie e, da ultimo, terroristiche – l’oscenità transpolitica simbolica che ci viene offerta quotidianamente dai media serve solo a rafforzare il potere, mentre i proclami degli internettiani e tecnocrati entusiasti possono suonare ancora più sterili. Perché una delle verità che potremmo abbozzare è: ogni discorso sul destino della nostra umanità, sembra strettamente legato all’interpretazione dell’essenza della tecnica che vorremo darci, come specchio della nostra essenza e lo specchio della nostra essenza sta solo nella concretezza e nella possibilità di modificare il reale attraverso relazioni umane reali e non simboliche o mediatiche.

Franco Cuomo

5 commenti:

  1. a caldo penso che la tua analisi preluda ad una sicura novità : un tramonto epocale dell'ultima era televisiva e con essa dei palinsesti che propinano ormai cialtronerie umane di ogni risma e settore . Penso sia solo questione di anni e tutto verrà sommerso dal progredire del web e la tivvù dovrà spostarsi lì dove le regole e il pubblico non fanno sconti a nessuno. Aspetta e vedrai.

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  2. Anonima
    Grazie per la risposta precedente, non mi sembri stanco, tutt'altro, e mi pare di capire che la tua vastità 'interessi e la tua etica ti fanni uscire dal chiuso di Vico per spaziare in altri contesti. Miè piaciuta molto l'analisi che hai condottto sull'osceno televisivo e credo, diversamente dall'anonimo precedente, che farà ancora guasti come ne ha già fatti. Credo' e qui potresti aggiungere tu qualcosa, che il triste fenomeno della realtà virtuale televisiva dell'osceno che addormenta se non annulla le coscienze, sia il risultato di 20 anni di berlusconismo, che è anche all'origine dell'attuale dissesto economico. Cosa sia più grave tra i due risultati lo dirà la storia, se sarà capace di fare chiarezza o autocoscienza. Cosa che dubito. Ciao a presto

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  3. Non so a quale risposta precedente tu ti riferisca, comunque grazie per la pazienza di leggermi. Ho scritto un libro nel 2006 sulla realtà virtuale: I media e la costruzione del reale, Dedalo, Roma. Era il risultato di un mio corso tenuto alla seconda università di Napoli. Penso che non sia solo colpa dei 20 anni di berlusconismo, credo che la tecnologia della comunicazione, smaterializzando sempre più il proprio hardware, produca un allontanamento anche dal reale, smaterializzando il nostro universo relazionale umano, in relazioni semiotico/ simboliche e dunque la situazione è ancora più seria.Naturalmente non sto demonizzando la tecnologia infotelematica, sto solo riflettendo su come le nostre memorie individuali: fotografiche, concettuali, documentali, sono affidate a memorie esterne alla nostra testa, rendendoci sempre più smemorati e su come abbiamo l'illusione di partecipare ai giochi del reale, ma in realtà partecipiamo solo alla sua rappresentazione

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    1. Mi sembra un discorso che richiami il platonismoinversione mediatica. el resto l'allontanamento dal reale o la sostituzione di essocon surrogati, penso, sia semprestato un problema smascherato dallafilosofia. Oggi più che mai c'è bisogno di pensiero critico o di nuovi maestri del sospetto, ma in giro non ne vedo. Perchè non ti sei mai candidato in politica? Un'anonima affezionata

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  4. Mi piace " maestro del sospetto". Candidarsi in politica? Non è tra le mie ambizioni, ma poi nessuno me lo ha mai chiesto: non ispiro fiducia.

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