Ieri sera sono stato molto
paziente, poi però non ce l’ho fatta più ed ho deciso di spegnere la TV in
senso di protesta silenziosa. Poi però, benché tardi, sono anche andato a
vedere nel dizionario alla voce: Osceno, sconcio scandaloso indecente che offende il pudore e ancora: orrendo
orribile di pessimo gusto o molto brutto. Poi:Trattare l’osceno. Qui ho trovato tantissimi implicazioni
sociologiche e filosofiche. Sono dunque partito da questa domanda: che cos’è il
peggio oggi, e per me – che per un periodo abbastanza lungo della mia vita mi
sono occupato di comunicazione, insegnando sociologia della comunicazione, ieri
un certo tipo di televisione che ritiene di fare informazione, ha esibito il
meglio della rappresentazione dell’osceno: a Piazza Pulita era osceno il viso
col sorriso sprezzante ed imperturbato di Roberto Formigoni Presidente della Regione
Lombardia ed era osceno ed arrogante il viso dell’assessore regionale allo
sport della stessa regione, tale Monica Rizzi che rideva addirittura in faccia alla
giornalista che le chiedeva dei gravissimi fatti di corruzione che hanno
investito alti esponenti politici della Lega Nord. In contemporanea Santoro, su
Servizio Pubblico intervistava Luigi Lusi, ex tesoriere de La Margherita, che
tra vari intercalari di “cazzo”, con gamba accavallata e disinvoltura spavalda,
spiegava in che modo aveva sottratto 13 milioni di euro dal capitale del
partito e come e chi anche ne avrebbe beneficiato: anche lui era osceno. Ci fu
un tempo, non lontano, in cui era vero scandalo, per un politico, dare a un
uomo di mafia il bacio della complicità. Il solo sospetto frenò l'ascesa al
Quirinale di Andreotti, riabilitato poi dal ceto politico ma non
necessariamente dagli italiani né dalla magistratura, che estinse per prescrizione
il reato di concorso in associazione mafiosa ma ne certificò la sussistenza
fino al 1980. Quel sospetto brucia, dopo anni, e anche se non è provato ha
aperto uno spiraglio sulla verità di un lungo sodalizio della classe politica
con la Cupola. Chi ha visto ieri quei due programmi televisivi, quelle
interviste, quei visi, avrà avuto certamente una strana impressione: lo
scandalo è divenuto normalità, il tremendo s'è fatto banale e scuote poco gli
animi, l’osceno che dovrebbe essere la fine della scena, è diventato invece la
scena della rappresentazione. C'è dell'osceno in questo mondo parallelo, che
non è nuovo ma oggi non è più relegato fuori scena, per prudenza o gusto. Oggi,
il bacio lo si dà in Parlamento, come Alessandra Mussolini che bacia Cosentino
indagato per camorra. Dacci oggi il nostro osceno quotidiano e ieri quei
programmi hanno quasi banalizzato l’osceno. Ai tempi dell’Unione Sovietica in
tutti in paesi del blocco dell’Est, il ricorso alla battuta, all’imprecazione,
cosi come alla barzelletta, da parte del popolo, era sempre un modo per
accettare la sopraffazione anche a costo di convivere con il retrogusto
dell’umiliazione. Ma come bisogna interpretare il contrario, e cioè la
circostanza in cui l’ostentazione dell’osceno, spesso accompagnato da battute e
volgarità, di politici e di amministratori pubblici che ormai senza pudore
governano in un clima di crescente impopolarità? Mi viene in mente Jean
Baudrillard: secondo il sociologo vi è una sorta di scandalo terrificante nella
scomparsa dell'illusione a favore dell'emergere del reale: “Più vero del vero si ha l'osceno”. Quei
volti di ieri rappresentavano la realtà nuda e cruda del potere ed il rapporto
che esso intrattiene con l’osceno: l'osceno come indica la parola stessa è la
fine di ogni scena, non c'è più scena nell'osceno, non c'è più segreto, tutto è
rappresentato nell’indifferenza di “strategie fatali” televisive che,
nell’illusione dell’informazione, annichiliscono la risposta individuale di
ognuno di noi. Alla fine di questi programmi uno si aspetterebbe che scoppiasse
una rivoluzione, invece non succede niente, mentre la strategia fatale della
seduzione del più vero del vero ha tratto ancora una volta in inganno tutti. Suggerisco
di uscire dall’inganno dell’informazione, suggerisco di uscire dall’illusione
ecumenica della rete: entrambe le chimere afferiscono al semiotico, mentre la
realtà in questo modo diventa transpolitica: quello che chiamiamo realtà, è una
somma di avvenimenti e fatti che si ripetono e si riproducono in maniera parossistica
a simulazione del reale. Quei visi sprezzanti, che avrebbero dovuto avere
almeno un minimo di pudicizia per lo scandalo di indagini in corso così gravi,
ostentavano l’oscena baldanza del potere attraverso la sua presenza obiettiva
(o meglio abietta) e tutto ciò che non ha più segreto, ma è abbandonato al solo
operare del reale, dell'ingurgitare, dell'espellere, del misurare - tutto ciò
può essere detto osceno o pornografico: ho pensato immediatamente che il viso
di Formigoni, della Rizzi, di Lusi, erano pornografici. Stasera Ferrara,
appropriandosi indebitamente di una storica emittente di libertà politica per
dare il titolo ad una delle tante strategie fatali televisive, osceno pure lui,
forse più degli altri, esultava perché un giudice a proposito del processo
dell’Utri si esprimeva sulla necessità della dimostrazione de facto dei reati. Ovvia constatazione se non si dimenticasse che
Marcello Dell’Utri, Il 10 febbraio 2010, in un'intervista a Beatrice Borromeo
sul Fatto, si esprimeva in questo modo: "A me della politica non frega niente, io mi sono candidato per non
finire in galera". Ecco: queste figure oscene del potere - senza
vergogna- come si sarebbe detto un tempo, sono retti da un sistema
autoreferenziale che si basa solo sul potere del danaro e queste figure hanno
sostituito la sostanza dell’umanità e il significato della dialettica
valore/simbolo, così come veniva schematizzato sia nella dialettica hegeliana
sia nell’analisi marxiana a mera merce: informazione. Paradossalmente più
informazioni e notizie abbiamo sul potere e sulle oscenità del potere e più si
allontana la possibilità di modificarne le sue strategie. Che senso hanno
allora mi chiedo programmi come questi? Questi programmi sono un’altra forma
dell’intrattenimento e non sono stati gli americani a scoprirlo coniando il
termine Infotainment ovvero
informazione spettacolo, ma uno psicanalista molto europeo di nome Jacques Lacan e il senso di questi
programmi e quello di trasportare su piano simbolico/semiotico la risposta del
soggetto: inpratica dissuaderlo dal fare. E’ il senso dell'osceno in questo
mondo parallelo, che non è nuovo ma oggi non è più relegato fuori scena, per
prudenza o gusto. I cittadini/telespettatori/consumatori non hanno più autonoma
dignità, ma sono sprezzati nel momento stesso in cui li si esalta attraversi
l’inganno di una partecipazione solo mediatica dei fatti: essi sono usati,
umiliati, tramutati in palo di politici infettati dalla corruzione dalle mafie.
Gli stranieri che si stupiscono degli italiani più che dei loro politici
trascurano spesso l'influenza che tutto ciò ha avuto sui nostri ed anche sui
loro cervelli: quanto pensiero prigioniero, ma anche quanta insicurezza e spirito
di emulazione di fondo possa nascere da questo sprezzo metodico, esibito. Qui
non si tratta più di salvare l’Italia, ma la nostra coscienza da un luogo
torbido. Sicuramente scena e osceno non hanno la stessa etimologia, ma il
confronto tra questi due termini è allettante, forse allora tragicamente la
definizione di osceno potrebbe essere il
divenire totalmente reale di quella arrogante impudenza di quei visi ostentati
senza vergogna. Nell’epoca in cui siamo attraversata dallo scoppio di emergenze
globali – energetiche, ecologiche, sanitarie e, da ultimo, terroristiche – l’oscenità
transpolitica simbolica che ci viene offerta quotidianamente dai media serve
solo a rafforzare il potere, mentre i proclami degli internettiani e tecnocrati
entusiasti possono suonare ancora più sterili. Perché una delle verità che
potremmo abbozzare è: ogni discorso sul destino della nostra umanità, sembra
strettamente legato all’interpretazione dell’essenza della tecnica che vorremo
darci, come specchio della nostra essenza e lo specchio della nostra essenza
sta solo nella concretezza e nella possibilità di modificare il reale
attraverso relazioni umane reali e non simboliche o mediatiche.
Franco Cuomo
a caldo penso che la tua analisi preluda ad una sicura novità : un tramonto epocale dell'ultima era televisiva e con essa dei palinsesti che propinano ormai cialtronerie umane di ogni risma e settore . Penso sia solo questione di anni e tutto verrà sommerso dal progredire del web e la tivvù dovrà spostarsi lì dove le regole e il pubblico non fanno sconti a nessuno. Aspetta e vedrai.
RispondiEliminaAnonima
RispondiEliminaGrazie per la risposta precedente, non mi sembri stanco, tutt'altro, e mi pare di capire che la tua vastità 'interessi e la tua etica ti fanni uscire dal chiuso di Vico per spaziare in altri contesti. Miè piaciuta molto l'analisi che hai condottto sull'osceno televisivo e credo, diversamente dall'anonimo precedente, che farà ancora guasti come ne ha già fatti. Credo' e qui potresti aggiungere tu qualcosa, che il triste fenomeno della realtà virtuale televisiva dell'osceno che addormenta se non annulla le coscienze, sia il risultato di 20 anni di berlusconismo, che è anche all'origine dell'attuale dissesto economico. Cosa sia più grave tra i due risultati lo dirà la storia, se sarà capace di fare chiarezza o autocoscienza. Cosa che dubito. Ciao a presto
Non so a quale risposta precedente tu ti riferisca, comunque grazie per la pazienza di leggermi. Ho scritto un libro nel 2006 sulla realtà virtuale: I media e la costruzione del reale, Dedalo, Roma. Era il risultato di un mio corso tenuto alla seconda università di Napoli. Penso che non sia solo colpa dei 20 anni di berlusconismo, credo che la tecnologia della comunicazione, smaterializzando sempre più il proprio hardware, produca un allontanamento anche dal reale, smaterializzando il nostro universo relazionale umano, in relazioni semiotico/ simboliche e dunque la situazione è ancora più seria.Naturalmente non sto demonizzando la tecnologia infotelematica, sto solo riflettendo su come le nostre memorie individuali: fotografiche, concettuali, documentali, sono affidate a memorie esterne alla nostra testa, rendendoci sempre più smemorati e su come abbiamo l'illusione di partecipare ai giochi del reale, ma in realtà partecipiamo solo alla sua rappresentazione
RispondiEliminaMi sembra un discorso che richiami il platonismoinversione mediatica. el resto l'allontanamento dal reale o la sostituzione di essocon surrogati, penso, sia semprestato un problema smascherato dallafilosofia. Oggi più che mai c'è bisogno di pensiero critico o di nuovi maestri del sospetto, ma in giro non ne vedo. Perchè non ti sei mai candidato in politica? Un'anonima affezionata
EliminaMi piace " maestro del sospetto". Candidarsi in politica? Non è tra le mie ambizioni, ma poi nessuno me lo ha mai chiesto: non ispiro fiducia.
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