lunedì 24 febbraio 2025

DUE LETTURE

 



La scrittura creativa oltra a essere il titolo di un saggio ormai credo introvabile di William Burroughs è anche l’unico modo per approcciarsi a un testo dello scrittore superando tutti gli stereotipi che di solito si hanno su un opera letteraria. Oltre ad aver letto una sua voluminosa e interessantissima biografia, di Barry Miles edita da Il Saggiatore, da giovane ho affrontato la lettura di Il Pasto Nudo e La macchina morbida, ieri ho acquistato QUEER, sollecitato dal fatto, che il regista Guadagnino ne ha tratto un film che ne porta lo stesso nome. Per William Burroughs la «Parola» è un virus, cioè «un organismo senza altra funzione interna che quella di replicare se stesso». Burroughs afferma che la «Parola» è «il principale strumento di monopolio e controllo che ostacola l’espansione della coscienza» e «controlla le sensazioni percepite con la mente e le impressioni sensoriali di colui che le ospita». L’uomo, per giungere alla coscienza, «deve rifuggire le forme verbali >> egli mira proprio «all’inassumibile o all’inaccessibile della scrittura: il silenzio» . E allora mi accingo a quest’altra avventura: la lettura di QUEER. Burroughs purtroppo è famoso per aver incidentalmente ucciso la moglie . Fu condannato in contumacia a due anni per omicidio colposo.

Poi il pensiero di Franco Berardi, filosofo, che dall’alto dei miei 74 anni conosco dai tempi di Radio Alice, quando tutti lo chiamavano BIFO, abbiamo la stessa età io e lui e abbiamo vissuto le stesse utopie , gli stessi sogni, le stesse delusioni e le stesse disillusioni. Il suo ultimo libro “ Pensare dopo Gaza”. << Pensare dopo Gaza significa anzitutto riconoscere il fallimento irrimediabile dell’universalismo della ragione e della democrazia, cioè il dissolversi del nucleo stesso della civiltà» scrive Bifo in apertura a Pensare dopo Gaza, uscito il 19 febbraio per Timeo. Poi aggiunge: «ma pensare dopo Gaza significa anche cercare le vie di fuga dal futuro che ci attende, che attende coloro che sono nati in questo secolo infame. A coloro che sono stati generati nella luce tenebrosa del secolo terminale, dobbiamo questa ultima azione di pensiero».
Insomma due scritture differentissime, che come al solito, sono il mio antidoto alla povertà della “ social writing”, ma anche alla consapevolezza che siamo governati su scala nazionale e amministrati a livello locale, da persone senza più morale, dignità, storia e cultura. Mi auguro buona lettura.

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