La scrittura creativa oltra a essere il titolo di un saggio ormai credo introvabile di William Burroughs è anche l’unico modo per approcciarsi a un testo dello scrittore superando tutti gli stereotipi che di solito si hanno su un opera letteraria. Oltre ad aver letto una sua voluminosa e interessantissima biografia, di Barry Miles edita da Il Saggiatore, da giovane ho affrontato la lettura di Il Pasto Nudo e La macchina morbida, ieri ho acquistato QUEER, sollecitato dal fatto, che il regista Guadagnino ne ha tratto un film che ne porta lo stesso nome. Per William Burroughs la «Parola» è un virus, cioè «un organismo senza altra funzione interna che quella di replicare se stesso». Burroughs afferma che la «Parola» è «il principale strumento di monopolio e controllo che ostacola l’espansione della coscienza» e «controlla le sensazioni percepite con la mente e le impressioni sensoriali di colui che le ospita». L’uomo, per giungere alla coscienza, «deve rifuggire le forme verbali >> egli mira proprio «all’inassumibile o all’inaccessibile della scrittura: il silenzio» . E allora mi accingo a quest’altra avventura: la lettura di QUEER. Burroughs purtroppo è famoso per aver incidentalmente ucciso la moglie . Fu condannato in contumacia a due anni per omicidio colposo.
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