lunedì 3 febbraio 2025

A COMPLETE UNKNOWN diretto da James Mangold.

 


Non sono stato e non ero un “dylaniato”, da giovane, tra il ‘65 e il ‘66 oltre che ascoltare i Beatles e i Rolling Stones come tutti gli adolescenti di allora, mi piacevano le bands che l’impresario folk nel film chiama “cagate” ovvero i Kinks che nel sottofondo suonavano “You really got me” , gli Animals di Eric Burton, i Moody Blues, gli Yardbirds e altri gruppi, prevalentemente inglesi. Poi tra il ‘68 e il ’69, sull’onda del movimento dei diritti civili e pacifista esploso negli USA, arrivarono in Europa “Mr Tamburine man”, Blowing in the wind”, “ The time are chanching” , “like a rolling stone” così conobbi Bob Dylan. Naturalmente conoscevo Woody Goothrie e Peeter Seeger, dei quali scriveva una rivistina giovanile che si chiamava Big e che leggevo allora, ma il folk non mi è mai piaciuto, l’inglese non lo capivo e la forma musicale della ballad non mi interessava proprio. Fatta questa premessa il film mi è sembrato un buon film per la prova attoriale di Timothée Chalamet, che a me non piace come attore: è stato bravo a interpretare le introversioni nevrotiche e atipatiche di Dylan, e anche come cantante non se la cava male, considerato che doveva riproporre una voce, quella nasale di Dylan che è stata la colonna sonora del “movimento” degli anni ’60; ma per tutto il resto il film diventa mieloso soprattutto quando descrive la conflittualità sentimentale tra Joan Baez e Suze Rotolo, considerando chi era Joan Baez già affermata folk singer impegnata politicamente, che nel film viene trattata alla stregua di una ragazzina innamorata. A me Bob Dylan è piaciuto – ma mai eccessivamente- solo quando si è elettrificato, quando cioè attua quello che nel film è raccontato come un tradimento consumato al Newport folk festival del 1965 , pezzi come “Hurricane”, che nel film non è stato suonato neanche una volta perché era già del 1975 o “Just like a woman” dedicata a Edie Sedwick, la musa di Warhol . Per me il film èun po’ troppo convenzionale per raccontare uno dei più anticonvenzionale dei grandi singer del rock, ripeto del rock e non del folk, perché è con il rock che diventa famoso. Poi per tutto il resto, il film mi ha sollecitato riflessioni anche politiche: il ruolo che la cultura americana ha giocato sulla mia generazione, quando questa invadeva il mondo ( la citazione alla crisi missilistica di Cuba) e le coscienze con l’american dream ( grande fregatura per tutto il mondo) .
Era questo il Dylan che mi piaceva.

sabato 1 febbraio 2025

EMILIA PEREZ di Jacques Audiard.2024

 

Io l’ho visto allo SPACE di Salerno




. Un film geniale da ogni
punto di vista, intreccio narrativo, estetica, musiche, testi. Emilia Pèrez, con Selena Gomez e Karla Sofía Gascón la prima migliore attrice trans a Cannes, che interpreta il ruolo di Emilia. Ma chi è il narcotrafficante che sogna di essere una donna? Una incredibile storia tra cronaca e finzione, nella realtà di una sconfinata megalopoli che è Città del Messico. Immaginate una commedia musicale che sfida ogni convenzione, coreografie fantastiche, ritmo contagioso che ti fa muovere nella poltrona, testi che attivano
i neuroni per pensare, in un’ epoca in cui non lo fa più nessuno, dove gangster movie e dramma si fondono. Al centro della storia c'è Rita, un'avvocatessa tanto brillante quanto spregiudicata, specializzata nella difesa di criminali. La sua vita prende una piega inaspettata quando un potente boss del narcotraffico messicano le fa una richiesta che sfida ogni immaginazione: aiutarlo a cambiare sesso per diventare Emilia. Devo dire che il regista Jacques Audiard, mi ha ricordato negli intrecci paradossali e nei personaggi il primo Almodovar, l’Almodovar giovane e tagliente osservatore del sociale, non l'intimista dei nostri giorni che mi piace meno, ma Audiard va molto al di là e ci consegna la storia di una transizione. Tra sequenze musicali e scene d'azione, il film esplora le profondità dell'identità di genere e il prezzo della libertà personale. Non è solo la storia di una transizione, ma uno specchio della società messicana contemporanea, con tutte le sue contraddizioni - tanto da scatenare accesi dibattiti nel paese, in Messico il film è stato accolto molto male mentre i latinos e lo spagnolo in un’America trumpiana, sono diventati il deterrente per una autentica rivolta culturale e politica. Lo consiglio a chi ama il cinema, le sorprese, gli intrecci narrativi e le storie non convenzionali. Lo consiglio a chi non ne può più del cinema di Paolo Genovese ( IO) e delle storia sceme italiane. Lo consiglio a chi non ce la fa più del conformismo reazionario e fascita di Giorgia Meloni e della sua Italia. Purtroppo nelle sale di provincia non è ancora arrivato, almeno io non lo vedo da nessuna parte e non so se mai arriverà, ma nelle città Napoli e Salerno si, è dunque andate a vederlo.
P. S.
Da vedere assolutamente su grande schermo.

mercoledì 15 gennaio 2025

PAOLO MATTHIAE, LA SIRIA ANTICA. ARTE E ARCHITETTURA


 Ho acquistato questo capolavoro giusto ieri, un’opera preziosa, anche perché non costa neanche poco ( 36€),anche perché è pubblicata nella storica collana Einaudi Saggi, anche perché è scritta da una grande figura,nel panorama degli studi archeologici internazionali: il professor Paolo Matthiae. Io amo da sempre questo tipo di pubblicazione e, devo dirlo con dispiacere, purtroppo la saggistica non trova lo spazio che le sarebbe dovuto, nella promozione libraria che invece si dà alla narrativa , spesso eccessiva e mediocre. Dunque appena ho visto il titolo: “ La Siria antica. Arte e architettura “ l’ho acquistato. Lo sto sfogliando e mi accorgo che è come aprire uno scrigno di meraviglie, tra tavole che illustrano reperti, vasi, suppellettili, statue, carte e mappe e note che mettono in relazioni un’antica civiltà con le più note culture di quattro millenni fa dei Sumeri, degli Assiri, degli Egizi. Della Siria siamo abituati e vedere e conoscere le sventure attuali di un paese martoriato da conflitti sanguinari, da fanatismi religiosi , da emigrazioni in massa, e allora è bello rendere giustizia alle meraviglie di una civiltà dimenticata , ed è giusto che queste riemergano grazie al lavoro meticoloso di studiosi come Paolo Matthiae, noto per aver portato alla luce le rovine di Ebla. Mi accingo allora a un viaggio a ritroso nel tempo, più affascinante e intrigante di qualsiasi romanzo, attraverso le stupefacenti rovine di un tempo perduto e ora ritrovato. Diffondiamo la saggistica con la stessa passione con la quale si promuovono romanzi.