martedì 8 ottobre 2019

Sull'educazione dei bambini e perché non farei votare i sedicenni . La nostra è una società inadatta e narcisistica con scarso senso di responsabilità.








Qualche riflessione sulla nostra società ad alto tasso di psicopatia che fa partorire proposte come quella di dare il voto ai sedicenni. Sull’educazione dei giovani in particolare, sull’empatia e sulle le emozioni che li attraversano naturalmente non tutti sono cosi, ma osservandoli tra di loro, sto  parlando di quelli che nei paesi anglosassoni, vengono designati col termine di teenagers, ovvero  degli adolescenti di ambo i sessi dai 13 ai 19 anni, si possono apprendere molte cose. Questi  giovani sembrano soffrire di una sorta di analfabetismo emotivo, naturalmente, l’analfabetismo emotivo non è solo quello legato ai sentimenti come l’amore, ma un sentire empatico generale che dovrebbe in un certo qual modo relazionarli al mondo e alle sue pratiche sociali. Sono dell’opinione che i    sentimenti non sono una dote naturale che abbiamo da quando nasciamo e non si trasmettono geneticamente. I sentimenti si apprendono, come già insegnava per gli adulti Flaubert nella sua famosa Educazione sentimentale: e soltanto attraverso la costruzione di percorsi, fasi di crescita, una sorta di mappe emotive  che  si possono costruire relazioni , legami e l’intera crescita e sviluppo della personalità . Tutto questo, si formerebbe o per lo meno si dovrebbe formare attraverso le cura che i bambini dovrebbero ricevere nei primi tre anni di vita e dovrebbero servire a riconoscere il mondo e a reagire agli eventi in modo proporzionato. 

L’altra sera, osservavo moltissimi ragazzini che sciamavano da un posto all'altro, vociando rumorosamente tra di loro, il mondo intorno a loro sembrava non esistere, in loro vedevo la potenza dei loro ormoni, l’assoluta dimestichezza tecnologica che sembrava il prolungamento dei loro cervelli, il riconoscersi in una svariata tipologia di oggetti. Urlavano per un nonnulla improvvisamente tutti, come una mandria impazzita, sono saltati dalle sedie che occupavano al bar, perché un piccolissimo grillo era caduto ai loro piedi: erano terrorizzati e la loro reazione mi è sembrata sproporzionata all’accaduto. 

Ho pensato di trovarmi di fronte ad alieni, all’improvviso ho pensato: se questi urlano e scappano spaventati davanti ad un piccolissimo grillo, cosa faranno mai di fronte a pericoli reali, di fronte a paure più vere?  E quindi ho pensato alla loro dimensione emotiva che mi è apparsa in quel momento, molto fragile. La psicologia ci dice che  se nei primi tre anni di vita i bambini non sono seguiti, accuditi, ascoltati allora ci si trova di fronte ad un misconoscimento che crea in loro la sensazione di non essere interessanti, di non valere niente. Oggi, io sono convinto che, se la cultura non interviene, i ragazzi rimangono a livello d’impulso o al massimo di emozione e per questo sono convinto che non tutte le società siano idonee a far figli, la nostra è una di queste. 

Non è idonea perché i genitori, per sopravvivere, devono lavorare in due e quindi il tempo per la cura dei figli non c’è. I figli sono affidati a un esercito di baby sitter, o peggio alla baby sitter di tutte le baby sitter  che è la televisione e oggi  ai giochini su smartophon o tablet o alla playstation. Solo se va un poco meglio alle nonne, che però i bambini riconoscono non essere il loro genitore, ma un surrogato. I genitori non hanno tempo di stare con i bambini e si difendono cercando di dare loro un tempo-“qualità”, ma i bambini hanno bisogno di tempo-quantità. Hanno bisogno di essere riconosciuti passo dopo passo, disegno dopo disegno, domanda dopo domanda. Non basta fare quattro week end giocosi per avere una relazione con i figli.  E se non si ha questo tempo, dobbiamo rassegnarci  a avere dei figli  in cui  le mappe emotive e cognitive non si formano. Ma queste  però sono fondamentali perché diventano le sole  modalità con cui si fa esperienza, se le emozioni non si educano o non sono formate, se  questa esperienza viene lasciata al caso e non viene mai del tutto elaborata la personalità dell’individuo sarà  fragile.   
In questo modo essi cresceranno  senza una formazione dei percorsi    cognitivi, rimanendo quasi sempre  a un livello d’impulso che  sono fisiologici, biologici, naturali. Il passo successivo dovrebbe essere di passare dagli impulsi alle emozioni ovvero a una forma più emancipata rispetto all’impulso. L’impulso dovrebbe conoscere  il gesto, e successivamente l’emozione dovrebbe riconoscere  la risonanza sentimentale  di quello che si sta facendo  e di quello che si apprende. Alla fine si arriva  al sentimento che dovrebbe essere la  forma evoluta delle nostre percezioni, ciò che ci fa diversi per esempio dall’instintualità animale perché il sentire non solo è una faccenda emotiva, ma anche cognitiva.  Dunque i sentimenti  si apprendono .   I sentimenti quindi sono   cognitivi e consentono di percepire il mondo esterno e gli altri in maniera adeguata, con capacità di accoglienza e di risposta adeguate alle circostanze. Per quanto riguarda la scuola, bisognerebbe che i professori, oltre a sapere la loro materia, fossero anche in grado di comunicarla e di affascinare.  Perché l’apprendimento, lo dice Platone, avviene per via erotica. 

Noi stessi abbiamo studiato volentieri le materie dei professori di cui eravamo innamorati e abbiamo tralasciato quelli di cui non avevamo alcun interesse. A scuola è importante saper appassionare perché gli adolescenti vivono l’età per cui l’unica cosa che conta è l’amore,  e se gli adolescenti si occupano dell’amore bisogna andare là a cercarli. Attirarli a livello emotivo significa trovare la breccia per passare poi al livello intellettuale. 

Se invece si scarta la dimensione emotiva, sentimentale, affettiva allora non si arriva neppure alle loro teste. . Noi dovremmo imparare , e i giovanissimi in primis,  tutto ciò  attraverso l’amore che, è un sentimento che, come ho appena scritto, va costruito e poi    tutto il resto  attraverso la letteratura, che è il luogo dove si apprende che cosa sono il dolore, la noia, l’amore, la disperazione, il suicidio, la passione, il romanticismo. Ma se la letteratura non viene “frequentata”né dai genitori, né dalle maestre né dai docenti  ( non tutti, non me ne vogliano)  e i libri non vengono letti più da nessuno, se la scuola stessa  è una scuola senza amore allora i sentimenti non si formano e nemmeno le capacità cognitive.   Quel gruppo di ragazzine e ragazzini ciarlieri  che sono scappati terrorizzati alla vista di un grillo e che sarebbero incapaci di reazioni davanti ad un adulto in difficoltà, semplicemente perché lo ignorano, non lo vedono, la dice lunga  sulle loro capacità cognitive.

Porto un esempio  di un caso patologico degli ultimi anni citato tra l’altro dal filosofo Umberto Galimberti  in un suo articolo cito testuale  : “ Il giorno in cui Erika e Omar uccisero la madre e il fratellino, si recarono, come ogni giorno, a bere la birra al bar del quartiere. Questa reazione è la conseguenza della mancata presenza di mappe emotive e di risonanza di quanto accaduto. Mancanza che non ha consentito loro di riconoscere la differenza tra bene e male. Il filosofo Immanuel Kant diceva che la definizione di bene e male possiamo anche non definirla perché ognuno la comprende e la sente da sé. Usa proprio la parola sentire, e se la differenza tra bene e male non si sente e non si percepisce rischiamo che un ragazzo non capisca la differenza che c’è tra corteggiare una ragazza o stuprarla, o tra discutere con il professore e prenderlo a calci. Non sentire più la differenza tra bene e male, tra il giusto e l’ingiusto, tra ciò che grave e ciò che non lo è, denota una mappa emotiva non costituita”. 

Se tutto questo non avviene nei primi anni di vita, se non si supportano i bambini attraverso un processo educativo fatto di relazione e di differenze, nelle quali in bambino riceve e acquisisce processi formativi , sentendosi valutato e riconosciuto, non penso che ci sia possibilità di scampo. 

Per questo motivo non farei votare un sedicenne e forse oggi neanche qualcuno più grande.
 Se i figli, bambini, gli adolescenti,  non sono stati curati e seguiti nel modo giusto diventeranno degli handicappati psichici, soffriranno di psicopatia, la psiche non registra, non ha una risonanza emotiva rispetto alle azioni che si compiono agli eventi a cui assiste.
Quante volte di fronte ad una persona per terra si è indifferenti? Questa è una psicopatia ovvero  un’apatia della psiche che non  registra il caso, la situazione.  Si possono picchiare i neri, i  Rom perché tanto non c’è la percezione che l’altro è simile, è una persona come te, anche questa è una forma di psicopatia.

Viviamo in una società ricca e non più povera e semplice come una volta, dove il confine tra bene e male, il permesso e il proibito era ben segnalato. Oggi tutto è permesso, la società è opulenta e abbondante, i bambini ricevono una quantità di regali, anche quelli che non desiderano. Si estingue addirittura il desiderio perché i bambini vengono gratificati prima ancora di desiderare. E questi, purtroppo, sono processi che allenano l’apatia della psiche. NO,DECISAMENTE NON LI FAREI VOTARE.


Nessun commento:

Posta un commento