giovedì 17 ottobre 2019

JOKER di Todd Phillips





Ieri sono andato a veder JOKER  da solo, come faccio sempre. Come faccio quando voglio godere di in film e rifletterci sopra e devo dire che questo film di riflessioni  ne provoca tantissime. JOKER  ultimo film di Todd Phillips con protagonista un sovrumano e immenso Joaquin Phoenix, che ritaglia il personaggio di Arthur Fleck, uno   psicopatico che vive con la propria madre in una sordida stamberga, in una Gotham City che è una New York anni ottanta, ed ha perso 20 chili per la parte , è al centro di tutta l'attenzione e offre una performance di incredibile tecnica recitativa che potrebbe meritargli  una nomination all'Oscar come miglior attore, se non addirittura  una vittoria. La storia e il titolo del film rimandano direttamente ad una graphic novel o  ad un cinecomic da super eroi, ma ci si accorge subito dai primi spezzoni e poi pian piano che il film va avanti, che  fotogramma dopo fotogramma, ci troviamo davanti  a un film che potrebbe attestarsi come un cult movie, come è successo per altri film, per altro tutti citati nella pellicola. Prima di vederlo avevo letto di recensioni che parlavano di bene e di male, qualcuno ha tirato addirittura in ballo Platone, niente di più errato per approcciare ad una pellicola come JOKER che per me rimane un racconto tragico nel quale la sua deriva violenta è la svolta di un passato di emarginazione e sopraffazione. Artur Fleck  è  un narcisista che è ossessionato dai suoi fantasmi e questo è quanto. E’ spento  e non sappiamo nemmeno se sia realmente malato di mente.  Vuole rappresentare il riscatto di chi ha subìto prevaricazioni. Nel suo colpo di reni, si identifica una società di derelitti impoveriti dal recente capitalismo, un film che potrebbe – e infatti negli Stati Uniti si temono atti emulativi come testimonia la psicosi mediatica scoppiata   nelle ultime settimane - preconizzare rivolte sociali e sanguinarie : il discorso che il protagonista fa, quando viene invitato a partecipare al suo programma preferito dal sua anchorman preferito, Murray Franklin ,un bravo Robert De Niro, prima di ucciderlo, è niente altro che un manifesto di rivolta sociale. Anche la citazione all’interno del film stesso, quando tutti i ricchi di Gotham City, sono a cinema a guardare Tempi Moderni di Chaplin e ridono, quasi sbeffeggiando la povertà, delle disavventure di quel primo povero clown . Solitudine, alienazione urbana, povertà e una televisione perennemente accesa anche quando nessuno la vede che comunica messaggi catastrofici o programmi spazzatura con i quali tutti intrattengono il loro immaginario narcisistico. Facendosi carico dei mali del mondo e interrogando con forza impressionante il caos del presente, la pellicola per me rimane un film tostissimo coraggiosissimo, impressionante a più riprese, in cui la cupezza delle ambientazioni e il grigio scuro ( il colore dominante in tutto il film) la fanno da padrone. Nelle scene più crude è accompagnato da una cinica e estraneante  That’s life, That’s what all the people say” , “Questa è la vita, questo è quello che dice la gente” che è la colonna sonora  di tutto il film e lo conclude,cantata da  Frank Sinatra. Avrei veramente gradito, che prima di nascere, qualcuno mi avesse mostrato una diapositiva su cos’è la vita, oppure su come sarebbe stata quella mia personale. In quel momento avrei potuto scegliere se buttarmi in questo gran casino oppure girarmi dall’altra parte e rimettermi a dormire, come si fa la mattina quando non siamo pronti alla sveglia. Ma nessuno di noi può fare questa scelta. Arthur Fleck non ha scelto di nascere, e non l’ha scelto neppure nessuno di noi Ecco, io sono stato  colpito da questo e a me è piaciuto moltissimo, potrei dire:  un capolavoro. Poi puoi decidere di vedere questo film in molti modi e dire: ma la storia dall’inizio alla fine è vera o era una sua allucinazione come quando lui vedeva la ragazza incontrata in ascensore accanto a lui e lui non si è mai mosso dal manicomio e dunque niente di ciò che ho visto è vero, come mi da detto una ragazza che era accanto a me a guardare il film. Si, perché no? Anche questa può essere una lettura. Però ti rimane in testa una risata strozzata in gola, sinistra e stridula, di quelle che fanno rizzare i peli sulla nuca. Un rantolo che tiene insieme lo stupore e l’orrore  di essere ancora vivo in un universo orrendo, i traumi di un bambino schizofrenico e mai cresciuto, avvolto in una maschera di laconica tristezza, anche questa può essere una lettura. Io, al solito,mi conosco bene, ho apprezzato i rimandi del cinema al cinema, che pesca a piene mani, sia nell’estetica che nei temi,   della New Hollywood.  Lo hanno scritto in molti ed è evidentissimo fin dall’inizio del film ,   i due riferimenti principali sono Re per una notte (con Robert De Niro che stavolta prende il posto di Jerry Lewis) e Taxi Driver di Martin Scorzese ma nella rivolta per le strade, nella scena finale, con una fantastica White Room, pezzo epocale suonato dai Cream, che le giovani generazione neanche sanno chi sono, a me è venuto in mente anche 1997 fuga da New York di John Carpenter . Non a caso, Phillips ha girato il film a New York: la sua Gotham City è la New York City lercia e fuori controllo di fine anni ’70 / primi ’80, con la criminalità che dilaga, i vicoli sudici e malfamati e gli edifici vecchi che stanno su per miracolo e questo JOKER  è  una citazione manifesta a Travis Bickle di Taxi Driver, d’altra parte il cinema cita sempre il cinema, come la letteratura cita la letteratura  e l’arte rimanda ad altra arte. Emotivamente inquietante, ma da vedere.





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