domenica 14 giugno 2015

ALLE NOZZE, AI BALLI, AI CANTI teatro barocco ieri sera al POMPEI LAB. Un'esperienza da ripetere senza dubbio alcuno!


Ieri  sera,  al Pompei lab è stata rivissuta tutta la magia di una rappresentazione barocca : musica, danza, canto e teatro. Ci vuole molto coraggio a presentare sonorità lontane, ma questo coraggio non è mancato al regista della rappresentazione, nonché voce contro tenore, il bravissimo ed eclettico Enrico Vicinanza: giovane talento di una scena musical espressiva che a Napoli ha radici antiche. Forte e sicuro del suo apprendistato desimoniano Enrico Vicinanza ci ha donato ieri un lavoro raffinatissimo e per musica e per testi: abbiamo tutti potuto godere    delle musiche di  Gorzanis, Kapsberger, da Nola, Biffi, Aranes, ovvero tutti grandi autori di composizioni antiche, popolari e colte, di scuola napoletana ed europea. Ma lo spettacolo è stato un misto di sinergie e di evocazioni sceniche degno di grande teatro: suggestivo il clavicembalo aperto col coperchio della cassa armonica finemente decorato suonato magistralmente dal  giovanissimo maestro Francesco Aliberti, mentre  riuscivano a trasportare in un’altra dimensione le voci di Fabio Anti, tenore, e Angela Luglio, e Maddalena Pappalardo, soprani e gli altri due musicisti Paola La Forgia: viola da gamba e Tommaso Rossi: flauti dolci.  Per alcuni attimi ad occhi chiusi mi sono ritrovato in un teatrino barocco nel quale gli uomini cantavano in falsetto, gareggiando con le prime apparizioni femminili sulla scena, mentre una bravissima e diafana danzatrice, Alessandra Sorrentino, eseguiva pantomime delicate. Tutto questo è stato ieri sera “Alle nozze, ai balli e ai canti” villanelle, moresche e conzonette napolitane  nato dalla collaborazione del Laboratorio Turchini con un team di artisti, volontari ed amici, tutti  orbitanti  attorno al Pompeilab, centro di promozione culturale e sociale con sede a Pompei, un lavoro di intensa sinergia  che mira ad una gioiosa fusione fra le arti coreutiche coinvolte. I testi per la maggior parte villanelle e moresche, simboleggiate anche da una mezza luna saracena che dominava tutta la scena. La “villanella alla napoletana” o semplicemente “napoletana”, fu dopo il madrigale il genere di musica profana più diffuso in Italia e tra i più amati in tutta Europa, per oltre un secolo, dal 1537 alla metà del Seicento. Esiste infatti una data di nascita che corrisponde alla più antica raccolta di “villanelle”, stampata a Napoli nel 1537 e che fu forse una realizzazione tardiva dell’omaggio di vari cavalieri e nobili napoletani all’imperatore Carlo V, che risiedette a Napoli per alcuni mesi fino all’inizio del 1536. “Nelle villanelle delle origini vi è certamente un’ atmosfera popolare, anzi contadina e villanesca, ma resta soltanto un gioco in cui i nobili esecutori fanno il verso a quelle espressioni, ne imitano con fine divertimento intonazioni nasali o effetti gutturali e onomatopeici” (Dinko Fabris) . Un teatro d’autore dunque, che ha fuso insieme canti e parola recitata in napoletano antico dai bravissimi Adelaide Oliano, Mario Riccardi  alcuni testi di un autore scafatese del Filippo Sgruttendio de Scafato fine sec. XVI/XVII ma anche testi di Lorenzo Il magnifico. Una serata assolutamente unica da riproporre ancora per la gioia ed il godimento degli amanti di queste operazioni coltissime che elevano il livello spesso deprimente di ciò che si vede troppo spesso in giro. Un grazie allora ad Enrico Vicinanza e a tutti coloro che hanno contribuito a realizzarlo.
Franco Cuomo – Vico Equense- 14-6-2015

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