lunedì 10 febbraio 2014

Intervista a Roberto De Simone sulla cultura

l senso alto di una una invettiva da parte di un intellettuale ed artista che molto ha dato a questa città che oggi, più che mai, manifesta i segni la pratica della colonizzazione e della mafia politica nell'arte, come nel teatro. La denuncia veemente del maestro Roberto De Simone contro un ceto oligarchico che, attraverso la pratica delle prebende, gestisce in maniera familistica amorale il patrimonio artistico di  Napoli. Sconcerta l'indifferenza della classe politica che va per conto suo, quasi a dire: " ma cosa vuole questo vecchio pazzo? Ha già fatto il suo tempo!", in analoga consonanza con un altro grande vecchio: Gerardo Marotta. Si dirà, si dice, lo dicono in molti, che qualsiasi cosa gli si offre loro diranno sempre di no, troveranno sempre il pelo nell'uovo e, se non si potrà mai dar seguito o accontentarli nelle loro richieste, la colpa è soltanto la loro . Sono troppo difficili e, come tutti i vecchi, sono bizzosi e insofferenti. La verità è un'altra. Chi ormai si muove negli ambiti della cultura a Napoli - come in Italia, paese condannato alla catastrofe e alla ignoranza - si muove in ambiti affaristici che ormai poco o niente hanno più a che fare con la ricerca culturale. Contano, la visibilità, la facile fruizione, e soprattutto far girare soldi facili per la creazione a sua volta di camarille, potentati, affiliazioni. Devi buttarti sul carro del politico di turno e questi, a sua volta, si fregerà poi del titolo di uomo di cultura mentre artisti, giovani e meno giovani che non si sono abbassati o, non hanno avuto la conoscenza giusta, annaspano tra frustrazione e indifferenza. E' un refrain un deja vu, che a Napoli si è suonato e visto in epoca bassoliniana e che felicemente prospera ancora oggi con gli stessi nomi e le stesse facce, che vestono abiti apparentemente diversi ma in fondo sempre uguali. Resta l'underground - come dice De Simone - la sperimentazione di chi magari ci rimette in proprio soldi e faccia, i teatri lab locali, che si barcamenano tra gestioni cooperativistiche e abbonamenti tra soci,per garantirsi la sopravvivenza, mentre chi era "alternativo " trenta o quaranta anni fa, oggi è governativo D.O.C anche loro sul caro del più forte e mi riferisco soprattutto a chi si muove nel teatro. I vecchi un tempo ascoltati ascoltati, oggi sono derisi dai più. I vecchi che una volta erano patrimonio ricco di esperienza e cultura, oggi sono guardati con sospetto e avversati con malcelata insofferenza, si sa, va di moda la rottamazione. Napoli è una città di anime morte, in questo perfettamente allineata col paese Italia. Ci si illude di partecipare ad eventi al San Carlo, di mantenere in vita manifestazioni evento, teatrali o artistiche tout court  fatte su misura per l'amico di, il figlio di. Si certo,  qualcosa di interessante si può anche trovare in genere non negli ambiti deputati,  mentre la qualità è sempre più scadente e soprattutto ciò di cui si sente maggiormente il bisogno è l'esigenza di una fuga sempre più necessaria.
Franco Cuomo

Caricato da Antonio Vitale
Intervista a Roberto De Simone sulla "CULTURA"... bilancio disastroso a Napoli ed in Campania, De Simone esprime il suo disappunto sul modo in cui è stata gestita la Cultura a Napoli....un escursus sulla ingerenza della Politica ... sulle azioni clientelari che hanno favorito i 

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