Pubblico per intero l'editoriale di Antonio D'Acunto, Presidente onorario dei V.A.S. Campania. Condivido molti punti di vista sula difesa dei valori ambientali, ma sono alquanto scettico su molti altri e soprattutto su certi equilibrismi tra sigle partitiche e piccoli raggruppamenti. Più di ogni altra cosa, la mia riflessione su tutto lo scritto è che essa non tiene conto di un dato incontrovertibile; la sparizione radicale di un soggetto sul quale fondare tutto ciò, ovvero, l'individuo interessato, il cittadino partecipe, l'uomo che abbia una qualche sensibilità. Io vedo intorno solo povertà culturale, mediocrità e materialismo becero.
Nella passata
campagna elettorale, ciò che più ha sconcertato tanti di noi
“ideologizzati”, come culmine di un processo crescente ormai da
lungo tempo, è stata, - se si escludono per
alcuni (invero non tanti e soprattutto significativi) aspetti
il Movimento 5 Stelle, SEL e in maniera ancora più debole,
sciattamente e senza alcuna incisività e convinzione, Rivoluzione Civile
- certamente l’assenza di un confronto su ideali e
valori della prospettiva del Paese e del Mondo,
inteso nella sua globalità di Natura e Società.
Sono
state così totalmente ignorate questioni che possono portare alla
catastrofe del Pianeta come la esponenziale perdita della Biodiversità,
gli armamenti ed il pericolo nucleare, l’effetto serra e i
mutamenti climatici, la natura della energia e della materia utilizzate e
più in generale l’aggressione delle risorse e l’avvicinarsi sempre
più rapido al loro esaurirsi, le alleanze internazionali, le crescenti miseria
ed ingiustizia economica e sociale all’interno dei singoli Paesi -
compresa la nostra Italia - e tra i diversi Paesi, la crescita a
dismisura dei rifiuti e l’avvelenamento di suoli, dei mari, delle acque e della
stessa aria che respiriamo; per citare alcune emblematiche
questioni.
Il fatto che tali questioni non siano state al centro o
comunque dentro alla discussione elettorale sta chiaramente a significare che
dalle principali, almeno quelle che si ritenevano tali, forze politiche in
competizione non sono state considerate presenti nella
sensibilità e negli interessi dei Cittadini Elettori, sì che le
scelte rispetto ad esse potessero incidere, sia pure in una qualche maniera,
sul voto.
Se si confronta
ciò con quanto è avvenuto per molti decenni, dal dopoguerra in poi, non
può non constatarsi un radicale cambiamento: le elezioni politiche
erano elezioni di scelte e di indirizzo generali del Paese;
nei “comizi” nelle piazze veniva rappresentato lo stato
del Mondo, sì proprio così!, naturalmente del tempo e secondo le
diverse aspirazioni e finalità dei Partiti, e indicata la diversità delle
prospettive economiche, sociali, del lavoro, dei diritti. Il confronto
avveniva così sulla politica internazionale e su i grandi temi delle
alleanze e della pace, sulla Nato e gli armamenti nucleari, sul ruolo del
pubblico, dalle nazionalizzazioni a servizio del Paese, alla sua qualità
e alla sua crescita nei settori fondamentali della Sanità,della
Solidarietà Sociale, della Scuola, della Università,della Cultura,
della stessa tutela del Paesaggio e dei Beni Culturali, che cominciava ad
affacciarsi come grande questione nazionale, dei diritti dei lavoratori e dei
senza lavoro con la prospettiva e poi la realizzazione dello Statuto dei
Lavoratori e lo stesso nuovo ruolo del collocamento, della difesa
del valore del salario con “la scala mobile”, della politica della
casa, della questione Meridionale con la introduzione di strumenti come
la cassa del Mezzogiorno.
Il confronto era cioè un confronto vero, spesso
di profonda diversità, per la diversità dei valori e degli interessi di
cui le diverse forze politiche erano portatrici; naturalmente la sintesi , la
governabilità necessaria e che andava nella direzione delle forze
vincenti avveniva, e lo è stato per decenni , senza
problemi, poi nel Parlamento.
Il sistema elettorale
democratico della proporzionale pura - e non dell’attuale legge truffa,
uguale alla legge Acerbo del 1923, che sancì la dittatura fascista e che
Togliatti come Nenni combatterono strenuamente, vincendo,
alla sua riproposizione nel 1948 - garantiva un Parlamento reale
espressione della volontà popolare e delle minoranze e delle nascenti
nuove idealità ed aspirazioni.
Nessuno lo dice: è vero (e ci ritornerò ancora) che la
lista di Rivoluzione Civile ha avuto una gravissima sconfitta politica,
per innumerevoli ragioni ed errori, ma è giusto e democratico
che 760.000 cittadini, ovvero un numero pari al totale degli aventi
diritto al voto 771600 (non i votanti, ulteriormente molto più basso), di una Città come Napoli non abbiano una loro rappresentanza in
Parlamento in nome di una governabilità che mai come oggi appare del tutto
inesistente, impossibile? E laddove con 610.000 mila elettori,
ovvero 150.000 elettori in meno, la lista del Centro Democratico ha
ben 8 eletti? Il dato diventa ancora più strabiliante quando esso
viene rapportato a 1.750.000 cittadini,(una popolazione superiore a intere
regioni come Sardegna, Puglia, Basilicata…) che hanno deciso di votare e
non astenersi e che non hanno alcun loro rappresentante. Vi sarà
battaglia del M5S, di SEL e di altre forze politiche presenti in Parlamento, a
partire dal PD e che dichiarano di essere democratiche,
perché venga ripristinata la democrazia istituzionale nel nostro
Paese? Approvando lo sbarramento, lo fecero per propri calcoli ed
interessi, finalizzati a cancellare tutto quello che elettoralmente le
disturbassero, forze allora ascendenti come i Verdi- Sole Che
Ride, e Rifondazione Comunista in seguito, fino alle ultime
elezioni ne hanno subito tragica conseguenza, fino alla loro scomparsa!
Ma torniamo all’elemento
di partenza di questa mia riflessione: l’inesistenza di un
confronto vero tra le tre aggregazioni elettorali, date come
predominanti nella fase preelettorale: il Centro Destra, il Centro
(Scelta Civica, ), il Centro Sinistra; la realtà vera è che rispetto ad
esse Monti era riuscito ad imporre la centralità del
suo economicismo, del mercato, dello svuotamento del ruolo del
Pubblico e del Welfare State, non solo come categorie di confronto ma
anche come identità di scelta. La netta sconfitta ancor più che
numerica, politica, di tutte e tre le aggregazioni, perché è così, in
misura superiore ad ogni previsione proprio di Scelta civica, è
perciò la sconfitta proprio dell’Agenda Monti, della politica fatta dal
governo tecnico sostenuto dalle tre aggregazioni, dei profondamente
ingiusti sacrifici imposti, del violento attacco all’ambiente ed ai
diritti.
La estrema preoccupazione che si volesse continuare così -
vincesse lo stesso Monti o il Centro Destra o il Centro Sinistra -
è la chiave di lettura principale della sconfitta del
“blocco” politico – economico.., centro destra,
centro, centro sinistra , viste in competizione, se non per la diversità
di lievi sfumature soprattutto di facciata, non sulla prospettiva di orizzonti
diversi ma unicamente sulla presa e sulla gestione del potere.
Sicuramente è schematica e ingiusta tale semplificazione e
richiederebbe un molto più vasto approfondimento, ma è funzionale ad
interpretare i processi avvenuti ed ancora in atto.
La sconfitta di tale
“blocco” costituisce perciò l’espressione parametrica fondamentale
della crisi della Politica, ma naturalmente non solo, che
ormai da lungo tempo vive il Paese.
La crisi della politica
sta difatti proprio nella crisi delle idealità, dei valori, della
democrazia; le categorie della moralità e della onestà
dovrebbero appartenere alla prepolitica, perché dovrebbe
essere insito nella identità stessa di forza politica e di
candidato a governare la cosa pubblica. Invece è divenuta la questione
centrale che travolge tutte le altre questioni, le fa scomparire e contribuisce
certo alla omologazione delle diverse identità politiche.
Il significato
vero, comune del “sono tutti eguali” (inteso purtroppo spesso nella
direzione ulteriormente degenerativa di ladri del bene comune) sta
proprio qui: nel sentimento comune la degenerazione morale di
larga parte delle forze politiche si è trasformata in condanna
globale, in umiliazione della Politica; la Regola Universale
Democratica dello Stare insieme dei Soggetti di ogni Comunità è entrata
in crisi ed è significativamente divenuta, nel Paese, la Categoria
fondamentale da combattere e cancellare
Penso che dobbiamo
partire da ciò sia per leggere le ragioni della grande vittoria del M5S e
della pesante, per certi aspetti tragica, sconfitta di Rivoluzione Civile
e sia per riflettere sul futuro nelle finalità della costruzione di un percorso
ecologista, solidale, pacifista, del Paese.
Il M5S è stato
radicalmente dall’altra parte rispetto al Blocco che unitariamente ha sostenuto
Monti nel governo tecnico, immergendosi compiutamente nel
sentimento di rabbia, di protesta e di condanna che da decenni ormai
anima il Paese ma che era stato contenuto, anche
politicamente, fino a quando il Paese viveva una sua
sostenibilità economica, produttiva, occupazionale, sociale,
crollata, appunto con le politiche del Governo Monti ed il blocco
politico che l’ha sostenuto. Non
in un Orizzonte nuovo per il Paese ed il Mondo, non in un Programma
Politico di grandi opzioni, non in una organizzazione con nuove regole di
democrazia e partecipazione, ma in un sintonismo strutturato - nelle
liste, negli specifici contenuti del Programma elettorale, nella comunicazione
– nella non appartenenza alla “casta”, ed alla sua politica ed ai
suoi interessi sta, dunque la ragione del successo di
M5S.
E’ l’Antipolitica
che ha vinto o è la nuova Politica che avanza? Io penso che sia l’una e l’altra
cosa. I movimenti,
l’associazionismo, i comitati, il fare politica dal basso hanno avuto ed
hanno tuttora un ruolo fondamentale per dare profondi impulsi di cambiamento
(fino a strepitose vittorie generali come quelle sui referendum sul
nucleare e sull’acqua pubblica), in una ormai totale autonomia rispetto al
controllo da parte delle forze politiche che per lungo tempo, quale vera
strategia, con essi hanno cercato il consenso,
coprendo spazi sociali di iniziativa e di lotta.
Oggi siamo davanti
a un fatto totalmente nuovo, almeno per l’Italia: per la
prima volta un “movimento” costituisce la lista elettorale che ha
il maggiore numero di voti nelle elezioni nazionali: al di là di quello che
sarà il destino futuro del Movimento, quanto è successo è un fatto
che comunque fa Storia, esprime compiutamente la realtà del Paese
al possibile cambiamento, porta nel Parlamento, donne ed uomini,
contenuti, metodi ed esperienze di genesi decisamente nuova e
diversa rispetto al passato, sconvolge schemi consolidati di
alleanze politiche e di intese istituzionali “nell’interesse superiore del
Paese” e, speriamo che sia così, del sottobanco degli accordi nelle
commissioni, e del sottobosco dei vari ministeri nelle nomine, nei
finanziamenti, negli appalti, nella ragnatela dei tanti diffusi interessi. E’ evidente che tutto ciò è parte
significativa della nuova Politica di cui il Paese ha bisogno e a cui costringe di misurarsi,
ad un livello molto più alto di quello che è stato nel passato,
anche le altre forze politiche, a partire proprio dal PD. Ma proprio come conseguenza del
grandissimo risultato ottenuto appaiono chiari i limiti della mancanza di
un Programma Generale, delle Scelte di fondo, delle possibili alleanze che
costituiscono le necessità del chiarire l’Essere Soggetto Politico
Nazionale del M5S. Ciò
riguarda la Politica
Estera -
con le grandi questioni connesse della riforma dell’ONU, delle Conferenze
sul Clima e sulla Biodiversità, del Diritto di Veto, del TNP, delle basi
e delle missioni militari, della proliferazione nucleare civile e militare - la Politica Europea-
con il ruolo in essa dell’Italia, della BCE e del Sistema Bancario e
Finanziario in generale, del ruolo del Mercato rispetto agli interessi
pubblici e collettivi, dell’Euro…- la Politica Nazionale sul piano della Ecologia e della
Biodiversità, della energia e dei rifiuti (qui penso che già ci siamo)
della Economia e della possibilità - lotta per annullare il Patto di
Stabilità, della Spesa Pubblica e dell’immenso lavoro ad essa connesso, e
perciò, della Scuola Pubblica, della Università Pubblica, della
Sanità Pubblica, della Solidarietà Sociale, dei Diritti e della
cancellazione della controriforma Fornero…, della riforma istituzionale degli
enti locali, Province, Comuni, Comunità montane, che non si può
ridurre alla semplificatoria, discutibile dichiarazione sulla soppressione
delle province e non può essere funzionale a recuperare danaro, ma
all’ottimizzazione della qualità del servizio e della tutela del territorio.
Combattuti fino in
fondo sprechi e ruberie varie, ed è una cosa non certo piccola, M5S
fa la scelta della tutela, della valorizzazione e della crescita del
Pubblico o come avvenuto in questi anni sceglie di accelerarne lo svilimento se
non la cancellazione? Il non
dare risposta a tali questioni e
chiudersi nel confronto su slogan come quello per cui non vogliamo aver alcun
rapporto con i partiti (tutti) che hanno generato l’attuale sfascio, sarebbe l’Antipolitica; ed in tal caso l’esplosione
elettorale di M5S sarebbe il trionfo dell’Antipolitica. Ma siamo certi che non sarà così!
Ribaltare la crisi della
Politica, il sentimento popolare di condanna e di denuncia della
sua degenerazione e negatività, con il rilancio della Politica antitesi
della Antipolitica e densa di immensi suoi nuovi, profondamente
alternativi contenuti, era - e naturalmente tuttora lo è - un
terreno estremamente necessario per il Paese e per il contesto
internazionale e di immensa potenziale fertilità per le forze
ecologiste e di sinistra e per un eventuale soggetto unitario che
le rappresentasse.
Il cammino debole ed insignificante - nella
creazione di sogni, di idealità e valori, nella denuncia, nell’analisi e
nelle proposte, nelle lotte, nella partecipazione attiva e convinta alla
costruzione di una democrazia diffusa e partecipata che da anni
accompagna tali forze, ha avuto nella ultima partecipazione elettorale il
culmine del suo processo involutivo. La scelta della immagine di una
discesa in campo e di una lotta elettorale “della Società Civile”, mutuando
Monti od anche viceversa, è significativa sul messaggio agli elettori della
incapacità – impossibilità
della Politica a realizzare il cambiamento; a differenza di Grillo e dello
stesso Monti con Rivoluzione Civile non è la Società Civile che
si propone in alternativa ai Partiti, ma forze politiche che richiamano la
centralità della Società Civile e cercano di identificarsi con essa senza
esserlo; come se la
Società Civile non fosse poi parte della Politica. La sfida Politica per il
cambiamento è così mancata sin dalla denominazione della Lista, che avrebbe
avuto tutt’altra immagine se si fosse chiamata ad esempio Rivoluzione Politica, che è quella di cui il Paese
oggi ha fortemente bisogno e che ha espresso nel voto al M5S.
Ma la sfida per la
Rivoluzione Politica è nella credibilità dei soggetti politici che la
propongono, la sostengono e che sono coinvolti, nella forza della
denuncia che l’accompagna, nel programma politico che si intende attuare;
tutto questo non si improvvisa alle elezioni ma è il compimento del
lavoro politico, culturale, sociale svolto negli anni. La stessa
scelta, di stare presente nella competizione elettorale
come un unico soggetto politico ecologista e di sinistra, - naturalmente
molto giusta e di fondamentale importanza sul piano della prospettiva politica
- espressione di diverse, importanti, esperienze politiche, da
Rifondazione e Comunisti Italiani ai Verdi a IdV, andava costruita
con un precedente lungo percorso politico; altrimenti non si fa la somma dei
consensi precedentemente avuti delle singole liste perché la identità ed
i valori di ciascuna di essa scompaiano ed il nuovo soggetto unitario è
inesistente se non per la militanza attiva delle sue componenti, che è il
risultato numerico ottenuto alle elezioni.
In
tal senso la sconfitta di Rivoluzione Civile non rappresenta affatto
il “nuovo politico che avanza” e che cancellerebbe, in
nome di un deteriore economicismo, le grandi istanze e speranze
- riposte per anni da decine di milioni di cittadini nelle
forze politiche elettorali costituenti Rivoluzione Civile -
, sulla Ecologia e sulla Biodiversità, su una nuova Economia e
su un nuovo modello di Società e di Sviluppo, sulla Pace, sui
Diritti e sul Lavoro; ciò per
il semplice fatto che Rivoluzione Civile non è stato il soggetto politico nuovo
che esprimesse tali valori e speranze.
Perché tali valori
e attese non siano ricadute nel voto, garantito ma condizionato, di SEL od
anche nello stesso PD è questione politica rilevante rispetto al futuro,
giacché significa che tali forze politiche non possono essere ritenute
estranee o esse stesse estraniarsi alla necessaria urgente riflessione
che occorre attivare: il PD non può continuare a chiedere il voto “utile”
di elettori, ecologisti, di sinistra, pacifisti, sfruttando i meccanismi di una
fascista legge elettorale, ma solo sulla base di un leale confronto
politico, di merito.
E’ possibile una
conclusione su quanto ho detto? Io penso che sicuramente è molto
difficile per tutti indicare o anche forse contribuire ad indicare una
“soluzione” nuova, univocamente determinata. Sicuramente possiamo dire
che tuttora, anche dopo la catastrofe elettorale, è impensabile,–
sarebbe un danno incalcolabile per il Paese - che scompaia il grande
patrimonio politico dell’insieme delle forze raccoltesi sotto il
simbolo di Rivoluzione Civile, e di quanto ad esso ha fatto e fa tuttora
riferimento; così come è impensabile che nel Paese non
vi sia un grande Soggetto Politico Autonomo che si ispiri ai grandi
valori della Ecologia e della Sinistra, nei termini tante volte ripetute in
questo mio contributo.
Se ciò è giusto, il cammino da costruire è proprio
la realizzazione di un
nuovo, grande, unitario soggetto politico,che
raccolga storia, cultura, lotte sia delle forze di Rivoluzione Civile,
superando ed annullando le specificità di ciascuna di esse, sia di SEL
e dello stesso M5S, se disponibile ad un confronto, e di
altre realtà politiche anche se numericamente piccole, che lanci su un grande
programma alternativo ecologista e di sinistra la sfida politica per un
cambiamento radicale del Paese, ma anche dell’Europa e del Mondo collegandosi a tutte le forze
ed i movimenti che agiscono in tale direzione.
La scelta, la
proposizione e l’attivazione di un Percorso
di Scioglimento per la
Rinascita, - articolato
in ogni realtà territoriale e non solo, per riempirlo di sogni, di
valori, di idee, di partecipazione, di democrazia, di contenuti, di lotte dovrebbe essere la risposta
vera di tutte le forze ecologiste e di sinistra oggi sconfitte alle
elezioni.
Napoli, 21 Marzo 2013