Ho appena finito di leggere, Il potere che frena di Massimo Cacciari,
un libro che ho comprato sull’onda di una pubblicità pervasiva, un libro che
credevo parlasse della crisi che attraversa la Chiesa e tutte le
istituzioni una volta ritenute forti. Ieri sera Lilli Gruber, lo mostrava al
pubblico televisivo dopo una conversazione con lo stesso Cacciari sulla crisi
di sistema- come la chiama lui- che sta squassando il nostro paese. Lui si è
schermito, dicendo che è un libro che chiosa S. Paolo, e ha detto la verità. Poi,
però, ha continuato riferendosi nuovamente alla crisi di sistema tirando in
ballo le figure del Cristo e dell’Anticristo. Il libro si rifà anche ad alcune
teorizzazioni di Carl Schmitt, il cui pensiero affonda nella religione
cattolica, ruotando attorno alle questioni del potere, della violenza, del
sacro e dell'attuazione del diritto che starebbero dietro a molte figure della
teologia politica contemporanea. Mi ero riproposto di non leggere più libri di
Massimo Cacciari da Dallo Steinhof, (1980
) e da Le icone della Legge ( 1985) , ma
ci sono ricaduto: la pubblicità è uno strumento diabolico per restare in tema. Le
mie riserve e/o le mie critiche verso
Cacciari sono le stesse di quelle che avevo negli anni ’80 solo che – a
differenza di allora- ho accumulato credo, un po’ più esperienza conoscitiva verso una scrittura che si dice
“filosofica”. Così, ci si trova nelle mani un testo con un linguaggio oscuro e
involuto, criptico, un linguaggio per iniziati che catapulta il lettore nei primi secoli dell’era cristiana con citazioni greche, non tradotte e pure quelle latine, soprattutto con periodi di totale incomprensibilità sintattica e lessicale, una mancanza di rispetto totale nei confronti di chi vuole entrare nel testo e capirlo e che sposa
moltissimi temi della dottrina gnostica. Capisco che lui
aborri la trasparenza, sempre e comunque, e posso anche condividerne
relativamente e per casi diversi le ragioni, ma questo non significa
parteggiare per l’oscurità e per il settarismo intellettuale. Il libro procede
quasi tutto con periodi di questo tipo: “ Le
direzioni della prima si dispongono integralmente sull’orizzontale, e il suo
‘progetto’ consiste nell’annullare nell’ hic et nunc dello spazio globale il
senso stesso del tempo escatologico- messianico; quelle della croce,
all’opposto segnano l’irrompere imprevedibile dell’eterno sul piano della
distensio temporis- eterno che sempre rappresenta, ma sempre anche, insieme si
ri-vela” ( pag.85). Ora, da tempo Cacciari ci ha abituato a questa lettura
‘ispirata’ che lui ha della storia e della secolarizzazione, ma mi chiedo a
questo punto in che modo la filosofia possa interagire con il mondo e con i
suoi lettori prossimi, la sua in particolare o meglio: chi è che legge Cacciari
insieme a me? Lo so che la domanda lo inorridirà ma si pone necessaria: se la
filosofia non ha più una necessità di essere e sembrerebbe che anche essa, come
tutto, annaspi nello sprofondamento del ‘fondamento’, come si evince dalla lettura dell’ultimo numero di Micromega,
quella di Cacciari annaspa di più delle
altre.Una scelta? Non lo so: il libro è noiosissimo e la nostalgia dell’ autorictas perduta non è convincente, come non è convincente la tesi del “potere catecontico”, il potere che frena, il potere che permette l’avvento
“della bestia” e l’illusione del
ritorno del Kristos sulla terra ovvero la Parusia. Se poi si
legge più attentamente si capisce che il nuovo messia non è neanche il Kristos ma il figlio
della perdizione, appunto “la bestia” l'Anticristo: insomma una ridda di rimandi e di citazioni a testi già di per sé oscuri ed esoterici, di cui non si avverte l'immediato ritorno nei termini di una comprensione del contemporaneo. Ad una lettura più accorta si scopre che
l’esoterismo cacciariano è quello della gnosi, che il suo elitarismo obbedisca
a canoni ideologici ad una forma di nichilismo che apparentemente sembra vicino
al cristianesimo, ma in realtà nega la verità della Rivelazione e sembra
sposare le tesi di scientology. Allora mi chiedo: se filosofare oggi significa
scrivere un libro come questo, allora la filosofia è veramente morta: meglio scrivere
romanzi o meglio leggere Dostoevskij, che pure lui cita nel libro. Ho letto
molti libri di filosofia contemporanea ardui e complessi. Libri nei quali il
linguaggio era un contenuto in fieri, uno srotolarsi di matrice di senso,
ovvero, nella sua lessicalità, il linguaggio rappresentava il contenuto e lo
stile stesso dell’opera che leggevo. In questo, la filosofia contemporanea mi
ha abituato a molteplici varianti stilistiche, a registri linguistici
differentissimi tra loro a seconda dell’autore al quale mi avvicinavo. Opere
che hanno richiesto fatica per la lettura ma che alla fine sono riuscito ad
attraversare a penetrare e in parte, a farne mio il contenuto a “disvelarne il senso”, per usare una
terminologia heideggeriana. I più difficili e ardui, sono quelli che per me
hanno rappresentato vere e proprie scalate, dopo le quali ero soddisfatto di
aver affrontato quella fatica: essi avevano lasciato in me un solco nel quale
far germogliare altre idee e altri contenuti. Penso a Sentieri Interrotti, di Martin Heidegger, nel quale il curatore avverte
che il significato dei termini e il lessico in generale richiede molta
attenzione così pure la riscoperta delle
parole, per non perderle nella banalità, in modo che i termini usati denotino un senso diverso da
quello comune. Penso a Dialettica
Negativa di Theodor W.Adorno, che poi era una critica al pensiero di
Heidegger, e nella quale il filosofo stesso annunciava che “chi sceglie oggi il lavoro filosofico come
professione, deve rinunciare all’illusione con la quale prendevano
precedentemente l’avvio i progetti filosofici: che sia possibile afferrare, in
forza del pensiero, la totalità del reale”; ma anche altri lavori non meno
complessi come: L’Anti Edipo di
Deleuze e Guattari, nel quale le dinamiche stesse del linguaggio sviluppano una
critica antiautoritaria in chiave anticapitalistica utilizzando una
terminologia mutuata dalla psicanalisi e dalla critica dell’economia politica
marxista, e molti altri, la cui lettura si è dimostrata essere una vera e
propria impresa La scrittura e la
differenza di Jacques Derrida, o Totalità e Infinito di Emanuel
Levinas, o Le
parole e le cose di Michel Foucault, nel quale il filosofo utilizza il
lessico come uno strumento di scavo che si
sforza di studiare la struttura dei discorsi delle varie discipline che hanno
preteso di avanzare teorie sulla società, sugli individui e sul linguaggio.
Insomma testi fondamentali della filosofia contemporanea che hanno in buona
parte condizionato il mio modo di essere ai quali devo moltissimo ancora oggi,
e che per buona parte dei comuni mortali potrebbero benissimo far a meno di
esistere, per far fronte al generale dissolvimento del fondamento, del grund, del senso, difficili, ma pur sempre accessibili. Forse bisognerebbe
partire da questi e tener bene in conto le finalità di qualsiasi filosofia:
aiutare a comprendere il mondo se ciò è ancora possibile tramite la filosofia. Quando da Lilli
Gruber ieri sera, l’esperta di comunicazione parlava dei processi comunicativi
che sottendono le strategie di Grillo e del M5S Cacciari oscillava il capo con
malcelata sufficienza, quasi a voler sottolineare una superiorità della logica
della fisica, che a suo dire, sono parti integranti della politica non forse della
sua filosofia . Se è così per lui e per la sua filosofia che trabocca di
messianesimo gnostico mi viene da chiedergli: ma se i cattolici ai quali si è rivolto aspettano il
ritorno del Cristo sulla terra alla fine dei tempi, e quelli più gnostici come lui, il
ritorno del figlio dello spirito , un secondo liberatore, il ‘paracleto’
che rovescerà ogni valore in cui i cristiani hanno creduto, tutti gli altri, tutti i poveri i poveri non
credenti materialisti cosa devono aspettarsi?
Franco Cuomo
Modesto consiglio per decrittare "Il Potere che frena" e capire il vero significato di 2Ts 2, 1-12: visitare il sito
RispondiElimina===>>> http://giuseppedecesaris.blogspot.com
Se vuole, potremmo poi anche metterci in contatto ed approfondire le tematiche connesse.
A presto,
Giuseppe De Cesaris
È una tesi suggestiva indubbiamente, tenuto conto anche della forte commistione di cultura ( astrologia) greca e orientale di Paolo di Tarso. Non entro nel merito perché non conosco l'argomento, ma certamente quella di Cacciari è una forzatura anche della tradizione schmittiana da me per altro non condivisa . Un libro quasi del tutto illeggibile e una lettura di un testo criptico che - come ho già scritto- rimanda alla gnosi : un libro per iniziati dei quali non mi sento né voglio esser parte. Ancora oggi, seguendo le molte apparizioni di Cacciari in televisione, si afferra nelle invettive che il filosofo fa sulla crisi della politica un adattamento del suo personale percorso filosofico e questa io la trovo una forzatura bella e buona, o meglio: eccessiva e fuorviante. La saluto. Grazie di essere passato .
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