Cosa fa si che un nome, un uomo, un
cardinale, totalmente sconosciuti fino a qualche giorno fa possa improvvisamente mandare in visibilio
folle immense ad ogni sua apparizione? C’è un che di non immediatamente
percepibile dietro questo successo, c’è una meccanica non immediatamente
visibile nella natura del potere. Ci sono relazioni di scambio attivate dai
processi comunicativi, ma soprattutto, appare a molti, ai credenti, ma anche i
non credenti, un’autorevolezza che non è solo il retaggio o la memoria del
sacro nel potere, soprattutto dopo che questo è diventato tecnica politica, o
come nel caso della Chiesa quando questa è percepita più come uno Stato che non
come potenza escatologica.
Si, questo è un Papa latino, ha
grande carisma e grande capacità comunicativa, come nell’indole di tutti i latinos, ma basta solo questo? La
lingua, la cultura sono fatti concreti, la gente lo sente, lo avverte a pelle. La
musicalità dell’italiano parlato da un ispanico si avverte subito: altro che ch dure, o kvesto e kvello. Sono
riflessioni che ho fatto in questi giorni mentre guardavo i ritualismi vaticani.
Pensavo a questa differenza tra questi due pontefici e questa mi portava a
pensare alla differenza di modo di essere di due polarità culturali
diversissime nelle loro sfaccettature simboliche e strutturali.
Questa è una riflessione che
molti dovrebbero fare estrapolando dalla sfera di questo confronto tra le due
figure religiose, soprattutto per quello che economicamente sta succedendo in
Europa. Sto parlando del dominio autoritario tedesco nell’economico e al suo
malcelato senso di superiorità. Non si possono costringere in Europa, con una
dittatura economica: spagnoli, italiani, francesi, ad essere culturalmente
tedeschi.
Le strutture culturali della rappresentazione
estendono il loro ragionamento politico a domini comportamentali e immediatamente
pratici, i quali fanno a pugni e sembrano trascendere l’idea economica di
diktat amministrativo e di potere che tutti noi stiamo conoscendo. Tra l’altro,
poi, per tornare ai due pontefici, io non ho mai creduto nel gesto esemplare
che avrebbe fatto Benedetto XVI e che ci hanno voluto raccontare i filosofi
nostrani insieme alle televisioni . A mio avviso, quella di Joseph Ratzinger è stata
una vera e propria adorniana “paralisi del contatto”: una chiusura
altezzosa e meditata a lungo, verso qualcosa che non si confaceva o conformava
più alla sua “superiorità teologica” e culturale. Il suo alzare le mani repentinamente
quando appariva in pubblico che cos’era se non un anteporre una distanza tra sé
e il mondo? Una paralisi del contatto culturale e anche, una presunzione di
superiorità tedesca mai nascosta del tutto da quel pontefice e che, purtroppo
per tutti, è una caratteristica culturale di questo popolo.
Il Pangermanesimo è qualcosa
che ha prodotto effetti devastanti nella cultura tedesca a partire da Fichte. Oggi
si assiste ad un pangermanesimo monetario, mentre l'aspirazione ad essere i
primi d'Europa i tedeschi non l'hanno mai persa e anzi ne stanno riscoprendo l'orgoglio:
credo che le dimissioni di Ratzinger, abbiano dunque a che fare di più con
questa presunzione, un gesto di orgoglio, altro che umiltà
Così, dunque, questi episodi apparentemente
così distanti ma così vistosamente mediatici dovrebbero indurci a riflettere
che, nel momento in cui si affermano le condizioni del capitalismo globalizzato
le capacità politiche atte a proteggere l’integrazione sociale si restringono
pericolosamente e la gente riconosce solo la sua identità culturale ovvero: i
gesti, i segni, la lingua parlata familiare, che la fanno sentire comunità.
Sono questi i periodi nei quali, accompagnati
dalle grandi crisi economiche, si fanno avanti tentazioni autoritarie, mentre
gli individui intimiditi si ritirano tra le bolle dei loro interessi privati E'
nella cultura e noi non possiamo farci niente. Cacciari parla, con linguaggio
da iniziati,di potere catecontico,
ovvero di un potere che frena, che trattiene o “che contiene le spinte disgreganti dell’empietà”, una deprimente e
un poco scontata nostalgia del sacro che secondo lui sarebbe alla base della
crisi di legittimità che attraversa le istituzioni e la legge e la società.
La
verità purtroppo è che il nomos,
ovvero, la legge oltre ad essere stata destituita dal suo fondamento metafisico,
come dice Cacciari, è naufragata nella pessima amministrazione: forse l'unico
che ha avuto ragione, sul destino degli umanesimi e sull’avvento del nichilismo
è stato Martin Heidegger. La tecnica ( tecnologia ) e il suo dominio è l’unica che
ha spazzato via l’idea di umanità e con essa ha azzerato la Chiesa , la politica, la
legge. In questa débâcle del
fondamento, che sperimenta la catastrofe di senso è la politica e, per il suo
tramite, il concetto di democrazia, che sprofondano. Quest’ultima poi non
diventa altro che una procedura modulare obsoleta per far funzionare un
meccanismo statale anch’esso destituito di qualsiasi autorità. Cosa potrebbe
fermare questa apocalisse? Non credo di avere al momento soluzioni se non
quelle di riflettere sulle cose o sui fatti, un po’ com’è venuta fuori questa
riflessione guardando due figure di pontefici
così diverse l’una dall’altra.
Sono convinto che solo la comprensione
dinamica di questi processi e una consapevole riflessione sul “politico” inteso
o concepito o vissuto come categoria rigenerativa, diverso e antagonistico
della politica tout court, e a quello
che questa è diventata, forse può tirarci fuori dalla tecnica amministrativa
dell’economico ( soprattutto di quello tedesco) e restituire senso alla
comunicazione simbolica e culturale per una ridefinizione del reale.
Forse qualcosa del genere sta succedendo a
livello mondiale, benché io sia molto scettico. Penso ai movimenti
antiglobalizzazione con tutte le loro molteplici sfaccettature, penso alla
coscienza ambientale e anche qui in Italia, benché nessun abbia capacità di
accorgersi del nuovo che spesso non è mai come noi lo vorremmo.
Leggevo on line che David THORNE, Ambasciatore
USA, parlando agli studenti del Liceo Visconti di ROMA ha detto: "Voi giovani siete il futuro dell’Italia. Voi
potete prendere in mano il vostro Paese e agire, come il Movimento 5 Stelle,
per le riforme e il cambiamento".
Così
pure Jim O'NEIL, Presidente della Unità dei fondi della GOLDMAN SACHS: “Risultato elettorale entusiasmante. Il Paese
ha bisogno di cambiare qualcosa di importante, e forse i voti a Grillo sono il
segnale dell'inizio di qualcosa di nuovo”.
Ho colto nelle parole di
queste due persone un atteggiamento completamente diverso da quello che si vive
in Italia o in Germania verso questo fenomeno e che io stesso ancora non ho
chiaro, ma verso il quale mi sento di avere aperture. Sono punti di vista i
quali, ancora una volta fanno i conti con un apparato simbolico e culturale col
quale ognuno dovrebbe fare i conti. E’ questa la comprensione dinamica dei
processi, se tutto questo non succede allora siamo destinati ad un
impoverimento collettivo in area mediterranea e ad una pericolosa deriva
autoritaria.
Franco Cuomo
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