martedì 6 dicembre 2011

Una considerazione di Vattimo il giorno prima della manovra


domenica 4 dicembre 2011

Sulla manovra di Monti

Dal mio blog sul sito de Il Fatto quotidiano, 3 dicembre 2011

La disgregazione sociale renderà vani i sacrifici

Dicono i giornali di oggi che i due leader dei partiti maggiori che hanno dato la fiducia a Monti non si fanno sentire, e anche i commentatori e gli opinion maker si interessano per lo più alle indiscrezioni circa l’uno o l’altro aspetto della “manovra” piuttosto che al significato politico generale di quello che sta per accadere, o caderci sulla testa. Persino la lodevole campagna del “Fatto” sui conflitti di interesse che, nonostante le buone intenzioni, o presunte tali, di Monti gravano su non pochi componenti del governo si può leggere come un richiamo al dovere di attenersi davvero al programma enunciato in parlamento dal premier piuttosto che come un’espressione di riserve politiche su tutta l’operazione. Certo, la sapida satira di Travaglio sulla “sobrietà” e le lodi universali tributate dai giornali main stream alla figura di Monti ha l’aria di esser qualcosa di più che un semplice divertimento. Sta di fatto, però, che l’attività di Monti e dei suoi ministri, per quel che se ne sa, rimane circondata da una specie di silenzio sacramentale che non fa sperare niente di buono; o meglio, che preannuncia la rassegnata accettazione da parte di una maggioranza “emergenziale” che salverà qualche faccia tollerando (o anche programmando?) qualche voto contrario su questo o quel punto della manovra.

Intanto, i giornali sono pieni di illustrazioni apocalittiche delle conseguenze che seguirebbero alla fine dell’euro, il temuto default, la dissoluzione dell’Unione Europea e il ritorno a quella sorta di stato di natura da cui credevamo di essere usciti. Non si pecca di eccessiva sospettosità se si pensa che tutto questo sia una sorta di “concertazione” generale diretta a far digerire anche i peggiori aspetti dell’azione che il governo si prepara ad attuare. E’ una tattica ricalcata su quella della lotta al “terrorismo internazionale”: se sollevate anche il minimo dubbio su come siano andate davvero le cose l’11 settembre siete bollato come potenziale terrorista; se vi scandalizzate ancora per il lager di Gaza e le sorti della flottiglia siete antisemiti. Sarà possibile armare una piccola flottiglia per limitare i danni che il governo Monti minaccia di infliggere agli strati più poveri della società italiana? Per esempio, mostrando che se si applicheranno tutte le misure (misurate? Impressionanti!) di cui sentiamo parlare l’Italia rischia davvero di cadere in una condizione di disgregazione sociale che renderà vane proprio quelle misure. Anche noi tendiamo dunque a criticare Monti dall’interno, obiettandogli che il suo piano sarebbe buono ma non avrà efficacia? Forse sì, la flottiglia ha sempre avuto anche il senso di portare alcuni soccorsi immediati. Che non la lascino operare mostra che, se lo potesse fare, romperebbe anche il “blocco”. Siamo anche noi, qui in Italia, vittime di un blocco – l’universale approvazione della cosiddetta opinione pubblica nei confronti di Monti. Se riuscissimo anche solo a far cancellare qualcuno dei punti più selvaggi del suo piano avremmo già fatto qualcosa anche per liberarcene.

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