venerdì 20 novembre 2015

Una breve lettera a Cambiare Fa Bene, Organizzazione politica




Cambiare fa bene ? Si forse, dipende, cambiare cosa per cos'altro? Intanto bisognerebbe cambiare le forme del nostro linguaggio, bisognerebbe, per esempio, decidere di veicolare un’idea senza coniare uno slogan pubblicitario, perché così facendo si dimostrerebbe la volontà autentica che non si sta vendendo un prodotto, ma che invece si vuole veramente attivare un processo. Sono due cose ben diverse, ma oggi nessuno lo sa più. Oggi non lo fa più nessuno. Siamo abituati a partire da una frase che dovrebbe sembrare una frase ad effetto, poi si raccoglie un po’ di nomi intorno ad essa e il gioco è fatto. Ma questo, ed è una mia opinione, significa già partire con il piede sbagliato. Per carità, forse non è neanche sbagliato, ma sicuramente non è la forma migliore per affrontare le problematiche proposte poi nel cerchio nero che racchiude il disegno del manifesto, ovvero:qualità dell’aria, delle acque,rifiuti, mobilità, e vivibilità urbana. Queste problematiche non sono prodotti o generi sui quali attivare delle forme di marketing, ma reali processi socio economici sui quali e attraverso i quali si esercitano poteri e interessi che spesso cozzano tra loro. Un esempio? Un completo risanamento della qualità dell’aria nel centro urbano dovrebbe comportare scelte coraggiosissime nel vietare o spostare tutto il traffico automobilistico dal centro della città, incentivando tutta un’altra serie di soluzioni di mobilità urbana, ma come ci si colloca di fronte a opere nefaste e purtroppo realizzate come il mega tunnel e il proliferare di opere simili che ancora si propongono come soluzioni possibili? Chi si oppone e come  ai dictat di un ente come l’ANAS che fa ancora il bello e il cattivo tempo? Oppure la qualità delle acque, che, da noi dovrebbe significare principalmente, ma non esclusivamente, la depurazione del mare e poi, all’interno delle buone politiche di gestione e tutela ambientale, arrivano proposte di far conciliare le politiche dello sviluppo turistico e la salubrità dei nostri litorali devastati da un abusivismo selvaggio incontrollato? Senza parlare poi dell’abuso e della pratica di gestione dei rifiuti urbani, vero cancro di pericolose commistioni tra pubbliche amministrazioni e società in odore di gestione camorristica. Io non riesco più a credere alle frasi di effetto, mentre mi lasciano perplessi i progetti dei cosiddetti ecosistemi urbani basati su un termine che personalmente ritengo devastante per l’ambiente ovvero quello di: sostenibilità. Da qualche anno a questa parte, attraverso questa parola, si fanno passare le cose peggiori per l’ambiente e il territorio, specialmente nelle nostre zone. Dunque: cambiare fa bene, ma per cosa e come? E poi la forma per dirle le cose: usciamo dal marketing e entriamo tutti nella buona pratica delle riflessioni critiche, analizzando gli attori, ciò che propongono e come lo propongono, solo allora potrei pensare di farmi un’opinione seria su un argomento e solo allora potrei pensare di attivare autentici processi di cambiamento, specialmente se questi hanno l’ambiente e la sua salvaguardia come punto focale.
Franco Cuomo
Coordinatore del Circolo VAS Verde Ambiente e Società, “ Giovanni Esposito”

Vico Equense           

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