giovedì 28 dicembre 2017

GALLERIE CHIUSE, ALLERTE METEO STATI DI EMERGENZA E POVERI IDIOTI




“Gallerie chiuse per un po’ di pioggia: qualche marchettaro disse “tutto ok” allo slogan di “grande successo”.
 Che squallore.
E pensare che i Comuni della penisola e di Castellammare si sono dovuti autotassare per la somma complessiva di 15.000 euro per rimuovere rifiuti e per mettere una pompa di aspirazione nella zona dove il rivo rischia di esondare. Anche se i lavori spetterebbero ad altri.
Dissero che in pochi giorni si sarebbe risolta la situazione evitando chiusure. Balle.
Vergogna.
L’importante però è dare voce agli auguri di Natale ai cittadini e non invece fare casino per questo scempio”
La mia opinione è che il “casino” non lo farà nessuno perché siamo inebetiti da una informazione idiota che ha come scopo quello di rendere tutti idioti. Questa è una premessa che userei come cappello introduttivo per ogni mio post o scritto sulla nostra vicenda di contemporanei. Tutte le informazioni, mai come in questa nostra epoca sono filtrate e fondamentalmente soporifere.

Ho letto il commento virgolettato e in corsivo su FB, e chi lo ha scritto è un giornalista, un bravo giornalista di una testata locale, ma io da un giornalista mi aspetterei un giornalismo di inchiesta, qualcosa che andasse a frugare e sviscerare quelle che fa comodo tacere, quelle verità di cui si sente parlare ma che poi in qualche modo bisognerebbe appunto verificare.  Purtroppo così non è in Italia, dove chi fa questa professione o si limita a trascrivere ciò che viene loro detto, diventandone cassa di risonanza, o addirittura si scrive il contrario della verità. Naturalmente con è il caso dell’amico del post che, faticosamente, è un bravo giornalista.
Dunque  ho appreso che i comuni costieri e Castellammare si sarebbero autotassati di circa 15mila euro ciascuno per far fronte ai lavori di ripristino delle gallerie di Varano e di Privati, ovvero 105mila euro circa. Domande: a chi sono andati questi soldi? Chi ha eseguito i lavori per la rimessa in funzione delle due gallerie? Li ha forse presi l’ ANAS? Ma l’ANAS non è in parte responsabile dell’accaduto? Non sapevano i suoi ingegneri del rivo tombato? E che i corsi d’acqua non andrebbero mai coperti perché prima o poi l’acqua si riprenderà la sua strada? E non sapevano i funzionari comunali di Castellammare che le tubature che hanno detto ostruite del rivo Calcarella da una strozzatura erano invece piene di materiale di una discarica nelle vicinanze e anche piene di materiale di risulta perché nelle immediate vicinanze si sarebbe dovuta edificare una costruzione?
Sono domande sulle quali voglio sperare stia facendo chiarezza la Procura della Repubblica. Ecco, dovrebbero essere queste le domande che dovrebbero rimbalzare su tutti i giornali e telegiornali del nostro paese, e, la mia opinione è che dovrebbero essere solo domande retoriche perché nei fatti sappiamo chi ostruiva il rivo Calcarella con il materiale di risulta, e sappiamo pure chi non lo puliva, e sappiamo pure chi lo ha tombato, come sappiamo anche chi ha sbagliato i calcoli d’altezza della galleria di Seiano, per cui gli autocarri superiori ad un certo tonnellaggio e con materiali infiammabili devono passare per il centro di Vico.
Ecco, noi sappiamo tutte queste cose ma facciamo finta di non saperlo,e i giornali locali e non e i telegiornali locali e non parlano d’altro e noi affidiamo tutto alla magistratura, già pesantemente oberata da una mole immensa di inchieste, perché in Italia, specie al Sud è così che si fa. Si aprono inchieste su quelli che sarebbero reati ambientali, laddove dell’ambiente non frega a nessuno, ragion per cui, si fa passare tempo, eppoi si fanno lavori che il più delle volte risultano inutili perché nessuno ne controlla l’esecuzione, così si potranno rifare un’altra volta e poi ancora e poi di nuovo ancora, così si pagano e foraggiano imprese di amici degli amici. Nel frattempo, nel paese Italia e qui da noi nel sud di una cosiddetta turistica zona sorrentina, si chiudono due  gallerie che sono l’unica via di accesso più o meno agevolmente percorribile, per raggiungere la penisola sorrentina e si scaraventato centinaia di migliaia di persone in un inferno di traffico urbano alla prima pioggia. Già,è così che ora succede, dopo l’allagamento della prima galleria e dopo aver “scoperto” che il rivo Calacarella esondava perché ostruito, nella galleria facendolo diventare un nero Stige sotterraneo per la gioia di migliaia di pantegane impazzite.
Si perché alla prima “ allerta meteo “, perché oggi le piogge e le nevicate di quelli che fino a qualche anno fa erano normali fenomeni atmosferici di stagione, si chiamano allerte meteo, e poi ci sono gli stati di emergenza e poi le protezioni civili, tutte cose di cui la mia generazione ha fatto a meno, come anche quelle precedenti .
Invece oggi si sente parlare solo di questo in apertura di telegiornali e, se per fortuna o sfortuna d’inverno non abbiamo la neve, che è normale pure quella parliamo in apertura di tg, di quella in Pensylvania, così siamo inondati di scenari apocalittici, di inondazioni nelle Filippine durante i monsoni, di neve sulla costa est degli Stati Uniti a dicembre e gennaio, cioè di cose che sono sempre accadute.
 Allora ecco scattare le emergenze meteo nazionali, gli stati di emergenza e, udite udite la famigerate “bombe d’acqua”, poi subito dopo arriva l’influenza che ha fatto due morti ( due) in Germania e in Italia un milione di persone ( su sessanta milioni) in prevalenza bambini, ovvero una cosa normale pure questa ma descritta come qualcosa di catastrofico: ma di cosa parlerebbero mai altrimenti altrimenti i tg?
Certo nessun telegiornale o giornale, se si eccettuano pochissimi programmi tematici,  ci parlerà  della rapina ambientale fatta da delinquenti spesso in giacca e cravatta che ormai stanno in uffici di enti, in amministrazioni pubbliche che provocano, alimentano e gestiscono questo stato di cose.
In questo modo, con quello che succede, il  nostro territorio, così com’è, è la degna rappresentazione di ciò che siamo, ovvero: la più plateale manifestazione del connubio diabolico di affari, politica e corruzione e di anni e anni di silenzi e connivenze colpevoli.
Ecco perché le due gallerie oggi su chiudono alla prima pioggia invernale, ma mai che qualcuno facesse i nomi e cognomi dei responsabili di tutto questo.


sabato 23 dicembre 2017

ENNESIMA VIOLENZA A UN TERRITORIO MARTORIATO. CHI DOVREBBE TUTELARE IL TERRITORIO RINTRACCI I RESPONSABILI E FORNISCA RAGIONI AMMETTENDO CHE POSSANO ESSERCENE







La violenza che si sta esercitando sul territorio di Vico Equense, sembra diventare sempre più virulenta e più cattiva, gratuitamente cattiva. Il consumo di suolo, e la distruzione del verde in aree di valenza paesaggistica sembra ormai aver raggiunto livelli parossistici non più sostenibili. Quello che potete vedere in queste foto è stato fatto nel giro di qualche giorno, in una zona di lussureggiante vegetazione, ma anche in una zona ad altissimo rischio idrogeologico R3. Le foto satellitari di Google heart, mostrano com’era la zona prima, mentre le altre mostrano lo scempio inconsulto e non ancora comprensibile  poiché non se ne conoscono ancora né gli autori, né le finalità. Di fronte a quello che  dal ponte dell’EAV di Seiano apparentemente sembrava una frana o un grosso smottamento, non ci sono parole che possano commentare quello che si vede. Un territorio barbaramente trucidato, da chi nella sua grossolana e crassa ignoranza e avidità, sicuramente intende lucrare su quel terreno una volta ricco di ulivi, lecci e macchia mediterranea. Come è stato possibile fare tutto questo? Come è possibile che nessuno sia intervenuto? Hanno forse ottenuto autorizzazione per fare questo e chi l’avrebbe mai concessa, ammettendo che ci sia autorizzazione e per cosa, per quello  che si configura essere un  autentico  reato ambientale nonché disastro annunciato, poiché quella zona gravita nel perimetro di zona R3, ovvero di grande rischio idrogeologico, mentre pochi metri più sopra vi si snoda il Corso Filangieri? La verità tristissima e drammatica che ne viene fuori è che  Il territorio è nelle mani di vandali, temendo però, che nel dire questo si offenda l’antico popolo: gente senza scrupoli che appena può distrugge alberi per edificare o cementificare  con complici connivenze di chi invece il territorio dovrebbe tutelarlo e proteggerlo. Gli ambientalisti –pochi – che denunciano questi delitti vengono descritti nel migliore dei casi  come invasati radicali, nel peggiore, come rompicoglioni, che si oppongono al turismo e all’afflusso di soldi e alle attività commerciali, ma qui, quella ferita, come già tante altre, per una zona di Vico Equense che gravita sulla pianura del  Rivo d’Arco orrendamente stravisata sembrerebbe la goccia che fa traboccare il vaso: a cosa può servire quello sbancamento con una pendenza simile? Sembra improbabile una strada o qualsiasi altra cosa. Un parcheggio? Una costruzione?. A nulla vale il richiamo dell’Unione Europea: siamo i peggiori, gli ultimi nella lista rispetto alla salvaguardia e alla conservazione delle aree di verde e delle coste. Noi ambientalisti faremo ancora una volta il nostro dovere, denunciando agli enti preposti affinché sia fatta chiarezza su questo ennesimo delitto, su questa ennesima ferita inferta al territorio per amore dei soldi, per lucrare sulla terra, per fare ancora una volta affari alla faccia di piani territoriali e normative  non rispettate col consumo di suolo, con l’aiuto di uomini senza scrupoli, con bassissima cultura e di grossolana stazza morale e non. Verso questi, poiché le denunce non ci restituiranno più quel verde mutilato e distrutto tutto quello che loro si può augurare è una sorta di anatema, una maledizione, perché chi continua a fare del male al territorio non può pensare di farla sempre franca e di restare impunito. E allora, che possano fare la stessa fine di quelle piante: essere tranciati brutalmente e finire a rinsecchire nella terra, ammonticchiati. Chi specula sul territorio non rispettando leggi è divieti non può non finire altrimenti. Salvatore Settis in molti suoi interventi  ha denunciato il consumo selvaggio del territorio e la distruzione delle coste e del paesaggio, oggi queste foto ci dicono che non possiamo più fare finta di non vedere. Ci dicono che noi sappiamo chi sono i colpevoli, li conosciamo uno per uno, ma non abbiamo le prove per denunciarli personalmente, e allora ci rivolgiamo a chi le leggi dovrebbe farle rispettare nella speranza di far pagare i colpevoli in un paese nel quale natura, paesaggio, verde non rappresentano un valore in sé ma solo un tornaconto per fare affari.  

martedì 19 dicembre 2017

la crescita e l’insurrezione dei linguaggi assoggettati


Resto comunque perplesso, oggi, dinanzi a cotanta lettura. Rileggendolo ormai istintivamente attraverso lo sguardo foucaultiano, viene da chiedersi se sia possibile sfuggire agli apparati che negano il linguaggio... O se forse non sia proprio il dispositivo del linguaggio ad averci condotto fin qui”.


E’ il commento che è stato fatto alla mia letterina filosofica dal titolo “ E’ il pensiero che compie e non il fare”. Naturalmente è un commento molto pertinente che fa un riferimento filosofico ben preciso e sarò lieto di rispondere. Per mia scelta, in rete cerco di utilizzare una forma espressiva più “accessibile” e, in questo caso, proprio perché l’oggetto è il linguaggio potrebbe sembrare che proprio per quello che ho scritto nella “letterina” precedente, io mi starei contraddicendo perché utilizzerei una forma semplice per la risposta. In realtà non è così. E’ proprio attraverso “lo sguardo foucoultiano”, che noi dovremmo usare il linguaggio e non per sfuggire agli apparati ( tecnologici, ideologici, politici o economici), ma per opporvi una resistenza ragionata, pensata, “agita”, per usare il termine heideggeriano. Il potere foucoultiano, diverso dal Moloch dei francofortesi per esempio, per sua natura parla ogni linguaggio, perché il potere per Foucault è fondamentalmente relazione[1]. Non esiste in sé ma solo nei linguaggi che esso fa parlare, ovvero nelle relazioni che istituisce, va da sé che un linguaggio che chiamerò per comodità  “di resistenza” sarà certamente diverso dal linguaggio degli apparati, nella misura in cui esso riesce ad agire veramente un pensiero articolato e concettualmente complesso, ovvero, non banale, non artificiale, non semplicemente tecnico, perché il potere in realtà non esiste, ma esiste invece tutta, più o meno organizzata piramidalmente, serie di relazioni che interagiscono, quindi è sempre presente ma nello stesso tempo costituisce o determina pure ciò che si tenta di opporgli, ma, culturalmente, con un senso completamente diversificato, con questo voglio dire che allora è necessario avanzare verso un’analitica dei linguaggi, piuttosto che verso una “teoria del potere”, perché la tua riflessione sembrerebbe andare in quella direzione; e cosa dovrebbe rappresentare o verificare questa analitica? Anzitutto una serie di negazioni, ovvero cosa non dovrebbe essere il potere ( per la precisione Foucault dice cosa non è ): il potere non dovrebbe essere un insieme di istituzioni, non dovrebbe essere un particolare tipo di assoggettamento o di dominazione, non dovrebbe essere una struttura ( carceraria, manicomiale, sanitaria), né una potenza economica o politica, né un sistema che produce informazione. Il vero potere invece si produce in ogni istante, in ogni punto in ogni relazione fra un punto e un altro, esso viene da ogni parte laddove si riattivano dei “dispositivi” di saperi locali. E’ questa liberazione dei saperi locali e la riscoperta meticolosa delle lotte e degli scontri, la “crescita e l’insurrezione di   linguaggi assoggettati”[2] che potrà agire contro l’effetto inibitore delle teorie totalitarie globali, contro  quei saperi confezionati che non definiscono relazioni ma solo soggezioni o- come dice lui- assoggettamenti, in questo modo, si creerà un nuovo potere, ovvero la capacità di attivare dei processi relazionali: è in pratica quello che è successo negli anni ’70: dei saperi liberati, hanno creato nuove istanze linguistiche che sono sfociate nelle lotte per i diritti dei carcerati, per l’abolizione dei manicomi, per l’affermazione dei diritti dei neri, degli  omosessuali, per quelli delle donne e oggi per la salvezza della natura e per il nostro ambiente o, per la conquista di un’identità linguistica diversa da quella proposta dai media o dalla tecnologia. Oggi la vera battaglia è unicamente questa ovvero: quella dei saperi locali contro gli effetti di potere del discorso globale riplobematizzando una serie di discorsi che apparentemente sembrano già conclusi e completi, ma che in realtà assoggettano creando dipendenza, ma soprattutto – ed è quello che sostengo da tempo – aprire all’interno di questi discorsi delle faglie, dei punti di rottura che producano lo scontro e dunque la nascita di un nuovo potere più consapevole di chi invece crede passivamente di non averne più. E’ la messa in pratica dei linguaggi della trasversalità: trasversali al linguaggio dei media, della politica, dell’economia, della morale che possano ridare dignità al silenzio rabbiosamente estraneo di chi è stato reso ed è tuttora muto.





[1] Michel Foucault, La volontà di sapere, Feltrinelli, 1978,p.84;
[2] Michel Foucault, Microfisica del potere,Einaudi, 1979,pp139 e segg;

domenica 17 dicembre 2017

LETTERINA FILOSOFICA DOMENICALE: E' il pensiero che compie, non il fare.


"Ciò che è veramente inquietante non è che il mondo si trasformi in un completo domi­nio della tecnica. Di gran lunga più inquietante è che l’uomo non è affatto preparato a questo radicale mu­tamento del mondo.  Di gran lunga più inquietante è che non sia­mo ancora capaci di raggiungere, attraver­so un pensiero meditante, un confronto ade­guato con ciò che sta realmente emergendo nella nostra epoca”,
 
M. HEIDEGGER, L’abbandono (1959), p. 36


Noi non pensiamo  ancora in modo abbastanza decisivo, anzi forse ormai non pensiamo proprio più a ciò che dovrebbe essere l’essenza, il nucleo costitutivo dell’agire o più semplicemente del fare. Ho sentito spesso un imprenditore sostenere che l’importante è fare, non perdiamo tempo a pensare, sono frasi che la televisione, ma anche i social media propagandano massivamente ogni giorno . Ecco: questa è la deriva contemporanea di ciò che già – Heidegger definiva l’essenza dell’agire. Oggi si ritiene che il fare sia solo il produrre degli effetti, i più immediati possibili, la cui realtà viene valutata in base alla loro utilità. Possiamo dire purtroppo, che tutto oggi, dall’economico al politico,  si muove in questa direzione, ma non è così, la verità è, o meglio dovrebbe essere un’altra. Questo è uno scacco troppo forte al pensiero speculativo al pensiero che dovrebbe determinare le azioni e il fare stesso. L’essenza del fare, dell’agire, come già sapevano i Greci, non è ne gli effetti prodotti, ma si manifesta nel “portare a compimento”, ovvero, sviluppare qualcosa nella pienezza della sua essenza. Allora, accompagnare in questo percorso – la pienezza del pensare, significa producere: produrre, ovvero generare, creare dal latino producere, gignere, ferre o dal greco γεννᾶν, φύειν. Allora a questi imprenditori “innovativi”, a questi sedicenti “uomini del fare” , bisognerebbe ricordare che l’agire per l’agire è l’anticamera  di un devastante deserto di miseria pratica, di azioni svuotate di senso, una corsa verso il nulla nella quale, si manifestano solo danni, economici, politici, ambientali, poiché esso è dissociato dalla sua essenza. E’ sempre  il pensiero che “compie” e mai il fare. Ogni nostro operare si dovrebbe poggiare sul pensiero e dunque sul linguaggio che è la sua “casa”. Non è che il pensiero si fa azione solo perché da esso scaturiscono effetti o perché diventa pensiero applicato a qualcosa. No, il pensiero e il pensare agiscono già in quanto tali e lo fanno nel linguaggio. Se ne deduce che se il linguaggio è debole o  povero o trascurato, avremo un producere, un agire, debole, povero o trascurato. Tutto oggi si muove nella direzione di negare il linguaggio e dunque di negare il pensiero a favore di un agire e di un fare fini a se stessi. Ridurre linguaggio e pensiero ai minimi termini è oggi l’imperativo categorico che gli apparati tecnologici e mediatici impongono a tutti. Comprendere e smascherare questo processo è il compito di chi lavora con i bambini e i giovani, se si abdica a questo compito, come ormai accade da più parti significa consegnare il mondo futuro all’assenza definitiva e inesorabile dell’umano.   

venerdì 15 dicembre 2017

Perché per il capitalismo il presepe non è innovazione e come tale va bandito


Sicuramente l’argomento non sembra essere  di particolare rilievo filosofico, ma come si sa- è proprio dalla manipolazione e /o  trasformazione delle piccole cose e del quotidiano che chi detiene il potere attua le più potenti forme di controllo. E’ il caso del presepe, si, proprio il presepe , quello di Eduardo De Filippo di “ Te piace ‘o presepe ? ”  e Lucariello rispondeva con un gesto di diniego della testa “ No, nun me piace ‘o presepe”. Ebbene forse il presepe non piace nemmeno all’ideologia economica capitalistica. Come si sa, il diavolo si nasconde nel dettaglio, e la hegeliana bestia selvatica del mercato, gli spiriti aggressivi e cosiddetti “innovativi” del libero mercato, avrebbero dichiarato guerra al presepe, ma perché mai il capitalismo vincente, dopo la caduta del muro di Berlino dovrebbe accanirsi contro un simbolo della tradizione e della cristianità? Ebbene si può con certezza affermare che in questo accanimento il capitale manifesta apertamente la lotta che esso ha ingaggiato non solo contro la cristianità, ma- come si è già scritto in altri miei post- contro tutte le religioni della trascendenza e contro tutti i simboli nelle quali esse si manifestano ,sul pianeta. Il capitale deve ridurre tutto al piano immanente del mercato, l’ideologia dominante, quella che passa per essere innovativa, sostiene che queste idee marxiane siano idee del secolo scorso, anzi di due secoli fa, ma di fatto , la riduzione di tutto a mercato globale è sotto gli occhi di tutti. Lo scorrimento delle merci senza più norme di tipo morale, etico o religioso  è l’unica realtà potente del nostro tempo, Quindi, il capitale ha dichiarato guerra a tutte le religioni, e non una guerra di religione come l’ideologia mediatica che esso veicola vuol far passare, dove una sola religione l’Islam attenterebbe al sistema di valori dell’occidente: niente è più falso di questa mega menzogna  planetaria.  Mentre la verità è una sola, ovvero il capitale è in guerra contro tutte le religioni della trascendenza, Islam e Cristianesimo in primis, mentre afferma se stesso come una teologia economica che chiede sacrifici e austerità per l’unico valore da difendere: il mercato e, conseguentemente, produttività, merci e denaro, verso i quali dobbiamo praticare tutti ossequiosamente un rito quotidiano : consumo, scambio e impiego della moneta. Il capitalismo allora configura se stesso come l’unico nuovo monoteismo assoluto e immanente  da praticare. Per finire si potrebbe dire che la religione del libero mercato, il monoteismo assoluto e idolatrico dell’economia  con annessa ideologia della disuguaglianza sociale che, come ai tempi di Dickens, viene fatta passare come una calamità naturale o come una sfortuna che ogni singolo si è cercato da sé, si scaglia contro la famiglia come prima cellula della comunità etica come aveva scritto Hegel , al capitale da fastidio ed è di intralcio la comunità etica in senso hegeliano, al capitale interessa solo far trionfare il sistema dei bisogni, una società che si regge solo sull’egoismo dell’accumulazione e sulla “sdivinizzazione”, heideggeriana  di cui la tecnica trionfante è la più plateale delle manifestazioni di dominio.  Ecco allora che questo capitale ha dichiarato guerra al presepe come nucleo iniziale e simbolico della famiglia e riconosce solo  le faraoniche strutture dei centri commerciali, dove trionfano i giganteschi alberi di Natale finti, illuminati e fantasmagorici  e sfavillanti che fanno anche bella mostra di sé in tutte le piazze delle città del pianeta . Nel rifiuto del presepe, simbolicamente, ma neanche poi tanto, si nasconde tutto ciò che si è appena scritto, sia che si è credenti sia che non lo si è . Nei fatti l’intera epoca del comunismo è stata un periodo in cui esisteva la convinzione che fosse possibile prendere decisioni politiche giuste, oggi, l’ideologia del capitale ha spazzato via questo credo agganciandolo solo alle realtà statolatriche, tacendo l’unica verità che andrebbe sempre ricordata, ovvero che in quel momento tutta l’umanità era guidata dal significato della storia, che era storia fatta da uomini. Con la morte del comunismo si verifica in un certo qual modo, la seconda morte di Dio nel territorio della storia, tutto questo ha anche a che fare con la sparizione simbolica del presepe che è nel simbolismo collettivo cristiano, la storia delle storie.  

giovedì 30 novembre 2017

LE AXIDIE: L’ENNESIMO ABUSO! ( la foto è del WWF ).


Leggo dal WWF che alle Axidie- come ormai è pratica consolidata- stanno costruendo di nuovo sbancando terra e cementificando a pochi metri dal mare, succede sempre ormai, appena comincia il freddo e le piogge in modo da evitare testimoni scomodi o ingombranti. Sempre come di consuetudine,  il cantiere non espone cartelli e come da tradizione si starebbero violando tutte le norme paesistiche sia del PUT che del PRG. Siccome il sindaco Andrea  Buonocore che a suo dire,si definirebbe più ambientalista di Franco Cuomo e che- come ho scritto in un post precedente- è impegnato tra inaugurazioni di eventi e concelebrazioni liturgiche, vorrei chiedere all’assessore preposto, l’architetto Angelo Castellano (urbanistica / Pianificazione del territorio / Arredo urbano / Verde pubblico / Demanio) : ma cos’altro ancora ha da costruire Savarese in quella zona che è ormai diventata una cittadella fatta di cancelli, ringhiere, videocamere, sbarre di accesso, un lager insomma, anche se con piscine e idromassaggi ma pur sempre un lager, che tipo di autorizzazione hanno chiesto? Perché i vigili urbani non fanno rispettare le normative e multano il cantiere che non espone il cartello? L’edificazione in atto sembrerebbe interessata ad un grosso sbancamento, ma soprattutto essa confliggerebbe con tutti i vincoli paesaggistici esistenti. Chi ha autorizzato questi lavori in zona 1b e 2 del PUT dove dovrebbe essere vietata ogni costruzione sia pubblica che privata? Naturalmente VAS ritiene che in quell’area ,ovvero , tutta la piana di Marina d’Equa, non ci sia più nulla da difendere o conservare dal punto di vista ambientale, naturalistico e paesaggistico, poiché tutta la zona è stata orrendamente devastata da interventi brutti quanto inappropriati. VAS su le Axidie, per le ingombranti cabine/loculi di cemento presentò un esposto alla procura. Ora VAS chiede all’assessore di fornire una qualche risposta che sia credibile perché se l’ambiente è perso in tutta quella zona colonizzata da baristi, ristoratori e albergatori, nonostante Andrea Buonocore si definisca sindaco ambientalista, si è forse persa anche la legalità in questo paese?

Franco Cuomo –Coordinatore del Circolo VAS “Giovanni Esposito”
Vico Equense


mercoledì 29 novembre 2017

IL SINDACO ANDREA BUONOCORE DI VICO EQUENSE: "E' QUI LA FESTA?,SI E' QUI" !




Il sindaco Buonocore di Vico Equense, ovvero: il sindaco di “è qui la festa?“ e lui, sicuramente risponderebbe, “ si è qui! Accorrete tutti nel paese di Bengodi” , convinto del suo ruolo, con fascia tricolore su ventre importante e con parlata da alto prelato, dove i concetti sfuggono, ma la retorica giganteggia, svolge il suo compito di alta rappresentanza, gongolandosi come una madre badessa nel vedere i suoi concittadini gioire a cotanti ludi . Eh si! Questo è il suo lavoro che consiste principalmente nell’ organizzare o coordinare sagre, partecipare a feste, eventi, pure a quella dell'Unità, che è notoriamente una festa inutile e minore, luci suoni e colori, festival  di cinema. Si va dal provolone del monaco, alla pista di ghiaccio del Natale  simil americano che sta per pioverci addosso nei prossimi giorni in città. Organizzato con dovizia di particolari, dal programma alle luci e agli addobbi  natalizi. Lui saltella come una farfallona impazzita, circondato dai fidi accompagnatori ai quali ammansisce rimproveri o carezze, non curante di chi vorrebbe qualche notizia meno festaiola, da incontri con chef stellati, a feste della pizza, a festa Vico, insomma, da dicembre a giugno il paesello è un pullulare di iniziative festaiole, e lui non si ferma mai e neppure le feste. Ci si ferma solo a luglio un poco, poi si ricomincia ad agosto e settembre con le sagre e si arriva di nuovo a Natale, forse le luci sarebbe il caso di mantenerle tutto l’anno per rafforzare cotanto sfarzo quasi a parafrasare la vecchia canzone Balocchi e profumi: “Tutta sfolgorante e' la cittadina, tra lo sfolgorio di quei lumi”. Ecco, lui vive per tutto questo, se qualcuno accenna ad una critica, a qualche domanda tipo: “sindaco ma i lavori iniziati a febbraio 2017 sul ponte di Seiano  quando saranno ultimati?” oppure: “ sindaco, ma cosa sta succedendo a Faito?”, o ancora “ sindaco ma l’abusivismo in collina, i rivi tombati diventati parcheggi ?” Lui sbotta altezzoso e risentito che lui ha troppo da fare! Che è un   figlio del popolo!  Che è nato in una greppia (come Gesù), che lui conosce la povera gente e ne interpreta i desideri! Che chi fa queste domande vuole solo denigrarlo agli occhi del paese, sempre tutto illuminato (le luci erano una passione anche del sindaco precedente che ha illuminato anche selve e boschi ) e quelle luci servono proprio a manifestare chi è “ il vero lume tra le ombre”,non quello dell’abate Perrucci, ma Lui , l’unico  uomo buono che questo paese abbia mai avuto,  mentre chi non resta abbagliato da tante mirabilie è solo un figlio delle tenebre e merita di essere sprofondato nell’abisso. Eh si! Le sue metafore sono sempre religiose: bene e male, reprobi e peccatori e anime salve, angeli e demoni. Non c’è scampo, nel frattempo tra aneliti di santità e misticismi ecclesiali  coltiva con grande alacrità  l’Edoné (Hedoné ) e allora lui è già pronto con fascia tricolore e vestito scuro per aprire e accompagnare: Presepi artistici, enogastronomia, concerti animazione, artisti da strada, mercatini, villaggi di babbi Natale, e dal dal 30 novembre 2017, data importante perché si accendono le luci di Natale al 7 gennaio 2018 sarà tutto un tripudio e un gaudio magno, e rilasciando interviste ad un notissimo giornalista locale dice. “non abbiamo voluto rinunciare a un programma importante. Spettacoli, concerti, notte bianca, tombolate e tanto altro, per regalare ai vicani e ai tanti visitatori che vivranno con noi le feste, un programma completo e integrato che tenga dentro la magia del Natale, l’animazione cittadina e commerciale e la conoscenza della nostra storia”. Che che la festa abbia inizio!



martedì 28 novembre 2017

Black friday ovvero: l'apoteosi del capitalismo e della religione del consumo




Sono convinto che il Black Friday sia l’esempio più manifesto ed eclatante insieme alla festa di Halloween della mondializzazione capitalista e insieme vadano interpretate entrambe, soprattutto il Black Friday, come la più titanica rappresentazione su scala planetaria dal potere del dollaro. Non ci sono religioni o ideologie che tengano e che possano tenere il banco o che addirittura possano minacciare le nostre identità culturali e politiche, perché queste tutte insieme (insieme anche alle religioni Islam incluso), sono spazzate via dall’unica religione contemporanea: quella del libero mercato, celebrata e officiata nei grandi templi, nelle grandi ed affollatissime cattedrali del nostro tempo: i mastodontici centri commerciali che ormai si costruiscono come si costruivano le cattedrali gotiche  nella prima metà del XII secolo in tutt’Europa, intorno alle città e tracimano in ogni territorio, ogni regione, ogni stato con gli stessi rituali liturgici , con il medesimo stile architettonico, con gli stessi colori sfavillanti, con i medesimi sottofondi musicali. Ecco, il Black Friday è tutto questo, è la rivelazione dell’alienazione che è diventata mondo, che si impone foneticamente nel nome stesso, espresso nell’inglese dei mercati, ovvero il vertice della reificazione che Marx aveva già previsto nei Manoscritti economico filosofici del ’44  e poi sviluppato nel Capitale : Marx aveva previsto che il capitale sovranazionale avrebbe spazzato via tutti gli idoli e tutti i credi venerati e praticati, per adorare una sola religione, quella del fare profitto, per realizzare plus valore. Tutto questo si è avverato mai come in questo momento storico. Questa dunque è la vera essenza del Black Friday, la celebrazione della festa sacra del consumo americanocentrico, che anticipa un Natale che non è più la celebrazione della nascita del Dio bambino in una grotta e rappresentato dal presepe, ma la anglofona festa di cultura Wasp (White Anglo-Saxon Protestant), fatta di neve, e luci colorate segnata da uno smodato consumismo che si deve concludere anche questa nell’acquisto di merci. In questo contesto si oggetti vizza materialmente la mercificazione delle nostre vite, anzi, la mercificazione della vita stessa. Noi stessi e la natura siamo ridotti a merci tra le merci, mentre il libero mercato, anzi, un mercato anarchico, rende schiava un’umanità sfruttata e sottopagata alla quale vengono negati diritti solo per la produzione di merci nei paesi come l’India o la Cina, ma anche in occidente dove, il capitale, cancella per suo mero interesse i diritti che i lavoratori avevano conquistato. Dunque ognuno dovrebbe sapere che  tutto quello che nel Black Friday viene acquistato è certamente intriso di sudore e sangue di questi nuovi schiavi. Tutto deve sembrare sempre un’eterna festa di luci e di colori tutti devono essere stritolati nella nevrotica baraonda dell’acquisto di merci prevalentemente inutili. Questa dunque la dinamica del libero mercato, che va a ridefinire l’alienazione atlantista, consumista, omologante che impone al livello planetario un’unica cultura, o meglio sottocultura che è quella del mercato. Occorre allora, invece di gioire smodatamente e ebetamente di fronte a questa feste anglofone che ci vengono imposte dai media, cominciare a riflettere tutti criticamente: sospendere l’azione per restituire uno spazio per il pensiero critico, per la riflessione su ciò che sta accadendo intorno e dentro di noi. Basta dunque con l’ideologia del libero scambismo gaudente e del consumo compulsivo e riconsideriamo l’idea di un pensiero critico adorniano e/o marcusiano ma meglio ancora hegeliano, che ricontestualizzi il primato del concetto sull’idea del fare soldi a tutti i costi per produrre altri soldi attraverso il consumo di merci inutili. Il fatto che il filosofo Gilles Deleuze, prima di morire, si trovasse nel bel mezzo della stesura di un libro su Marx, è indicativo di una tendenza più ampia. Oggi proprio dagli USA, dalla Cina, dall’India, dal Giappone, dal medio Oriente stanno sorgendo pensatori che tendono di ristabilire il primato di una rilettura di Marx. Sono differenti tra loro, parlano linguaggi diversi, ma non sono così pochi come si potrebbe pensare o come l’establishement vuole farci credere. La paura più grande dei governanti, o di chi ci amministra, anche nel piccolo del nostro piccolo paese, è che queste voci inizino a riverberarsi e a rafforzarsi l’un l’altro nella solidarietà. Consapevoli che le disuguaglianze sempre più crescenti ci stanno trascinando verso la catastrofe, questi “nuovi attori”, questi nuovi interpreti di Marx, sono pronti ad agire contro tutte le ineguaglianze e contro tutte le povertà e contro tutti gli sfruttamenti. Delusi del comunismo del ventesimo secolo, dobbiamo allora iniziare a reinventarlo su una nuova base. I media fanno il loro mestiere e discrediteranno tutti come pericolosi utopisti, così pure quelli che si dicono gli eredi di un socialismo del tempo che fu, i cosiddetti politici democratici che sono stati trasformati dall’idelologia del libero mercati in banchieri, anzi in bancari ( impiegati), mentre i capitalisti veri e propri sono diventati i politici veri di fatto. Quindi questa festa del consumo, questo Black Friday, dovrebbe far riflettere tutti su queste cose molto serie, mentre a tutti quelli che sono stati comunisti in passato e lo hanno rinnegato diventando liberisti, oggi  bisogna dire come conclude Zizeck in un suo libro: “ il libero mercato non è la migliore delle soluzioni possibili per l’umanità e per la natura, hai avuto il tuo divertimento anticomunista, e sei stato perdonato per questo: è tempo di tornare a fare di nuovo sul serio[1]”. 


[1] Slavoj Zizek, Dalla tragedia alla farsa, cit. pag.96[1] Slavoj Zizek, Dalla tragedia alla farsa, cit. pag.196

lunedì 20 novembre 2017

Perché il San Gennaro di Armando De Stefano dovrebbe tornare dov'era.



Allora, voglio ritornare ancora su questo quadro. Sicuramente sarà stato collocato in altro luogo, ma i motivi restano ancora poco chiari. Oltre ad essere un'opera che ha fatto da manifesto ad una rappresentazione nel Duomo di Napoli, del maestro Roberto De Simone, è stato esposto in Vaticano,insieme ad altre opere che testimoniavano l'impegno dell'architetture e delle arti per la liturgia e menzionato e fotografato dal critico e architetto Giovanni Bonanno nel libro, " Segni del novecento", un libro pubblicato dalla CEI, ma al di là di tutto questo - che già non mi sembra poco- questo quadro e dove esso fu collocato, rappresenta la testimonianza visibile di un momento di storia del paese, che vide avvicinare intelligenze e culture di provenienza diversa tra loro in un progetto di vivificazione della memoria storica di tutti. All'inaugurazione c'erano il sindaco di allora dott. Antonino Savarese, lo scrittore Michele Prisco, il maestro Armando De Stefano, il professore e drammaturgo Franco Autiero, c'ero io, e gli artisti Antonio Carrano, Giovanni Manganaro,  Lello Bavenni . Al termine di quell'esperienza, coinvolgente per tutti, il maestro Armando De stefano oggi più che novantenne dichiarò che avrebbe voluto donare buona parte dei suoi lavori alla municipalità di Vico Equense. Fino ad oggi, nessuno ha raccolto questo invito ed io penso che sia molto grave che nessun amministratore fino ad oggi dopo vent'anni abbia fatto propria questa proposta che servirebbe a dare lustro a questa città conosciuta solo per i suoi pizzaioli e cuochi. Armando De Stefano, dopo una mostra memorabile, allestita con gusto nella chiesa di Santa Maria delle Grazie a Punta Mare, per il bicentenario della rivoluzione giacobina napoletana del 1799, volle fare dono, anzi progetto appositamente ed eseguì due tele, per due spazi vuoti nella cappella della Madonna del Rosario  nella chiesa dell'Annunziata, opere che si possono ancora ammirare e altre due quadri al Comune di Vico Equense, che al momento non si sa dove siano finiti mentre per la chiesa di Bonea eseguì  una Madonna degli artisti. Stupisce non poco che, mentre le Gallerie Nazionali di Capodimonte, acquistano  a caro prezzo opere del maestro De Stefano, il comune di Vico Equense, grossolanamente si permette di snobbarlo, senza aver mai preso in considerazione il desiderio di donazione del maestro, legato a Vico da ricordi affettuosi e da amicizie durature, e testimoniati anche la sua scelta di volervi dimorare per il suo ultimo riposo. Dunque, questo quadro rappresenta anche tutto questo e non credo che si possa per questo spostarlo ritenendolo superfluo o superficiale o non adatto al luogo perché non sacro, perché nessuna di questa valutazioni è vera. L’opera rappresenta un santo e, senza esagerare nei paragoni, le Marie Maddalene di Caravaggio o i Cristi alla colonna, nudi e voluttuosi, si possono vedere ancora in molte chiese di Napoli e il concetto di sacro o santo o devozionale vorrei comprendere come viene stabilito rispetto ad un’opera poi, scelta ed inserita in una pubblicazione della CEI.  Ecco, io credo chi ha memoria dei fatti  ha anche  il dovere di raccontarli e di farli rispettare e ricordare non possiamo diventare tutti degli smemorati. Se il professore Autiero o lo scrittore Michele Prisco fossero ancora con noi sarebbero certamente d’accordo con quanto ho scritto, mentre se tutta la vicenda dovesse arrivare alle orecchie del maestro De Stefano, ne sarebbe sicuramente addolorato. Dunque senza alcuna imposizione o arroganza, si chiede alle autorità ecclesiali di far riporre quel quadro su quella parete, dove è stato per diciotto anni, rispettando la memoria di quell’avvenimento.


Franco Cuomo testimone di quegli avvenimenti.

mercoledì 15 novembre 2017

DALLA TRAGEDIA ALLA FARSA. SUCCEDE A VICO EQUENSE (NA).


Nessuna Giunta Comunale avrebbe mai pensato  di far perdere tempo alle forze dell'ordine locali o all'autorità giudiziaria per occuparsi di una querela ad un singolo cittadino. Non credo che ci siano molti casi in Italia, e se ce ne sono qualcuno mi fornisca una casistica, invece è avvenuto a Vico Equense, in provincia di Napoli, nella ormai non troppo sonnacchiosa  Costiera Sorrentina.  Un cittadino, molto critico verso l’operato dell’amministrazione, dopo aver subito minacce intimidatorie da parte di un assessore che gli prometteva  di tagliargli un orecchio, dopo averlo querelato, è stato a sua volta querelato dall’intera  Giunta.  Motivo? Il cittadino in un suo post asseriva di esserci abusi in atti d’ufficio e falso in alcune delibere, e continuava chiedendo chiarimenti circa lavori interminabili oppure iniziati e mai finiti lungo la strada Raffaele Bosco,con disagi notevoli e in alcuni punti  rischi di incolumità verso i cittadini che percorrevano quei tratti di strada. Poi , relativamente alla situazione socio politica generale, denunciava intromissioni di malaffare nella economia di tutta la costiera. La riflessione che questo episodio  suscita tristemente, indipendentemente dai risvolti e dal prosieguo che essa avrà,  è che, se un tempo questa faccenda poteva essere oggetto di una serrata azione politica da parte di partiti di opposizione che si occupavano del territorio e del bene pubblico , e dunque nessuno avrebbe pensato a querelare chessò, il Partito Comunista di una volta che faceva questa  critica, oggi non essendoci più partiti di opposizione, il singolo cittadino che fa quello che una volta avrebbe fatto il partito di opposizione, si trova ad essere querelato e minacciato. Ora il mio parere è che un’ azione politica non dovrebbe essere mai contraddistinta per l’arroganza e mai si dovrebbe pensare, meno che mai una Giunta Comunale di rifarsi contro un singolo cittadino e/o querelare un suo avversario politico o chi la pensa diversamente, anche là dove la critica fa affermazioni circostanziate e precise, anzi, meno che mai in quel caso. Invece a Vico Equense è successo, la Giunta lo ha fatto e nel farlo è come se avesse voluto lanciare un messaggio a tutti quelli che in qualche modo non sono d’accordo con il suo operato. E’ una cosa molto grave, può essere l’inizio di un atteggiamento minaccioso e censorio: la Giunta di Vico Equense pretenderebbe solo proni cantori  di mirabilie  di tutto ciò  che essa farebbe.  E’ pure successo che qualche sciocca, nel commentare sulla pagina di un’altra persona  un mio post ( perché io l’ho bannata)  dove narravo l’accaduto si chiedesse, che cosa  c’entrasse il PD in tutta questa faccenda, come se si stesse parlando di come laccarsi le unghia o come sbucciare le banane o come farsi i colpi di sole o la nuova tinta ai capelli, dilungandosi  in gratuite affermazioni e allora io le rispondo solo perché quello che sta accadendo a Vico Equense è molto grave, ALTRIMENTI NON LE AVREI MAI RISPOSTO PERCHE' QUEL COMMENTO RIVOLTO A ME SU LLA PAGINA DI UN'ALTRA PERSONA NON MERITAVA ALCUNA RISPOSTA  ma lei, povera cocca non ha il tempo di accorgersene e allora piccola sprovveduta eccoti la risposta. Il PD non c’entra niente, e su questo hai perfettamente ragione, non c’è mai entrato niente, perché  esso a Vico Equense, come altrove,  è ininfluente, inesistente, inconsistente, esso è assente, impotente, insussistente, lontano dal territorio e dai bisogni delle persone ed è molto triste verificare che fatti così gravi siano lasciati alla denuncia di singoli cittadini, che nessuno si chieda cosa o come vengano gestiti i lavori su questa importante arteria per la viabilità, del perché di ritardi, del perché dei continui “rifacimenti”, come se tutto questo fosse solo un affare privato,   mentre è deprecabile che nessuno – a parte chi sta scrivendo – nella qualità di coordinatore di un circolo VAS, che non sono tre persone, piccola cocca,ma diciotto e tra poco qualcuna in più , sia il solo ad evidenziare la gravità di quanto accaduto. Ecco, questo è il climax, il processo in crescendo della sensibilità politica che esiste oggi a Vico Equense, in provincia di Napoli, in costiera sorrentina e il tragico è che esso è in perfetta sintonia con il paese Italia: de re vestra agitur.



Franco Cuomo – Circolo VAS- Vico Equense

lunedì 13 novembre 2017

A VICO EQUENSE (NA) SI QUERELA UN CITTADINO CHE CHIEDE MAGGIORE TRASPARENZA SU COME SI AMMINISTRA IL TERRITORIO ! OGGI SI FA POLITICA COSI'



Con una delibera secca e per certi aspetti molto imprecisa, il Comune di Vico Equense querela un cittadino che fa il suo dovere ( Delibera n.147 del 13 novembre 2017) , ovvero un cittadino che pone all’attenzione di tutti gli altri cittadini ma anche a quelle presumibili forze politiche presenti sul territorio, fatti che richiederebbero approfondimenti e soprattutto chiarimenti e certamente se non ci fossero cittadini  come lui e qualche associazione ambientalista, nessuno saprebbe niente di niente . Il cittadino è Beniamino Cuomo, notoriamente attento osservatore e critico dell’operato di chi ci amministra. Evidentemente, oggi la politica si fa a colpi di querele. Io ho letto i post “incriminati” dal Comune di Beniamino Cuomo  e credo che forse, ma sarà il giudice a stabilirlo, il querelato scriveva di infiltrazioni malaffare e camorra nella economia vicana” e non nell’amministrazione vicana, sono due cose un tantino diverse,perché io dovrei essere pure libero di esprimere una mia opinione circa la deriva verso il malaffare in costiera sorrentina ora però mi sembra che qui, la querela voglia perseguitare l’opinione di un cittadino e non mi sembra che in Italia esista – per il momento- il reato di opinione, ma come ho scritto, sarà il giudice a stabilirlo e Beniamino Cuomo, dignitosamente è una persona che si assume sempre le proprie responsabilità e si è sempre firmato col suo nome e cognome, quindi per chi scrive, sembrerebbe proprio ignobile e intimidatorio un atto simile, fatto con la veemenza simile. Chiedersi cosa stia succedendo e cosa sia successo nei giorni scorsi circa la viabilità sulla Raffaele Bosco è doveroso, quanto necessario. Nella notte del 6 novembre scorso  una ingente frana, un misto di massi e pietre di varie dimensioni e terriccio, ha interessato Via Belvedere e un tratto della Via Raffaele Bosco che sono  di competenza del Comune di Vico Equense. Una frana che ha interessato un tratto di strada di quasi un chilometro e che, se fosse caduta di giorno, avrebbe provocato certamente danni molto maggiori di quanti non ne abbia fatto. (le foto allegate sono molto chiare in proposito). Ora, secondo chi sta leggendo, è  inverosimile chiedere al Sindaco del Comune Andrea Buonocore  del perché in realtà sembrerebbe non essere mai stata emessa ordinanza di chiusura della Via Raffaele Bosco in corrispondenza dell’incrocio con la citata Via Belvedere? E del perché questa sembrerebbe essere stata emessa soltanto nella tarda mattinata dell’11 ovvero cinque giorni dopo ? Chiedere al Sindaco del perché di questo   incomprensibile ritardo  cronologico di un’ordinanza( la n. 280 ) di parziale chiusura di Via Belvedere sommersa nella notte del 6 novembre da tonnellate di massi e pietrame si configura forse come un reato? Oppure chiedere ancora al Sindaco di conoscere il perché i lavori previsti per il 30 e il 31 ottobre sulla Via Raffaele Bosco nel tratto tra incrocio tra la statale Sorrentina a Seiano e Pacognano non siano stati ultimati,con grave pericolo per l’incolumità dei cittadini, soprattutto nel tratto prima del bivio di Pacognano (100 metri circa) privo di muretto e sostituito da inutili tondini di ferro e da rivestimento di plastica arancione (vedi foto allegate) Una strada da poco sistemata e di nuovo grattata e perforata? Ed è reato chiedere ai carabinieri della Stazione di Vico Equense se tutto ciò che di cui si sta scrivendo  ed esposto avrebbe violato o meno norme amministrative e penali a tutela della salute dei cittadini?  Vorrei segnalare che l’albo pretorio on line (fino a stamattina 13 novembre 2017)  è possibile leggerlo fino alla pagina sei, per cui non si riescono a visualizzare le ordinanze di chiusura della Raffaele Bosco del 30 e 31 ottobre e del 2 e 3 novembre , una coincidenza? Ok, va bene, una coincidenza, ma l’albo pretorio on line si blocca spesso e qualche tempo fa è stato bloccato una settimana e tutto questo non rende onore certo alla trasparenza di una buona amministrazione. Insomma Sindaco chiedere queste cose come ha fatto  Beniamino Cuomo è reato? Devo aspettarmi anche io una querela per questo? Io ora , come coordinatore del circolo VAS locale e come consigliere nazionale dei VAS,esprimo piena solidarietà a Beniamino Cuomo, condividendone  lo spirito, in un paese dove ormai l’opposizione consiliare sonnecchia e scalda le sedie  e avvocati eccelsi che ne fanno parte tacciono. Dove un PD  che dicesi ricostituito ma evidentemente senza ricostituente, si masturba in cervellotiche dispute se aiutare gli imprenditori locali o partecipare alle elezioni dei propri organi interni che avrebbero forse bisogno di un buon purgativo. Sarebbe una buona cosa ritirare la querela, ma se così non fosse evidenzierebbe il clima pesante  che si è creato a Vico Equense e l’atteggiamento minaccioso e intimidatorio adoperato contro chi si oppone e critica l’operato di questa amministrazione.


Franco Cuomo- Coordinatore Circolo VAS “ Giovanni Esposito” Vico Equense e membro del Consiglio  Nazionale VAS.



lunedì 6 novembre 2017

Il territorio è nelle loro mani!

Il sindaco piddino Buonocore da sinistra, l'assessore Cinque descamiciato il comandante dei vigili De Martino


Una prima pioggia stanotte e da via Belvedere località Massaquano sono calati giù i massi che vedete. Vistose emergono le responsabilità latitanti di una amministrazione che ormai si è specializzata solo in manifestazioni alimentari, mentre la viabilità- specie nelle zone alte versa nelle condizioni che potete vedere. 

Dissesto idrogeologico e abusivismo incontrollato le cause principali . Ci si preoccupa di far aprire varchi sulla RAFFAELE Bosco, così si accontentano i clienti: io amministratore, ti  allargo la strada  nella tua proprietà, e a te faccio aprire varchi di accesso sulla strada e altre stradine e magari ti  do anche la possibilità di costruire vani sotto. Funziona così da parecchio tempo, mentre le stradine secondarie venute fuori da interventi improvvisati come quelli appena descritti,  con le prime piogge presentano il conto. 

Stamani ma già stanotte la sorpresa: un fiume di massi e pietre è venuto giù da quella che da sempre è una strada improvvisata, via Belvedere, trascinando giù quello che si vede nelle foto in un punto che da sempre è regolato da un semaforo su una curva a gomito in un tratto della Raffaele Bosco

Assessore Cinque! come vogliamo chiamarle queste cose? Calamità naturali? Incuria? No! Tutto questo ha un nome: caos urbanistico della zona alta di Vico Equense, lassismo amministrativo , abusivismo incontrollato. Una sola pioggia di poche ore non può fare tutto questo. 

Naturalmente non assolvo la popolazione di quei luoghi, perché se il territorio, quel territorio è ridotto così, se proliferano come i funghi dovunque brutte costruzioni in luoghi dove non si dovrebbe costruire, se nascono strade con pendenze incredibili senza sistemi di drenaggio delle acque, se poi queste finiscono col cementare un corso d'acqua che da millenni si è fatto la strada proprio lì, allora la responsabilità di quello che succede va cercata anche in una assenza totale di rispetto dell'ambiente che esiste tra quelle persone. 

Quella è la salita/discesa che porta in località Belvedere a Massaquano...lì in quella  curva ci abitano varie famiglie qualcuna di queste, saranno più di vent'anni,  ha ricoperto il rivo  per farne parcheggi più tutto il resto che si può facilmente immaginare, quante volte abbiamo sentito questi racconti e visto questi interventi sul territorio e per quante altre volte ancora li sentiremo? Poi magari ci scappa il morto e tutti a piangere e cercare ragioni. 

Ebbene tutto questo si chiama abusivismo! Un  abusivismo che nessuna Amministrazione ha voluto e  vuole vedere, perché l’abusivismo fa prendere voti. 

Sto parlando di assenza di moralità ambientale e di responsabilità pubblica e a fronte di tutto ciò, questi sono i risultati! In quella zona  negli ultimi anni è nato il quattordicesimo casale , mentre il quindicesimo è nato nel rivo d’Arco. 

Da25 anni almeno giù la piazzetta della spiaggia di Seiano arriva un pericolosissimo fiume d'acqua....25 anni...nel frattempo il sindaco di allora, Gennaro Cinque oggi assessore ai lavori pubblici ha sistemato  ringhiere.....sulla R. Bosco circolare destra per mesi, come ovunque.  Allora bisogna chiedergli: Assessore cosa dice su tutto questo? E il sindaco schermo Andrea Buonocore, piddino doc cosa dice pure lui?





VAS- Circolo Vico Equense

giovedì 26 ottobre 2017

LA SINISTRA E’ MORTA, IL DISEGNO DELLE CAMARILLE POLITICHE CON L’APPROVAZIONE DI QUESTA LEGGE ELETTORALE ORMAI E’ PLATEALMENTE CHIARO! MENTRE L’OFFENSIVA CAPITALISTA VA AVANTI.



La sinistra ormai è definitivamente spacciata, oggi il mondo avrebbe bisogno di comunismo, ma l’ideologia imperante ne ha cancellato persino il ricordo. Con una mistificazione ideologica aggressiva e falsa si è raccontata una grande menzogna e si continua a dire che ormai è una ideologia del secolo scorso, come se il capitalismo fosse invece una ideologia e un sistema economico nato oggi. Non è vero e se si guarda a ciò che sta accadendo in Italia, soprattutto, ma anche in Europa e nel resto del mondo, ce ne possiamo fare un’idea.   La gente comune, i cittadini comuni, vogliono un salario garantito, vogliono diritti sociali, un welfare state, questa gente comune oggi non può seguire più una sinistra che invece propone più Europa, più globalizzazione, più fiscal compact, più teologia del libero mercato.  Ecco che allora questa gente viene diffamata perennemente con un termine, che oggi ascoltiamo fino alla nausea da TV e giornali, come populista, xenofoba, razzista, nella misura in cui non aderisce ai dettati delle élites finanziare chiedendo con forza di sopravvivere e perseguendo i suoi obiettivi che sono quelli di avere un salario fisso, garantito. Questo è il punto fondamentale: sono sparite la tutela, le garanzie e la dignità del lavoro e dei lavoratori. A mio avviso il 1989, la data della caduta del muro di Berlino è stata la data decisiva della sparizione della sinistra e il momento in cui l’offensiva capitalista ha potenziato la sua strategia di controllo totale . Oggi la sinistra ha come unica funzione, quella di ingessare  in senso globalista, liberista e atlantista le masse nazionali popolari, le quali, ancora danno credito a questa sinistra in forza del giacimento di consensi che, essa sinistra, ha maturato ai tempi del forte Partito Comunista italiano e che oggi utilizza tale consenso per traghettare le masse nazionali popolari ( termine non disprezzato, come è oggi, ma utilizzato da Antonio Gramsci), verso l’abisso, verso la loro disintegrazione, cioè verso l’adesione a un modello che va negli interessi opposti di queste masse nazionali e popolari.  Chiediamoci allora perché mai dovrebbe essere di sinistra difendere l’immigrazione di massa, non quella che fugge dalle guerre, ma quella organizzata in quei paesi come nuovo schiavismo?  Chiediamoci che vantaggio ne ha un lavoratore italiano dell’arrivo di milioni di masse di migranti che lavorano in tutte le condizioni, schiavizzati, in condizioni tali per cui il salario si abbassa anche per i lavoratori italiani. Questi immigrati, questi nuovi e sempre vecchi dannati della terra, come li definì Franz Fanon, non vengono integrati oggi dal capitale, è bene ricordarlo, vengono invece  disintegrati e sfruttati come bassa manodopera, per abbassare i costi della forza lavoro. Perché mai la sinistra dovrebbe dire: ci vuole più Europa, se l’Europa oggi è un meccanismo finanziario a beneficio del capitale europeo contro le classi lavoratrici e il ceto medio?  Perché mai una sinistra dovrebbe dire più globalizzazione, se la globalizzazione dovrebbe mettere in competizione i lavoratori italiani che ancora beneficiano, chissà fino a quando ancora, di alcuni diritti sociali conquistati e oggi fortemente messi in discussione e metterli in competizione con chi in India, Cina o Bangladesh non ha alcun diritto sociale, sicché gli italiani, per competere meglio, perché ormai il mantra recitato da tutti è la parola competitività anche per la sinistra, dovranno privarsi dei loro diritti conquistati per essere più competitivi  con lavoratori schiavi? Se questa è la sinistra, ebbene questa sinistra ha rinunciato alla dignità del lavoro, ai diritti sociali, e assume come proprio orizzonte di riferimento la competitività di mercato, la liberalizzazione dei mercati, il valore dei mercati, se tutto questo è ciò che stiamo vedendo allora la sinistra è finita. E allora, oggi, non vi è nel mondo globalizzato, altro modo per difendere il lavoro e i suoi diritti se non  fare opera di protezionismo, sovranità nazionale, che, badate bene, non significa nazionalismo imperialistico come solerti giornaliste televisive col sorriso di plastica imboniscono dalle varie TV, significa invece difesa dell’interesse nazionale e quindi difesa del lavoro e delle classi medie . Questo è il punto fondamentale sul quale riflettere tutti. Finché la sinistra non farà questo riorientamento formale e simbolico e non assumerà la sovranità come baluardo per difendere la democrazia  e i diritti sociali, strappandola  alla protervia dei gruppi, questi si, nazionalisti e xenofobi di destra,non vi sarà più sinistra. Perché, e questo lo sostengono insigni costituzionalisti, e non il ciarpame politico giornalistico nostrano, non vi può essere democrazia in assenza di sovranità, ogni volta che sentiamo dire : cessione di sovranità , superamento delle sovranità, state pur certi che questo significa superamento degli ultimi residui di democrazia possibile di democrazia reale di manifestazione del volere dei cittadini, questa legge elettorale ultima approvata ne è l’esempio più vistoso. Questo al di là di tutte le formule buoniste e pseudo garantiste e politically correct che tutte sere i talk show delle televisioni generaliste, io direi di tutte le TV, ci ammansiscono. Chi sono oggi gli ultimi? Sono gli sconfitti dalla globalizzazione:  il proletariato dissolto nel precariato, le masse di dannati della terra che sono diventata carne da macello per il capitalismo e la vecchia classe media rapinata a colpi di rapine legalizzate finanziarie come il “bail in”, il prelievo forzato che le banche sono autorizzate a fare con i soldi dei correntisti, n caso di difficoltà. Tutto questo, abilmente pilotato dai media , finisce con lo scatenare una guerra tra ultimi che, invece di solidarizzare contro il capitale finanziario  sovranazionale,  finiscono col farsi la guerra tra loro: questo è il vero capolavoro del potere supportato dal sistema dei media al suo totale servizio. Ora il punto è che questa sinistra, se fosse veramente tale si opporrebbe con tutte le forze al CETA, al trattato di liberalizzazione E di libero scambio tra Canada e Unione Europea, in fase di ratifica da parte degli stati membri dell'UE nel 2017, tutto a detrimento dell’interesse economico e sociale nazionale. Oggi, per dirla tutta, e lo scrivo in chiave paradossale, l’unico partito veramente riconoscibile e che gioca a carte scoperte in Italia, è il Partito Democratico, il PD, che ha apertamente preso le parti dell’aristocrazia finanziaria europea  mentre come propri nemici diretti ha eletto le masse dei lavoratori ( precari ) , quelli esclusi dal lavoro, il ceto medio e gli ultimi del mondo in senso lato Tutto questo  rappresentato  in tre scelte di questo partito:  la riforma della Costituzione, che che in un certo senso è la distruzione della Costituzione voluta dalle èlites finanziarie,  la riforma della scuola che è stata la distruzione della scuola per dissolvere, dietro formulette tecnocratiche , lo sviluppo e la cultura alle poche teste pensanti che ancora potevano trovarsi in questo paese, e infine il jobs act ovvero la distruzione totale dei diritti del lavoro. Non credo vi sia niente altro da dire, se non il prendere atto di una debacle di ciò che oggi impropriamente ancora si continua a chiamare sinistra e, di riconoscere che nello scrivere o riflettere su tutto questo avevo davanti a me alcuni testi di Antonio Gramcsi, che gli americani stanno studiando nelle loro università più prestigiose  mentre i cosiddetti quarantenni d’assalto del Partito Democratico ne ignorano anche il nome, da qui, la mia ferma convinzione che bisognerebbe riparlare di nuovo di comunismo, che questo non è una cosa vecchia e obsoleta come vogliono farci credere e che le forze per opporsi a questa offensiva globale del capitalismo ci sono ancora tutte solo che bisognerebbe di nuovo organizzarle in un progetto di riscatto della dignità degli uomini rispetto alla dignità del mercato.



Franco Cuomo