Allora,
voglio ritornare ancora su questo quadro. Sicuramente sarà stato collocato in
altro luogo, ma i motivi restano ancora poco chiari. Oltre ad essere un'opera
che ha fatto da manifesto ad una rappresentazione nel Duomo di Napoli, del
maestro Roberto De Simone, è stato esposto in Vaticano,insieme ad altre opere
che testimoniavano l'impegno dell'architetture e delle arti per la liturgia e
menzionato e fotografato dal critico e architetto Giovanni Bonanno nel libro,
" Segni del novecento", un libro pubblicato dalla CEI, ma al di là di
tutto questo - che già non mi sembra poco- questo quadro e dove esso fu
collocato, rappresenta la testimonianza visibile di un momento di storia del
paese, che vide avvicinare intelligenze e culture di provenienza diversa tra
loro in un progetto di vivificazione della memoria storica di tutti. All'inaugurazione
c'erano il sindaco di allora dott. Antonino Savarese, lo scrittore Michele
Prisco, il maestro Armando De Stefano, il professore e drammaturgo Franco
Autiero, c'ero io, e gli artisti Antonio Carrano, Giovanni Manganaro, Lello Bavenni . Al termine di
quell'esperienza, coinvolgente per tutti, il maestro Armando De stefano oggi
più che novantenne dichiarò che avrebbe voluto donare buona parte dei suoi
lavori alla municipalità di Vico Equense. Fino ad oggi, nessuno ha raccolto
questo invito ed io penso che sia molto grave che nessun amministratore fino ad
oggi dopo vent'anni abbia fatto propria questa proposta che servirebbe a dare
lustro a questa città conosciuta solo per i suoi pizzaioli e cuochi. Armando De
Stefano, dopo una mostra memorabile, allestita con gusto nella chiesa di Santa Maria
delle Grazie a Punta Mare, per il bicentenario della rivoluzione giacobina
napoletana del 1799, volle fare dono, anzi progetto appositamente ed eseguì due
tele, per due spazi vuoti nella cappella della Madonna del Rosario nella chiesa dell'Annunziata, opere che si
possono ancora ammirare e altre due quadri al Comune di Vico Equense, che al
momento non si sa dove siano finiti mentre per la chiesa di Bonea eseguì una Madonna degli artisti. Stupisce non poco
che, mentre le Gallerie Nazionali di Capodimonte, acquistano a caro prezzo opere del maestro De Stefano,
il comune di Vico Equense, grossolanamente si permette di snobbarlo, senza aver
mai preso in considerazione il desiderio di donazione del maestro, legato a
Vico da ricordi affettuosi e da amicizie durature, e testimoniati anche la sua
scelta di volervi dimorare per il suo ultimo riposo. Dunque, questo quadro
rappresenta anche tutto questo e non credo che si possa per questo spostarlo ritenendolo
superfluo o superficiale o non adatto al luogo perché non sacro, perché nessuna
di questa valutazioni è vera. L’opera rappresenta un santo e, senza esagerare
nei paragoni, le Marie Maddalene di Caravaggio o i Cristi alla colonna, nudi e
voluttuosi, si possono vedere ancora in molte chiese di Napoli e il concetto di
sacro o santo o devozionale vorrei comprendere come viene stabilito rispetto ad
un’opera poi, scelta ed inserita in una pubblicazione della CEI. Ecco, io credo chi ha memoria dei fatti ha anche il dovere di raccontarli e di farli rispettare
e ricordare non possiamo diventare tutti degli smemorati. Se il professore
Autiero o lo scrittore Michele Prisco fossero ancora con noi sarebbero
certamente d’accordo con quanto ho scritto, mentre se tutta la vicenda dovesse
arrivare alle orecchie del maestro De Stefano, ne sarebbe sicuramente
addolorato. Dunque senza alcuna imposizione o arroganza, si chiede alle
autorità ecclesiali di far riporre quel quadro su quella parete, dove è stato
per diciotto anni, rispettando la memoria di quell’avvenimento.
Franco
Cuomo testimone di quegli avvenimenti.
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