lunedì 20 novembre 2017

Perché il San Gennaro di Armando De Stefano dovrebbe tornare dov'era.



Allora, voglio ritornare ancora su questo quadro. Sicuramente sarà stato collocato in altro luogo, ma i motivi restano ancora poco chiari. Oltre ad essere un'opera che ha fatto da manifesto ad una rappresentazione nel Duomo di Napoli, del maestro Roberto De Simone, è stato esposto in Vaticano,insieme ad altre opere che testimoniavano l'impegno dell'architetture e delle arti per la liturgia e menzionato e fotografato dal critico e architetto Giovanni Bonanno nel libro, " Segni del novecento", un libro pubblicato dalla CEI, ma al di là di tutto questo - che già non mi sembra poco- questo quadro e dove esso fu collocato, rappresenta la testimonianza visibile di un momento di storia del paese, che vide avvicinare intelligenze e culture di provenienza diversa tra loro in un progetto di vivificazione della memoria storica di tutti. All'inaugurazione c'erano il sindaco di allora dott. Antonino Savarese, lo scrittore Michele Prisco, il maestro Armando De Stefano, il professore e drammaturgo Franco Autiero, c'ero io, e gli artisti Antonio Carrano, Giovanni Manganaro,  Lello Bavenni . Al termine di quell'esperienza, coinvolgente per tutti, il maestro Armando De stefano oggi più che novantenne dichiarò che avrebbe voluto donare buona parte dei suoi lavori alla municipalità di Vico Equense. Fino ad oggi, nessuno ha raccolto questo invito ed io penso che sia molto grave che nessun amministratore fino ad oggi dopo vent'anni abbia fatto propria questa proposta che servirebbe a dare lustro a questa città conosciuta solo per i suoi pizzaioli e cuochi. Armando De Stefano, dopo una mostra memorabile, allestita con gusto nella chiesa di Santa Maria delle Grazie a Punta Mare, per il bicentenario della rivoluzione giacobina napoletana del 1799, volle fare dono, anzi progetto appositamente ed eseguì due tele, per due spazi vuoti nella cappella della Madonna del Rosario  nella chiesa dell'Annunziata, opere che si possono ancora ammirare e altre due quadri al Comune di Vico Equense, che al momento non si sa dove siano finiti mentre per la chiesa di Bonea eseguì  una Madonna degli artisti. Stupisce non poco che, mentre le Gallerie Nazionali di Capodimonte, acquistano  a caro prezzo opere del maestro De Stefano, il comune di Vico Equense, grossolanamente si permette di snobbarlo, senza aver mai preso in considerazione il desiderio di donazione del maestro, legato a Vico da ricordi affettuosi e da amicizie durature, e testimoniati anche la sua scelta di volervi dimorare per il suo ultimo riposo. Dunque, questo quadro rappresenta anche tutto questo e non credo che si possa per questo spostarlo ritenendolo superfluo o superficiale o non adatto al luogo perché non sacro, perché nessuna di questa valutazioni è vera. L’opera rappresenta un santo e, senza esagerare nei paragoni, le Marie Maddalene di Caravaggio o i Cristi alla colonna, nudi e voluttuosi, si possono vedere ancora in molte chiese di Napoli e il concetto di sacro o santo o devozionale vorrei comprendere come viene stabilito rispetto ad un’opera poi, scelta ed inserita in una pubblicazione della CEI.  Ecco, io credo chi ha memoria dei fatti  ha anche  il dovere di raccontarli e di farli rispettare e ricordare non possiamo diventare tutti degli smemorati. Se il professore Autiero o lo scrittore Michele Prisco fossero ancora con noi sarebbero certamente d’accordo con quanto ho scritto, mentre se tutta la vicenda dovesse arrivare alle orecchie del maestro De Stefano, ne sarebbe sicuramente addolorato. Dunque senza alcuna imposizione o arroganza, si chiede alle autorità ecclesiali di far riporre quel quadro su quella parete, dove è stato per diciotto anni, rispettando la memoria di quell’avvenimento.


Franco Cuomo testimone di quegli avvenimenti.

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