martedì 28 novembre 2017

Black friday ovvero: l'apoteosi del capitalismo e della religione del consumo




Sono convinto che il Black Friday sia l’esempio più manifesto ed eclatante insieme alla festa di Halloween della mondializzazione capitalista e insieme vadano interpretate entrambe, soprattutto il Black Friday, come la più titanica rappresentazione su scala planetaria dal potere del dollaro. Non ci sono religioni o ideologie che tengano e che possano tenere il banco o che addirittura possano minacciare le nostre identità culturali e politiche, perché queste tutte insieme (insieme anche alle religioni Islam incluso), sono spazzate via dall’unica religione contemporanea: quella del libero mercato, celebrata e officiata nei grandi templi, nelle grandi ed affollatissime cattedrali del nostro tempo: i mastodontici centri commerciali che ormai si costruiscono come si costruivano le cattedrali gotiche  nella prima metà del XII secolo in tutt’Europa, intorno alle città e tracimano in ogni territorio, ogni regione, ogni stato con gli stessi rituali liturgici , con il medesimo stile architettonico, con gli stessi colori sfavillanti, con i medesimi sottofondi musicali. Ecco, il Black Friday è tutto questo, è la rivelazione dell’alienazione che è diventata mondo, che si impone foneticamente nel nome stesso, espresso nell’inglese dei mercati, ovvero il vertice della reificazione che Marx aveva già previsto nei Manoscritti economico filosofici del ’44  e poi sviluppato nel Capitale : Marx aveva previsto che il capitale sovranazionale avrebbe spazzato via tutti gli idoli e tutti i credi venerati e praticati, per adorare una sola religione, quella del fare profitto, per realizzare plus valore. Tutto questo si è avverato mai come in questo momento storico. Questa dunque è la vera essenza del Black Friday, la celebrazione della festa sacra del consumo americanocentrico, che anticipa un Natale che non è più la celebrazione della nascita del Dio bambino in una grotta e rappresentato dal presepe, ma la anglofona festa di cultura Wasp (White Anglo-Saxon Protestant), fatta di neve, e luci colorate segnata da uno smodato consumismo che si deve concludere anche questa nell’acquisto di merci. In questo contesto si oggetti vizza materialmente la mercificazione delle nostre vite, anzi, la mercificazione della vita stessa. Noi stessi e la natura siamo ridotti a merci tra le merci, mentre il libero mercato, anzi, un mercato anarchico, rende schiava un’umanità sfruttata e sottopagata alla quale vengono negati diritti solo per la produzione di merci nei paesi come l’India o la Cina, ma anche in occidente dove, il capitale, cancella per suo mero interesse i diritti che i lavoratori avevano conquistato. Dunque ognuno dovrebbe sapere che  tutto quello che nel Black Friday viene acquistato è certamente intriso di sudore e sangue di questi nuovi schiavi. Tutto deve sembrare sempre un’eterna festa di luci e di colori tutti devono essere stritolati nella nevrotica baraonda dell’acquisto di merci prevalentemente inutili. Questa dunque la dinamica del libero mercato, che va a ridefinire l’alienazione atlantista, consumista, omologante che impone al livello planetario un’unica cultura, o meglio sottocultura che è quella del mercato. Occorre allora, invece di gioire smodatamente e ebetamente di fronte a questa feste anglofone che ci vengono imposte dai media, cominciare a riflettere tutti criticamente: sospendere l’azione per restituire uno spazio per il pensiero critico, per la riflessione su ciò che sta accadendo intorno e dentro di noi. Basta dunque con l’ideologia del libero scambismo gaudente e del consumo compulsivo e riconsideriamo l’idea di un pensiero critico adorniano e/o marcusiano ma meglio ancora hegeliano, che ricontestualizzi il primato del concetto sull’idea del fare soldi a tutti i costi per produrre altri soldi attraverso il consumo di merci inutili. Il fatto che il filosofo Gilles Deleuze, prima di morire, si trovasse nel bel mezzo della stesura di un libro su Marx, è indicativo di una tendenza più ampia. Oggi proprio dagli USA, dalla Cina, dall’India, dal Giappone, dal medio Oriente stanno sorgendo pensatori che tendono di ristabilire il primato di una rilettura di Marx. Sono differenti tra loro, parlano linguaggi diversi, ma non sono così pochi come si potrebbe pensare o come l’establishement vuole farci credere. La paura più grande dei governanti, o di chi ci amministra, anche nel piccolo del nostro piccolo paese, è che queste voci inizino a riverberarsi e a rafforzarsi l’un l’altro nella solidarietà. Consapevoli che le disuguaglianze sempre più crescenti ci stanno trascinando verso la catastrofe, questi “nuovi attori”, questi nuovi interpreti di Marx, sono pronti ad agire contro tutte le ineguaglianze e contro tutte le povertà e contro tutti gli sfruttamenti. Delusi del comunismo del ventesimo secolo, dobbiamo allora iniziare a reinventarlo su una nuova base. I media fanno il loro mestiere e discrediteranno tutti come pericolosi utopisti, così pure quelli che si dicono gli eredi di un socialismo del tempo che fu, i cosiddetti politici democratici che sono stati trasformati dall’idelologia del libero mercati in banchieri, anzi in bancari ( impiegati), mentre i capitalisti veri e propri sono diventati i politici veri di fatto. Quindi questa festa del consumo, questo Black Friday, dovrebbe far riflettere tutti su queste cose molto serie, mentre a tutti quelli che sono stati comunisti in passato e lo hanno rinnegato diventando liberisti, oggi  bisogna dire come conclude Zizeck in un suo libro: “ il libero mercato non è la migliore delle soluzioni possibili per l’umanità e per la natura, hai avuto il tuo divertimento anticomunista, e sei stato perdonato per questo: è tempo di tornare a fare di nuovo sul serio[1]”. 


[1] Slavoj Zizek, Dalla tragedia alla farsa, cit. pag.96[1] Slavoj Zizek, Dalla tragedia alla farsa, cit. pag.196

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