Sicuramente
l’argomento non sembra essere di
particolare rilievo filosofico, ma come si sa- è proprio dalla manipolazione e
/o trasformazione delle piccole cose e del
quotidiano che chi detiene il potere attua le più potenti forme di controllo. E’
il caso del presepe, si, proprio il presepe , quello di Eduardo De Filippo di “
Te piace ‘o presepe ? ” e Lucariello rispondeva con un gesto di
diniego della testa “ No, nun me piace ‘o
presepe”. Ebbene forse il presepe non piace nemmeno all’ideologia economica
capitalistica. Come si sa, il diavolo si nasconde nel dettaglio, e la hegeliana
bestia selvatica del mercato, gli spiriti aggressivi e cosiddetti “innovativi”
del libero mercato, avrebbero dichiarato guerra al presepe, ma perché mai il
capitalismo vincente, dopo la caduta del muro di Berlino dovrebbe accanirsi
contro un simbolo della tradizione e della cristianità? Ebbene si può con
certezza affermare che in questo accanimento il capitale manifesta apertamente
la lotta che esso ha ingaggiato non solo contro la cristianità, ma- come si è
già scritto in altri miei post- contro tutte le religioni della trascendenza e
contro tutti i simboli nelle quali esse si manifestano ,sul pianeta. Il
capitale deve ridurre tutto al piano immanente del mercato, l’ideologia
dominante, quella che passa per essere innovativa, sostiene che queste idee
marxiane siano idee del secolo scorso, anzi di due secoli fa, ma di fatto , la
riduzione di tutto a mercato globale è sotto gli occhi di tutti. Lo scorrimento
delle merci senza più norme di tipo morale, etico o religioso è l’unica realtà potente del nostro tempo,
Quindi, il capitale ha dichiarato guerra a tutte le religioni, e non una guerra
di religione come l’ideologia mediatica che esso veicola vuol far passare, dove
una sola religione l’Islam attenterebbe al sistema di valori dell’occidente:
niente è più falso di questa mega menzogna
planetaria. Mentre la verità è
una sola, ovvero il capitale è in guerra contro tutte le religioni della
trascendenza, Islam e Cristianesimo in primis, mentre afferma se stesso come
una teologia economica che chiede sacrifici e austerità per l’unico valore da
difendere: il mercato e, conseguentemente, produttività, merci e denaro, verso
i quali dobbiamo praticare tutti ossequiosamente un rito quotidiano : consumo,
scambio e impiego della moneta. Il capitalismo allora configura se stesso come l’unico
nuovo monoteismo assoluto e immanente da
praticare. Per finire si potrebbe dire che la religione del libero mercato, il
monoteismo assoluto e idolatrico dell’economia
con annessa ideologia della disuguaglianza sociale che, come ai tempi di
Dickens, viene fatta passare come una calamità naturale o come una sfortuna che
ogni singolo si è cercato da sé, si scaglia contro la famiglia come prima
cellula della comunità etica come aveva scritto Hegel , al capitale da fastidio
ed è di intralcio la comunità etica in senso hegeliano, al capitale interessa
solo far trionfare il sistema dei bisogni, una società che si regge solo sull’egoismo
dell’accumulazione e sulla “sdivinizzazione”,
heideggeriana di cui la tecnica
trionfante è la più plateale delle manifestazioni di dominio. Ecco allora che questo capitale ha dichiarato
guerra al presepe come nucleo iniziale e simbolico della famiglia e riconosce
solo le faraoniche strutture dei centri
commerciali, dove trionfano i giganteschi alberi di Natale finti, illuminati e
fantasmagorici e sfavillanti che fanno anche
bella mostra di sé in tutte le piazze delle città del pianeta . Nel rifiuto del
presepe, simbolicamente, ma neanche poi tanto, si nasconde tutto ciò che si è
appena scritto, sia che si è credenti sia che non lo si è . Nei fatti l’intera
epoca del comunismo è stata un periodo in cui esisteva la convinzione che fosse
possibile prendere decisioni politiche giuste, oggi, l’ideologia del capitale ha
spazzato via questo credo agganciandolo solo alle realtà statolatriche, tacendo
l’unica verità che andrebbe sempre ricordata, ovvero che in quel momento tutta
l’umanità era guidata dal significato della storia, che era storia fatta da
uomini. Con la morte del comunismo si verifica in un certo qual modo, la
seconda morte di Dio nel territorio della storia, tutto questo ha anche a che
fare con la sparizione simbolica del presepe che è nel simbolismo collettivo
cristiano, la storia delle storie.
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