venerdì 15 dicembre 2017

Perché per il capitalismo il presepe non è innovazione e come tale va bandito


Sicuramente l’argomento non sembra essere  di particolare rilievo filosofico, ma come si sa- è proprio dalla manipolazione e /o  trasformazione delle piccole cose e del quotidiano che chi detiene il potere attua le più potenti forme di controllo. E’ il caso del presepe, si, proprio il presepe , quello di Eduardo De Filippo di “ Te piace ‘o presepe ? ”  e Lucariello rispondeva con un gesto di diniego della testa “ No, nun me piace ‘o presepe”. Ebbene forse il presepe non piace nemmeno all’ideologia economica capitalistica. Come si sa, il diavolo si nasconde nel dettaglio, e la hegeliana bestia selvatica del mercato, gli spiriti aggressivi e cosiddetti “innovativi” del libero mercato, avrebbero dichiarato guerra al presepe, ma perché mai il capitalismo vincente, dopo la caduta del muro di Berlino dovrebbe accanirsi contro un simbolo della tradizione e della cristianità? Ebbene si può con certezza affermare che in questo accanimento il capitale manifesta apertamente la lotta che esso ha ingaggiato non solo contro la cristianità, ma- come si è già scritto in altri miei post- contro tutte le religioni della trascendenza e contro tutti i simboli nelle quali esse si manifestano ,sul pianeta. Il capitale deve ridurre tutto al piano immanente del mercato, l’ideologia dominante, quella che passa per essere innovativa, sostiene che queste idee marxiane siano idee del secolo scorso, anzi di due secoli fa, ma di fatto , la riduzione di tutto a mercato globale è sotto gli occhi di tutti. Lo scorrimento delle merci senza più norme di tipo morale, etico o religioso  è l’unica realtà potente del nostro tempo, Quindi, il capitale ha dichiarato guerra a tutte le religioni, e non una guerra di religione come l’ideologia mediatica che esso veicola vuol far passare, dove una sola religione l’Islam attenterebbe al sistema di valori dell’occidente: niente è più falso di questa mega menzogna  planetaria.  Mentre la verità è una sola, ovvero il capitale è in guerra contro tutte le religioni della trascendenza, Islam e Cristianesimo in primis, mentre afferma se stesso come una teologia economica che chiede sacrifici e austerità per l’unico valore da difendere: il mercato e, conseguentemente, produttività, merci e denaro, verso i quali dobbiamo praticare tutti ossequiosamente un rito quotidiano : consumo, scambio e impiego della moneta. Il capitalismo allora configura se stesso come l’unico nuovo monoteismo assoluto e immanente  da praticare. Per finire si potrebbe dire che la religione del libero mercato, il monoteismo assoluto e idolatrico dell’economia  con annessa ideologia della disuguaglianza sociale che, come ai tempi di Dickens, viene fatta passare come una calamità naturale o come una sfortuna che ogni singolo si è cercato da sé, si scaglia contro la famiglia come prima cellula della comunità etica come aveva scritto Hegel , al capitale da fastidio ed è di intralcio la comunità etica in senso hegeliano, al capitale interessa solo far trionfare il sistema dei bisogni, una società che si regge solo sull’egoismo dell’accumulazione e sulla “sdivinizzazione”, heideggeriana  di cui la tecnica trionfante è la più plateale delle manifestazioni di dominio.  Ecco allora che questo capitale ha dichiarato guerra al presepe come nucleo iniziale e simbolico della famiglia e riconosce solo  le faraoniche strutture dei centri commerciali, dove trionfano i giganteschi alberi di Natale finti, illuminati e fantasmagorici  e sfavillanti che fanno anche bella mostra di sé in tutte le piazze delle città del pianeta . Nel rifiuto del presepe, simbolicamente, ma neanche poi tanto, si nasconde tutto ciò che si è appena scritto, sia che si è credenti sia che non lo si è . Nei fatti l’intera epoca del comunismo è stata un periodo in cui esisteva la convinzione che fosse possibile prendere decisioni politiche giuste, oggi, l’ideologia del capitale ha spazzato via questo credo agganciandolo solo alle realtà statolatriche, tacendo l’unica verità che andrebbe sempre ricordata, ovvero che in quel momento tutta l’umanità era guidata dal significato della storia, che era storia fatta da uomini. Con la morte del comunismo si verifica in un certo qual modo, la seconda morte di Dio nel territorio della storia, tutto questo ha anche a che fare con la sparizione simbolica del presepe che è nel simbolismo collettivo cristiano, la storia delle storie.  

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