Oggi finisce la mia ultima settimana di lavoro e lunedì sarà l'ultimo giorno. Il primo aprile ho finito di lavorare a maggio compio 63 anni. Ho scelto di riscattare 4 anni della mia laurea e andarmene e li sto pagando, nessuno mi ha regalato niente. Si fa molta retorica su questo momento. Quelli che dicono: sei ancora giovane avresti potuto e dovuto ancora dare molto a questo paese fino a 67 anni ( se non muori prima dico io). Sono i forneriani, molti di essi sono donne, come la Fornero appunto, quelli che credono di salvare loro stessi e il mondo e di redimerlo dal welfare state che per loro non serve più: mi fanno pena ma anche molta rabbia. Sono quelli e quelle che dicono: ora ti dobbiamo mantenere noi e io chiedo a loro: e per 40 anni chi ho mantenuto io? Con governi esosi che continuano a dissanguare chi ha un reddito fisso e una pensione? Ora qualcuno parla di far marcia indietro per occupare i giovani ( sic!) e dunque smettere a 57 per le donne e 62 per gli uomini con 35 anni di contributo. Anche in questo caso rientrerei nel range: ho fatto il mio dovere, quello che dovevo fare l’ho fatto nella pubblica amministrazione e anche con gli anni di docenza all’università, nel bene e nel male. Non mi pento della scelta . Avrò voglia finalmente di fare quello che mi pare anche di annoiarmi o di angosciarmi, mi succedeva anche durante il lavoro e dunque qual è il problema? Ma avrò anche voglia di provare a pensare un poco a me stesso, sono ancora tante le cose che ho da fare e magari guadagnarci anche su pèrché no, quindi da martedì mi rimbocco le maniche e parto per un nuovo inizio se il caso e la necessità vorranno.
Cultural studies,Queer/gender studies, urban anthropology,Conteporary Philosophy and contemporary art, politics, indipendent design, literature,art,gay life especially bears-people, electronic music,media studies. Questo blog non può essere considerato una testata giornalistica, in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità predefinita. Pertanto, ai sensi della legge n. 62 del 7 marzo 2001, non può essere considerato un prodotto editoriale.
venerdì 28 marzo 2014
mercoledì 26 marzo 2014
Esiste un paesaggio italiano ?
Le
abitudini cresciute per epoche intere sono sedimentate nelle nostre vite e le
costrizioni per una violenta rottura dei rapporti complessi non si dissolvono
in una notte. Ciò che subiamo è la forma del nostro destino. Le culture
politiche che praticano il sospetto e il risentimento, ma anche la stupida
convenzionalità dei linguaggi televisivi, prosperano regionalmente in modo
intensivo. Ci ritroviamo sempre su un treno miserevole che ci conduce a un
destino. Destino e destinazione oltre ad avere la stessa radice in italiano, in
spagnolo hanno lo stesso significato. I costruttori identitari egoistici
contribuiscono per parte loro a bloccare i potenziali di generosità e umanità
che potrebbero essere liberati e che ognuno di noi potrebbe usare contro di
loro, ma non succede mai. Siamo costretti in ruoli rigidi e soprattutto siamo
disarmati. Le mie letture mi hanno permesso sempre di fare il confronto tra ciò
che mi circonda e ciò che mi attrae, sono il filtro della mia vita, così come
la musica e l’arte: filtri attraverso i quali l’attrazione che provo per
qualcosa o per qualcuno si modula su timbri precisi del mio gusto. Nel mio viaggio giornaliero verso Napoli, mi soffermo spesso su particolari interni o esterni al treno su cui viaggio. Se guardo il
paesaggio attraverso i vetri sporchi e opachi posso ben comprendere come sia
stata stravolta questa terra. Oggi per esempio osservavo che un tempo nel
tratto che da Leopardi arriva fino ad Ercolano era possibile incantarsi in
primavera per l’esplosione della fioritura di alberi da frutta: stamattina
cercavo quegli alberi ma non ci sono
più. Ci sono invece rifiuti su rifiuti, piante infestanti, costruzioni abusive
che s’ inerpicano fino a quasi il cratere, raccordi autostradali che rimangono
sospesi nel vuoto. Questo paesaggio è simile al treno sul quale corro ed è simile
alle pianificazioni che qualcuno ancora oggi si ostina a presentare. Una volta
esisteva un paesaggio. Esiste un paesaggio italiano, campano? L'Italia è forse
il paese dove la storia ha più profondamente modellato il paesaggio: l'alta
densità di popolazione per secoli ha costretto l'uomo a colonizzare ogni più
piccola parte di spazio. Il territorio, è stato modificato con strade, canali,
borghi, città, coltivandolo, fino a creare, nell'ultimo secolo, insediamenti
industriali. Cosa abbiamo mai fatto? Quale delitto abbiamo mai perpetrato? Cosa
hanno in comune la pianura padana con la costa calabrese ricca di piante -
olivi, fichi e viti - tipicamente mediterranee? E il golfo di Napoli con la
laguna veneta, le valli alpine con il Tavoliere delle Puglie? E questa piana
vesuviana? Penso che ben poco unisce il
"paesaggio" in Italia, che non esista un minimo comune denominatore, che
forse era il paesaggio più vario del mondo e che forse l’idea stessa di
paesaggio si è fatto spazio nella pittura rinascimentale, nelle sfumature tenui
di Leonardo o nelle aspre rocciosità di Mantegna, ma soprattutto che queste
differenze non esistono più perché abbiamo ucciso il paesaggio. Quel cadavere
ce l’ho tutte le mattine sotto gli occhi e ognuno di noi sembra non darsene pensiero.
In fondo spariscono alberi inutili che non danno soldi, sparisce il ritmo dei
colori, del movimento di un paesaggio che comunque una volta era coltivato,
perché neanche quello da soldi. Il bello è sparito da questo posto e con esso
la grazia, la gentilezza, il gusto. C’è un legame strettissimo tra un gruppo di
giovanissimi inguainati in pantaloni a giro culo, tatuati e connessi, che in un
dialetto sgangherato sgomitano per sedersi e ciò che scorre fuori dal
finestrino? Certo che c’è: è la violenta indifferenza verso la bellezza. Sono
brutti perché sono indifferenti, sono brutti perché ignorano e sembrano belli
solo perché giovani solo perché ben nutriti, forse troppo nutriti. Nutriti di
tutto tranne che di grazia, di bei modi, di linguaggio. Si spingono si
insultano, danno fastidio a tutto il vagone armeggiano con i loro smartphone
con auricolari che sparano decibel nelle povere orecchie sorde già dalla
nascita. I libri,così ha detto una volta
il poeta Jean Paul, sono delle lettere un po’ più consistenti inviate ad amici.
Con questa frase, ha definito con grazia e in modo essenziale, la natura e la funzione dell’umanesimo: una
telecomunicazione che istituisce amicizie attraverso il medium della scrittura.
E allora lo ripeto: le mie letture mi hanno permesso sempre di fare il
confronto tra ciò che mi circonda e ciò che mi attrae, sono il filtro della mia
vita, così come la musica e l’arte. E’ solo queste mi fanno accorgere che le
brutte case sono arrivate fin sopra il vulcano, mentre gli altri non se ne accorgono.
E’ una concezione elitaria? Forse, ma chi se ne importa! E’ anche una scelta di
sopravvivenza che comincia già quando ti siedi in un vagone come quello nel
quale sto seduto io. Quel paesaggio già nel passato non era più naturale, ma
conservava una sua equilibrata esistenza e oggi invece è diventato un bubbone
di cemento e macerie e rifiuti. Da noi non è mai esistito il paesaggio
"naturale" e la sua particolare bellezza era di ritrovarsi proprio
nella sua estrema varietà.
Così
è nato il paesaggio ideale che ha nutrito pagine intere di libri, di spiriti
colti, di arte .Che hanno lasciato a testimonianza dipinti, disegni e
fotografie intrise di romanticismo, diari di viaggio ricchi di note di colore e
anche di rimproveri verso le nostre orribili cattive abitudini. Ora tra
Leopardi e Ercolano non c’è soltanto la nostra corresponsabilità di fronte al
mostruoso, c’è il corpo senza vita di un delitto ma molto più di un delitto,
c’è l’inizio del nostro rapporto di routine
con il mostruoso e la sua metabolizzazione.
martedì 25 marzo 2014
Un party in ufficio per la mia pensione. Il primo aprile sarò un uomo affrancato
Ieri , per la mia messa a riposo, come in burocratichese si dice, ovvero per il mio pensionamento che avverrà lunedì prossimo, ho offerto un piccolo party ai miei amici in ufficio, più amici che colleghi appunto.E' stata una bella festa che ricorderò sempre per il calore e l'affetto dimostratomi da chi per anni ( molti) ha condiviso la mia quotidianità.C'è sempre un poco di malinconia quando si cambia uno stile di vita o ci si accinge a farlo.Loro resteranno sempre e comunque anche se ci si vedrà meno, ma c'è anche la consapevolezza della libertà dal lavoro e dalla costrizione degli orari, anche se onerose appaiono altre responsabilità e altri compiti che mi aspettano. Di certo ho ancora progetti nella testa e voglia di fare cose: un altro libro, la difesa della natura della mia terra e il teatro e un'altra mostra, insomma non me ne starò con le mani in mano.
martedì 18 marzo 2014
“grazie per l’acqua”
A
Barra ci siamo fermati. Un odore acre ti brucia le narici, qualcuno dice: “è
ferodo”, ovvero esalazioni di gas da materiale d’attrito usato per i freni dei
treni. Le porte sono chiuse, i finestrini bloccati a feritoie di venti
centimetri. Si aspetta non si sa cosa. La gente ammassata rumoreggia, c’è chi
impreca e bestemmia. La puzza aumenta, qualcuno si sente male. Le porte sono
sempre chiuse. Rimango seduto a occhi chiusi , controllo il respiro e il
battito, si sente una voce strozzata, in lontananza che urla: “il treno si sta
incendiando!”. E’ il panico! Finalmente le porte si aprono, la gente si
scaraventa fuori sulle banchine di cemento, non c’è ombra del personale
viaggiante, non c’è neanche ombra fuori. Ci sono 36 gradi e il sole picchia
rovente. Ci potrà mai essere una svolta per tutto questo? E chi la potrà mai
fare? Siamo in troppi, e il genericismo delle nostre conoscenze è tale che ci
siamo ridotti agli stessi livelli semantici delle plebi medioevali: impotenti e
travolti dal degrado. Eravamo tutti su quella banchina assolata e rovente
abbandonati a un destino di fallimento tecnico ed organizzativo, ma avevamo
tutti i nostri smartphone connessi e tutti nello stesso momento con le dita
anchilosate inviavamo sms o postavamo notizie sui social. Il corso del mondo
avrebbe bisogno di correzioni in profondità, ma da dove potrebbero prendere
avvio? Da quale umanità? Non certo da quella che avevo intorno a me. Dove si
sarebbe mai potuto manifestare, nel modo più urgente possibile ciò che salva?
E’ in questi momenti, quando l’indifferenza incontra la molteplicità dei
significati delle vite di ognuno che ogni differenza tra movimento vero e
movimento falso sembra sparire. Ti porti sotto l’unica pensilina, ma il caldo e
soffocante, mentre il terzo vagone di un treno ormai vuoto brucia aumentando la
sensazione di aria arroventata. Noi pratichiamo sport di massa ma non abbiamo
idea di un qualche movimento che potrebbe aiutare il mondo in quanto tale. Su
quella banchina a Barra siamo tutti atleti estremi – lo sono consapevolmente o
inconsapevolmente – tutti i viaggiatori della Circumvesuviana. Siamo atleti
estremi, ma tra di noi non c’è più nessun rivoluzionario che abbia una qualche
fede! Nessuno che organizza più nessuno, monadi isolate ognuna chiusa nella sua
bolla di comunicazione virtuale e magari il tuo vicino sta morendo e tu non te
ne accorgi nemmeno, al massimo, lo fotografi e lo posti. Mi porto lo zainetto ai piedi e il saggio su
Heidegger sulla testa per proteggermi dal sole, il saggio mi conforta, averlo
in mano mi da una speranza ma è anche una disillusione. Offro dell’acqua dalla
mia bottiglina a una signora molto anziana visibilmente affaticata. Trascorrono
due ore, nelle quali viene dato un solo annuncio per il prossimo treno per
Sorrento. Siamo tutti lì come inebetiti. La lista delle disillusioni è così
lunga eppure stiamo sbagliando. Stiamo sbagliando se crediamo di poter
soddisfare la nostra vita in questo modo. Potremmo andare benissimo tutti a
puttane e il risultato non cambierebbe. Non serve guardare a ciò che accade e
indignarsi. Non basta più, perché anche nella più pura sincerità, questa
indignazione ci lascerà comunque in balia della nostra esistenza,
insignificante per chi detiene il controllo del mondo, per questi siamo come le
plebi medioevali. Niente più indignazione allora, la mia sensibilità si
indurisce ogni giorno sempre di più. Ma non basta, non serve addestrare la
sensibilità, perché il mondo accade con questi fatti e ti colpisce. Il treno va
in fiamme nell’indifferenza nostra e di quelli che quel treno dovrebbero farlo
muovere. A nessuno importa sapere il perché o il per come, la causa prima e non
parlo di quella Aristotelica. Così arriverà l’abitudine a prenderci in giro,
facendoci credere di indignarci ancora: tutti lì ad indignarci, tutti lì, senza
alcun potere, tutti lì con i nostri smartphone. Poi, una volta arrivato un
altro treno,arriverà l’orgoglio, la volontà di farci credere di essere
soddisfatti della nostra vita e di quello che questa ti offre e che in fondo
visto che viviamo nel napoletano, poteva andar peggio. Ma non è mai così e
siamo solo una massa in balia dell’indifferenza diffusa. La disillusione
sembrerebbe essere l’unico modo per limitare i danni, il filtro per questa
nicotina, questo catrame che colpisce la nostra mente, e che uccide ogni
sensibilità. Allora possiamo solo incassare, fino a quando la disillusione ci
prenderà per mano e ci porterà in un limbo, in quell’interruzione temporale che
potrebbe aiutarci e riempirci ancora di
finte certezze. La disillusione come una droga. E allora? Qual’è il vero
movimento verso una possibile salvezza? Ce ne sarà mai una? Come si può
giustificare la mia idea di pretendere un sovvertimento quando poi siamo tutti
lì ad aspettare un altro treno, sotto il sole cocente di una brutta stazione di
Barra, dopo aver patito le pene dell’inferno senza protestare o senza sfasciare
tutto quello che c’è lì intorno per dare sfogo per lo meno alla rabbia? Forse
sarebbe tempo di mettere a riposo questi singolari fatali e ripercorrere da solo
i sentieri interrotti dall’ essere. Capire finalmente che nell’ora del
crepuscolo di ogni speranza si manifesta nel modo più urgente la secca realtà:
che tutto ciò che alla fine ha la pretesa di trarre in salvo è portatore di
altri pericoli e dovremmo essere cauti verso ogni espertocrazia del salvare o
del salvifico. Nel frattempo arriva un altro treno (dopo due ore) e tutti,
come una mandria di buoi impazziti spingendo e sgomitando ci ammassiamo per
poter avere l’illusione di fare un viaggio comodamente seduti. Chiedo alla
vecchia signora sulla ottantina:” cosa fa, non sale?” e lei, tranquilla,
“aspetto quello dopo…non c’è la potrei fare a reggere tutto questo, ho bisogno
di andare verso una stella, soltanto questo”, poi mi sorride, socchiude gli
occhi e mi dice: “grazie per l’acqua”.
lunedì 17 marzo 2014
giovedì 13 marzo 2014
ALIMURI: Fumo negli occhi della stampa già cieca
Alimuri: fumo negli occhi della stampa, già notoriamente
cieca, che codinamente e pedissequamente riporta le informazioni roboanti ma –
a parere di chi scrive - con molte
discrepanze e buchi neri, dell’ Amministrazione comunale di Vico Equense e dei suoi assessori. Ieri alla
conferenza stampa nessuno che abbia contestato all’Assessore Elefante che l'illegittimità di quella
licenza era già nota! Ovvero, l’ingegnere
Elefante- novello Indiana Jones- avrebbe scoperto “spulciando tra le
carte”, l’uovo di Colombo! Nessuno che abbia chiesto come mai alla conferenza
non erano presenti i proprietari della struttura, ma soprattutto nessuno che
abbia sbugiardato il sindaco Cinque circa l’operato svolto dallo stesso ai
tempi dell’accordo Rutelli! Nessuno che abbia detto che quella è una zona A1 e dunque che non si può
neanche sfiorare. Nessuno che abbia contestato il senso di uno stabilimento
balneare in una zona ad opinione di chi scrive - a altissimo
rischio di caduta massi anche se l'assessore Elefante, non si capisce suffragato da quali studi geologici, affermi il contrario dicendo solo che qualche caduta è solo frutto della vegetazione di superficie e che le fratture sono "sub verticali" e dunque non pericolose. La stampa ha riportato, a paginoni interi, i
desiderata fumosi dell’Amministrazione Comunale preparandosi a tutta una serie di operazioni, mentre
permangono tutti i dubbi da parte dei VAS
sia sulla demolizione tra sei mesi sia soprattutto su chi pagherà i costi della
stessa. Potrebbe succedere tutto e il
contrario di tutto. Mica è così certo che la SAAN – non presente in Conferenza Stampa –
accetterà supinamente la decisione! Chi ci assicura che una volta che
l’inottemperanza sarà comunicata alla SAAN per la demolizione in danno questa
non risponda picche dicendo che non ha i soldi. Oppure, visto che come ha detto l'assessore, l'eccedenza strutturale del progetto è un minus rispetto af dato tecnico, la SAAN potrebbe presentare un ricorso e vincerlo e rifarsi tre volte tanto sulla cifra stabilita per la demolizione. Cifra che pagherebbero sempre i cittadini per un danno commeso da un privato.
Oppure potrebbe dichiarare fallimento insomma alla fine i soldi si dovrebbero trovare con un altro mutuo alla cassa depositi e prestiti e così la demolizione la pagherebbero i cittadini, lasciando libero uno spazio per un complesso balneare – illegittimo e abusivo sul nascere perché in zona A1- realizzato in project financing. Sono perplessità che si potevano forse chiarire in quella sede, i giornalisti a questo dovrebbero servire, invece niente di tutto questo.Insomma, un altro papocchio, così pure come molta poca chiarezza permane circa l’annullamento dell’accordo di programma sottoscritto dal Sindaco il 19.07.2007. La stampa presente ieri avrebbe potuto scrivere queste cose invece di giubilare la notizia, avrebbe potuto rendere un servigio ai cittadini spiegando loro le incongruenze di un’operazione fumosissima, invece ha sbattuto il mostro in prima pagina esultando per una demolizione voluta da un assessore noto in Costiera Sorrentina per interventi costruttivi non sempre rispettosi dell’ambiente, boxlandia docet, e da un Sindaco che in quella stessa conferenza annuncia addirittura l’utilizzo di un altro ecomostro totalmente abusivo e recente, ovvero l’ampliamento dello stradone del Rivo D’Arco. Si potevano scrivere queste cose che non ho letto invece da nessuna parte.C’è di che rimanere perplessi, ma come sempre l’informazione è la principale complice del degrado di questo paese.
Oppure potrebbe dichiarare fallimento insomma alla fine i soldi si dovrebbero trovare con un altro mutuo alla cassa depositi e prestiti e così la demolizione la pagherebbero i cittadini, lasciando libero uno spazio per un complesso balneare – illegittimo e abusivo sul nascere perché in zona A1- realizzato in project financing. Sono perplessità che si potevano forse chiarire in quella sede, i giornalisti a questo dovrebbero servire, invece niente di tutto questo.Insomma, un altro papocchio, così pure come molta poca chiarezza permane circa l’annullamento dell’accordo di programma sottoscritto dal Sindaco il 19.07.2007. La stampa presente ieri avrebbe potuto scrivere queste cose invece di giubilare la notizia, avrebbe potuto rendere un servigio ai cittadini spiegando loro le incongruenze di un’operazione fumosissima, invece ha sbattuto il mostro in prima pagina esultando per una demolizione voluta da un assessore noto in Costiera Sorrentina per interventi costruttivi non sempre rispettosi dell’ambiente, boxlandia docet, e da un Sindaco che in quella stessa conferenza annuncia addirittura l’utilizzo di un altro ecomostro totalmente abusivo e recente, ovvero l’ampliamento dello stradone del Rivo D’Arco. Si potevano scrivere queste cose che non ho letto invece da nessuna parte.C’è di che rimanere perplessi, ma come sempre l’informazione è la principale complice del degrado di questo paese.
Franco Cuomo – VAS –
Verdi Ambiente e Società
mercoledì 12 marzo 2014
L’essere e il tempo... del pendolare metropolitano
Alzo
lo sguardo dal libro che sto leggendo, ma di fatto mi sto svegliando da un
torpore sonnolento. Leggere filosofia in treno. Leggere un saggio su Heidegger
in treno. Terapia catartica? Sadomasochismo? Sulla destra mi appare il gigante
addormentato. Chi guarda il Vesuvio dalla Circumvesuviana o da un qualsiasi
punto del Golfo, nota – all’altezza di Santa Maria la Bruna – una collina, alta
circa 185 metri ,
che addolcisce con il suo declino verde l’arida, imponente mole del vulcano. In
cima, una chiesa barocca bianca e un’austera costruzione color terra bruciata.
Sono i Camaldoli di Torre del Greco, ma il posto è conosciuto anche come Colle
S. Alfonso. Ogni volta che guardo quel colle dal treno mi viene in mente il re
ostrogoto Teia. La storia dice che quando il cadavere di Teia venne
riconosciuto fu decapitato e la sua testa innalzata su un'asta affinché i due
eserciti la vedessero. In questo modo i Bizantini sarebbero stati incitati a
combattere, mentre gli Ostrogoti, alla vista del proprio sovrano morto, si
sarebbero convinti ad arrendersi. Tuttavia ciò non accadde e la battaglia continuò
a protrarsi fino al tramonto del giorno dopo quando i pochi superstiti decisero
di negoziare. Firmarono un trattato di pace con il quale accettavano di
abbandonare l'Italia e si impegnavano a non fare mai più guerra all'Impero. La
disperata battaglia sotto il Vesuvio segnò la loro sconfitta definitiva. Ecco,
quando i libri di storia descrivevano quest’avvenimento, io ho sempre
immaginato che la battaglia si fosse svolta ai piedi di questa collinetta; non
chiedetemi il perché. Immaginavo i due eserciti confrontarsi nella pianura
sottostante, il clangore degli scudi e delle lance spezzate, il nitrire dei
cavalli. La signora che mi opprimeva con la borsa nel frattempo è scesa ora si
è seduto un operaio barbuto e corpulento che puzza di fumo, guarda il libro che
ho in mano si aggiusta la patta si toglie il cappello di lana calato sulla
testa, risponde subito al telefono e mi alita sulla faccia, io mi giro dalla
parte della collinetta e penso alla battaglia tra goti e bizantini. Associo
pensieri senza un senso preciso, si chiama astrazione da movimento: cambiare
facile dire meno facile fare quante volte ho promesso e quasi sempre ho mentito
a me stesso domani domani ..e i desideri diventano vani questo succede se non
credi in te stesso alza la testa ma alzala adesso. Riapro il libro nel
frattempo il paesaggio ha perso identità: la memoria e il paesaggio, la memoria
del paesaggio, il paesaggio urbano, la memoria del passaggio. Ci sono giornate
nelle quali non so proprio come farò ad andare avanti così. Immagino i prossimi
due anni. Mi sento a pezzi e sfogo la mia amarezza,ansia e angoscia trattengo
le lacrime. Quanti anni ho trascorso su questi treni? Nessuno può aiutarmi a
parte me stesso, ma è ancora troppo presto,non riesco a non pensare a quello
che questa gente seduta intorno a me mi sta facendo. Loro sono lì inconsapevoli
della pressione che esercitano su di me. E’ sempre così. I livelli di
tolleranza finiscono con l’esaurirsi e io con loro. Per un periodo ho preso la
ferrovia dello stato, mi tranquillizzava l’idea che a bordo c’era il bagno,
sulla circum non c’è, se ti capita di doverci andare devi scendere dal treno e
prendere quello successivo oppure te la fai addosso, sono sempre sceso
naturalmente anche se ci sono stati dei momenti che c’è mancato poco soprattutto
quando dovevi attraversare una muraglia umana tutti schiacciati l’uno contro
l’altro…lasciamo perdere. A Ercolano una volta sono sceso e fatto i miei
bisogni in una latrina che nessuna descrizione potrà mai rendere per quello che
era veramente con un tossico che si schizzava eroina in vena mentre gli colava
il sangue sull’avambraccio perché stava fuori vena. Treni dell’esperienza
sinestetica. So che per il mio bene dovrei cominciare ad accettare,ma accettare
le menzogne e le ingiustizie non è mai stata una mia prerogativa e accettare
tutto questo mi sembra troppo per qualsiasi uomo. In questi treni diventiamo
tutti esseri del trasferimento che non possiamo sottrarci a ciò che di volta in
volta ci porta altrove ma senza nessun inganno filosofico. In fondo cosa siamo?
Falliti come animali, o animali mancati, sin dall’inizio siamo condizionati
dalla cultura o dalla tecnica. Viviamo venendo al mondo e costruendocelo questo
mondo. La macchina mi costerebbe troppo: gasolio, autostrada andata e ritorno,
parcheggio e il rischio di non trovarla più. Ecco, noi siamo la storia, anzi
noi siamo nella storia. Quando entriamo nell’ambito della storia o quando ci
illudiamo di essere i padroni di una tecnica più evoluta, facciamo la scoperta
di essere creature che oltre alle cure domestiche e concrete, e ci sentiamo
coinvolti anche in faccende grandi e nobili. Guardo l’operaio seduto, lui
guarda me: ha gli occhi arrossati e l’alito pesante di vino. Tutto il vagone è
un miscuglio di aliti pesanti tutto il vagone è la democrazia realizzata. Siamo
in un copione perché siamo animali mancati e non siamo stati salvati da
nessuno. E dal momento in cui tutto questo ci riguarda:l’alzarsi al mattino,
prendere il treno, marcare il cartellino in entrata, marcarlo in uscita,
riprendere il treno, tornare a casa, dormire e ricominciare tutto daccapo,
siamo stati condannati a diventare i padroni del mondo e a subirne l’ebbrezza
del potere. E’ successo agli Egiziani e poi ai Babilonesi e poi a Persiani sui
quali agiva l’azione di logoramento e l’intelligenza critica degli Ebrei e dei
Greci e poi è successo a Romani e poi agli Europei e poi a Russi e agli
Americani, fino a creare la realizzazione dello Spirito della storia
concentrata tutta in quell’alitosi generale di un vagone ferroviario ogni mattina
o ogni sera. La nemesi della storia che ci fa venire al mondo e ci getta in
esso, un venire al mondo che si può verificare solo col trasferimento e con l’esodo
giornaliero: l’essere e il tempo del pendolare metropolitano.
martedì 11 marzo 2014
Un ritorno d’immagine nazionale e una grande risonanza per l’abbattimento dell’ecomostro come accadde per il FUENTI e poi?
Stamattina a caratteri cubitali
su Metropolis si leggeva.” Ecomostro
DEMOLIZIONE IMMINENTE: il Comune di Vico Equense annuncia<<Trovato il
modo per abbatterlo subito>>. Domani conferenza stampa nella quale il
neo assessore di Piano di Sorrento, ing.
Antonio Elefante, svelerà, come un disvelamento heideggeriano, il suo
dossier di circa quaranta pagine e allora sapremo la verità. Credo di aver già
dichiarato come VAS, che la demolizione ci sta bene a patto che, essa non sia
un affare ai danni dell’ambiente, ovvero non riproponga mutatis mutandis le
condizioni che ormai sanno tutti ovvero: una
ricostruzione dei volumi dislocati in altra zona e la riproposta sul sito di un
qualsiasi altro complesso, e questo non perché i VAS siano contro gli affari e
le economie, ma perché i VAS, insieme ad altri prima di loro ( Autorità di
Bacino del Sarno) ritengono essere quella zona una delle più pericolose per gli
sfaldamenti delle falesie calcaree con conseguenti crolli, quindi zona
estremamente pericolosa per l’incolumità di chiunque. Questa premessa
al fine che non si dica che gli ambientalisti sono sempre contro. Su tutta la
faccenda ho anche espresso la mia opinione e aspetto la fine della conferenza
stampa anche se, su tutta l’operazione e su tutte le dicerie che si sono
sentite ho molti dubbi, molte perplessità ma soprattutto – e lo dico fuori da
ogni riserva – mi appare poco credibile l’edificante ambientalismo di un
costruttore molto attivo in boxlandia, chiamato ad hoc da un sindaco che ha contribuito e ancora contribuisce a
devastare ciò che ancora rimane di territorio incontaminato a Vico Equense. Staremo a vedere
anche se già intuisco ciò che succederà. Posso
provare ad immaginare e allora ci provo. Si è scoperto – guarda caso- che l’immobile è abusivo e
quindi con una delibera da farsi o già fatta lo si acquisirà al patrimonio
comunale, poi, successivamente, se ne chiederà la demolizione in danno, alla
famiglia Normale (imparentata Cozzolino, già assessore regionale ora deputato
europeo PD). Le mie domande sono: ma non si sapeva già che l’immobile era
abusivo? La licenza rilasciata a metà anni ’60 non fu contestata dal parere
della Soprintendenza di allora? La famiglia impugnò quel parere ma sapeva bene
di acquistare un bene sul quale erano venute fuori pesanti illegittimità dovute
al luogo sul quale era stato edificato? Ora la famiglia ne eseguirebbe la
demolizione in danno? E cosa riceverebbe in cambio? Potrebbe fare un ricorso e andare avanti per chissà quanti anni ancora? O forse essere più duttili e gestire diversamente la cosa?Poi magari si deciderà di
fare un progetto di finanza per realizzare su quello stesso posto ( ovvero una
zona ad alto rischio) una <<maxi
opera>> di pubblica utilità chi gestirebbe il Project financing? O
meglio: chi avrebbe interesse a gestirlo? O meglio ancora a chi verrebbe
affidato?
Ripeto: l’interesse dei VAS è quello di vigilare affinché da un abuso non
ne vengano altri , mentre tutto questo rumore potrebbe servire all’amministrazione Cinque a
distogliere l’opinione pubblica da altre possibili operazioni. Un ritorno
d’immagine nazionale e una grande risonanza per l’abbattimento dell’ecomostro
come accadde per il FUENTI e poi?
Franco Cuomo -VAS- Verdi Ambiente e Società
giovedì 6 marzo 2014
AMIANTO SCARICATO A MOIANO IN LOCALITA' PASSETIELLO E CAVA E A TICCIANO
Come avevo già scritto, avrei pubblicato altre foto di sversamenti abusivi e tossici sul territorio. Siamo sempre in località MOIANO di Vico Equense, questa volta la fa da padrone l'amianto che, se disperso nell'ambiente, è molto più pericoloso dei rifiuti organici. Sconcerta l'assenza totale di controllo da parte delle autorità preposte ed è scandaloso che i rivi siano ormai ricettacolo di ogni genere di rifiuti che puntualmente finiranno a mare . I VAS ufficialmente chiederanno al Sindaco Gennaro Cinque spiegazioni di questi sversamenti e le soluzioni che si intendono prendere.
mercoledì 5 marzo 2014
LA RECENSIONE PIU' ESILARANTE E ESSENZIALE SUL FILM DI SORRENTINO, DI ANNA DILENGITE
“Un irresistibile gagá intellettuale napoletano, che nei
suoi momenti migliori ricorda il barone Zazà di „Signori si nasce“, grazie ai
proventi di un favoloso libro scritto in gioventù che pare abbia letto l'Italia
intera, ma che fino alla fine non si capisce di che diamine parli, gode il
tramonto della sua esistenza in un megattico con vista sul Colosseo e nel tempo
libero , tra un vernissage ed un festino, scrive recensioni degli avventimenti
artistici della capitale per un non meglio precisato giornale diretto da una
nana.
Jep Gambardella é un intellettuale che conosce la
letteratura e non la cita a cazzo ma stranamente frequenta orde di tamarri tra
cui un imprenditore che dice volentieri „te chiavasse“.
I tamarri vengono sempre a casa sua a bere Campari,
sniffare cocaina e ballare Raffaella Carrá, toccando punte di abiezione durante
l'esecuzione di trenini e coreografie da villaggio vacanza..
Ha pure una paio di amici raffinati, tra cui uno scrittore
sfigato che é destinato a fallire perché viene dalla provincia, una nobilastra
che ha un figlio pazzo e una giornalista di sinistra che pare abbia in gioventú
spompinato l'intera Sapienza occupata.
Molti di loro sono ricchi e possiedono una piscina.
Durante la festa dei suoi 65 anni Jep capisce
improvvisamente che non ha più 35 anni.
Per sentirsi piú giovane passeggia spesso per Roma, che
come si sa, é ancora più antica.
Botox come se piovesse.
Tutti sono disperati ma non si capisce perché visto che
molti di loro sono ricchi e possiedono una piscina.
Odiano Roma che é una cittá decadente e morta, ma questo lo
diceva giá JW Goethe.
Jep é un misogino che si scopa la qualunque, sogna del
primo ammmore e incontra la sua Maddalena nelle corporali sembianze di Sabrina
Ferilli, la quale, ammantata di verace umanitá gli fará pronunciare le parole
di ammore piú belle che si siano mai sentite pronunciare dalla nascita del
sonoro.
„é stato bello non fare l'amore con te“ ….o qualcosa del
genere
Il figlio pazzo muore, Maddalena muore, Jep invece pur
fumando moltissimo sta bene.
Una giraffa scompare.
Ci sono molti prelati e molte suore, alcuni dicono anche
qualcosa.
Il mondo si tormenta,Jep perché non scrivi un secondo
libro?
Jep risponde …..ahhhhhh......e di cosa dovrei scrivere?
Dei balordi che frequento, delle piste di coca, della
decadenza pepetua?
NO a cantare tutto ció ci penserá Paolo Sorrentino.
Ma ecco il colpo di scena.
Una mistica centenaria sdentata che in gioventù, ovvero a
settanta anni suonati, aveva letto l'opera "omnia" del nostro si
materializza a Roma e si autoinvita a cena a casa del Gambardella.
La mistica gli rivelerá che:
la povertá non si racconta ma si vive
le radici sono importanti
i fenicotteri rosa hanno ognuno un nome proprio
Eccola la bellezza finalmente, Jep , profondamente
cambiato,puó iniziare a scrivere il suo secondo libro, la costa Concordia verrá
recuperata e l'Italia forse con lei.”
Anna Dilengite
martedì 4 marzo 2014
ALIMURI: Quando la verità si nasconde dietro la tronfia retorica!
Per l’assessore Migliaccio le
preoccupazione circa le sorti dell’ esoscheletro di ALIMURI, sarebbero solo il
frutto di una campagna denigratoria ordita da La Repubblica che non
gradirebbe l’operato dell’amministrazione comunale di Vico Equense, o da agenti
provocatori che diffonderebbero notizie
false e tendenziose; “calunnie” dice l’assessore . I VAS allora, continuano una
battaglia iniziata molti anni fa, proprio per vederci chiaro tra queste
presunte “calunnie” e false notizie, una battaglia per la chiarezza e chiedono
con forza un’ ASSISE CHIARIFICATRICE proprio per fare luce su quanto sta
avvenendo ora tra i due Comuni di meta di Sorrento e Vico Equense. I VAS chiedono chiarezza sulle azioni
e sui “contatti” che sarebbero stati presi dai due assessori delle due
cittadine: Antonio Elefante e Giuseppe Tito per eventuali interventi da farsi.
I VAS si chiedono intanto:
Cosa dovrebbe significare bonificare un costone a falesie calcaree come
Scutolo? I VAS ricordano il parere dell’Autorità di Bacino del Sarno che
dichiarò che in quell’area si sarebbe soltanto dovuto piantare flora di
macchia mediterranea e niente altro perché tutta la zona è sottoposta a lenta
disgregazione ed erosione. Dunque perché mai un intervento di bonifica? Quali sarebbero
i costi per “ingessare “ tutta la montagna di Scutolo? E poi, perché farlo? Quella
zona è stata dichiarata pericolosissima e soggetta a frequenti scivolamenti
delle falesie come dimostrano gli scogli sottostanti. In cosa consisterebbe la
bonifica e, ripetiamo perché farla se lì sotto non c'è niente tranne una lingua di terra e il
mare? Le responsabilità di quello scempio sono note a tutti e sono certamente
trasversali, ma il punto è un altro e basterebbe rispondere in modo chiaro e
semplice sul che cosa vuole fare
l'attuale amministrazione di Vico Equense di quella struttura? E’ vero che vuole
favorire la delocalizzazione? E se è
vero in che senso? Oppure, non è vero perché l’accordo Rutelli è saltato, bene!
Allora spiegateci che cosa sta facendo l’ingegnere Elefante oppure, ce lo
spieghi lui visto che è il nuovo assessore! Indica una conferenza stampa, un
incontro con la cittadinanza per chiarire la posizione dell’amministrazione in
merito e poi consenta, a chi ha una opinione diversa dalla sua, di manifestare
tutto il proprio dissenso.
Infine, si coinvolgano e si
consultino geologi seri e dotati di buon senso, che spieghino – come già si
espresse a suo tempo il professore Giuliano
Cannata- l’impossibilità di mettere
in sicurezza il costone di Punta Scutolo. Al momento nessun ci dirà mai cosa si
vuol fare dell'Alimuri e si preferisce
nicchiare, lasciar fraintesi, dire e non dire :E' appena di oggi – 4 marzo
2014- la notizia su stampa ( Metropolis), che l'assessore Giuseppe Tito di Meta di Sorrento e l'assessore Antonio Elefante starebbero discutendo sul da farsi per
demolire al più presto l' ecomostro di Alimuri e Tito non ha mai nascosto la
volontà di accellerare, per realizzare una <<
maxi opera di pubblico interesse>> .
Noi VAS ci chiediamo dove?, La sotto? E quando? Dopo che i due assessori avranno trovato
i soldi per espropriare l'area e avviare
una “appropriata serie di interventi di bonifica del costone”? Ma vi rendete
conto di che follia sarebbe! Si distrugge quell'esoscheletro in una zona
pericolossissima, si spenderebbero soldi inutili per – far finta di
bonificare, perché quel costone non può esser bonificato- e poi si pensa di
riproporre una <<nuova maxi opera>> ! Ma di cosa stiamo parlando ?
I VAS sostengono che l’unica soluzione possibile SE SI DOVESSE DEMOLIRE
L’ESOSCHELETRO e prevedere in quella zona un PARCO NATURALE interdetto alle
persone e niente altro: un’area naturale con flora e fauna protetta. Ma riesce così
difficile pensare a qualcosa che non sia un’altra costruzione o semplicemente
investire soldi per riqualificare in senso naturalistico il nosto ambiente già
così seriamente compromesso?
Franco Cuomo VAS –Verdi Ambiente
e Società
lunedì 3 marzo 2014
UN'ASSISE PERMANENTE DA CONVOCARE SUBITO CONTRO IL NUOVO ECOMOSTRO ALIMURI
Ho letto qualche mese fa l’articolo di Gian
Antonio Stella apparso sul Corriere della Sera sulla cronistoria dell’ECOMOSTRO di
Alimuri e su un suo possibile abbattimento. Ho letto qualche giorno fa pure
l’articolo di Giuseppe Guida apparso su La Repubblica Napoli ,
nel quale si scrive esplicitamente che oggi esisterebbe addirittura “ un accordo, la cui bozza dovrebbe essere già
pronta (e che discende dal famigerato Protocollo d’Intesa proposto dall’allora
governo Rutelli), prevede: approvazione di una variante urbanistica (con
l’oramai ovvio beneplacito della Sovrintendenza e con il Tar pronto a dare man
forte), demolizione del manufatto attuale, “riqualificazione” dell’area e
concessione al medesimo proprietario attuale per realizzare uno stabilimento
balneare a cinque stelle (in zona 1A del Piano Urbanistico Territoriale, di
inedificabilità assoluta, quindi); delocalizzazione della volumetria demolita
(una finta volumetria, visto che trattasi di un mero scheletro in cemento
armato) per costruire un nuovo albergo vista Vesuvio sulla Marina di Seiano,
proprio nei pressi dell’inutile viadotto a dieci campate, cancellando
definitivamente l’intero vallone, compresi gli scorci panoramici pubblici, le
visuali, ettari di uliveti e la sentieristica che attraversa il Rivo d’Arco.
Vorrei
sottolineare che quel protocollo d’intesa, che da quanto si legge
nell’articolo, si tenderebbe di riproporre nella sua integrità, oltre ad essere stato già allora
oggetto di attenzione da parte della Procura della Repubblica ebbe anche un
diniego dalla allora Autorità di Bacino del Sarno e dalla Soprintendenza.
Allora furono i VAS, anche con un ricorso al Presidente
della Repubblica e il sottoscritto, nella qualità di coordinatore
del circolo di Vico Equense a denunciare alla stampa l’accordo scellerato che
si stringeva tra la Sa.An, la Regione Campania, il Comune di Vico Equense ( con l'attuale sindaco Gennaro Cinque) e il Ministero dei beni Ambientali e culturali. Oggi l’ECOMOSTRO dell’Alimuri torna a far parlare di
sé: Fabrizio Geremicca mi chiamò qualche tempo fa perché
voleva sapere da me cosa ne pensassi di tutta la faccenda e se ero d’accordo
per l’abbattimento. Oggi, dopo quello
che sta accadendo da qualche mese, dopo la nomina nella Giunta di Gennaro Cinque
di un assessore non di Vico, Antonio Elefante, ingegnere e imprenditore,
già capo dell’Ufficio tecnico a Piano di Sorrento, noto per aver molto
edificato e costruito, che sembra che tra i suoi obiettivi primari abbia
l’abbattimento di ALIMURI e la sua “ridefinizione”, tutta la faccenda richiederebbe IMMEDIATAMENTE,
soprattutto tutti quelli che hanno a cuore le sorti del territorio di Vico
Equense, di aprire gli occhi, perché è chiaro che si sta tentando di far
entrare dalla finestra ciò che allora fu cacciato dalla porta. E’ opinione di chi scrive, che
l’accordo – che si voleva ormai decaduto – potrebbe ripresentarsi in altre
forme, mentre certamente sembrerebbe
già pronta l’approvazione di una variante urbanistica. Ci sarebbero altre
domande inevase da fare, Di fatto, il
Comune di Vico Equense non ha mai predisposto un’ordinanza di
demolizione, e se anche la facesse chi pagherebbe e con quali soldi costi per
l’abbattimento e per la bonifica del costone? Né risulta sia mai stata fatta
un’ingiunzione in danno alla famiglia Normale per abbattere l’ECOMOSTRO e in ogni
caso se accadesse una cosa del genere la famiglia Normale sicuramente farebbe ricorso per
essere risarcita in qualche modo. Ecco che torniamo al punto di partenza: oggi si riparla
dell’abbattimento di quel rudere che sta lì da cinquant'anni perché ? E' mia
opinione che su quello scheletro c’è chi vuole fare ancora l’affare! Lega ambiente ne richiede l’abbattimento
e le “anime belle” impegnate in "denunce floreali", nel senso
che se le appuntano sul bavero, dovrebbero essere più serie nell’affrontare la
problematica. Il sottoscritto non ha agganci tali da invitare giornalisti e poi
ospitarli a Vico Equense come ce li hanno altri, e se ne sbatte del politically correct e dunque per quanto mi riguarda, da
ambientalista di frontiera e senza referenze, dico
che per conto mio quello che ho sempre sostenuto: quello scheletro potrebbe
rimanere lì per altri cinquant’anni esposto alla consunzione naturale degli
agenti atmosferici e che ben altri mostri oggi deturpano Vico Equense e molto
più recenti come il viadotto di Seiano . Se quella struttura deve essere
abbattuta lo deve essere solo per liberare un tratto di costa da un rudere
ingombrante e impattante e chiunque ne decida l’abbattimento non deve farlo
diventare un affare! Ovvero non deve richiederne la realizzazione di una pari volumetria
nella piana di Seiano I proprietari parlano di volumi e non di suoli, come se
questi fossero fatti di aria. Oggi questo non mi sembra venga detto da nessuno
dei solerti demolitori. L’abbattimento se fosse realizzato, certamente attiverebbe
un ricorso dei proprietari che, anche qui nessuno lo dice mai, quando
acquistarono il complesso sapevano di acquistare un abuso edilizio e sapevano
di poter lucrare sull’acquisto. Allora? Allora se lo si vuole demolire lo si
demolisca, ma questo non dovrà consentire nuove operazioni pericolose e al dire
altrui scadute, ma che di fatto sono ancora lì con tutto il loro carico di
ambiguità . La richiesta della famiglia Normale di una struttura di pari
volumetria in una zona del Comune di Vico Equense ecco, questo pericolo per il
sottoscritto incombe ancora in tutta la sua integrità e potrebbe ripresentarsi
sotto altre forme a seguito dell’abbattimento. Propongo
immediatamente un’Assise permanente di tutte le associazioni presenti sul
territorio insieme ai quei cittadini sensibili agli intellettuali agli
operatori culturali al fine di contrastare questo progetto che sarebbe un
ulteriore sfregio ad un territorio già seriamente compromesso.
Franco
Cuomo VAS –Vico Equense
sabato 1 marzo 2014
VERGOGNA E INCIVILTA': Lo scarico abusivo nei rivi della zona alta di VICO EQUENSE!
C’è di che rimanere
impressionati! Queste foto mi sono state lasciate anonime nella cassetta delle
lettere . Sono raccapriccianti se si pensa che Vico Equense passa come comune
virtuoso per la raccolta dei rifiuti e che noi cittadini paghiamo una TARES
salatissima anche se – in virtù di quanto sostenuto – dovrebbe essere il
contrario. Il sindaco Gennaro Cinque ultimamente si è fregiato addirittura di
un’azione eroica a suo dire: quella cioè di controllare, verificare e scoprire
che molti cittadini di Vico scaricavano in pieno centro le fogne nere in quelle
bianche e che lui “eroicamente” avrebbe risolto il problema , naturalmente
senza dire o denunciare quali cittadini scaricavano i liquami nelle fogne
bianche che poi finiscono a mare. Già, il mare! Tra qualche giorno assisteremo
a grandi dichiarazioni sulla limpida bellezza delle acque del nostro mare e
sulla balneabilità delle nostre coste, la solita cantilena delle solite mosche
cocchiere e dei vigili e solerti amministratori nostrani. Queste foto che vedete sono materiali organici, pelli, ossa,
frattaglie e carcasse di animali gettate nel Rivo Anaro a Moiano subito dopo lo
svincolo per Santa Maria del Castello. Con le piogge di questi giorni questa
roba arriverà a mare. Cosa dice il sindaco Gennaro Cinque di queste
foto? Perché come ha controllato personalmente le fogne nere di cittadini di
Vico Equense – che poi però non ha
denunciato- non controlla o mette ronde di volontari dell’AVF a sorvegliare i
rivi della zona alta? Questi rivi sono autentiche discariche a cielo
aperto! Pubblicherò altre foto questa
volta di rifiuti di amianto negli scarichi sempre di Moiano ma anche della
Sperlonga. Che non si dica poi che nessuno sapeva niente! Il nostro si dice
essere un paese turistico come ci si pone di fronte a questi fenomeni di
inciviltà? Come li si debella. Chi si comporta in questo modo commette degli autentici reati. Chi ammazza il
maiale o uno struzzo o un tacchino non può pensare di gettare ossa e pelli e
tutto il resto fuori casa sua e lasciarlo lì , così pure chi sversa tettoie di
eternit e materiali tossici che avvelenano i terreni e le falde, questa gente
deve essere perseguita penalmente . E allora sindaco come la mettiamo?
Forse ritiene che noi VAS dobbiamo andare a ripulire questi luoghi o i
cittadini stessi? Non è lei che dice
di essere un instancabile controllore
del territorio? Oltre che un grande amministratore? Non è lei il principale
responsabile se queste cose accadono proprio sotto casa sua?
Franco Cuomo VAS- Verdi Ambiente e Società
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