martedì 30 aprile 2013

Il disprezzo di Gennaro Cinque verso la città e il Consiglio Comunale: il Prefetto lo sospenda per il Decreto Monti!


Sala semivuota del Consiglio Comunale del 29.4.2013 a Vico Equense


Il sindaco fa le bizze e calcoli elettorali e non si presenta al Consiglio, lui padrone assoluto snobba Consiglio e cittadini con una maggioranza spaccata mentre si sarebbe dovuto discutere il rendiconto. Gennaro Cinque fa pagare alla città e al Consiglio Comunale con i suoi fedeli lo "sgarro" subito sull' elezione del Presidente del Consiglio. Un sindaco che si fregia di fare a meno di tutti, monarca indiscusso ma - opinione di chi scrive- di bassa cultura politica. Un atteggiamento che è solo finalizzato alla sua prossima presentazione elettorale, un atteggiamento che fa a meno di considerazioni socio politiche ed economiche della città che versa in condizioni disastrose senza uno straccio di programma economico, ma è volto solo al mantenimento del suo potere e alla sua riconferma, con una città degradata da ogni punto di vista ma – a mio avviso tristemente -  pronta a riconfermarlo perché questo è il materiale umano: i governanti si sa, rappresentano sempre fedelmente i governati e - come diceva Montanelli – spesso i primi ne sono la parte migliore e dunque provate a immaginare come sono i cittadini di questo posto. Ora se questo deve essere  destino di questa città che sia! Ma è giusto sottolineare la posizione di chi come i VAS stanno  denunciando da tempo questo stato di cose. Lui non c'era in Consiglio boriosamente assente , ma la sala era piena di suoi seguaci che stavano li a rappresentare la sua forza e quasi a ridicolizzare chi era dall'altra parte . Bene hanno fatto i consiglieri Dilengite , Antonio Cioffi e Saverio Buonocore che sono usciti e hanno fatto mancare il numero legale per il voto sul rendiconto, laddove non c’era nessuno che ne spiegasse il contenuto, come a dire: " questo sindaco e la sua giunta va sfiduciato, si ripresenterà? Bene  saranno le elezioni a decidere anche se dovesse essere rieletto non vogliamo prestare il fianco ad inutili rattoppi". Questa è Vico Equense, una città senza appello prona agli ordini di un monarca assoluto dai rozzi modi politici. E’ proprio alla luce di queste vicende che i VAS rinnovano l'appello al Prefetto: qui non c'è più nessun equilibrio politico da difendere! E allora che si sospenda il Sindaco, subito,  alla luce dell'art. 11 del decreto legislativo 235 del 2012 che introduce l'istituto della "sospensione e decadenza del diritto degli amministratori locali in condizione di incandidabilità ". Ora, se le parole hanno ancora un senso, decadenza del diritto significa che, una volta verificatesi le condizioni previste dalla legge non dovrebbe più essere possibile procedere ad una valutazione discrezionale circa l'applicazione della stessa ai soggetti che dovrebbero incorrere nelle sanzioni previste. A Vico Equense invece a opinione dei VAS, sembrerebbe che non sia stata data una interpretazione corretta al dettato della norma in quanto nei confronti del sindaco condannato in primo grado per tentato abuso di ufficio, il Prefetto ha ritenuto, con una valutazione discrezionale di non procedere alla sospensione della carica. Invece nei confronti del consigliere Giovanni Starace si è proceduto alla sospensione per una condanna per abuso in atti d'ufficio. Ora è opinione dei VAS che - se non si fa in fretta a rendere attuativo questo decreto - con i tempi lunghi della giustizia che ci troviamo entrambi questi reati potrebbero essere prescritti e potremmo rivedere entro il 2013 il consigliere sospeso reintegrato mentre il sindaco potrebbe ricandidarsi a nuove elezioni. Ecco allora perché i VAS chiedono con forza per la terza volta al Prefetto di rendere applicabile ed efficace l'art.11 del decreto legislativo 235 del 2012.

Franco Cuomo VAS - Vico Equense


lunedì 29 aprile 2013

Tra brutture accreditate, e un referendum inutile perché non proporre un provocatorio progetto artistico?


Un progetto artistico dove è stato fatto uno scempio: potrebbe essere un'idea. Siccome con questo mitico referendum proposto dal mitico In Movimento per Vico emergerà che molti cittadini vogliono la strada io proporrei un progetto artistico : perché non incaricare i writers di mezza Italia di bombolettarla con una cover mimetica come le divise militari? E poi magari all'interno riempito di terra piantare cipressi come quelli che " da Bolgheri vanno alti e schietti in duplice filar quasi in corsa giganti giovinetti". Potrebbe essere un 'idea e magari donare la stessa cover anche alla tettoia del cementificio. un modo per salvare la faccia persa e far vedere al mondo che si può essere creativi anche con gli scempi architettonici. Si accettano progetti e proposte.

domenica 28 aprile 2013

Un comunista migliorista realizza il suo sogno, mentre la democrazia muore nel progetto del caimano



Sto per scrivere una cosa che anche chi ha quarant’anni oggi non comprenderà e questo mi dice che ormai sono vecchio sia rispetto a un ventenne ma anche rispetto ad un quarantenne. Col giuramento del governo Letta/Alfano, con Alfano (PDL vicepremier e Ministro degli Interni) e Letta ( PD-Margherita) Premier, Giorgio Napolitano, ottantotto anni,Presidente della Repubblica vede coronato il suo sogno di comunista migliorista ovvero di comunista che accettava il capitalismo, le sue leggi e osteggiava e avversava le politiche movimentiste e quelle legate alla risoluzione delle più immediate esigenze sociali. Io ventenne osteggiavo quella corrente del PCI di cui Giorgio Napolitano era il leader. Oggi, senza entrare  nella nomenclatura dei singoli ministri, dei quali la maggior parte di provenienza Margherita ovvero ex Democrazia  Cristiana, questo governo attesta la vittoria di Silvio Berlusconi, confermando intanto un tradimento perpetrato ai danni di otto milioni di iscritti al PD che mai avrebbero voluto un governo siffatto e poi l’evidenza assolutamente incontestabile che da vent’anni il PD è veramente quello che dice Grillo ovvero il PD meno elle: ovvero un partito ( ma parlerei di accozzaglia di potentati) che persegue solo il fine di detenere un potere condiviso con chi – possedendo 80% dei media nazionali( televisioni e giornali) fa dell’ Italia un caso unico tra le ormai deboli democrazie rappresentative occidentali governate dai mercati finanziari. Oggi, paradossalmente un vecchissimo comunista al potere sancisce la vittoria del capitalismo finanziario mediatico, dando un calcio nei fondelli di tanta gente che aveva creduto alle menzogne dichiarate in campagna elettorale dal Partito Democratico ovvero che mai si sarebbe fatto un governo con il Caimano Silvio Berlusconi. Un governo monocolore DC garantito dal migliorista Giorgio Napolitano e dal Caimano appunto, attento a salvaguardarne la risoluzione dei suoi problemi giudiziari e a dare una mazzata alla inesistente politica sociale di questo paese: l’apoteosi del sogno PCI degli anni settanta si realizza quarant’anni dopo. Alfano vice premier e ministro dell’'Interno avrà accesso ai dossier segreti sui processi di Berlusconi,  finalmente si zittiranno i magistrati scomodi e il sogno del caimano diventerà realtà : senatore a vita e padrone delle coscienze ormai imbesuite di questo sfortunato paese. Se qualcuno prova a difendere ancora Bersani vuol dire che è complice di questo accordo scellerato che ha fatto a pezzi la democrazia rappresentativa, lo stesso Bersani che ha definito questo governo un governo: “esecutivo in cui convivono “freschezza e solidità”. Non c’è di che rallegrarsi. Per tutti quelli che avversano questo stato di cose, compreso lo scrivente, si aprono tempi difficili nei quali bisognerà stare attenti a quello che si pubblica e si scrive, un regime ormai si è insediato e, contrariamente a chi dice che avrà vita breve, io sono dell’opinione che forse questo governo con soggetti che ormai si sono tolti le maschere, governerà a lungo con drammatiche conseguenze per questo paese.Un segno premonitore, per niente augurale fa nascere questo governo nel sangue di due carabinieri feriti dal gesto di un folle.

mercoledì 24 aprile 2013

IL PD E IL PAESE TRA DECLINO E RESTAURAZIONE



 Le facce del "nuovo"potere



Riuscire a sopravvivere a tutto quanto è successo è una cosa molto difficile da praticare, specie per chi è una persona che da importanza alla sfera pubblica o quanto meno ritiene che si possa in qualche modo esercitare un controllo ed apportare cambiamenti migliorativi nella realtà che ci circonda. In Italia ci sono da 4 a 7 milioni di persone impegnate in attività sociali le ONG ( Organizzazioni Non Governative), Medici senza frontiere, la Caritas, le Associazioni per la tutela e la difesa dell’ambiente: una spinta generosa che questa politica, quella che ha dato spettacolo di sé in maniera indecente, sta snobbando da sempre e spesso si mobilita pure per remarvi contro. Penso alle molteplici esternazioni rilasciate dall’ emergente Delfino del PD Matteo Renzi: "Sto con Marchionne senza se e senza ma. (12 gennaio 2011), La privatizzazione dell'acqua è necessaria agli investimenti. (4 giugno 2011) – ( nonostante ci sia stato un referendum popolare che ne ha sancito la gratuità n.d.r.) , Sarò sbrigativo: a me dell'articolo 18, usando un tecnicismo giuridico, non me ne po' frega de' meno. (27 marzo 2012), Sono favorevole ai termovalorizzatori, ci sono in tutta Europa e non fanno venire il cancro. (21 aprile 2012)”.
Quello che tutti abbiamo visto in questi giorni, ovvero lo sgretolamento del Partito Democratico in un partito composto da cento facce di cui molte pubbliche ma anche di molte nascoste, lascia semplicemente sconcertati e avviliti, per l’impotenza che si avverte verso tutte queste “manovre” ma  soprattutto il senso di sconforto causato per dove esse hanno precipitato il paese. Non voglio più qui stare a rimarcare la mancata elezione di Stefano Rodotà,che non sarebbe potuto essere stato ma eletto da uomini simili in un clima da basso impero come questo, voglio invece rimarcare le manovre che sono state fatte per isolare il Movimento 5 Stelle. Un isolamento che è stato plateale e vistosissimo perché lo hanno visto tutti in diretta; una tattica, che è stata posta sul vassoio dell’inciucio, dallo stesso Movimento per ingenuità o grossolanità strategica. Una tattica che è stata necessaria per siglare un accordo vergognoso fatto con votazioni vergognose che hanno portato alla rielezione di Napolitano. Lo stesso isolamento che è stato perpetrato anche nei confronti di Stefano Rodotà e che nessuno nel PD ha avuto il buon gusto di contattare. E allora cosa dire? Il PD non ha voluto votare Rodotà non perché questi non ce l’avrebbe fatta, ma perché non lo voleva e invece voleva  ripresentare Napolitano per preparare subito un accordo con il PDL; e i cento “anonimi” che hanno votato contro Romano Prodi ne sono la degna prova. Subito dopo questa rielezione presidenziale che ancora oggi, si vuole far passare come un “gesto di grande responsabilità”, sono iniziate le dichiarazioni perentorie del Presidente tutte volte all’ “apertura” ma solo verso una parte . Dunque la verità è che questa elezione – così come è stata portata avanti – dal PD sancisce la fine della democrazia rappresentativa e il tradimento del mandato che gli elettori hanno dato agli eletti. Oggi si apprende che Napolitano ha affidato l’incarico ad Enrico Letta, nipote di quell’altro Letta, fidatissimo consigliere di Silvio Berlusconi(sic!), tutta una grande famiglia, Berlusconi che applaude soddisfattissimo alla rielezione di Giorgio Napolitano. Ce n’è per andare molto al di là delle preoccupazioni dei molti cittadini che non volevano l’accordo con Silvio Berlusconi, molti dei quali elettori del PD che hanno bruciato pubblicamente  la tessera del loro partito  e ancora non si sanno i nomi dei ministri che prevedo essere nomi e volti arcinoti! Sono cose gravissime nell’ambito della democrazia istituzionale! Sono cose che non si possono dimenticare che abbiamo visto tutti! D’altra parte un PD che non fa  votare alle primarie 400 mila persone ha sicuramente altri progetti che non risolvere i problemi delle persone comuni, sono cose che bisogna dire! E’ l’ennesima volta che il Partito Democratico salva Silvio Berlusconi! E’ l’ennesima volta che governano insieme! Ora poi i media stanno enfatizzando questa rielezione perché conviene pure a loro far parte del coro, così si ritorna a parlare di spread che sale e scende a comando, scendendo di molto perché il grande presidente “con viva e vibrante soddisfazzzione” avrebbe rassicurato i mercati finanziari. Forse sarebbe il caso di dire che in Europa sono arrivati 1000 miliardi di euro dalla Banca Centrale Giapponese, e che i giapponesi ormai si compreranno tutto quello che c’è da comprare e che Napolitano c’entra molto poco, ma si sa, alla televisione conviene dire così. Quello al quale stiamo assistendo è la fine di un sistema, ha vinto il presidente della casta e il popolo italiano ha perso. Io non so quanto tempo durerà un governo Letta e come sarà composto, non so quali leggi varerà e quali riforme farà, non nutro nessuna fiducia in queste persone e non la nutro neanche verso questo Presidente della Repubblica così come non ne nutrivo prima. Molti nel PD stanno rialzando la testa baldanzosi già dimentichi delle vergogne esibite, altri personaggi, già ministri, vecchi e discutibili  esibiscono il dito medio alla gente protetti dalle loro scorte. Non sarà difficile spodestare questa gente dai loro troni e convengo con il filosofo Remo Bodei: “non ci sono più partiti etici i partiti valoriali” ora, e lo affermo io e non Bodei, ci  sono solo comitati d’affari che si sono barricati nel “Palazzo” timorosi di perdere privilegi castali e potere, incapaci di parlare o recepire le esigenze del mondo esterno che il vento della storia sta facendo soffiare in un’altra direzione che non è certo la loro.

Franco Cuomo VAS- Verdi Ambiente e Società




 



lunedì 22 aprile 2013

Dall'età dell'Illuminismo alla barbarie odierna.Sotto il segno dell'emulazione




"... L’iniziazione alla vita di mondo della ragazza giunta dalla provincia si era compiuta in casa dell’amorale, corrotta marchesa du Deffant, teatro di una sociabilité degradata, dove l’allegria innocente e la delicata raillerie avevano veduto il posto alla denigrazione e alla cattiveria:<< Madame du Deffand, divenuta cieca, fece venire, più di vent’anni fa, Mademoiselle de Lespinasse per aiutarla a mantenere in auge il suo salotto e la sua celebrità. La cerchia degli ospiti di Madame du Deffant comprendeva, a quell’epoca, quanto di più brillante c’era alla corte e a  Parigi, tra cui molti stranieri di spicco: tutte queste persone non amavano e non stimavano Madame du Deffand, né si amavano e stimavano tra loro. Ma si divertivano a prendersi in giro a vicenda con finezza e con spirito, e con una sorta di prudenza. D’Alembert andava spesso da Madame du Deffand e, poiché è portato per carattere a prendersi gioco del prossimo, quella compagnia  gli piaceva molto.[…]All’inizio del secolo l’ésprit aveva cambiato la vita e il modo di fare , cinquant’anni dopo trasformatosi in religione di culto la rallerié improntava di sé la conversazione dei salotti di Parigi. Compenetrata della sacralità del suo ruolo di femme d’ésprit, Julie de Lespinasse sembrava annunciare una convinzione destinata a mettere radici nella cultura moderna: che l’<<intellettuale>> sia un individuo con uno statuto speciale, quello di illuminare la società. Di conseguenza, pubblico o privato, il mecenatismo era un atto dovuto, e un titolo di merito per chi lo esercitava. Cour, ville, bonne compagnie, Grand Monde: sono queste parole chiave della civiltà mondana a guidare d’ora in avanti la nuova esistenza. […] Fin dai tempi della Camera Azzurra, l’ideale mondano si era affermato come un altrove felice, governato dalla bienséances, dal buon gusto, dal tatto e dal desiderio della seduzione reciproca: centocinquant’ anni dopo al centro del suo cercle Madame de Laspinasse sembrava ancora obbedire allo stesso modello estetico: finezza della conversazione, ricercata presa in giro del prossimo, curiosità intellettuale oltre ogni limite, eccellenza del tono, eleganza formale, sicurezza del gusto e amore per ogni forma di arte, scienza o filosofia. Mademoiselle de Scudery ebbe a dirle: “ Madame, voi piacete oltre ogni riguardo per tutte le molte vostre qualità”.

Tratto da, Benedetta Craveri, La civiltà della conversazione, pp.419-25,Gli Adelphi, 2008;

sabato 20 aprile 2013

Napolitano bis: il golpe istituzionale della casta!



Mentre seguo la televisione, La7 senza l’illusione di sentirmi di sinistra ( Mentana ha fatto una domanda vergognosa al rappresentante dei 5Stelle, sulla laicità di Rodotà), si fa strada che in Italia è appena passato  “ un golpe istituzionale”: la casta attraverso la riproposizione di Napolitano bis, si arrocca per difendere le sue posizioni e i suoi privilegi. Il PD è morto, ma in Italia è morta la democrazia, nonostante il ciarlare dei vari direttori di TG. I poveri, la gente comune  in Italia, cioè noi, è ostaggio di un’oligarchia amministrativo tecno mediatica che solo una rivoluzione di piazza forse potrebbe spazzare via. Il teatrino vergognoso, diventato spettacolo con share e audience in queste sere in questi giorni è il de profundis  del rispetto verso gli elettori, verso i cittadini che si erano espressi e ancora richiedono il nome di Stefano Rodotà. Cosa farà ora Grillo, a chi manderà affanculo? Qui si gioca una partita grossa: Napolitano farà un governo con Giuliano Amato, tutto il peggio della storia italiana rientra in una scelta simile! Si riproporrà un nome che è stato  un jolly utilizzato dai  peggiori governi italiani. Un gioco condotto dai burattinai del PD D’Alema, Finocchiaro & Company, con i vertici del PDL Letta, Alfano, Berlusconi che riconfermerà tutta la casta con i suoi privilegi . Le elezioni ,se non fanno la legge elettorale – e non la faranno – saranno la riconferma di un’oligarchia che è la rappresentazione di una nuova forma di dittatura che i politologi dovrebbero cominciare a considerare possibile e vera, quella Amministrativo-Tecnica- Mediatica .  La gente ognuno di noi  ha il dovere di opporsi a questo progetto! Napolitano è un uomo della vecchia nomenclatura, questo stupido mantra del presidente di tutti è stomachevole se si pensa che è proprio grazie a questo presidente che sono passate le cose peggiori di politica sociale di questi ultimi anni, una fra tutte la legge Fornero sulle pensioni!  Chi ha ancora  qualche responsabilità e qualche dovere di fronte ai cittadini li deve portare in piazza contro  questo golpe: Mentana è la terza volta che rilegge le parole di Giorgio Napolitano “ sull’assunzione di responsabilità”: è veramente un teatrino talmente manifesto che si vedono i fili che muovono le marionette.

Franco Cuomo

giovedì 18 aprile 2013

LETTERA APERTA DI UN CITTADINO AL SEGRETARIO DEL PARTITO DEMOCRATICO, PIERLUIGI BERSANI di Giuseppe Genna scrittore)




Gentile segretario Pierluigi Bersani,
chi Le scrive è un semplice cittadino Suo elettore, accorto e memore di quanto la storia di questo Paese gli ha riservato nella sua politicamente trista esistenza. A mano a mano che si rincorrono voci, senza smentite, intorno alle strategie che Lei sta mettendo in atto al fine di eleggere il nuovo Presidente della nostra Repubblica, aumenta il mio disgusto nei confronti della modalità strategica e tattica del partito per cui ho votato e che Lei guida.
Non Le è sufficiente che lo schieramento, sfrangiato e convulso, del Movimento 5 Stelle proponga un nome che, se non erro, ha ricoperto la carica di presidente del partito in cui affonda le sue radici la formazione di cui Lei è attualmente, transitoriamente e ancora per poco leader? Sul nome di Stefano Rodotà convergono non soltanto consensi, ma anche speranze, da parte di chi sa riconoscere la limpidezza e l’autonomia di giudizio, la tutela dei valori costituzionali, l’etica personale fattasi pubblica, l’assoluta assenza di ambiguità, la marcata esperienza personale. Lei si ostina a trovare un accordo così detto “di larghe intese”, escludendo a priori la possibilità che le larghe intese si facciano con un movimento che rappresenta un terzo dell’elettorato italiano e che urla il suo disagio rispetto proprio ai tatticismi e alle trovate old style in cui Lei si sta rivelando magistrale, come il Suo referente più vicino, Massimo D’Alema. E’ abbastanza scandaloso che, al netto di qualunquismi a cui, in quanto intellettuale, non partecipo, ci si ritrovi a ragionare intorno a ex socialisti antiabortisti che effettuarono un autoritario e per nulla autorevole prelievo forzoso e diretto dai conti correnti degli italiani, oppure a una figura angosciantemente legata a un passato che il popolo dei Suoi votanti rigetta come scarto dell’ultima rovinosa stagione democristiana.
Che Lei non chiuda da subito la partita sul nome di Stefano Rodotà è una ragione di più per astenersi dal votare il partito che Lei, tra qualche mese, fortunatamente o meno, smetterà di guidare, e rispetto al quale lascia tuttavia una premessa imprescindibile: una sorta di angoscia e ambizione corrosiva che si esplica in ritologie asfissianti e ormai postume. La Sua figura esprime talvolta una rudimentalità simpatica, spesso invece una abominevole consustanzialità con tecniche che non hanno nulla dell’avanguardia sociale e sono bensì votate a esprimere una sentenziosità reazionaria e stomachevolmente imbelle. Si legge secondo i segni di un qualunquismo, che appartiene a segretari che L’hanno preceduta alla guida del partito (mi riferisco al signor Walter Veltroni), la consultazione di parti sociali sincronica a quella dello scrittore Roberto Saviano, non interpellato quanto alla cultura, della quale il partito è evidente non sa che farsene, bensì quanto alla legalità, con mossa apparentemente furbetta e invece patentemente populista, generica, superficiale e dannosa. Spiace per Lei e per i Suoi ragionamenti che una parte della popolazione non sia così intrusa di feltro nei lobi cerebrali da non capire le strategie di sopravvivenza che Lei e i Suoi alleati interni di partito state mettendo in atto.
Le chiedo di ravvedersi, di ascoltare i Suoi alleati, di compiere una scelta che non ci faccia morire democristiani e berlusconiani, di arrischiare un atto di coraggio che i Suoi simpatizzanti realizzano in carne e ossa e sangue ogni dì, mentre i Suoi vicini di scranno no: scelga il nome di Stefano Rodotà e dia una prospettiva di futuro a questo Paese stremato e indocile, bellissimo e assai contestabile, inquieto e a suo discapito tragico.
Cordialmente,
lo scrittore Giuseppe Genna

mercoledì 17 aprile 2013

Deee-lite: 1991/94. Dance sofisticata, intellettualismo,impegno ambientale e culto del design d'avanguardia





Una dance ipnotica, una ritmica avvolgente 1990 un'altra band elettronica di New York : Deee-lite. Fusion, fanky, blues in un look decisamente neo pop. Una dance sofisticata e intellettuale con giri armonici molto accurati e ricercati due album molto socialmente impegnati: World Clique un album magico tutto da ballare che insieme Infinity Within, rappresentano una scelta di campo di un gruppo che sposa la causa ambientale, la difesa del pianeta coniugate ad una attenta riflessione sulle innovazioni della grafica, del design, della moda più sperimentale.  
Per dimostrare il loro sostegno dell'ambiente, i Deee-Lite devolvono una parte dei profitti di Infinity Whitin a Greenpeace. Inoltre, Infinity fu tra i primi titoli musicali Warner inserito in un pacchetto eco-friendly chiamato Eco-pak progettato da Ivy Hill Packaging anche se graficamente bello è anche World Clique. Una meteora apparsa e scomparsa velocemente 1991/94, caratterizzata dalla contaminazione della cultura dance con il pop rock e con il multiculturalismo di una metropoli che già cominciava a manifestare segni di stanchezza di fronte alle prime avvisaglie di una recessione planetaria.

martedì 16 aprile 2013

Psycho Killer: tra funky e ricordi personali, i contorni di un'epoca


 

Talking Heads erano un band newyorkese con sperimentazioni funk, post-punk, punk rock e world music che si formò  1974 e si sciolse 1991.
La formazione era composta da 4 persone, David Byrne , scozzese "leader indiscusso della band" (voce e chitarra), Chris Frantz (batteria e percussioni), Jerry Harrison (tastiere, chitarra e coro) e Tina Weymouth (basso e coro), moglie di Chris Frantz. Si conobbero tutti e quattro nel 1974 alla Rhode Island School of Design , e  la band rimase invariata fino a quando il gruppo si sciolse nel 1991. La musica dei Talking Heads al suo primo apparire mi apparve strepitosa; acquistai il loro primo album nel 1977, appunto, Talking Heads 1977, con la copertina tutta rossa, un album lirico e ironico, critico verso ogni aspetto della società moderna. Il pezzo rappresentativo di quell'album è Psycho Killer. In Italia c’era il movimento degli Indiani Metropolitani, gli autonomi, il collettivo di via del Volsci con Daniele Pifano e Felix Guattari e Gilles Deleuze al raduno di Bologna che fecero conoscere a noi italiani giovani di allora il loro saggio su capitalismo e schizofrenia leggendo passi dell’Anti Edipo con la loro musica come colonna sonora. Memorabile il refrain del pezzo: Qu'est-ce que c'est/ fa fa fa fa fa fa fa fa fa far better/ Run run run run run run run away . Credo che in quegli anni la band rappresentò lo spostamento dell’interesse artistico musicale di nuovo sulla scena newyorkese dopo anni di predominio british fatto di rock sinfonico e glitter.La musica ritornava alla sperimentazione, ma soprattutto  la scena culturale ritornò dall’altra parte dell’oceano con una nuova onda di artisti, di quel periodo; è anche il caso di ricordare Radio Ethiopia di Patti Smith . Avevo 26 anni e mi sentivo onnipotente, mi chiudevo nella mia unica stanza di allora e con lo stereo a palla ho fatto i miei primi quadri e mi sparavo viaggi immaginari con uno sforzo analitico capace di andare dritto al cuore del mio contemporaneo di allora. Oggi non lo saprei più fare: potenza strabiliante degli ormoni che, insieme alla musica dei Talking Heads, produceva su di me uno strano mix di erotismo e teoria critica della società. Bisognerebbe iniettarsi sempre testosterone e sentire sempre quello strano formicolio proprio lì,come succedeva allora, che poi col tempo si affievolisce e scompare e continuare all’infinito a fibrillare tra arte, musica e letteratura. Vedevo il mondo solo con gli occhi dell’arte e della musica. Warhol disse che gli anni ’80 gli ricordavano per certi versi l’esplosiva creatività dei ’60: era verissimo! Sul finire degli anni ’70 il punk e la new wave rappresentarono un potente deterrente innovativo sulla scena culturale e isolarono concetti indispensabili per comprendere la realtà del mondo dopo la fine del Ventesimo secolo. Parole-chiave come "rizoma", capace di descrivere l'orqanizzazione reticolare e la relazione comunitaria attraverso la quale veniva prodotta la conoscenza insieme a interpretazioni illuminanti sulla deriva tecnologica con la conseguente possibilità di parlare di un "corpo post-organico"; l'identificazione di un apparato repressivo visto come "macchina da guerra" inglobata nel cuore delle società avanzate. Ascoltando i loro brani mi si aprono le visioni di quegli anni, un rimembrare platonico consegnato ad un’altra dimensione.  La completezza stilistica secondo me la raggiunsero e non l’hanno più superata nel 1980 con l'album Remain in Light insiema a Brian Eno, un album che, a mio avviso, può entrare senza tema di smentite tra gli album più innovativi del XX secolo. Un’autentica meraviglia di musica contemporanea fuori dai paludati ambiti dell’avanguardia. Posso dire che avere avuto sedici anni negli anni ’60 e ventisei nei ’70 mi hanno cambiato la vita: non mi sono mai più ripreso e infatti si vede come sono ridotto. Era il ritmo che scandiva le mie esistenze di allora: prima un beat elettrico e poi un funky molto ritmato, dove le percussioni erano ossessive e il ritmo velocissimo. I Talking Heads fusero insieme sonorità  dalle influenze afro mixate a quelle elettroniche e pezzi indimenticabili sono "Crosseyed in Painless", "Once in a Lifetime" e "Houses in Motion. In questa mia rimemoration ripropongo a tutti di riascoltarli anche se non posso più far formicolare gli stessi ormoni di allora.
 Fonti 

lunedì 15 aprile 2013

MANIFESTAZIONE DI SABATO 20 APRILE ore 09,00 borgo marinaro S.Lucia Napoli






Contro lo stato di inquinamento in cui versa il nostro golfo, a difesa del nostro mare. Il Circolo V.A.S. di Vico Equense  aderisce alla manifestazione con l'obbiettivo di sollecitare le sensibilità delle amministrazioni pubbliche affinché si impegnino  ad attivare la depurazione, il controllo sugli scarichi e le reti fognarie.

Franco Cuomo - VAS Verdi Ambiente e Società   








sabato 13 aprile 2013

Ma dove stanno “ i motivi di continuità politica”? I V.A.S. ripropongono al Prefetto la sospensione del Sindaco Gennaro Cinque per effetto del decreto Monti del 2012





Vico Equense come il paese italia, nell’ ingovernabilità. Il Sindaco Cinque non ha più la maggioranza, mentre i suoi assessori si sono dimessi. L’ultimo Consiglio Comunale è stata la riprova di un guazzabuglio di piccoli equilibrismi, calco letti per restare a galla, piccoli e mediocri escamotage che hanno palesato in modo chiarissimo – qualora ce ne fosse stato ancora bisogno – lo stato di irresponsabilità di un gruppo di pseudo amministratori che stanno ancora dove stanno solo per fare i propri interessi, una pletora di personaggi il cui spessore etico, politico e culturale si fa fatica a rintracciare. E’ una storia che si ripete: un paese allo sbando, un paese in cui molto ci sarebbe da fare a cominciare dalla scuole da ristrutturare ed ampliare, da centri sociali per anziani che non ci sono e di cui si sente l’urgente necessità a strutture sportive per i giovani che mancano, al cinema che ci è stato sottratto e demolito vergognosamente nel silenzio di tutti e- direi io – anche nel silenzio di tutta la città. E’ da tempo che vado dicendo che, per conto mio, tutto il Consiglio Comunale si sarebbe dovuto dimettere. Dimissioni rese necessarie  anche per i casi di  condanne di cui sono stati soggetti gli amministratori, Sindaco compreso e che  sicuramente dovevano essere argomento  di una  discussione che invece non c’è stata. Oggi siamo arrivati alla delegittimazione del Sindaco, anche qui, non si capisce se per calcolo politico ( farlo ripresentare alle prossime elezioni)o perché realmente i conflitti nella sua maggioranza sono ormai incontrollabili: tutta la vicenda dell’elezione del Presidente del Consiglio ne è la riprova. I V.A.S. a questo punto di totale e palese ingovernabilità ritengono di dove dover sollecitare ancora una volta il Prefetto circa la sospensione del Sindaco , sospensione che il Circolo ha richiesto con una lettera formale e che il Prefetto ha ritenuto di non applicare per “motivi di continuità politica”. Questa determinazione, alla luce di tutto quanto sta accadendo oggi, ci lascia molto perplessi; i V.A.S. non comprendono su quale maggioranza possa fare affidamento il primo cittadino! Altro che continuità politica citata dal Prefetto! A Vico Equense regna oggi la più completa instabilità politica, come anche lo stesso Prefetto potrebbe accertare, sia  dalle notizie di stampa sia da altre fonti informative! E allora, alla luce di tutto quanto appena detto, e anche basandosi su un’intervista abbastanza fumosa rilasciata del Sindaco stesso al giornaletto Agorà di stamattina 13 aprile, nel quale dichiara che bisogna riandare al voto, ma resta sul vago sulle sue dimissioni parlando di commissariamenti a venire, i V.A.S. sollecitano ancora una volta il Prefetto sulla richiesta di applicare nei confronti del Sindaco Cinque di Vico Equense la misura di sospensione istituzionale prevista dal Decreto Monti del 2012 e già applicata nei confronti del Consigliere Giovanni Starace. A nostra opinione, non ci sono più motivi che potrebbero motivare una non applicazione, non ci sono più – qualora ci siano mai state- continuità politiche da salvaguardare, né tanto meno maggioranze forti che potrebbero governare.

Franco Cuomo – Coordinatore Circolo V.A.S. di Vico Equense

venerdì 12 aprile 2013

La Mostra su Franco Autiero: in conclusione







Si è conclusa stamane la bella mostra su Franco Autiero all’Accademia di Belle Arti di Napoli  il percorso espositivo dei lavori scenografici realizzati dal nostro insieme ai bozzetti, i disegni originali, gli oggetti di scena, il tutto, inserito in un labirinto di cartone riciclato progettato dalla figlia Valentina Autiero che è anche presidente dell’Associazione Franco Autiero, costituitasi quest’inverno scorso, al fine di promuovere l’opera di questo drammaturgo eclettico – e anche difficile per molti versi – di pubblicarne i testi e rappresentarne i molti lavori scritti. La mostra si è arricchita, nella serata di apertura e nella mattinata di chiusura di pirotecniche quanto esilaranti letture tratte dai lavori Franco Autiero. La serata inaugurale, lunedì 8 aprile ha visto letture di Gianfelice Imparato che ha interpretato un pezzo tratto da Ambo, Elisabetta D’Acunzo ed Ernesto Lama che hanno recitato un brano da Matamoro, Sandra Borgia intrigante e sardonica con un pezzo da Espiantati e infine e una esilarante e  ammiccante Isa Danieli che ha rappresentato un brano tratto da Polveri Condominiali, il tutto è avvenuto nella bellissima sala del teatro dell’Accademia, una sala che per capienza e restyling si presta ad essere uno spazio unico nel suo genere nella città di Napoli. Stamani, la conclusione con la graffiante lettura di Fulvia Carotenuto interprete storica dei lavori di Franco Autiero che ha letto pezzi da Polveri Condominiali. Mi stupisco sempre ogni qual volta, come se fosse la prima, quando i pezzi di Franco Autiero prendono vita sulla scena, in questo caso era suggestivo ed emozionante vedere il labirinto scenico allestito della mostra, sul tavolato della scena del teatro: una scenografia che rappresentava se stessa e i testi che prendevano vita in una rapida sequenza di mille e una storia. La drammaturgia del rischio[1] è un percorso teatrale e linguistico e filosofico antropologico che le nuove generazioni dovrebbero conoscere e dunque è stato interessante portare la mostra a Napoli e proporla alle giovani generazioni di artisti che frequentano l’Accademia. Se oggi la scrittura fa mostra di sé come prova di esistenza attraverso i social networks, attestando il primato del segno scritto quasi a voler contestare duemila e passa anni dopo a Platone della Lettera VII il primato della parola parlata, la lingua drammaturgica di questi autori, sembrerebbe invece dargli ragione perché è l’unica capace di essere connotativa della realtà. Sarebbe interessante proporre la riflessione sui testi di questi autori e, su quelli di Franco Autiero in particolare, per far emergere il ripensamento profondo che questi autori posero in essere rispetto alle modalità comunicative del teatro e di una particolare scrittura che sembra voler oltrepassare il limite del segno per riconsegnare la parola ad un pastiche creativo che è l’unico depositario del vero: ovvero del vero che si rappresenta sulla scena. “Il dialetto si affianca spesso all’italiano […] ci si abitua a considerare la realtà linguistica in maniera non uniforme, variegata” , ma ciò che rimane, sono queste escursioni linguistiche che sembrano voler attestare il primato di una magia della parola che trancia di netto pezzi di realtà acutamente osservata. Tutto deve essere ancora goduto di questo autore, tutto deve essere ancora decifrato e ri-velato: plurilinguismo giocato sulla tracce di verità nascoste nel quotidiano più trito e banale, il più delle volte vissuto da soggetti espulsi dalla storia. Questa mostra ci ha fatto riflettere su questa dimensione culturale: non mi sembra poco in un momento di totale debacle di tutto quello che potrebbe essere un tantino più interessante dell’economia.

Franco Cuomo – Socio Fondatore dell’ Associazione Franco Autiero


[1] Cfr. F. Cuomo, Dei volti che ha Medusa. La drammaturgia del rischio, Longobardi ed, 2007;

mercoledì 10 aprile 2013

Il ritorno dell’arcaico in un pomeriggio d’agosto: il femme niello come rappresentazione archetipale di una verità interdetta


Ripropongo, su richiesta, questo post scritto nel 2011 per l'associazione AFAN, dopo un incontro con il regista Massimo Andrei ( Mater Natura ), forse inizio di una ripresa di un mio vecchio progetto, il cui tema, riappare sempre, all'improvviso.

mercoledì, 17 agosto 2011

rilievo marmoreo con scene dionisiache  nel cosiddetto IV stile
"  E' certamente la celebrazione di un mistero Dionisiaco. Dioniso, raffigurato alla greca sul Piedistallo offre una coppa di vino (kantharos) a due figure. Ora il punto è questo. Le due figure sono dai profili due figure maschili, in abiti femminili, il secondo poggia la mano sulla spalla del primo che impugna un martello, rivolto verso il dio.Sono indubitabilmente due maschi, come si può capire dal taglio dei capelli. La statuaria dell'epoca ed altri bassorilievi, rappresentano le teste femminili in altro modo.Al centro una figura con la barba che rappresenta ancora una volta Dioniso, e sulla sinistra, per chi guarda, una menade danzante. Indubitabilmente il mistero dionisiaco "celebra le nozze di Argo e Opi, altri due fanciulli iperborei, che sarebbero giunti a Delo ancora, prima di Adorico e Laodico, facendo lo stesso viaggio che era un viaggio di nozze iniziatico allacciati l’uno all’altro teneramente".Il brano riportato tra le virgolette fa parte di un racconto pubblicato due anni fa nel mio romanzo "Quell'estate psichedelica del 66". Ora questo frammento ercolanense, ma da la riprova della celebrazione di nozze misteriche tra maschi, un rito iperboreo trasmigrato segretamente in Grecia ed attribuito a Dioniso. Le due figure maschili si stanno congiungendo in nozze, con vestiti da donna".

 Il ritorno dell’arcaico in un pomeriggio d’agosto: il femme niello come rappresentazione archetipale di una verità interdetta che scompare.

 

Luigi Di Cristo, Presidente dell'AFAN ( Associazione Femmenelle Antiche Napoletane)


Ciro Cascina attore e poeta


 
“ i riti della Gnosi e delle sette esoteriche, sono abbastanza simili a quelli del sabba o del Carnevale per riconoscervi le membra deiecta di tale religione […] se prestiamo attenzione alle descrizioni dei sabba, abbiamo già supposto che la realtà che vi si nasconde è quella del Carnevale, nel corso del quale gli uomini si travestono da donna, spesso da vecchia, e onorano il loro dio, il becco, con riti quali; il soffia culo, il baciaculo, o il fuoco alle chiappe.[…] E’nella prospettiva del travestimento che trova risposta la questione del sesso degli stregoni, dei travestiti, ma anche di quello dei preti o ( spesso uomini mascherati nello loro lunghe vesti ). Assenza e timore della donna reale, travestimenti e mimiche che permettono di imitarla. Non è qui solo in causa l’omosessualità o la sodomia. Molte descrizioni, sottolineano l’importanza in seno alle confraternite maschili che si travestono, del parto spirituale anale, come ce lo descrive il re di Torelore “.
[1]

Quando in un assolato pomeriggio di questo agosto  Luigi Di Cristo, presidente dell’AFAN ( Associazione Femmenelle Antiche Napoletane), mi venne a prendere alla stazione di Castellammare e mi parlò di un progetto che aveva a cuore, a me venne in mente il passo che ho citato in apertura e il motivo è presto detto. Il progetto era la conservazione della cultura del femminello o della femminella o del femmeniello, anzi la diffusione del rito delmatrimonio dei femmenielli e della figliata dei femme nielli . Era la prima volta che ci incontravamo, mi colpì la delicatezza dell’espressione, una collana di corallo, e un buon odore di sandalo, per il resto, sembrava uscito direttamente dagli anni ’70, dalla cultura hippy. In un momento mi raccontò la sua vita movimentata e nomade, così immensamente diversa dalla mia stanziale e monotona: India, Olanda, Marocco e soprattutto collaborazioni col fior fiore dell’antropologia culturale e dell’etnografia: Georges Lapassade, scomparso da poco, un intellettuale come Pino Simonelli, Dominique Fernandez. Autori e nomi che nei primi anni ’70 avevo avvicinato e studiato insieme ad Annibale Ruccello e Franco Autiero tramite Roberto De Simone. Quell’incontro, come un flash sparato negli occhi, mi riportava alla memoria episodi che credevo cancellati e rimossi dalla mia vita e dai miei interessi culturali di oggi. E mentre lui guidava e parlava con passione e con foga, attraversavamo Torre Annunziata e ci inerpicavamo a Treccase, sulle pendici del Vesuvio ,  io pensavo al Ballo di Sfessania  a Lucia Canazza[2] femmenella amata ed uccisa dall’amante, e ad un mio breve e provocatorio scritto a commento di un ritrovamento di un bassorilievo marmoreo rinvenuto nella Basilica di Ercolano scavi ( fig.1)


1237221128717_bassorilievo[1]1
 
E’ stato grazie a questo commento
[3] che io e Luigi Di Cristo, quel pomeriggio ci eravamo “ritrovati” e grazie a questo commento, io rincontravo un’altra persona che pure aveva già sfiorato la mia vita in quei turbinosi anni di cambiamenti e di scoperte: Ciro Cascina. Solare e lunare insieme, di delicato lino bianco vestito con un rubino all’orecchio sinistro ed un grosso anello d’oro; la delicatezza di un sogno e la soave lontananza di chi custodisce un segreto antico. Negli occhi di entrambi: disponibilità all’ascolto, pacatezza, mitezza. Nulla avviene per caso e la vita è un ben strano gioco. Ho chiesto a Luigi cosa c’entravo io in questo progetto, ma la domanda era già di per sé stonata, perché io in quel progetto ci ero già finito trent’anni prima. E poi ci ero finito con l’incipit del mio romanzo e poi ancora col mio interesse attuale per il cross dressing ovvero, la pratica del travestimento nelle società a capitalismo maturo, come si diceva un tempo, o come diremmo oggi,  genericamente, postmoderne.

Lo spazio della sessualità in area mediterranea è stato spesso oggetto di letture mitiche legate alla ricerca sul culto della dea madre Cibele e di suo figlio Attis.  Κυβέλη – Kubelē, la grande dea madre, che per i latini diventa Cibele e per i greci Rea Ῥέα una titanide figlia di Urano e di Gea.  Ma il travestitismo sessuale si connotava di ritualità sacre alla dea quando in queste  si commemorava il suicidio del figlio, che dopo essere impazzito si evirava e si gettava da una rupe. I coribanti, sacerdoti di Cibele e che Catullo descrive come eunuchii che si vestivano da donna, suonavano tamburi a cornice ( tammorre) e cantavano in una sorta di estasi orgiastica, dimenando il corpo ed il capo come fossero donne impazzite d’amore, e nel corso di questa danza orgiastica, quando l’immedesimazione era all’acme della perdita di identità maschile alcuni arrivavano ad evirarsi con pietre appuntite. Virgilio riferisce che nei pressi di Avellino, nei luoghi in cui oggi sorge il santuario di Montevergine, si trovava un tempio dedicato alla dea. A tal proposito è interessante notare che ancora oggi Montevergine è un luogo di culto per persone omosessuali e transessuali, che ogni anno, in occasione della festa della Candelora, si recano al santuario, salmodiando e suonando tammorre, per accendere una candela in omaggio all'icona di una Madonna nera che vi è conservata
[4].Personaggi dal sesso mascherato erano dunque già presenti presso di noi da migliaia di anni ed è giusto tornare indietro nel tempo, se si vuole comprendere la natura  di un fenomeno  che in area mediterranea è molto diffuso e che, forse oggi a causa di una concezione omologante dell’omosessualità, - che dal mio punto di vista c’entra relativamente -, tende ad essere marginalizzato, spesso ridicolizzato e  messo ai margini. Io credo che l’origine dei femminielli, vada cercato in queste derivazioni e non in una teoria della omosessualità, per altro freudianamente limitante e superata o in una teoria del transessualismo, dove il soggetto avverte una sofferenza nel vivere in uno stato che non sente suo, fino a porre fine a questa sofferenza con un intervento risolutorio. Di contro la figura del femmeniello ride, balla, canta, pazzea, anche se il riso spesso è connaturato ad una nota amara. La sua immagine, come quella di un paese il cui luogo ha una abbacinante luce mediterranea e il colore azzurro e profondo del mare. Un luogo con pianeti, continenti, universi di cui sarebbe impossibile non trovare la traccia su qualche carta geografica o in qualche cielo, perché questi non appartengono a nessuno spazio concettuale preciso, ma di certo ad uno spazio fisicamente rintracciabile e, io colloco questo spazio, sulla rena nera del litorale vesuviano  e sulle antiche spiagge assolate e deserte di Palepoli.
Un esempio di come siano antiche le radici di rituali appartenenti al mondo di uomini che si travestivano da donna, mimandone la gestualità, che sono esistite fino a poco tempo fa, ma che oggi tendono a scomparire e che sono anche difficilmente visibili- io per esempio ho solo visto adattamenti letterari,cinematografici o teatrali
[5], uno di questi è la  figliata dei femmenielli. E’ una pantomima che riassume in sé aspetti derivanti dall’antico rito della fecondità, praticato per secoli a Napoli. Il parto è quasi sempre ambientato segretamente alle pendici del Vesuvio, tra  Torre del Greco e Torre Annunziata, è una sorta di iniziazione ad una femminilità quasi sacerdotale ( ritornano i Coribanti) e prevedeva il richiamo a conoscenze  esoteriche ed alchemiche.
Naturalmente, per me questi aspetti si connaturano esclusivamente di una veste estetica: il femmeniello, modello reale di una identità di genere di un mondo che oggi non esiste più, può rivivere solo come rappresentazione teatrale e dunque, paradossalmente riproporsi esteticamente come "Rebis", res ( la cosa ) + bis ( doppio) , cosa doppia, ovvero quello che la figliata dei femmenielli  cercava di realizzare: il parto di una figura dal sesso incerto e non definito. Un ermafrodito, l'unica creatura che contenesse i due elementi in cui è suddivisa tutta la natura. I greci, ai quali molto dobbiamo, ma dai quali oggi siamo lontanissimi culturalmente, ritenevano divino l'ermafrodito, perché figlio della bellezza (Afrodite) e della forza (Ermes)
[6]Quel parto celebrato resta quello che è sempre stato: una rappresentazione misterica nel passato, una rappresentazione teatrale nel presente, dimensioni che poi per me sono quasi la stessa cosa. Condivido pienamente la riflessione di Nicola Sisci: “Alcuni femminielli saranno oggi divenuti transessuali, altri ancora si chiameranno omosessuali, pochi partecipano ancora agli antichi riti della “candelora” o della “riffa”, solo qualcuno pratica ancora il “matrimonio masculino” o si lascia coinvolgere nella “figliata”, ma della storia del femminiello nessuno può ancora scrivere la parola fine. Da un punto di vista lacaniano il femminiello potrebbe rappresentare per gli altri, uomini e donne, una deroga al divieto, la possibilità, rinvenuta nel simile, di essere altro da ciò che i codici simbolici prescrivono con la loro trascendenza sul piano del reale; ma d’altra parte potremmo, sempre per ipotesi, pensare che, alla fascinazione/attrazione, fa da controparte la spinta a segregare, a tenere serrato in una delimitazione spaziale circoscritta, i quartieri popolari, il ventre di Napoli, ciò che di più perturbante esista: l’incontro con la realizzazione dell'onnipotenza-impotenza originaria e le relative angoscie, descritte da Melanie Klein [7]
Se la storia iconografica e culturale del femmeniello è questa, essa continua a dirci che è la storia di un corpo negato, il corpo di un’utopia, il luogo simbolico di uno spazio trasfigurato che vuole cancellare e superare le limitazioni imposte dall’economia sessuale riproduttiva e dalla sua claustrofobica morale, uno spazio che si propone  nella rappresentazione. Dunque è giusto che il corpo del femmeniello e il matrimonio masculino, riprendano vita, ma questa riproposizione e questa tutela devono affrancarsi da facili manipolazioni folcloriche che ne potrebbero consegnare l’immagine alla pagliacciata ed al ridicolo della presa in giro. Il femmeniello non è un altro genere dell’omosessualità, come erroneamente si crede e l’omosessualità è tutta interna all’origine del termine, che fu coniato nel 1869 dal letterato ungherese di lingua tedesca Károly Mária Kertbeny (1824-1882) (nato Karl-Maria Benkert) che lo usò in un pamphlet anonimo contro l'introduzione da parte del Ministero della Giustizia prussiano di una legge per la punizione di atti sessuali fra due persone di sesso maschile. Le sessualità che oggi siamo abituati a considerare con identità specifiche, appartengono all’evoluzione storica e culturale delle economie dei nostri corpi: l’identità gay, l’identità trans gender, l’identità etero, sono confrontabili solo con se stesse. E’ ingenuo e stupido paragonare il rapporto che esisteva tra l’erastes e l’eromenos, con le figure sessuali contemporanee[8]Così il  femmeniello e la sua modalità espressivo /esistenziale è ciò che resta dell’archetipo dell’armafrodito antico, della sospensione dei ruoli maschio/ femmina.

 La sua specificità è che una verità può realizzarsi in lui, mentre ciò non avviene per le categorie sessuali contemporanee che conosciamo, concentrate sulle dinamiche del corpo o dell’emancipazione/secolarizzazione.

 Questa verità non è quella per cui due più due fa quattro, o altre piccole verità che sono nella nostra mente: non  è lei ad essere nel femmeniello, è il femmeniello ad essere nella sua verità: essa avviene in lui, si svela heideggerianamente, come evento, a lui e solo a lui, a patto che rinunci alla sua oggettività, alla sua secolarizzazione, ovvero, che resti consegnata al suo passato antico, come una vetusta rovina, contrariamente, esso è destinato a trasformarsi, ad entrare nella secolarizzazione . Solo questo innesto (attraverso il quale si svela al femmeniello il fatto che egli è impiantato nella sua verità) rende al femmeniello questo nome, e la consapevolezza che l’Essere/antico, il nume e il femmeniello, si appartengono reciprocamente. D’altra parte basta guardare le rappresentazioni che l’AFAN ha raccolto, per capire il senso di tutto il progetto, un senso contradditorio eppure con una sua logica perseveranza: la salvezza del modo di essere del femmeniello antico, senza alcuna volontà di trasformazione. Essi sono e vogliono rimanere i custodi di un segreto antico che rifiuta la trasformazione, ma essi corrono un rischio che è quello che aveva già intravisto Michel Foucault: “ Sarò trasformato, salvo o forse morto “
[9]Si morto, poiché non vi è salvezza possibile nel rimanere immobili: il femmeniello oggi può scegliere solo tra il niente ed il caos in cui siamo vivi. Smettere di cambiare, voler sfuggire ad una realtà esteriore e interiore che è definitivamente caotica, significa vivere come morti o consegnarsi irrimediabilmente solo all’estetica.
                                                                       Franco Cuomo 15 agosto 2011 
[1] Franco Cuomo, Quell’estate psichedelica del ’66, Lampi di stampa, Milano, 2006; ma anche sull’argomento vedi:
Michelle Z. Rosaldo, “Women, Culture and Society: a Theoretical Overview” a cura di M. Rosaldo e L. Lamphere (Stanford: Stanford UP, 1974) 17-42; Michelle Rosaldo, “The Use and Abuse of Anthropology: Reflections on Feminism and Cross-Cultural Understanding,” Signs 5,(1980): 401; Sherry B. Ortner e Harriet Whitehead, “Introduction: Accounting for Sexual Meanings,” Sexual Meanings: The Cultural Construction of Gender and Sexuality, a cura di S. Ortner e H. Whitehead (Cambridge UP, 1981) 1-27. In. 
http://ilpalazzodisichelgaita.files.wordpress.com/2011/06/la-guerriera.pdf 
[2] Michele Rak (Università di Siena), La schiava mora. Da Lucia Canazza a Josephine Baker. Convegno 15-17 giugno 2011,(atti)Di fronte all'Africa. Effetti culturali della diaspora africana in Europa dal mondo antico al Rinascimento, Università del Salento;
[3] E' la celebrazione di un mistero Dionisiaco. Dioniso, raffigurato alla greca sul Piedistallo offre una coppa di vino (kantharos) a due figure. Ora il punto è questo. Le due figure sono dai profili due figure maschili, in abiti femminili, il secondo poggia la mano sulla spalla del primo che impugna un martello, rivolto verso il dio.Sono indubitabilmente due maschi, come si può capire dal taglio dei capelli. La statuaria dell'epoca ed altri bassorilievi, rappresentano le teste femminili in altro modo.Al centro una figura con la barba che rappresenta ancora una volta Dioniso, e sulla sinistra, per chi guarda, una menade danzante. Indubitabilmente il mistero dionisiaco "celebra le nozze di Argo e Opi, altri due fanciulli iperborei, che sarebbero giunti a Delo ancora, prima di Adorico e Laodico, facendo lo stesso viaggio che era un viaggio di nozze iniziatico allacciati l’uno all’altro teneramente".Il brano riportato tra le virgolette fa parte di un racconto pubblicato due anni fa nel mio romanzo "Quell'estate psichedelica del 66". Ora questo frammento ercolanense, ma da la riprova della celebrazione di nozze misteriche tra maschi, un rito iperboreo trasmigrato segretamente in Grecia ed attribuito a Dioniso. Le due figure maschili si stanno congiungendo in nozze, con vestiti da donna.
[4] Gli aspetti sincretici del culto sono descritti nel documentario La candelora a Montevergine, prodotto dall'Università "Federico II" di Napoli.
[5] Curzio Malaparte, La pelle, e l’omonimo film di Liliana Cavani.
[6] Mario Buonconto, Napoli esoterica, Newton Compton ( tascabile), 1996.
[7] Nicola Sisci, Seminario: PERCORSI DELL'IDENTITÀ DI GENERE, Università degli studi di Salerno, 9, giugno 2011. ( Nicola Sisci è regista e psicoterapeuta)
[8] Michel Foucault, Storia della sessualità, vol.I, Feltrinelli, Milano 1987.
[9] Paul Veyne, Foucault, il pensiero e l’uomo, Garzanti, 2008, p.149;
  Roberto De Simone, La gatta cenerentola, Il suicidio del femme niello, 
http://youtu.be/x-GRdqLEEWM 

-- luigi di cristo presidente A.F.A.N