martedì 16 aprile 2013

Psycho Killer: tra funky e ricordi personali, i contorni di un'epoca


 

Talking Heads erano un band newyorkese con sperimentazioni funk, post-punk, punk rock e world music che si formò  1974 e si sciolse 1991.
La formazione era composta da 4 persone, David Byrne , scozzese "leader indiscusso della band" (voce e chitarra), Chris Frantz (batteria e percussioni), Jerry Harrison (tastiere, chitarra e coro) e Tina Weymouth (basso e coro), moglie di Chris Frantz. Si conobbero tutti e quattro nel 1974 alla Rhode Island School of Design , e  la band rimase invariata fino a quando il gruppo si sciolse nel 1991. La musica dei Talking Heads al suo primo apparire mi apparve strepitosa; acquistai il loro primo album nel 1977, appunto, Talking Heads 1977, con la copertina tutta rossa, un album lirico e ironico, critico verso ogni aspetto della società moderna. Il pezzo rappresentativo di quell'album è Psycho Killer. In Italia c’era il movimento degli Indiani Metropolitani, gli autonomi, il collettivo di via del Volsci con Daniele Pifano e Felix Guattari e Gilles Deleuze al raduno di Bologna che fecero conoscere a noi italiani giovani di allora il loro saggio su capitalismo e schizofrenia leggendo passi dell’Anti Edipo con la loro musica come colonna sonora. Memorabile il refrain del pezzo: Qu'est-ce que c'est/ fa fa fa fa fa fa fa fa fa far better/ Run run run run run run run away . Credo che in quegli anni la band rappresentò lo spostamento dell’interesse artistico musicale di nuovo sulla scena newyorkese dopo anni di predominio british fatto di rock sinfonico e glitter.La musica ritornava alla sperimentazione, ma soprattutto  la scena culturale ritornò dall’altra parte dell’oceano con una nuova onda di artisti, di quel periodo; è anche il caso di ricordare Radio Ethiopia di Patti Smith . Avevo 26 anni e mi sentivo onnipotente, mi chiudevo nella mia unica stanza di allora e con lo stereo a palla ho fatto i miei primi quadri e mi sparavo viaggi immaginari con uno sforzo analitico capace di andare dritto al cuore del mio contemporaneo di allora. Oggi non lo saprei più fare: potenza strabiliante degli ormoni che, insieme alla musica dei Talking Heads, produceva su di me uno strano mix di erotismo e teoria critica della società. Bisognerebbe iniettarsi sempre testosterone e sentire sempre quello strano formicolio proprio lì,come succedeva allora, che poi col tempo si affievolisce e scompare e continuare all’infinito a fibrillare tra arte, musica e letteratura. Vedevo il mondo solo con gli occhi dell’arte e della musica. Warhol disse che gli anni ’80 gli ricordavano per certi versi l’esplosiva creatività dei ’60: era verissimo! Sul finire degli anni ’70 il punk e la new wave rappresentarono un potente deterrente innovativo sulla scena culturale e isolarono concetti indispensabili per comprendere la realtà del mondo dopo la fine del Ventesimo secolo. Parole-chiave come "rizoma", capace di descrivere l'orqanizzazione reticolare e la relazione comunitaria attraverso la quale veniva prodotta la conoscenza insieme a interpretazioni illuminanti sulla deriva tecnologica con la conseguente possibilità di parlare di un "corpo post-organico"; l'identificazione di un apparato repressivo visto come "macchina da guerra" inglobata nel cuore delle società avanzate. Ascoltando i loro brani mi si aprono le visioni di quegli anni, un rimembrare platonico consegnato ad un’altra dimensione.  La completezza stilistica secondo me la raggiunsero e non l’hanno più superata nel 1980 con l'album Remain in Light insiema a Brian Eno, un album che, a mio avviso, può entrare senza tema di smentite tra gli album più innovativi del XX secolo. Un’autentica meraviglia di musica contemporanea fuori dai paludati ambiti dell’avanguardia. Posso dire che avere avuto sedici anni negli anni ’60 e ventisei nei ’70 mi hanno cambiato la vita: non mi sono mai più ripreso e infatti si vede come sono ridotto. Era il ritmo che scandiva le mie esistenze di allora: prima un beat elettrico e poi un funky molto ritmato, dove le percussioni erano ossessive e il ritmo velocissimo. I Talking Heads fusero insieme sonorità  dalle influenze afro mixate a quelle elettroniche e pezzi indimenticabili sono "Crosseyed in Painless", "Once in a Lifetime" e "Houses in Motion. In questa mia rimemoration ripropongo a tutti di riascoltarli anche se non posso più far formicolare gli stessi ormoni di allora.
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