Gentile
segretario Pierluigi Bersani,
chi Le scrive
è un semplice cittadino Suo elettore, accorto e memore di quanto la storia di
questo Paese gli ha riservato nella sua politicamente trista esistenza. A mano
a mano che si rincorrono voci, senza smentite, intorno alle strategie che Lei
sta mettendo in atto al fine di eleggere il nuovo Presidente della nostra
Repubblica, aumenta il mio disgusto nei confronti della modalità strategica e
tattica del partito per cui ho votato e che Lei guida.
Non Le è
sufficiente che lo schieramento, sfrangiato e convulso, del Movimento 5 Stelle
proponga un nome che, se non erro, ha ricoperto la carica di presidente del
partito in cui affonda le sue radici la formazione di cui Lei è attualmente,
transitoriamente e ancora per poco leader? Sul nome di Stefano Rodotà
convergono non soltanto consensi, ma anche speranze, da parte di chi sa
riconoscere la limpidezza e l’autonomia di giudizio, la tutela dei valori
costituzionali, l’etica personale fattasi pubblica, l’assoluta assenza di
ambiguità, la marcata esperienza personale. Lei si ostina a trovare un accordo
così detto “di larghe intese”, escludendo a priori la possibilità che le larghe
intese si facciano con un movimento che rappresenta un terzo dell’elettorato
italiano e che urla il suo disagio rispetto proprio ai tatticismi e alle
trovate old style in cui Lei si sta rivelando magistrale, come il Suo referente
più vicino, Massimo D’Alema. E’ abbastanza scandaloso che, al netto di
qualunquismi a cui, in quanto intellettuale, non partecipo, ci si ritrovi a ragionare
intorno a ex socialisti antiabortisti che effettuarono un autoritario e per
nulla autorevole prelievo forzoso e diretto dai conti correnti degli italiani,
oppure a una figura angosciantemente legata a un passato che il popolo dei Suoi
votanti rigetta come scarto dell’ultima rovinosa stagione democristiana.
Che Lei non
chiuda da subito la partita sul nome di Stefano Rodotà è una ragione di più per
astenersi dal votare il partito che Lei, tra qualche mese, fortunatamente o
meno, smetterà di guidare, e rispetto al quale lascia tuttavia una premessa
imprescindibile: una sorta di angoscia e ambizione corrosiva che si esplica in
ritologie asfissianti e ormai postume. La Sua figura esprime talvolta una rudimentalità
simpatica, spesso invece una abominevole consustanzialità con tecniche che non
hanno nulla dell’avanguardia sociale e sono bensì votate a esprimere una
sentenziosità reazionaria e stomachevolmente imbelle. Si legge secondo i segni
di un qualunquismo, che appartiene a segretari che L’hanno preceduta alla guida
del partito (mi riferisco al signor Walter Veltroni), la consultazione di parti
sociali sincronica a quella dello scrittore Roberto Saviano, non interpellato
quanto alla cultura, della quale il partito è evidente non sa che farsene,
bensì quanto alla legalità, con mossa apparentemente furbetta e invece
patentemente populista, generica, superficiale e dannosa. Spiace per Lei e per
i Suoi ragionamenti che una parte della popolazione non sia così intrusa di
feltro nei lobi cerebrali da non capire le strategie di sopravvivenza che Lei e
i Suoi alleati interni di partito state mettendo in atto.
Le chiedo di
ravvedersi, di ascoltare i Suoi alleati, di compiere una scelta che non ci
faccia morire democristiani e berlusconiani, di arrischiare un atto di coraggio
che i Suoi simpatizzanti realizzano in carne e ossa e sangue ogni dì, mentre i
Suoi vicini di scranno no: scelga il nome di Stefano Rodotà e dia una
prospettiva di futuro a questo Paese stremato e indocile, bellissimo e assai
contestabile, inquieto e a suo discapito tragico.
Cordialmente,
lo scrittore
Giuseppe Genna
Nessun commento:
Posta un commento