giovedì 31 maggio 2012

ALLARME BANCO DI SANTA CROCE!



Vorrei lanciare un allarme per quello che sembrerebbe essere un sicuro attentato ad una delle aree marine più ricche e variegate, dal punto di vista di flora e di fauna, del Mediterraneo, sto parlando del banco di Santa Croce. Nel giugno 1993, su proposta dell’associazione Marevivo, il Ministero della marina Mercantile con apposito decreto decise di istituire la Zona di Tutela Biologica Z.T.B. La zona  quindi è vietata, nel raggio di 300 metri a qualsiasi attività di pesca, sia professionale sia sportiva. Con la recente cessione del demanio marittimo alle Provincie e quindi ai comuni interessati, l’Associazione Marevivo insieme al Comune di Vico Equense, hanno dato vita ad un progetto denominato “Oasi blu”. Già l’anno scorso allertai tutti le associazioni e i soggetti politici di questa iniziativa che nelle intenzioni dice di voler istituire un’oasi per tutelare e monitorare l’area del Banco di Santa Croce. L’idea che sottenderebbe il progetto dovrebbe essere quella di effettuare tutte le operazioni di tutela e monitoraggio con la divisione sub dell’Associazione Marevivo, in collaborazione con la Protezione Civile e i gruppi di volontari locali, ma anche tramite l’uso di telecamere webcam, per controllare infrazioni ai divieti. Nei fatti però – è opinione di chi scrive - il progetto, potrebbe diventare l’ennesimo affare per qualche imprenditore della zona: è notizia riportata dalla stampa locale che di recente è stato presentata una proposta da un privato per realizzarvi un allevamento di cozze ed ostriche. L’iniziativa avrebbe dovuto affiancare quella di un noto esperto di biologia marina Professor Gianfranco Fiorito che vorrebbe realizzare un’area per lo studio di cefalopodi (polpi e seppie) nel sito protetto. L’amministrazione avrebbe detto no all’allevamento di cozze, ma sembrerebbe intenzionata ad appoggiare quello di polpi e calamari. Sembrerebbe prevalere ancora una volta l’interesse privato volto allo sfruttamento di un’area che è patrimonio naturale di tutti, mentre l’incultura e la rozza faciloneria di chi ci amministra, contrabbandata per spirito di iniziativa, potrebbe trasformare quell’area in un vivaio per il pescato fresco di qualche ristoratore nelle immediate vicinanze, portando lentamente alla distruzione una delle aree più ricche biologicamente e naturalisticamente parlando del nostro mare: stupisce il silenzio di Marevivo rispetto a queste operazioni. So di una iniziativa/ evento denominata Eco onda, nella quale tre giovani nuotatori metteranno in gioco le loro energie fisiche per una maratona del mare della durata di cinque giorni per porre all’attenzione dei media nazionali la necessità di una tutela del nostro mare. Come coordinatore dei V.A.S. sottopongo quindi a loro in primis e poi al WWF, a Legambiente a Italia Nostra ed a tutti i soggetti che hanno a cuore le sorti del nostro ambiente di tenere alta la guardia ma soprattutto di organizzarci al più presto per manifestare concretamente contro  quest'ennesimo scempio naturale annunciato.
Franco Cuomo - V.A.S. – Vico Equense

lunedì 28 maggio 2012

Gilbert & George: London Pictures Alfonso Artiaco, Napoli



Evento assolutamente da non perdere!
London pictures. Meditabonde e violente, a volte assurde e altre inquietanti, le immagini rivelano cio' che potrebbe essere definito come il sistema nervoso del quotidiano nella societa' contemporanea: gli impulsi, le esplosioni, i dolori, le speranze, l'umore e i desideri della vita urbana giornaliera.




La Galleria Alfonso Artiaco invita a partecipare ai seguenti appuntamenti programmati in occasione della prossima esposizione:

Gilbert & George, per la nuova mostra negli spazi di Piazza dei Martiri, presenteranno 13 lavori tratti dal nuovo ciclo London pictures, la più grande serie mai creata dagli artisti inglesi.
‘In diverse interviste Gilbert & George hanno descritto come Londra, la sua grandezza, il suo mistero e il suo dramma, è stata per quasi cinque decenni una grande fonte di ispirazione per la loro arte, decisamente provocatoria e ricca di atmosfera. In questo periodo Gilbert & George hanno tratteggiato gli stati d'animo di Londra individuando all'interno delle insonni vie della città tutti i disordinati, preziosi, innegabili aspetti della condizione umana moderna.

Le nuove 292 London pictures consentono alla città di parlare di sé attraverso la lingua di 3712 manifesti tratti da giornali, che gli stessi artisti hanno rubato/recuperato, uno ad uno, per più di 6 anni e poi li hanno ordinati e classificati in base al soggetto. Questo metodo, nel linguaggio dell'artista, permette ad ogni immagine di 'decidere autonomamente': è il risultato del processo di classificazione e numerazione che ne determina e indica il soggetto, il titolo e le dimensioni. In questo modo Gilbert & George hanno cercato di eliminare l'atto cosciente di 'fare arte', affermando invece la realtà, così come riportata dagli organi di stampa londinesi, che si trova al centro della loro ricerca, l’ordinaria precarietà della società contemporanea. Dietro ogni poster, per quanto smussato o in forma abbreviata, si trova la verità e l’inviolabile realismo della situazione umana, il suo impatto e le conseguenze. È questa verità che Gilbert & George hanno descritto come la 'dimensione morale' da individuare all'interno di un soggetto prima di poter interagire con esso nella loro arte.

Meditabonde e violente, a volte assurde ed altre inquietanti, le London pictures rivelano ciò che potrebbe essere definito come il sistema nervoso del quotidiano nella società contemporanea: gli impulsi, le esplosioni, i dolori, le speranze, l’umore e i desideri della vita urbana giornaliera.

Il dettaglio estraneo in queste immagini è sporadico e limitato: le figure di Gilbert & George, le loro espressioni al primo impatto severe o apparentemente distratte; strade, tendaggi, riflessi nei finestrini delle automobili. All'interno del paesaggio urbano di questa revisione morale, gli artisti sembrano passare come fantasmi o veggenti, alternativamente vigili e inerti, come se i loro spiriti si aggirassero effettivamente per le strade e gli edifici che queste immagini descrivono. In questo gli artisti sono stati ispirati dalle letture dei resoconti pubblicati da Lord Dowding, così come gli furono consegnati, egli dichiarò, dai fantasmi dei piloti uccisi della R.A.F., in un'investitura dall'aldilà.

Oltre ai loro mezzi di creazione ‘automatici’, Gilbert & George hanno contraddistinto con il suffisso 'STRAIGHT', dopo il titolo, quelle immagini che sono composte da manifesti di giornale stampati in un carattere grassetto san-serif, invece che nei caratteri in corsivo, tipo scrittura a mano del resto. Secondo quando affermato dagli artisti, questa distinzione mette in evidenza anche l'uso contraddittorio e poco pertinente della parola 'gay' come aggettivo. Ad esempio, non bisognerebbe fare riferimento al 'matrimonio gay', quando 'matrimonio' da solo sarebbe sufficiente.

Nella loro portata epica e inesorabile, allo stesso tempo dickensiane e ultra-moderne, le London pictures comprendono un grande romanzo visivo, rivelando senza giudizi di valore, l’incessante corsa del dramma urbano, in tutte le sue gradazioni di speranza e di sofferenza, una porta su un fantastico mondo di miseria, infelicità e vergogna’. (Michael Bracewell)

Tutto il ciclo di lavori, con il saggio di Michael Bracewell, è pubblicato nel catalogo Gilbert & George, London pictures, che accompagnerà la mostra.

GALLERIA
Alfonso Artiaco
Piazza dei Martiri, 58 Napoli
Orari di apertura: lun. – sab. 10.00-13.30/16.00-20.00. Da Giugno a Settembre: lun-ven. 10.00-13.30/16.00-20.00
ingresso libero

mercoledì 23 maggio 2012

Sull' utilità di operazioni simili: a cosa servono gli incontri col sindaco Gennaro Cinque a Vico Equense




Ho letto on line l’articolo di Maria D’Ordia, sul resoconto di un incontro tra una rappresentanza del PD e il Sindaco Gennaro Cinque. Sconcerta che gli esponenti di un partito che continua a dirsi di opposizione, vada a chiedere lumi sulle spiagge e sulle antenne di telefonia mobile all’artefice di discutibili operazioni privatistiche che vanno a ledere i diritti dei cittadini di Vico Equense, evidentemente il PD è un partito di opposizione, opposizione ai cittadini e alla gente comune! Così il Sindaco esterna con disinvoltura i suoi punti di vista alla rappresentanza a cominciare dalle spiagge: “Le spiagge cosiddette libere funzioneranno come l’anno scorso” e su questo non si aveva nessun dubbio, però il PD non lo sapeva ancora- poi rincara la dose e continua : “Per un anno chi vuole che si prenda questa responsabilità?. Il bando va preparato per bene, chi chiede la concessione deve avere un lungo termine davanti per operare. Almeno tre anni. Daremo prossimamente in concessione i litorali fino al 2015 con un bando dettagliato che privilegerà soprattutto i cittadini di Vico Equense”. Insomma le spiagge saranno gestite ancora nel modo che tutti ormai conoscono – tranne il PD naturalmente – saranno affidate ai soliti gestori che innalzeranno piccoli recinti, sistemeranno file di lettini, insomma il solito tran tran balneare di sempre tranne che, il Sindaco dall’alto della sua lungimiranza, grazie al suo enorme carisma imporrà agli esercenti un ordine preciso: “non è consentita la prenotazione telefonica, per cui sdraio e lettini non occupati sono a disposizione di chi arriva”. Noi, rispetto a questa democratica concessione non riusciamo a dire altro che: Grazie Sindaco! Grazie! In questo modo Lei garantirà il bagno di mare a tutti, ma che bravo che è! Ed anche il PD che addirittura chiede di essere coinvolto “e il Sindaco assicura la massima apertura in questo senso, prospettando tavoli allargati di discussione”. Poi il PD chiede che venga fatto rispettare l’obbligo di gratuità agli stabilimenti per i minori di 12 anni, come vuole la recente legge regionale e il Sindaco dice che farà manifesti informativi. I
I “ chiarimenti” continuano sulle antenne di telefonia mobile e così, dopo che sono state autorizzate due antenne nel campo sportivo di Massaquano e una a Ticciano, il sindaco dice, che forse la settimana prossima si riuniranno gli esperti per la zonizzazione e poi quello che - a mio avviso -  sostenne la prima volta che ricevette la delegazione del Comitato Art.32 ovvero “ribadisce la sua intenzione di non installare antenne di sorta se non si risolve prima il digital divide che regna in collina”, che andrebbe letto così: una volta che gli enti gestori avranno sistemato le antenne in collina io farò partire i ripetitori di Vico Equense sul torrino del vecchio Municipio, però questo il PD non lo ha ancora capito e neanche il Comitato Art. 32. Insomma i V.A.S. si chiedono se hanno ancora un senso incontri del genere e se la necessità di avere una qualche visibilità, possa permettere gesti così inutili per il bene comune.

Franco Cuomo - V.A.S.

martedì 22 maggio 2012

WALTER BENJAMIN


Paul  Klee Angelus Novus
"C'è un quadro di Klee che s'intitola 'Angelus Novus'. Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, al bocca aperta, le ali distese. L'angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l'infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che egli non può più chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta. " (Tesi di filosofia della storia)


WALTER BENJAMIN
Walter Benjamin nasce a Berlino il 15 luglio 1892, da Emil, antiquario e mercante d'arte, e Paula Schönflies, di famiglia alto-borghese di origine ebraica. Dei suoi primi anni rimane il visionario scritto autobiografico degli anni Trenta Infanzia berlinese intorno al millenovecento. Dal 1905 per due anni si reca al "Landerziehungsheim" in Turingia, dove fa esperienza del nuovo modello educativo impartito da Gustav Wyneken, il teorico della Jugendbewegung, il movimento giovanile di cui Benjamin farà parte fino alla scoppio della Grande Guerra. Nel 1907 torna a Berlino, concludendo gli studi secondari nel 1912. In quello stesso anno comincia a scrivere per la rivista "Der Anfang", influenzata dalle idee di Wyneken. Dall'università di Berlino si trasferisce a quella di Friburgo in Bresgovia, dove, oltre a seguire le lezioni di Rickert, stringe un forte sodalizio col poeta Fritz Heinle, che morirà suicida due anni dopo. Scampato all'arruolamento dopo l'inizio della guerra, rompe con Wyneken, che aveva entusiasticamente aderito al conflitto. Nel 1915, trasferitosi a Monaco, dove segue i corsi del fenomenologo Moritz Geiger, conosce Gerschom Scholem, con cui inizia un'amicizia durata fino alla morte. L'anno dopo incontra Dora Kellner, che sposa nel 1917: dalla relazione nasce nel 1918 il figlio Stefan, quando la coppia si è ormai trasferita a Berna, dove Benjamin, già autore di importanti saggi ( Due poesie di Friedrich Hölderlin ; Sulla lingua in generale e sulla lingua degli uomini ), l'anno seguente si laurea in filosofia con Herbertz discutendo una tesi sul Concetto di critica d'arte nel Romanticismo tedesco . In Svizzera fa la conoscenza di Ernst Bloch, con cui avrà fino alla fine un rapporto controverso, tra entusiasmi e insofferenza. Nel 1920, tornato a Berlino, progetta senza successo la rivista Angelus Novus, scrive Per la critica della violenza e traduce Baudelaire. Nel 1923 conosce il giovane Theodor Adorno. Il suo matrimonio entra in crisi e nel 1924, durante un lungo soggiorno a Capri, conosce e s'innamora di Asja Lacis, una rivoluzionaria russa che lo induce ad avvicinarsi al marxismo. Pubblica un saggio su Le affinità elettive per la rivista di Hugo von Hoffmanstahl. Nel 1925 l'università di Francoforte respinge la sua domanda di abilitazione all'insegnamento accademico, accompagnata dallo scritto sull'Origine del dramma barocco tedesco, pubblicato infine tre anni dopo, insieme agli aforismi di Strada a senso unico. In questo periodo Benjamin si mantiene con la sua attività di critico e recensore per la "Literarische Welt" e traduttore (di Proust, con Franz Hessel) e viaggia tra Parigi e Mosca, cominciando a maturare il progetto (destinato a rimanere incompiuto) di un'opera sulla Parigi del XIX secolo (il cosiddetto Passagenwerk). Nel 1929 stringe un profondo rapporto con Brecht, che negli anni Trenta, dopo l'avvento del Terzo Reich, lo ospita a più riprese nella sua casa in Danimarca. Il 1933 segna infatti la definitiva separazione dalla Germania. Esule a Parigi, trascorre comunque lunghi periodi a Ibiza, Sanremo e Svendborg. Per la "Jüdische Rundschau" esce Franz Kafka, ma le sue condizioni economiche si fanno sempre più precarie: l'assegno garantitogli dallo "Zeitschrift für Sozialforschung" di Adorno e Horkheimer, per cui pubblica nel 1936 L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica e Eduard Fuchs, il collezionista e lo storico nel 1937, diventa il suo unico mezzo di sussistenza. Nel 1938-39 lavora su Baudelaire (Di alcuni motivi in Baudelaire), ma lo scoppio della seconda guerra mondiale lo induce a scrivere di getto il suo ultimo testo, le tesi Sul concetto di storia. Internato nel campo di prigionia di Nevers in quanto cittadino tedesco, viene rilasciato tre mesi dopo. Abbandona tardivamente Parigi e cerca di ottenere un visto per gli Stati Uniti. Nel settembre del 1940 viene bloccato alla frontiera spagnola dalla polizia: nella notte tra il 26 e il 27 si toglie la vita ingerendo una forte dose di morfina. Ai suoi compagni di viaggio fu concesso di passare il confine il giorno seguente.

Benjamin è scrittore asistematico, privilegia la forma del saggio e dell'aforisma, e concepisce come compito specifico del critico il prendere posizione e la negazione dell'ordine esistente. Nei suoi lavori di critica letteraria riprende la pratica del commentario ebraico, diretta a restituire all'originale la forza distruttiva di cui neppure l'autore di esso era stato cosciente. Il linguaggio, infatti, ha funzione espressiva, non strumentale: attraverso di esso, l'uomo deve dare voce alle cose mute. Dunque, teoria critico-materialistica e pensiero utopico-messianico si congiungono in modo originale nell'opera di Benjamin. Nella genesi del suo pensiero sono presenti motivi della filosofia romantica (alla quale è dedicata la sua tesi di laurea sul Concetto di critica d'arte nel romanticismo tedesco , del 1918), il pensiero nietzscheano (per le critiche alle pretese sistematico-totalizzanti della ragione, l'atteggiamento ermeneutico critico nei confronti della tradizione culturale e della realtà sociale, l'attenzione per il rapporto tra i contenuti del pensare e i suoi modi espressivi), l'esperienza delle avanguardie artistico-letterarie (per tutto ciò che di che di rivoluzionario e di dirompente hanno avuto nei confronti di una concezione ottimistica-retorica dell'uomo). Una componente essenziale della formazione e del pensiero di Benjamin è poi il suo ebraismo, rivissuto in molti suoi aspetti (a cominciare dalla lacerante tensione tra attesa messianica e valorizzazione della memoria storica) attraverso il rapporto con Gershom Sholem, un grande studioso della mistica ebraica. E' al tema di una lingua pura, immediatamente simbolica (cui si oppone la violenza operata dall'astrazione e dal giudizio concettuale proprio delle moderne concezioni del pensiero e del linguaggio) che sono dedicati i primi saggi di Benjamin: Sulla lingua in generale e su quella degli uomini ( 1916 ); Per la critica alla violenza ( 1921 ); Il compito del traduttore ( 1923 ). Sull'interpretazione dell'opera d'arte è incentrato invece il Saggio sulle affinità selettive di Goethe ( 1924-1925 ). In esso s'annuncia un motivo decisivo della riflessione estetica di Benjamin: la conciliazione proposta o suggerita dall'opera d'arte è solo un'apparenza mistificante; quanto alla pretesa totalità essa è falsa e smentita dall'intima (benché talora non evidente) frammentarietà del prodotto artistico. Nell'opera d'arte non è immediatamente visibile una dimensione utopico-positiva. Questa semmai è presente nella forma dell'inespresso, "del non detto" dell'arte - ovvero in una speranza che peraltro possono solo cogliere solo coloro che ne sono radicalmente privi. L'opera più compiuta di Benjamin - la sola ch'egli potè portare a termine - è L'origine del dramma barocco tedesco ( 1928 ). Attraverso una ricca analisi delle forme e figure del dramma barocco (Trauerspiel) come impossibile tentativo di ripetere storicamente la tragedia greca, questo celebre saggio svolge un acuto e suggestivo discorso sui concetti di simbolo e allegoria - e più in generale sull'essere e sul conoscere umano. Benjamin presenta infatti l'allegoria barocca come critica dell'aspirazione classicista a riunificare la scissione originaria prodottasi nell'uomo ed espressa sia nella simbologia tecnologica (il creatore e la creatura, la caduta e la redenzione…), sia in alcune coppie antinomiche della tradizione occidentale (il finito e l'infinito, il sensibile e il sovrasensibile…). Sotto un diverso profilo, l'opera benjaminiana fornisce una chiave preziosa per interpretare anche alcune fondamentali aporie dell'arte (e della coscienza) moderna: Benjamin fa infatti vedere come la tensione a raggiungere nell'esperienza artistica il "simbolo" (e quindi l'unificazione effettiva di cosa, linguaggio e significato) esploda continuamente in "allegoria", ovvero in una dialettica eccentrica (priva di centro) tra quanto è figurato nell'espressione, le intenzioni soggettive che lo hanno prodotto e i suoi autonomi significati. Per questo scacco del simbolico la malinconia diviene, nell'indagine di Benjamin, il sentimento fondamentale del soggetto moderno. A un altro livello, ciò che il trionfo dell'allegoria rivela è un'insanabile lacerazione, una sempre più radicale perdita di senso, un decadimento dell'umano e della storia. A partire dagli anni '30 Benjamin si avvicinò in qualche misura alla "Scuola di Francoforte": pur senza mai entrare a far parte organica del gruppo, egli collaborò con la "Rivista per la ricerca sociale" ed ebbe un'intensa, seppur travagliata, amicizia con Adorno. Le molteplici differenze tra i due pensatori non debbono far dimenticare (come talora è accaduto) certe loro innegabili prossimità di interessi e anche, entro certi precisi limiti, di convinzioni teoriche. Sia Adorno sia Benjamin respingono il privilegiamento dell'esistente, la ubriV della ragione positivistica, la barbarie dell'organizzazione capitalistica e della società. Entrambi (ma soprattutto Benjamin) rifiutano un'interpretazione e una pratica della riflessione come ricerca del sistema, del fondamento assoluto. La filosofia, secondo loro, deve soprattutto mettere in luce le contraddizioni celate sotto le ingannevoli apparenze della realtà e, insieme, il bisogno di felicità e di emancipazione insito nel mondo umano. Tale bisogno si esprime (spesso in modo cifrato) nelle situazioni, nei testi, negli eventi più disparati. Per questo, entrambi i pensatori fanno filosofia interrogando le testimonianze o i segni più eterogenei e talvolta sconcertanti. Sotto tale profilo, il più caratteristico e suggestivo saggio di Benjamin è l'incompiuta opera su Parigi come " capitale del XIX secolo ", nella quale il pensatore ha cercato di afferrare il senso di un'intera epoca storica giustapponendo l'analisi della poesia di Baudelaire e quella dell'assetto urbanistico parigino, l'interpretazione di nuove figure psico-antropologiche (il "flaneur", il "dandy", la prostituta) e l'esame dei nuovi caratteri della produzione e della circolazione della merce. Molta attenzione egli dedica soprattutto alla figura di Baudelaire, di cui fu anche traduttore: in particolare, distingue il concetto di "esperienza" dal concetto di "esperienza vissuta"; la seconda permette di rielaborare razionalmente, attraverso la riflessione, gli "choc" della vita, così da impedirne la penetrazione nel profondo e da difenderne la coscienza dal loro assalto. La semplice "esperienza" è invece quella subita direttamente dallo choc, senza mediazione: è quest'ultimo il caso di Baudelaire, che nella vita cittadina subisce incessantemente l'esperienza degli choc prodotti dagli urti della folla, dalle luci, dalle novità dei prodotti e delle situazioni e insomma dall'esistenza stessa di una metropoli moderna. La folla sarebbe perciò la " figura segreta " (il suggello e insieme la potenza nascosta) della sua poesia: pur non essendo mai compiutamente rappresentata, tuttavia la folla è una presenza ossessiva nell'opera di Baudelaire e non va ricercata tanto nei temi e nei contenuti, quanto nella forma poetica, nel ritmo nervoso, ora ondulato, ora franto, del verso baudelairiano ( " questa folla, di cui Baudelaire non dimentica mai l'esistenza, non funse da modello a nessuna delle sue opere. Ma essa è iscritta nella sua creazione come figura segreta "). Nella propria anatomia della modernità, Benjamin si è spesso rivelato più aperto e spregiudicato di Adorno: ora interrogandosi sul fenomeno della droga, ora analizzando con simpatia produzioni socio-culturali in apparenza 'minori', come la letteratura per l'infanzia e il "feuilleton", la fotografia e i giocattoli. Un'altra e più sostanziale diversità fra i due filosofi è l'atteggiamento nei confronti dell'arte: convinto come Adorno che il fenomeno artistico sia un'esperienza particolarmente eloquente del disagio della civiltà, Benjamin ne ha una visione meno aristocratico-elitaria rispetto a quella dell'amico. Una significativa testimonianza di ciò è offerta dal saggio L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica (1936-37). In esso, Benjamin contrappone ad ogni interpretazione mistico-esoterica del fenomeno artistico una concezione in qualche modo secolarizzata di esso. Prodotto di uomini per altri uomini, l'arte va studiata " materialisticamente " sia nei suoi modi di elaborazione e di rappresentazione anche tecnica (non esclusi quelli fotografici e cinematografici) sai nelle particolari modalità percettive del suo fruitore. Lo sviluppo delle forze produttive, rendendo tecnicamente possibile la riproducibilità delle opere d'arte (pensiamo alla televisione, ai cd, alla radio, al computer, ecc), ha messo fine all'alone di unicità, originalità e irripetibilità dell'opera d'arte, ossia all' " aura " che la circonda di sacralità agli occhi della borghesia, la quale proietta in essa i suoi sogni e ideali aristocratici: l'aura è quindi l'alone ideale che rende sensibile al fruitore l'unicità irripetibile dell'atto creativo. Nella società di massa, in cui regna la riproducibilità dell'opera d'arte, l'opera d'arte " può introdurre la riproduzione dell'originale in situazioni che all'originale stesso non sono accessibili. In particolare, gli permette di andare incontro al fruitore, nella forma della fotografia o del disco. La cattedrale abbandona la sua ubicazione per essere accolta nello studio di un amatore d'arte; il coro che è stato eseguito in un auditorio oppure all'aria aperta può venir ascoltato in una camera. Ciò che vien meno è quanto può essere riassunto con la nozione di 'aura' e si può dire: ciò che vien meno nell'epoca della riproducibilità tecnica è l'aura dell'opera d'arte ". La riproducibilità tecnica segna il trionfo della copia e del " sempre uguale ", per uomini rimasti privi di saggezza; ma in ciò, secondo Benjamin, si annida un potenziale rivoluzionario, perché apre alle masse, soprattutto nelle forme del cinema e della fotografia, l'accesso all'arte e alle sue capacità di contestazione dell'ordine esistente. Solo attraverso la distruzione violenta di quest'ordine, ormai diventato inumano, si può aprire lo spazio per la redenzione e la felicità. Benjamin contesta le concezioni ottimistiche del progresso, condivise anche dal marxismo dei socialdemocratici tedeschi, secondo cui la storia è un cammino lineare di sviluppo crescente. Esse, infatti, si pongono dal punto di vista dei vincitori nella storia, anziché rimettere in questione le vittorie di volta in volta toccate alle classi dominanti. Si tratta, invece, di " spazzolare la storia contropelo ", strappandola al conformismo delle classi dominanti, ovvero accostandosi al passato come profezia di un futuro e arrestando la continuità storica con un salto e una rottura. Nella storia, infatti, non c'è un teloV , un "fine" garantito: e infatti anche sugli sviluppi della società sovietica Benjamin è pessimista. Solo recuperando e prendendo al proprio servizio la teologia e il messianesimo sarà possibile liberarsi dalla fede cieca in un progresso meccanico. La differenza più sostanziale tra Benjamin e Adorno è l'atteggiamento nei confronti del pensiero dialettico : profondo conoscitore ed estimatore della cultura tedesca, Benjamin 'ignora' Hegel. Il suo silenzio esprime un rifiuto che, lungi dal condannare i soli aspetti conciliativi/totalizzanti dell'hegelismo criticati anche da Adorno, investe la stessa concezione hegeliana dell'immanenza della ragione nel reale e, soprattutto, della storicità dialettico-progressiva di quest'ultimo. La critica benjaminiana dello storicismo (e, più in generale, della concezione moderna della temporalità e del suo senso) è radicale: la sua condanna Benjamin la esprime in "Tesi di filosofia della storia" (1940). Per Benjamin ogni rappresentazione del tempo/storia secondo moduli fisico/lineari è fuorviante: è falso, inoltre, che la storia sia un processo continuo e uniforme nel tempo; che tale processo sia accrescitivo e progressivo; che, quindi, i traguardi e le aspirazioni degli uomini si debbano necessariamente ed esclusivamente collocare 'davanti'. Alla redenzione umano/sociale si deve essere spinti, invece, dalla visione del passato, fatto di " rovine su rovine " e così orrendo da esercitare in chi (come l' Angelus Novus raffigurato in un acquerello di Paul Klee molto amato da Benjamin) sa voltarsi a guardarlo una spinta irresistibile verso un futuro diverso. Se il rifiuto di un tempo/storia monodimensionale e spaziale fa pensare a certe analoghe posizioni assunte da Bergson o da Dilthey, occorre subito aggiungere che Benjamin polemizza aspramente con tutti e due i filosofi. A suo avviso, la storia, ben lungi dall'essere riconducibile ad un' "Erlebnis" soggettiva, è qualcosa di estremamente oggettivo e corposo. Così oggettivo e corposo da costituire una realtà in larga misura estranea, o almeno 'altra' rispetto al soggetto. Sotto un certo aspetto, essa appare, come dicevamo, un " cumulo di macerie " , o anche un gioco di forze terribili, tanto più terribili in quanto sanno spesso mascherarsi sotto le forme di miti seducenti. Sotto un altro aspetto, essa contiene però princìpi e valori non solo preziosi, ma imprescindibili e insostituibili. Purtroppo, non sempre il presente vuole e sa interrogare il tempo che è stato: soltanto certe epoche riescono ad inoltrarsi per tale itinerario interrogativo; e solo in certi casi si riesce ad entrare in rapporto con ciò cui, più o meno consapevolmente, si tende. Ma la ricerca di questo rapporto è un compito al quale non ci si può e non ci si deve sottrarre: la decifrazione del passato consente infatti di cogliere e di rivitalizzare idee e "unità di senso" che erano rimaste come se sepolte e bloccate nei loro possibili sviluppi. Inoltre, le domande che rivolgiamo al passato sono in realtà le nostre domande: solo comprendendo il passato comprendiamo noi stessi. Solo liberandone le virtù nascoste liberiamo noi stessi. Il Novecento appare a Benjamin abitata da grandi potenzialità sia positive (le possenti spinte auto-emancipatorie degli oppressi) sia negative (i totalitarismi, il potere tecnologico non adeguatamente controllato). In veste di marxista sui generis , Benjamin sostiene la necessità che le classi rivoluzionarie sappiano svolgere approssimativamente il loro compito teorico e pratico: senza cullarsi nell'illusione di riforme graduali e indolori, senza sottomettersi ai miti del progresso e della tecnica, ma assumendo invece una responsabilità 'epocale': quella di capire e di far capire che viviamo in uno " stato di emergenza ". Nelle Tesi di filosofia della storia , composte negli ultimi mesi della sua vita in Francia, Benjamin si richiama (a partire dal titolo) alle 11 Tesi su Feuerbach di Marx: in esse, Benjamin conduce una dura critica nei confronti dello storicismo, che giustifica gli eventi storici e assume quindi il punto di vista di coloro che hanno vinto nella storia. Egli indica, invece, una possibilità di vittoria per il materialismo storico, se questo " prende al suo servizio la teologia ", che oggi " è piccola e brutta ". Il recupero della tradizione messianica consente infatti di concepire il tempo come un processo non lineare, bensì solcato da improvvisi istanti rivoluzionari che frantumano la continuità storica: " la coscienza di far saltare il 'continuum' della storia è propria delle classi rivoluzionarie nell'attimo della loro azione. […] Al concetto di un presente che non è passaggio, ma in bilico nel tempo ed immobile, il materialista storico non può rinunciare. Poiché questo concetto definisce appunto il presente in cui egli per suo conto scrive la storia. Lo storicismo postula un'immagine eterna del passato, il materialista storico un'esperienza unica con esso. Egli lascia che altri sprechino le proprie energie con la meretrice 'C'era una volta' nel bordello dello storicismo. Egli rimane signore delle sue forze: uomo abbastanza per far saltare il 'continuum' della storia ". 

sabato 19 maggio 2012

L'escalation della barbarie!



Big Black monocrome- Rotcko

E’ cominciata l’escalation, come nella migliore tradizione italiana. Gli attentati sono cominciati insieme ai sacrifici di giovani innocenti! La mafia? Il terrorismo? In questa Italia malconcia dove l'illegalitá della politica e il ladrocinio dei suoi rappresentanti è raccontata dai media tutti i giorni, mafia e terrorismo sono la stessa cosa. Il nostro è un paese anomalo da sempre, dove le trame nere di Stato e gli intrecci tra massoneria e Mafie varie hanno sempre agito nell'ombra per destabilizzare: a Brindisi questa bomba ha il segno evidente di una anomalia: questa bomba vuole segnalare e minacciare di fare i bravi cittadini con la testa bassa, di non montarsi la testa con la democrazia, e la protesta in RETE o in piazza. E' una storia che si ripete sempre tragicamente, Pasolini lo aveva urlato in faccia al POTERE e fece una brutta fine! Questa bomba è una bomba anomala perché è figlia di queste trame oscure.  Ora sono cominciate le dichiarazioni di rito dei politici, le esternazioni, la retorica consumata. sarebbe meglio il silenzio come si addice ad ogni lutto grave. Quando la gente vuole riprendersi la vita c’è subito il mostro nascosto che vuole ricacciare tutti nelle case per far subire e ancora subire a testa china. E così si risentono le  dichiarazioni di “fermezza dello Stato” ovvero il rafforzamento delle misure di controllo di polizia, l'unica pronta reazione a questo stato di cose: in fondo  questo servono gli attentati! A creare governi polizieschi, misure straordinarie , leggi speciali che solo questo modo autorizza a farlo ! E quando succede tutto questo? Quando la gente decide di fare a meno delle asfittiche rappresentanze istituzionali. L’Italia sta vivendo un altro momento terribile della sua storia. Ricordiamo la fine che hanno fatto Carlo Alberto Dalla Chiesa,   Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Pio La Torre, quattro italiani che facevano paura al POTERE. Troppo soli per avere un altro destino, come Pier Paolo Pasolini. La storia italiana ritorna tragicamente nella sua anomalia di genere. Stasera nella mia città, a Vico Equense – in Costiere Sorrentina- ci sono state manifestazioni spontanee di solidarietà e di cordoglio per la ragazza uccisa dalla bomba di Brindisi e gli altri ragazzi dilaniati gravemente, da parte di  rappresentanze politiche locali ( In Movimento per Vico) e nazionali ( Il Partito Democratico), così se ne sono fatte in molte altre città a Sorrento, Castellammare. Chiunque sia stato il colpevole ha un solo scopo: terrorizzare la gente, creare incredulità e paura rigettare indietro l’orologio della storia, permettere il rafforzamento di misure antiterroristiche e di polizia come già dichiarato dalla ministra degli interni Cancellieri,che non scopriranno niente e nessuno come è sempre successo fino ad ora, ma che serviranno a rafforzare i controlli e a minare la democrazia.


Franco Cuomo V.A.S. Vico Equense 

venerdì 18 maggio 2012

Antenne di telefonia mobile a Ticciano: una segnalazione per i fautori del colloquio!




Una Segnalazione per i fautori ad oltranza del colloquio con questa Amministrazione Comunale: a breve sarà realizzata anche l’antenna di telefonia di Ticciano!
Nel dicembre 2010, la Soprintendenza ai Beni Ambientali e Paesaggistici di Napoli esprimeva parere favorevole agli impianti di telefonia mobile a Vico, a Massaquano ed a Faito, mentre per l’installazione di Ticciano, presso la postazione RAI, la  Soprintendenza richiedeva un approfondimento al fine di ridurre l’impatto paesaggistico! Nessuna paura, nessun problema: il carro armato targato Gennaro CINQUE, con alla guida l’esperto ing. GUADAGNO, è ripartito con decisione ed ha raggiunto l’obiettivo! Le Società di telefonia hanno richiesto il riesame della pratica; la Commissione Sociale per il Paesaggio si è preoccupata soltanto di inserire il palo dell’antenna tra gli alberi di alto fusto, in modo da renderlo poco visibile, ed ha approvato; la Soprintendenza di Napoli ha espresso anch’essa parere favorevole “a condizione che l’impianto venga  traslato qualche metro dal filo della strada” prescrizione che noi V.A.S. cerchiamo, e non ancora siamo riusciti, di valutare le motivazioni e la rilevanza paesaggistica!
Il 17 maggio u.s. con il n.54/12, il responsabile del Servizio Urbanistica ha rilasciato l’autorizzazione paesaggistica per installare l’antenna a Ticciano; riteniamo che, a breve, seguiranno l’ autorizzazione edilizia e la realizzazione dei lavori!
Non è forse questa una sconfitta di chi da tempo si sta impegnando di tutelare la salute dei cittadini? Per i V.A.S. indubbiamente si! Noi affermiamo ancora una volta che mantenere il dialogo con questa Ammin istrazione, rimanendo sempre in attesa delle sovrane decisioni del Sindaco sulla realizzazione ed approvazione del piano di ottimizzazione ( mi domando i tecnici scelti per tutelare la salute su che cosa andranno ad operare?) è una scelta sbagliata!
Perché non recuperiamo tutti la dignità di cittadini e a pieno titolo agiamo di conseguenza? Non è venuto ancora il tempo di smetterla chiedere chiarimenti e confronti con questa gente che ci sta portando via tutto: dal mare, agli spazi pubblici, alle spiagge, e ora compromette anche la nostra salute?  
Franco Cuomo- V.A.S.

giovedì 17 maggio 2012

La / attrici che preferisco in assoluto e i 12 film che rivedrei

Cate Blanchet
Judy davis
Judy Dench
Maggie Smith
Julianne Moore


Kate Winslet




I 12 film che rivedrei

The Reader - A voce alta (The Reader) è un film del 2008 diretto da Stephen Daldry, interpreti: Kate Winslet
1)      Lontano dal paradiso (Far from Heaven) è un film del 2002 scritto e diretto da
Todd Haynes interpreti: Julianne Moore
2)      Diario di uno scandalo (Notes on a Scandal) è un film del 2006 diretto da Richard Eyre, iterpreti: Judy Dench- Cate Blanchet
3)      The Hours è un film del 2002 diretto da Stephen Daldry, interpreti Julianne Moore
4)      America oggi (Short Cuts) è un film del 1993, diretto da Robert Altman, Julianne Moore
5)      Shakespeare in Love è un film del 1998 diretto da John Madden, interpreti Judy Dench
6)      Lezioni di piano (The Piano) è un film del 1993 scritto e diretto da Jane Campion interpreti Holly Hunter
7)      American Beauty è un film del 1999 diretto da Sam Mendes interpreti: Kavin Space
8)      Revolutionary Road è un film del 2008 diretto da Sam Mendes interpreti: Kate Winslet
9)      Prime è un film del 2005 di Ben Younger, interpreti: Maryl Streep, Uma Thurman
10)  A Single Man è un film del 2009, esordio alla regia dello stilista Tom Ford, julianne Moore, Colin Firth
11)  Gosford Park è un film del 2001 diretto da Robert Altman, interpreti: Maggie Smith





martedì 15 maggio 2012

Una legge che concede gli arenili in concessione tutto l'anno: ma il Sindaco farà rispettare l'ingresso gratuito ai minori di 12 anni?


E' stata pubblicata sul BURC n.31 del 14 maggio2012 la legge regionale n.10 del 10 maggio 2012, ad oggetto" Disposizioni in materia di impianti balneari". E' una legge che noi V.A.S, già da una prima lettura, non condividiamo perché da la stura completa alla privatizzazione delle poche spiagge che abbiamo. Colpisce all'interno  la notizia che per effetto di detta legge, già da domani 16 maggio i titolari di concessioni demaniali dovranno garantite, per obbligo , l'accesso gratuito agli stabilimenti ai minori di dodici anni. Il Sindaco deve fare rispettare quest' obbligo di legge e deve pubblicizzare immediatamente questa notizia a tutti i cittadini con manifesti affissi sui muri della città.  
Noi V.A.S. nutriamo molti dubbi che lo faccia, insieme all'assessore preposto al ramo!!! Staremo a vedere l'atteggiamento dell'amministrazione nel fare rispettare l'obbligo di questa legge.
In pratica si concede agli esercenti e ai gestori di stabilimenti di rimanere aperti tutto l'anno. Chiunque abbia una concessione potrà utilizzare lo spazio avuto  come una sua proprietà per tutto l'anno, apportandovi anche modifiche strutturali purché mobili (sic!). Questo significherà che le spiagge diventeranno luoghi a pagamento anche per una passeggiata invernale, ma soprattutto un ulteriore aggressione alle nostre coste con danni irreparabili per il nostro paesaggio. Unica - risibile- concessione, ed abbiamo spiegato il motivo del risibile, è che i minori al di sotto dei 12 anni potranno accedere gratuitamente agli spazi dati in concessione. I V.A.S. invitano tutte le altre associazioni ambientaliste presenti sul territorio a mobilitarsi, insieme a tutte le rappresentanze politiche che ritengono di opporsi a questa legge.
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Il Testo integrale della legge.

IL PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE
PROMULGA
La seguente legge:


Articolo 1


Oggetto e finalità

1.
Per incentivare le attività turistico-balneari del litorale della Regione Campania ed incrementarne i livelli occupazionali, fermo restando gli obblighi previsti dal decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137) e dal decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380 (Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia), nelle more dell'approvazione del Piano di utilizzo delle aree demaniali (PUAD) e comunque fino al 31 dicembre 2013, è consentito ai titolari di concessioni demaniali marittime, l'uso degli stabilimenti balneari ed elioterapici oggetto
della concessione e delle relative strutture per l'intero anno solare. I titolari di concessioni demaniali garantiscono l’accesso gratuito agli stabilimenti ai minori di anni 12.

2.
 I soggetti interessati, entro il 31 dicembre di ogni anno, previo nulla-osta dell’autorità competente in materia, producono istanza all’amministrazione competente che ha rilasciato il titolo concessorio.
3. In fase di prima applicazione, la comunicazione di cui al comma 2 deve essere trasmessa entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge. 4. Per le finalità del comma 1 e ferme restando le competenze statali di cui al decreto legislativo 42/2004, sono ammesse, per i titolari di concessioni demaniali marittime, anche la realizzazione o il ripristino di piscine rimovibili purché integrate e coerenti con il contesto paesaggistico secondo la valutazione delle autorità preposte al vincolo.


Art. 2

Dichiarazione d'urgenza
1.
La presente legge è dichiarata urgente ai sensi del vigente Statuto ed entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione Campania. La presente legge sarà pubblicata nel Bollettino Ufficiale della Regione Campania. E’ fatto obbligo a chiunque spetti, di osservarla e di farla osservare come legge della Regione Campania.


                                                                                                                                             Caldoro

Pensiero critico in estinzione e ideologia economica delle relazioni umane.




Ciò che oggi sta scomparendo dalle nostre società è quello che una volta si chiamava pensiero critico, o meglio ancora, il compito più autentico del pensiero: riflettere sulla natura dei problemi e riformularne altri. Il pensiero invece è stato asservito alla produttività economica e, dunque, invece di riflettere e far riflettere è stato dirottato a un uso economicistico e privatistico, Valgono come esempi, le riforme della scuola e dell’Università, varate in tutta l’Europa, nelle quali il trend è quello di eliminare gradualmente tutti i fondi per l’insegnamento universitario di materie umanistiche e scienze sociali: il sapere deve essere unicamente finalizzato alle competenze richieste dalle economie di mercato, tutto ciò che non rientra in queste competenze non sarà finanziato da fondi pubblici, ma si potrà studiare privatamente. Se vorrò per esempio fare un corso di Storia, o di Filosofia, se vorrò approfondire arte e letteratura, mi dovrò pagare personalmente questi corsi, attraverso il pagamento delle tasse universitarie, ad eccezione delle materie tecnico-scientifiche. In Italia l’ultimo ministro Gelmini si è adeguato al trend europeo. La scuola deve adeguarsi alle esigenze sociali di mercato: quindi, tagliare e far cassa a spese delle scuola pubblica e della qualità dell'offerta formativa. Tagliato l'Italiano al liceo classico, distrutto l'insegnamento del Latino al liceo scientifico e nel liceo linguistico, la Storia e la Geografia addirittura accorpate insieme come se fossero disciplina unica o un mero approfondimento. Inutile poi parlare di altre discipline come Arte e Musica, che praticamente spariscono dai quadri orari e dai programmi ministeriali. In questa guerra tra culture, il pensiero critico è minacciato di estinzione. Il disinvestimento da parte dei governi rispetto a queste discipline significa che l’istruzione universitaria nelle materie umanistiche e nelle scienze sociali diventerà un affare di mercato tra università e individui privati che decideranno di studiare tali materie interamente a propri spese. Questa è l’unica “libertà di scelta” offerta dalla nostra società, ovvero: la libertà di commerciare, comprare e vendere, il pensiero, come le relazioni umane ormai rientrano in questa unica logica. Gli studi si fanno solo se mirati all’economia e alle competenze che la società richiede al di fuori di questo dispositivo il pensiero critico non ha diritto di cittadinanza, anzi, non serve. Nel capitalismo postmoderno la logica di mercato s’impone quale ideologia egemonica, pensare fuori da questa logica oltre che rischioso è inutile. Stessa sorte per i sentimenti e le relazioni umane: il processo di intrecciare relazioni sentimentali è sempre più organizzato sulla linea di una relazione di mercato. Basta riflettere sul proliferare delle agenzie per la ricerca di un partner sessuale o di molti siti Internet dove ogni individuo si presenta come una merce elencando le sue qualità, le sue preferenze i suoi gusti ed esibendo una fotografia. Nella maggior parte dei casi, una volta combinato l’incontro, questo è quasi sempre una delusione: la ragione non sta nel fatto che noi idealizziamo noi stessi nelle nostre autorappresentazioni, ma che queste autorappresentazioni che diamo di noi sono necessariamente limitate alla enumerazioni di caratteristiche astratte che noi abbiamo inserito nel profilo, quello che manca – e che dovrebbe far scattare l’amore – è quel “ certo non so che” che mi fa piacere una persona rispetto ad un’altra.” L’amore è una scelta vissuta per definizione come una necessità: innamorasi è un qualcosa che deve essere libero, non può esserci ordinato di innamorarci; e tuttavia non siamo mai messi in condizione – attraverso questi dispositivi – di compiere questa libera scelta. Se dobbiamo decidere di chi innamorarci, confrontando le qualità dei rispettivi candidati, per definizione questo non è amore" (Zizeck). Ciò che si vuole sostenere in questo post è che l’economia ormai è diventata l’ideologia dominante. Non c’è più bisogno di rintracciare il rapporto tra struttura e sovrastruttura come nel marxismo classico, poiché, nel momento in cui si afferma che tutte le ideologie sono morte, se ne accetta come naturale solo una: l’economia di mercato, al di fuori di questa niente ha più senso. D’altra parte cosa sta succedendo oggi nel mondo? E cosa stiamo vivendo noi in Europa? I nostri media ormai parlano solo di crisi economica e di economia, ma soprattutto parlano di difesa delle banche e dei loro dispositivi – e uso il termine alla maniera di Foucault - Il modo di operare delle Banche sta minando le fondamenta degli Stati democratici e della stessa democrazia con modalità sovversive: gli Stati e gli individui all’interno di questo dispositivo sono soggetti consapevoli, ovvero assoggettati consapevolmente, strumenti atti a creare interessi economici: niente di più, niente di meno.

lunedì 14 maggio 2012

Uno strano uomo, il primo album del cantautore Antonio Breglia



Una ballata delicata, acustica, con un ritmo andante da ascolto in auto verso una direzione imprecisata con immagini che scorrono nella mente. Una voce pulita e limpido il suono con un timbro accattivante, questo il singolo Uno strano uomo del cantautore Antonio Breglia. E’ un musicista  con esperienze diverse che ha trovato una sua capacità espressiva originale e riuscita , così anche l’altro singolo, La notte anche se melodicamente meno costruito di Uno strano uomo , sortisce l’effetto riuscito di presentare un compositore che ha iniziato un suo percorso musicale. Mi avevano segnalato di ascoltare i due brani su You Tube e di scrivere qualcosa sul mio blog o di segnalarlo alla mia mailing list. L’ho fatto perché penso che sia giusto che un giovane artista come lui vada incoraggiato e sostenuto. Riporto integralmente lo scritto che mi hanno inviato.
f.c.


UNO STRANO UOMO (di Antonio Breglia)

“Era solo un uomo, dopotutto, uno strano uomo”, così scriveva un anonimo autore riferendosi a una strana persona che vedeva tutte le sere dalla sua finestra. Forse lo stesso spirito e la stessa esperienza  avrà spinto Antonio Breglia a scrivere e interpretare il suo primo album ….UNO STRANO UOMO.
Alla sua prima prova da cantautore, Antonio cerca di mettere in campo tutte le esperienze maturate in tanti anni di partecipazione a vari gruppi musicali.
Chitarrista autodidatta, dopo tanto sacrificio, Antonio riesce a mettere insieme il suo primo album composto da 5 brani, alcuni dei quali già presenti su youtube come “UNO STRANO UOMO “ e “LA NOTTE”.
Ho profuso tanti sforzi e tanta passione per la realizzazione di questo album. L’ispirazione fondamentale mi è forse arrivata dalla vita lavorativa quotidiana, che mi porta a conoscere tante persone diverse tra di loro. Forse da tutto questo è dipeso il titolo di questo album, in fondo è dalle stranezza che escono  le bellezze e le particolarità delle persone”.
Grande merito va dato ad Antonio Breglia, forse primo cantautore vicano, ad aver realizzato questo Album. La presentazione ufficiale è attesa per fine maggio, ancora incerta la data e la location. Dopotutto anche Antonio è solo un uomo, uno strano uomo.

venerdì 11 maggio 2012

Il Social World Film Festival a Vico Equense




Non ho seguito il Social World Film Festival, non l’ho seguito perché i tempi delle iniziative non si conciliavano con i miei, ma anche perché non mi sono sentito interessato alla manifestazione. Addirittura mi sono detto: “Franco stai invecchiando, a te che piace il cinema, non ti sollecita neanche una opportunità simile nel tuo paese”. In effetti a me il cinema piace moltissimo, spesso ci vado anche da solo se mi interessa un film, ma a questo festival non mi sono proprio avvicinato. Le cose che fa questa amministrazione mi lasciano indifferente, se non sono distruttive e questa non lo era, quindi è prevalsa l’indifferenza. Poi in un paese che ha permesso lo smantellamento dell’unica sala cinematografica – anche quando il progetto per l’ennesimo parcheggio interrato- non prevedeva lo smantellamento, senza ricostruirne un’altra ci si fregia di fare un festival del cinema, insomma, l’ho trovato contraddittorio. Dunque non ho visto questo festival osannato, per la verità, anche da persone che non sono schierate con l’amministrazione, però ho chiesto a un mio giovane amico, intellettuale e cinefilo, se mi voleva scrivere qualcosa su questo festival e lui mi ha risposto che addirittura ha inviato una lettera all’organizzazione per dire la sua sulla manifestazione, ho chiesto se me la faceva leggere. L’ho letta e gli ho chiesto se la potevo publicare, lui mi ha risposto di si: eccola.

o    Salve,
mi chiamo Vincenzo, ho 27 anni, e sono un normale cittadino di Vico Equense, e come avrete capito non sono per niente contento di questo festival per pochi semplicissimi motivi: questo Festival è fatto irrimediabilmente male.
o   
Prima di tutto, non vedo perché ambientare la manifestazione in Piazza Kennedy, bloccando la circolazione di una cittadina già rovinata dal traffico.
o   
Penso che per prima cosa si debba pensare alla comodità dei cittadini e dei turisti, e se si può evitare di chiudere il centro alle macchine e ai pullman, allora si DEVE evitare di farlo.
o   
Seconda cosa: la pochezza degli ospiti presenti, non pretendo che facciate venire Peter Jackson e Nicole Kidman, ma Franco Oppini, la Romanoff, e Lorenzo Flaherty per quanto li rispetti, sono personaggi televisivi di serie B, non sono attori cinematografici e non credo abbiano molto da dire e fare per il cinema italiano, su Siani non voglio nemmeno esprimermi, è solo un comico di piazza che sta attraversando un momento d'oro passeggero, e di cui presto ci dimenticheremo.
Bastava a mio parere racimolare un solo attore o regista, dico uno importante a livello internazionale, dato che l’evento si fregia del titolo di WORLD festival.
o   
Terzo punto: chiunque sia stato a gestire questo festival temo che non lo abbia saputo gestire, infatti è la seconda sera che dopo un'ora di iniziale sobrietà, si lanciano tutte le buone intenzioni per aria e ci si mette a suonare a TUTTO VOLUME tarantelle e canzoni napoletane. Non m'interessa se per mezzanotte la discoteca all'aperto finisce, se ho scelto di stare a casa e non andare alla manifestazione, non mi si può imporre di ascoltare un raffazzonato piano bar di un cantante stonato, ed oltretutto, cosa centra questo col cinema? Mentre vi scrivo c'è in sottofondo,che va avanti da ben due ore, un TUNZ TUNZ TUNZ da balera che credo non centri nulla con un Festival cinematografico, a parte farci apparire cafoni e provinciali.
o   
Quarto e ultimo punto: la banalità dei film in programmazione, siamo a un festival che si chiama Social World e i titoli di richiamo sono Benvenuti al Nord e Fortapasc? L'ultimo è un bel film, ma vecchio di ben tre anni, e che ormai conoscono tutti.
o   
E poi Benvenuti al Nord e Mozzarella Stories sono film che trovo strettamente legati alla regione Campania, non a un 'Social World'.
o   
Insomma avete provato che per l'ennesima volta, non si può fare niente che non sia provinciale e da sagra di paese in questo paese.
o   
Tra discoteche all'aperto, O' Sole Mio, traffico bloccato, film napoletani di dubbia arte, spero che questa sia l'ultima edizione di questo Social WORLD film festival. Un vicano deluso e infastidito.
Vincenzo Rocco De Santis


martedì 8 maggio 2012

La politica è viva più che mai, sono questi partiti che vengono bocciati!



Succede sempre così : in Italia è una storia vecchia come il cucco. Quando la gente vuole prendere in mano le redini della propria vita riappaiono i terroristi che gambizzano o uccidono.  Contrariamente ai cosiddetti democratici, io sono sempre stato un convinto assertore della teoria del complotto dei poteri forti che agiscono impuniti, nell'oscurità, per ostacolare la democrazia: è una maledizione tutta italiana. La non provata colpevolezza di mandanti e di fiancheggiatori nei processi di strage è la prova lampante di ciò che affermo. A Genova il Movimento 5 Stelle stravince e improvvisamente risputano i fantomatici “anarco-insurrezionalisti” che ti gambizzano il manager dell'Ansaldo. Chi sono? Dove stanno? E soprattutto dove comprano le armi? Mistero! Eppure quando la gente decide di partecipare, eccoli che rispuntano e uccidono. C’è da riflettere su quando sta succedendo: economia non sposa democrazia e a tutti rifaccio la domanda che mi feci ieri a commento dei risultati elettorali europei e nostrani: che vento sta soffiando su questa antichissima Europa? Il Presidente Napolitano commenta così l'affermazione del Movimento 5 Stelle: "Grillo? Nessun boom", sostenuto da Bersani codino e schierato. Il PDL è stato distrutto, del Terzo Polo quasi nulla, mentre il PD – che già inneggia ad essere il primo partito d’Italia- va un poco meglio grazie a candidati altrui, ovvero i Doria e Orlando che non sono certo espressioni del PD. La verità è che hanno stravinto Grillo, chiamato dai democratici, con disprezzo, il comico e Antonio Di Pietro, che piaccia o meno anche alla sinistra vendoliana. La festicciola triste dai salottini televisivi, e della stampa, La Repubblica in testa, che esclude i vincitori veri, è patetica ed insulsa. Come palesemente esagerata e falsata è l’affermazione di Michele Serra: “Il PD giganteggia al cospetto della catastrofe altrui”. Per ottenere il risultato che ha ottenuto, nel modo in cui lo ha ottenuto, ovvero candidati non suoi e in alcuni casi avversati, come Leonluca Orlando, il PD ha avuto i salottini televisivi e La Repubblica al suo fianco, e in questi e su questa senza fare un minimo accenno alla necessità inderogabile di cambiare il Superporcellum, ovvero la legge elettorale cosiddetta modificata.  Stia attento Bersani che parla come se fosse Hollande! Lui non è Hollande e (sto ancora ridendo alla trovata di Travaglio) la bersanité, alfanitè, casinitè non sono l’egalité, fraternité, liberté che invece vengono coralmente richieste da cittadini stremati da più parti d’Europa. Il vento di cui accenno all’inizio di questo post, con le elezioni politiche prossime, potrebbe trasformarsi in tempesta che spazzerebbe via anche Bersani e il suo partito. Si è votato in pochissime realtà locali non lo dimentichiamo questo. Un voto nazionale, con l’affermazione del Movimento 5 Stelle non so cosa avrebbe provocato o cosa sicuramente provocherà nelle prossime politiche. Temo, per i motivi di cui ho scritto all’inizio, un ritorno di attentati, fa parte purtroppo della storia di questo paese. Intimorire la gente, farla retrocedere, creare paura e fantasmi è un cliché fin troppo noto.  Tutta questa gente che si arrampica sugli specchi, dovrebbe forse ringraziare il Movimento 5 Stelle che, distruggendo questi partiti, rivaluta la politica e la partecipazione dei cittadini alla gestione della cosa pubblica, altro che antipolitica. Ha ragione Travaglio a scrivere. “ la politica dovrebbe fare un monumento agli antipolitici:senza di loro non avrebbero votato nemmeno gli scrutatori” . Il voto del movimento di Beppe Grillo è meno umorale di quanto si creda, la gente che lo sostiene non assomiglia a lui, né tanto meno è arruffapopoli, i candidati sindaci di Parma e di Genova sono due persone serissime che provengono dal volontariato o dall’impresa. Questi cittadini stremati dalla crisi economica e non garantiti da una classe di burocrati autoreferenziale, in più parti d’Europa hanno voluto dare uno schiaffo violento alla partitocrazia, ma non alla politica. Chi non si accorge di questo e continua a minimizzare a cominciare dal Presidente della Repubblica e al trio Alfano, Bersani, Casini, si sta avviando verso un baratro che lo inghiottirà.
Franco Cuomo –VAS- ( Verdi Ambiente e Società)