venerdì 4 maggio 2012

La libertà in Internet: il cloud computing. Una riflessione.




Qualche considerazione su ciò che definiamo libertà nella rete. Ho ripreso a studiare come non mai e sto approfondendo argomenti che avevo  da un po’   di tempo abbandonato, diciamo dal 2005, da quando scrissi il mio ultimo saggio pubblicato per i tipi di Franco Di Mauro Editore, sto parlando di Etica e Globalizzazione.  A rileggere oggi  alcune parti di quel libro, non mi sembrano trascorsi sette anni, ma settanta. Forse questo mio studiare mi porterà a scrivere un altro saggio o forse, proprio perché i contenuti della  scrittura diventano così presto obsoleti non lo scriverò. In ogni caso, la crisi devastante del capitalismo ma è più giusto dire:il capitalismo tout court,  mi ha portato  a rileggere pagine di economia, ma anche di filosofia politica e sociologia critica: Stiglitz e Roubini, ma anche Zizeck e Badiou e proprio da queste lettura traggo alcune riflessioni o appunto brani che poi rimedito o riutilizzo – citati- in altri miei scritti. Uno di questi brani, che completa questo post, riguarda la libertà online, attraverso nuovi processi di acquisizioni tecnologiche, una di queste è il cloud computing. Il concetto di cloud computing è più semplice di una sua ipotetica traduzione a parte che cloud significa nuvola e mi rimanda ad un saggio di Jean Francois Lyotard del 1989 in cui il filosofo parlava di sistemi di nuvola, non immaginando il cloud computing . Fino ad oggi siamo abituati ad accendere un computer e ad avviare un programma (software) che permette la creazione e modifica di documenti, la riproduzione di musica e video, l'invio di una mail o il ritocco di una fotografia. C'è tuttavia ancora un grande spartiacque che tutti possono capire chiaramente: alcune attività si possono svolgere offline e altre necessitano di una connessione a Internet. Posso avviare Word e scrivere una lettera, senza dover accedere a Internet, ma se voglio inviare una mail, è necessaria una connessione al Web. Il cloud computing mette in discussione questo semplice concetto, e sposta online tutte, o quasi, queste attività. Questo significa che se volete scrivere una lettera, probabilmente non avvierete più Word, ma aprirete il browser e digiterete un determinato indirizzo WWW. Il cloud computing si basa sul concetto di "Web Application", vale a dire applicazione su web. Il computer, quindi, dovrà avere solo la potenza necessaria ad eseguire Internet Explorer (o Firefox, Chrome, Safari, etc). Quando Eric Schimdt – senior manager di Google- ha detto "il browser è il computer", si riferiva esattamente a questo. Su questo argomento, Slavoj Zizeck, pur considerando la portata innovativa e personalizzata dell’utente che utilizza internet, non può fare a meno di riflettere, che questa esperienza, apparentemente non alienata, deve essere regolata e controllata da un remote control , da un sistema remoto che ne decide i contenuti e le tendenze i gusti. Ovvero, tutto diventa immediatamente accessibile attraverso gli I Pad, gli I Phone, gli smartphone, ma lo diventa solo in quanto mediato attraverso un’azienda che possiede tutto il software e l’hardware in tutte le sue forme ( audio, video ecc.),ovvero, contenuto e computer. L’esempio lo riporto integralmente da Zizeck: “ Apple non solo vende I Phone e I pad, ma è anche proprietaria di I Tunes. Recentemente ha anche siglato un accordo con Rupert Murdoch, per cui le notizie disponibili sul cloud di Apple saranno fornite dall’impero mediatico di Murdoch. Per dirla in parole povere, Steve Jobbs non era migliore di Bill Gates: che sia Apple o Microsoft, l’accesso globale è sempre più basato sulla privatizzazione virtualmente monopolistica del cloud che fornisce l’accesso. Quanto più al singolo utente è dato accesso allo spazio pubblico universale, tanto più questo spazio è privatizzato e totalmente controllato” (1). Il Paradosso di Zizeck va nella direzione di mettere a nudo il grande inganno della libertà online: i sostenitori dell’apertura innovativa, in genere intellettuali radicali, criticano lo Stato cinese, perché tenta di controllare l’accesso a Internet, e pure io sono andato in questa direzione, ma alla fine, e non posso che convenire con lui,  non stiamo forse diventando tutti parte di qualcosa di simile, nella misura in cui il cloud computing funziona in modo non dissimile dallo Stato cinese? Dunque questo concetto di libertà, sostenuto in questa maniera finisce per trasformarsi nell’esatto opposto.
(1)    Slavoj Zizeck, Benvenuti in tempi interessanti, Ponte alle Grazie, 2012

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