martedì 15 maggio 2012

Pensiero critico in estinzione e ideologia economica delle relazioni umane.




Ciò che oggi sta scomparendo dalle nostre società è quello che una volta si chiamava pensiero critico, o meglio ancora, il compito più autentico del pensiero: riflettere sulla natura dei problemi e riformularne altri. Il pensiero invece è stato asservito alla produttività economica e, dunque, invece di riflettere e far riflettere è stato dirottato a un uso economicistico e privatistico, Valgono come esempi, le riforme della scuola e dell’Università, varate in tutta l’Europa, nelle quali il trend è quello di eliminare gradualmente tutti i fondi per l’insegnamento universitario di materie umanistiche e scienze sociali: il sapere deve essere unicamente finalizzato alle competenze richieste dalle economie di mercato, tutto ciò che non rientra in queste competenze non sarà finanziato da fondi pubblici, ma si potrà studiare privatamente. Se vorrò per esempio fare un corso di Storia, o di Filosofia, se vorrò approfondire arte e letteratura, mi dovrò pagare personalmente questi corsi, attraverso il pagamento delle tasse universitarie, ad eccezione delle materie tecnico-scientifiche. In Italia l’ultimo ministro Gelmini si è adeguato al trend europeo. La scuola deve adeguarsi alle esigenze sociali di mercato: quindi, tagliare e far cassa a spese delle scuola pubblica e della qualità dell'offerta formativa. Tagliato l'Italiano al liceo classico, distrutto l'insegnamento del Latino al liceo scientifico e nel liceo linguistico, la Storia e la Geografia addirittura accorpate insieme come se fossero disciplina unica o un mero approfondimento. Inutile poi parlare di altre discipline come Arte e Musica, che praticamente spariscono dai quadri orari e dai programmi ministeriali. In questa guerra tra culture, il pensiero critico è minacciato di estinzione. Il disinvestimento da parte dei governi rispetto a queste discipline significa che l’istruzione universitaria nelle materie umanistiche e nelle scienze sociali diventerà un affare di mercato tra università e individui privati che decideranno di studiare tali materie interamente a propri spese. Questa è l’unica “libertà di scelta” offerta dalla nostra società, ovvero: la libertà di commerciare, comprare e vendere, il pensiero, come le relazioni umane ormai rientrano in questa unica logica. Gli studi si fanno solo se mirati all’economia e alle competenze che la società richiede al di fuori di questo dispositivo il pensiero critico non ha diritto di cittadinanza, anzi, non serve. Nel capitalismo postmoderno la logica di mercato s’impone quale ideologia egemonica, pensare fuori da questa logica oltre che rischioso è inutile. Stessa sorte per i sentimenti e le relazioni umane: il processo di intrecciare relazioni sentimentali è sempre più organizzato sulla linea di una relazione di mercato. Basta riflettere sul proliferare delle agenzie per la ricerca di un partner sessuale o di molti siti Internet dove ogni individuo si presenta come una merce elencando le sue qualità, le sue preferenze i suoi gusti ed esibendo una fotografia. Nella maggior parte dei casi, una volta combinato l’incontro, questo è quasi sempre una delusione: la ragione non sta nel fatto che noi idealizziamo noi stessi nelle nostre autorappresentazioni, ma che queste autorappresentazioni che diamo di noi sono necessariamente limitate alla enumerazioni di caratteristiche astratte che noi abbiamo inserito nel profilo, quello che manca – e che dovrebbe far scattare l’amore – è quel “ certo non so che” che mi fa piacere una persona rispetto ad un’altra.” L’amore è una scelta vissuta per definizione come una necessità: innamorasi è un qualcosa che deve essere libero, non può esserci ordinato di innamorarci; e tuttavia non siamo mai messi in condizione – attraverso questi dispositivi – di compiere questa libera scelta. Se dobbiamo decidere di chi innamorarci, confrontando le qualità dei rispettivi candidati, per definizione questo non è amore" (Zizeck). Ciò che si vuole sostenere in questo post è che l’economia ormai è diventata l’ideologia dominante. Non c’è più bisogno di rintracciare il rapporto tra struttura e sovrastruttura come nel marxismo classico, poiché, nel momento in cui si afferma che tutte le ideologie sono morte, se ne accetta come naturale solo una: l’economia di mercato, al di fuori di questa niente ha più senso. D’altra parte cosa sta succedendo oggi nel mondo? E cosa stiamo vivendo noi in Europa? I nostri media ormai parlano solo di crisi economica e di economia, ma soprattutto parlano di difesa delle banche e dei loro dispositivi – e uso il termine alla maniera di Foucault - Il modo di operare delle Banche sta minando le fondamenta degli Stati democratici e della stessa democrazia con modalità sovversive: gli Stati e gli individui all’interno di questo dispositivo sono soggetti consapevoli, ovvero assoggettati consapevolmente, strumenti atti a creare interessi economici: niente di più, niente di meno.

Nessun commento:

Posta un commento