Gilles Deleuze e Felix Guattari |
Dalla caduta di ogni
possibile senso e ragione, da una crisi di cultura, dallo sfaldamento di valori
di solidarietà sociale, dall’esercizio di vuote tecniche di conservazione del
potere che hanno annichilito ogni possibile reazione, si aprono dei vuoti, dei
momenti di silenzio, una serie infinita di domande senza risposte, che provocano
lacrime senza riconciliazione e dove chi si interroga sul pensiero e sul suo
farsi nel mondo è costretto a chiedersi se è ancora possibile una pratica della
politica. La risposta è no, non è più possibile! A questa condizione, nessuna
pratica politica che non sia quella convenzionalmente intesa: ovvero mediocre
amministrazione. Forse la pratica di un’arte o dell'arte, o di qualsiasi arte si potrebbe incuneare in questi vuoti e in
questi momenti di silenzio e permettere l’esistenza di un prinzip hoffnung, un principio di speranza, insieme al riconoscimento del corpo deprivato dagli organi
sensibili. Nei periodi di decadenza politica e sociale si è sempre riscontrato
la resilienza della pratica dell’arte, ovvero la capacità di far fronte in
maniera positiva agli eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la
propria vita dinanzi alle difficoltà, la capacità di ricostruirsi restando
sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza perdere la propria
umanità; ma anche la resilienza dell’ethos corporeo, il ritorno al sujet, al soggetto e alla subjectivité personnelle: far partire ogni riflessione da una risposta creativa o da una pulsione legata al corpo al tuo proprio corpo.
Dove la politica impone calcoli mediocri di
interesse auto conservativo, bisogna fermarsi e non più perder tempo e dirimere
conformismi scadenti e a millantate onestà intellettuali, perché in queste operazione ciò che è sparito dalla scena è proprio l'intelletto. Possiamo solo pensare allora di cercare la nostra auto consapevolezza,
dovremmo poter dire: andiamo anche oltre tutto questo, per questa ragione ho consigliato una riflessione
su Gilles Deleuze e Felix Guattari. Non troviamo più il nostro corpo senza più
organi sensibili, ovvero senza più sensibilità che non siano solo economici desideri indotti o forse non è abbastanza sciolto il nostro sé, ? Allora basta! Sostituiamo
queste storie di mediocrità costruite per ingannare da personalità mediocri imposte dal
conformismo linguistico dominante per menti sempre più povere e più stupide. Facciamole divenire storie da dimenticare e verifichiamo, mettendola a nudo, l'interpretazione e l'esperimento della
schizofrenia capitalistica che ci viene imposta tutte le sere, con discorsi
controllati, che non derogano da niente tranne che dalla loro stessa retriva ed
immobile ripetizione di luoghi comuni organizzati per ambiti di interessi: quello morale, quello economico e quello sociale, tutti i giorni ad ogni ora del giorno. Una costante intrusione delle coscienze la quale
pervade il discorso schizofrenico per antonomasia: quello pseudo politico. Se per scelta, il soggetto "che parla" deroga da queste regole discorsive imposte, passa per essere uno stupido, un
sognatore, un ingenuo ma soprattutto è guardato con finta meraviglia che, ad
un’analisi più attenta, si trasforma in vero e proprio atteggiamento di sospetto. Allora scopriamo
gli inganni di questo potere e facciamolo ritrovando la consapevolezza del nostro
corpo, attraverso quello che questo sa e può fare, sa e può sentire. Basta con
ciò che i mediocri continuano a chiamare politica. Oggi tutto questo è una nostra questione di
vita o di morte è una questione di sopravvivenza delle nostre coscienze legate innanzitutto alla nostra fisiologia.
Recepiamo realmente ciò che siamo e partiamo da questo: la giovinezza e la
vecchiaia, tristezza e gioia, la salute o il malessere. Sono queste le zone dove ancora tutto si gioca.
Si pone allora la Questione
etica non come una questione di libertà come vorrebbe certa filosofia idealista, ma come un'etica etologica ( la radice è la stessa) legata ai nostri istinti primari orientati dagli stati del nostro corpo e della nostra fisiologia. Una premessa epistemologica per
una critica materialistica né marxista né freudiana, accusate di prevaricazione autoritaria verso la soggettività, in difesa del capitalismo, premessa per un nuovo paradigma in chiave anti economia.
Franco Cuomo
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