Sapete
perché, nonostante tutto quello che è successo, sono ancora comunista? Perchè
il comunismo non si è mai realizzato veramente da nessuna parte, ed esso resta
ancora l’ipotesi storicamente antagonistica del sistema capitalistico.Condivido
pienamente le teorie di filosofi contemporanei che i politici di sinistra
ignorano perché a loro fa comodo così, penso a Slavoy Zizeck e ad Alain Badiou
per esempio. “ Senza l’orizzonte del
comunismo, senza questa idea, niente del divenire storico e politico è di
natura tale da interessare il filosofo[…] ma tener ferma questa idea oggi, non
significa dover conservare tale e quale la sua prima forma di presentazione
tutta incentrata sulla proprietà e sullo stato”[1]. Oggi
nuovi antagonismi si collocano nell’orizzonte di una proposta comunista, parlo
chiaramente innanzitutto del profilarsi della catastrofe ecologica, senza gli
aggiustamenti dell’ideologia dominante che passano sotto i termini di:ecosostenibilità
e green economy, nei quali rientra dalla porta ciò che si fa finta di buttare
dalla finestra: ovvero lo spirito dello sfruttamento economico mascherato da
difesa ambientale.Seguono immediatamente la messa in crisi di proprietà privata
in relazione non ai beni materiali, come nella vecchia presentazione comunista,
ma rispetto alla “proprietà intellettuale”, la messa in discussione di concetti
come il diritto d’autore e la diffusione democratica del sapere in rete. Le
implicazioni etico-sociali dei nuovi sviluppi in campo di biogenetica e
l’emergere di nuove forme di apartheid,
l’innalzamento di nuove barriere, nuovi ghetti, nuovi slum nelle nostre città,
causate da una crescita della povertà anche nelle società come le nostre che
consideriamo ancora erroneamente opulente. Sono questi i termini di attenzione
di una moderna battaglia comunista. Purtroppo la scarsa attenzione teorica al
problema e la vulgata capitalistica della morte delle ideologie, finalizzata
alla sua sola sopravvivenza, hanno generato e consolidato una serie di luoghi
comuni difficili ormai da estirpare. Tra i tanti,questi: se si parla di
comunismo oggi si rischia di apparire come un ferro vecchio della storia. Una
roba superata che appartiene ad un’altra epoca. Se si parla di comunismo si è
immediatamente accomunati all’esperienza di una degenerazione statalistica ed
economicistica come lo stalinismo e prima ancora, il leninismo, come se
l’esperienza passata dei vari partiti comunisti europei e del partito comunista
italiano in particolare, non avessero elaborato strumenti critici contro quelle
degenerazioni statolatriche. Come se non fosse mai esistito un pensatore come
Antonio Gramsci, oggi riletto e studiato dai giovani di Occupy Wall Street e
nelle Università statunintensi e francesi e dimenticato da noi. Naturalmente,
un po’ perché nessuno studia più queste problematiche, un po’ perché i media
hanno operato una autentica lobotomia, asportando dalle memorie, la possibilità
di pensare a qualcosa di diverso dal sistema attuale. Così è sempre più comune
ascoltare persone anche di discreta cultura affermare frasi come questa: “Oggi mi sento libero
di pensarla come voglio, in base alle mie esperienze, di poter leggere la
realtà senza condizionamenti” o “ io
penso con la mia testa”, come se un comunista pensasse con la testa di un
altro, o i cosiddetti progressisti/ democratici fare propria l’etica liberale/liberista,
come se questa fosse l’unica forma possibile di organizzazione sociale ed
economica. Un pensier banal televisivo che ormai accomuna tutti. Io credo che
in Europa, come altrove oggi si stia pagando il debito di questo abbandono
critico, di questa resa incondizionata a questo pensiero unico, di questa incapacità
di pensare fuori dallo schema imposto a tutti come unico. Quello che non appare
ai più è che questa egemonia incontrastata del capitalismo è sorretta dal
nucleo propriamente utopico della stessa ideologia capitalista. Le utopie dei
mondi utopici, l’idea di un mondo diverso da quello che abbiamo sotto gli occhi
e che sta impoverendo e distruggendo il pianeta, sono state esorcizzate ed
annichilite da ciò che si definisce l’utopia al potere per antonomasia, l’unica
veramente possibile e che si maschera da realismo pragmatico[2].
Quel realismo che impone governi tecnici per ristrutturare una realtà
capitalistica in crisi come modello, quel realismo che ha contribuito a far
morire la speranza di cambiamento anche in menti che una volta sembravano
vivide e brillanti e oggi sono invece appiattite su una real politik che non va
al di là della semplice amministrazione dell’ordinario. La fascinazione del
liberalismo continua a fagocitare vittime inconsapevoli attraverso la
sublimazione della libertà, ma nessuno si prende la briga di denunciare
che la stessa libertà è tradita perché è basata su una rete di valori in
comune con l’economia che esso mina nel corso del proprio sviluppo. Ciò che sta
succedendo in Grecia è l’esempio di come la libertà e la dignità politica di un popolo vengono soffocate e sacrificate
di fronte all’interesse economico nello spirito del liberalismo e della
democrazia. Vorrei concludere questo post, con una citazione che è divertente e
tragica allo stesso tempo e vorrei rivolgerla a tutti quelli che un tempo si
definivano comunisti e oggi fanno i liberali/liberisti con atteggiamenti cauti
e accomodanti, in TV, in Parlameanto, nelle sedi di partiti ormai senza nerbo,
eccola:
“ Il fatto che Deleuze, poco
prima di morire si trovasse nel bel mezzo della
stesura di un libro su Marx, è indicativo di una tendenza più ampia.Nel
passato cristiano era uso comune per le persone che avevano condotto una vita
dissoluta ritornare al porto sicuro della chiesa in età avanzata, in modo da
potersi riconciliare con Dio.Qualcosa di simile sta accadendo oggi (
l’autore è ottimista, io no n.d.r.) con molti esponenti della sinistra
anticomunista. Nei loro anni finali fanno ritorno al comunismo, come se dopo la
loro vita di tradimento depravato, volessero morire riconciliati con l’Idea Comunista.Come
con i vecchi cristiani, queste conversioni tardive sono portatrici dello stesso
messaggio di base: abbiamo spesso tutta la nostra vita a ribellarci invano
contro ciò che, nel profondo di noi,sapevamo sempre essere la verità. Quindi,se
anche un grande anticomunista come Kravchenko (Viktor Andrijovyč Kravčenko,
oppositore del regime sovietico n.d.r.)
può in un certo senso tornare alla sua
fede, il nostro messaggio oggi dovrebbe essere: non avere paura, unisciti a
noi, torna indietro! Hai avuto il tuo divertimento anticomunista, e sei stato perdonato
per esso: è tempo di tornare di nuovo serio!”[3]
condivido pienamente! C.
RispondiElimina