In questi giorni si assiste alle
celebrazioni enfatiche della caduta del muro di Berlino, i media europei stanno
facendo l’apoteosi della caduta del muro del
1989. E in prima fila i media, quasi a volerci ricordare che il nostro è
il migliore dei mondi possibili, ci mostrano masse di disoccupati o lavoratori
precari che celebrano l’avvenimento come il simbolo non plus ultra della
libertà. Su questa vicenda io avrei qualche perplessità, anzi più di una per la
verità. La verità è che il 1989, è stato
un anno terribile , ovvero l’anno della liberazione del capitale, della
vittoria delle classi dominanti e dei mercati a livello planetario, rispetto ad
un mondo diviso in due, nel quale era ancora possibile controllare l’espansione
voracissima dei mercati. Il capitalismo fino ad allora era limitato da una
forza che certamente non era esente da contraddizioni e anche da aberrazione (
che forse il capitalismo non ne ha mai avute o non ne ha?), ma della cui
presenza erano certamente quelli che stavano al di qua del muro di Berlino: i
movimenti di critica al capitale, i movimenti di protesta, i partiti socialisti
e comunisti dell’occidente, in primis il PCI in Italia. In fondo i diritti
sociali, il welfare state, i diritti del lavoro,le rivendicazioni delle classi
lavoratrici che ancora scendevano in piazza e ottenevano conquiste
tangibilissime in virtù e in forza di quella presenza che era antagonista al
capitalismo. Prova ne è, che caduto il muro di Berlino, con il massiccio
intervento della chiesa di Papa Woytila, il papa più a destra della storia d’occidente,
crollata ingloriosamente l’Unione Sovietica, sono sparite tutte le conquiste
sociali, tutti i diritti del lavoro, tutte le figure del welfare state, che
ancora erano egemoniche prima del 1989, mentre abbiamo assistito all’escalation
e al trionfo del capitalismo globalizzato che , in assenza dell’altra parte,
ovvero del socialismo realizzato, ha sferrato un attacco massiccio atto a
confermare una restaurazione del potere dei mercati su ogni cosa e spacciando
tutto questo per la vera libertà, contro il controllo della STASI, come se
oggi, non fossimo controllati tutti persino nelle nostre scelte più intime, e
un film come “Le vite degli altri” si potrebbe benissimo girare in una
qualsiasi città del tanto libero e osannato occidente capitalistico. E allora
io credo che peggio del mondo diviso in due blocchi poteva esserci solo quello
che è venuto dopo ovvero il mondo “ a una dimensione” di marcusiana
memoria. Il mondo del capitalismo
americano integrale. E allora io non esulto, e credo che tutti siamo stati
plagiati dalla potere del capitale che mostrava le sue luci e i suoi grandi
centri commerciali immediatamente adiacenti al muro di Berlino Ovest, mentre a
Berlino Est c’era silenzio e oscurità certo e c’erano i controlli di polizia,
ma quell’oscurità permetteva ancora una difesa dalla grande caverna globale della
mercificazione nella quale siamo caduti tutti e nella quale nessuno più riesce ad immaginare un mondo
diverso da questo. Mi piacerebbe ascoltare i cosiddetti commentatori politici
cha affollano i salottini rumorosi del nostri media raccontare la storia in
questo modo , ma purtroppo sono pochissimi che lo fanno, mentre i media di
regime a regime dei padroni della finanza globale, esercitano il loro potere
torvo e violento erigendo altri muri in
altri posti, massacrando poveri e popolazioni in altre parti del mondo , non
più frenati da nessuno che simbolicamente rappresentava qualcosa di diverso da
loro e anche nella stessa Germania di oggi chi era ad est continua ad essere
povero prova ne sono le recrudescenze destroidi che si registrano in quei paesi.
Cultural studies,Queer/gender studies, urban anthropology,Conteporary Philosophy and contemporary art, politics, indipendent design, literature,art,gay life especially bears-people, electronic music,media studies. Questo blog non può essere considerato una testata giornalistica, in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità predefinita. Pertanto, ai sensi della legge n. 62 del 7 marzo 2001, non può essere considerato un prodotto editoriale.
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