|
Serge Latouche filosofo |
|
Jurgen Habermas filosofo |
|
Luciano Gallino sociologo |
Il dominio apparentemente incontrastato del
pensiero neo liberista e mercantilista, la diffusissima idea che tutto si
riduca a danaro, il declino inarrestabile del livello culturale anche in
settori importanti della società e della generalità dei cittadini, l’indifferenza
della gente, gli effetti devastanti della disoccupazione, della distruzione
delle risorse naturali, sono alla base del generale beotismo contemporaneo.
Quest post, tanto per spiegare, chiarire, informare; perché ormai
qui ognuno dice la sua ad ogni piè sospinto, e ognuno si arroga il diritto di
attribuire etichette, a meno che, queste etichette questi qualcuno, non le
rivendichino con orgoglio pur trattandosi
di deprimenti e pericolose derive
politiche.
Disprezzo profondamente la propaganda xenofoba e razzista di Salvini
e Meloni , ma pure quella pseudo democratica della Serracchiani o della Boschi,
per non parlare del devastante genericismo e ignoranza ( ma questi sono estendibilì
a tutti i rappresentanti dei gruppi parlamentari) dei 5 Stelle. Mi deprime il clima di
superficialità teorica che anima i cosiddetti dibattiti televisivi e di rete e
mi deprime leggere post insulsi nei quali si irride o disprezza chi vorrebbe
affrontare problematiche più ampie, più profonde, in un contesto dove il
profondo di oggi sarebbe rintracciabile nell’idiozia di trasmissioni che si
fregiano di fare informazione politica: il range va da Rai 3 a La 7 .
Premessa
fatta e necessaria, per dire che a ben vedere, l’errore di fondo del
capitalismo che impera oggi, ma che non è diverso da quello dei tempi di
Dickens, è che esso funziona sulla base di un meccanismo, tanto necessario agli
interessi dello sviluppo, quanto fragile e pericoloso nel suo protrarsi nel
tempo. Sto parlando del meccanismo della “crescita illimitata”, di ciò che Marx,
ma anche Adam Smith, chiamavano “accumulo del capitale” e che costituisce il
nucleo essenziale del pensiero neo liberista che sembra essere l’esercizio
praticato con grande disinvoltura nel mondo di oggi da tutti, anche dalla
cosiddetta sinistra contemporanea.
E’ un meccanismo tragico e devastante,
perché si disinteressa del fatto fondamentale che il capitale non può crescere
senza l’apporto delle risorse naturali (
che non sono illimitate), del lavoro dell’uomo ( anche se questo sta diventando
sempre più immateriale in occidente), ma soprattutto, della redistribuzione
della ricchezza, fra tutti i cittadini, un principio che è detto “dell’uguaglianza
economica principio propugnato da Marx, ma ripreso anche da molti sociologi e
filosofii contemporanei: Gallino, Habermas, Latouche ecc. ma pienamente inscritto
anche nella nostra Costituzione, all’art.3,fortunatamente salvata ( si spera)
dall’improvvido tentativo renziano e piddino di modificarla.
Oggi, l’Europa,
soprattutto paesi come la Germania e la sua politica monetaria, ci stanno
imponendo una totale mercificazione e in questo meccanismo a mio avviso un
elemento di resistenza e di lotta è la battaglia per la difesa e la tutela dell’ambiente.
Una guerra contro il capitalismo a favore della terra.
Allora, a chi fa le
pulci ai molti populismi, senza però cambiare indirizzo e lasciando le reazioni
a queste politiche monetarie devastanti in mano di elementi pericolosi, appunto
xenofobi, razzisti e in fin dei conti filo capitalistici voglio dire che va
denunciata e combattutta e avversata l’ossessiva rincora a dare un prezzo ad
ogni cosa. “ Non ci basta ammirare le
Dolomitì o l’Etna, vogliamo sapere quando valgono in moneta e quando producono.
Ai Musei, alle cattedrali, alle spiagge, alla forza lavoro, alle foreste, ai
bambini di una scuola agli ospedali, alle specie animali, appendiamo diligenti
il cartellino del prezzo, calcolando il cosiddetto rapporto costi benefici e
attraverso queste valutazioni si fa passare l’invincibile argomento che per
godere di tutto questo, bisogna privatizzare ospedali, scuole, musei,,
cartolarizzare montagne, cementificare litorali, devastare l’ambiente,
consegnare ai palazzinari e centri storici, “snellire” e “sveltire” gli
strumenti urbanistici e così via” ( S. Settis, Azione popolare. Cittadini
per il bene comune, Einaudi, p.178).
Allora oggi io non sono più europeista, perché questa Europa sta sostenendo
tutto questo e a me non sta più bene, non voglio più l’euro perché attraverso
questa moneta fittizia, si sta depredando l’ambiente e impoverendo nazioni
intere. Credo più che mai che una resistenza a tutto ciò debba essere per forza
di cose locale e partire dal basso, dalle reali esigenze di ognuno, ma
soprattutto combatterò fino all’ultima parola chi, attraverso discorsi abusati
dai sistemi di comunicazione main stream, tenterà di avversare queste
argomentazioni relegandole nelle regioni dell’estremismo radicale o dell’utopismo.